Circolarità e capacità di esprimere un impegno concreto in termini di impatto ambientale, sociale e di governance secondo il rating di sostenibilità “ESG”( “Environmental, Social and Governance”) : sono questi i caratteri più rappresentativi della concia italiana, oggi modello di bioeconomia circolare, pilastro di quel processo di transizione ecologica che accompagna l’evoluzione dell’intero contesto socio-economico globale. L’industria conciaria italiana guarda con orgoglio agli sforzi fatti e ai risultati ottenuti che da un lato hanno portato a preservare una tradizione artigianale patrimonio della cultura del Made in Italy, dall’altro hanno reso la concia italiana un simbolo. Siamo consapevoli infatti che, nel più ampio sistema del fashion mondiale, la conceria italiana è universalmente riconosciuta leader del comparto, grazie alla capacità di coniugare risultati, dentro e fuori l’azienda, a vantaggio dell’intero contesto in cui è inserita, sociale ed economico, e nel quale oggi più che mai la dimensione ambientale è centrale. Anni di impegno caratterizzati da investimenti costanti hanno accompagnato l’evoluzione della concia italiana, ed oggi le nostre aziende conciarie si pongono nuovi traguardi, assecondando e a volte anticipando le richieste di un mercato in cui l’approccio circolare si afferma come l’unico indirizzo possibile.
L’importanza di comunicare l’impegno della concia italiana. Consapevoli di questi risultati abbiamo voluto comunicare questo impegno con numeri e dati che fotografano con certezza la dimensione di biocircolarità della concia italiana. A questo scopo UNIC- Concerie Italiane ha strutturato una sintesi ampia, resa di facile consultazione on line sul sito internet di UNIC per la sostenibilità della concia, https://sustainability.unic.it/service/ circolarita/, che ci dà uno spaccato inconfutabile di questo approccio. E che invitiamo i lettori a consultare.
Prima di tutto la pelle, materia grezza dell’industria conciaria, è un materiale di recupero derivante da un’altra filiera produttiva, che è quella alimentare. Più precisamente la pelle è “Sottoprodotto di Origine Animale” (ai sensi del Reg. UE 1069/2009), recuperato dalle concerie e trasformato in un materiale ad alto potenziale, evitandone così lo smaltimento in discarica come rifiuto. La pelle è dunque un materiale circolare, rinnovabile, durevole e biodegradabile, sostenibile per natura.
Gli stessi processi di recupero degli scarti conciari rappresentano un esempio di bio- economia circolare, pensiamo ad esempio all’uso agricolo delle biomasse conciarie di recupero che esemplifica l’ideale chiusura del cerchio dei materiali naturali. Nelle con- cerie italiane, i principali scarti di lavorazione vengono recuperati per produrre: fertilizzan- ti e biostimolanti per l’agricoltura, gelatine e collagene per alimenti, cosmetici, farmaci, adesivi, e granulati inerti e conglomerati bi- tuminosi per l’edilizia.
Questi sono solo alcuni dei numerosi spunti, che abbiamo raccolto sul sito UNIC per la sostenibilità della concia, cui rimandiamo affinché sia sempre più diffusa la consapevolezza della biocircolarità dell’industria conciaria, che è intanto già un dato di fatto per gli operatori del comparto, e che ci fa affermare con orgoglio che solo la pelle è più sostenibile della pelle.