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“The Same 25 step”: un progetto che ingloba tradizione, formazione e tecnologia 4.0
“The Same 25 step”: un progetto che ingloba tradizione, formazione e tecnologia 4.0

Una ricerca ma anche una formazione di qualità, quella offerta dalla Stazione Sperimentale attraverso il Politecnico del Cuoio: ma che cosa vuole dire fare formazione di qualità?

Nelle aziende della filiera pelle, sempre più incisive sono le figure professionali altamente CPMC specializzate, che rappresentano un plus qualitativo notevole per quelle imprese che ne colgono l’importanza. Ed è proprio in virtù di tale consapevolezza che il Politecnico del Cuoio della SSIP ha implementato le attività nei principali distretti conciari afferenti alla Stazione Sperimentale, presenti in Campania, Toscana e Veneto, con un’offerta formativa sia per soggetti privati che pubblici, concreta, ossia tarata sui reali fabbisogni delle aziende del settore e sulle necessità di inserimento lavorativo quasi immediato dei giovani, che è un altro notevole aspetto di una formazione che possa definirsi appunto di qualità.

La parola d’ordine in ogni caso è “rete”: ma in che modo si intrecciano le diverse esperienze e i diversi attori che fanno parte del mondo conciario?

Di certo fare rete consente una fusione di know how ed esperienze che giova all’interno settore. Dal nostro punto di vista, fondamentali sono gli ITS che attraverso il lavoro delle Fondazioni ITS Academy MIA, MITA e COSMO, presenti nei tre distretti, arricchiscono il territorio di figure altamente competenti e specializzate e che captano le potenzialità elevate di una formazione realizzata attraverso attive collaborazioni con gli Istituti tecnici locali, con il mondo universitario ma soprattutto con le imprese del territorio di riferimento, nelle quali poi i giovani formati troveranno collocazione. Abbiamo collaborazioni oramai consolidate con l’Istituto Cattaneo di San Miniato e con l’ITTE GALILEI DI Arzignano, sostenute dalla Stazione Sperimentale anche attraverso l’implementazione di nuovi laboratori innovativi e concerie sperimentali; inoltre una vasta rete di aziende è sempre più coinvolta nelle attività di formazione, sia per far crescere le competenze del proprio personale che per trasferire alle nuove leve competenze e know how.

Come nasce la collaborazione con il progetto della Vanvitelli e con Modia Romano?

Il guanto è un concetto, oltre che una tradizione, caro alla Stazione Sperimentale, basti pensare alla nostra Mostra sul Guanto che ha fatto il giro del mondo, e da cui e’ nata anche una rete di impresa Chiroteca coinvolta anch’essa nel progetto della studentessa, e all’importanza che la SSIP attribuisce alle figure tecniche legate alle attività artigianali e antiche, come appunto il guanto, per fare una formazione specializzata ma in una chiave chiaramente moderna, 4.0 che ingloba la transizione verde e quella digitale. Ne e’ l’esempio il QR code presente sul guanto realizzato, fondamentale per la tracciabilita del prodotto, tema molto caro all’intero comparto pelle.

Serena Iossa
Responsabile Politecnico del cuoio SSIP

Pubblicato il nuovo numero di CPMC – 2/2024: L’editoriale del direttore Edoardo Imperiale
Pubblicato il nuovo numero di CPMC – 2/2024: L’editoriale del direttore Edoardo Imperiale

La SSIP per la qualità del cuoio, ora l’incubatore nazionale dell’economia circolare

Il Focus di questo numero ‘ll Cuoio Made in Italy: materiale di qualità e sostenibile’, racchiude partite strategiche per la SSIP, più in generale per il comparto e per l’economia italiana. Nella sintesi che trovate in prima pagina ‘Le nuove tecnologie per il controllo di prodotto e processo, come soluzioni in grado di garantire le performance di qualità. tracciabilità e sostenibilità dei prodotti in cuoio per il Made in Italy’ c’è la fotografia delle azioni che, come Stazione Sperimentale, abbiamo attivato, stiamo promuovendo e sperimentando.

La qualità del prodotto, l’eccellenza del cuoio, si valorizza se si sceglie e percorre la via dell’innovazione. Slogan e campagne di marketing, che pure sono fondamentali, da sole non possono bastare. Serve una strategia del sistema Pese e per strutturare questa serve una progettualità di base, servono idee chiare, una traiettoria 5.0.

La capacità delle imprese di sintonizzarsi su questa sfida è incoraggiante, gli imprenditori pronti ed aperti alle nuove soluzioni da sperimentare sui processi e sui prodotti.

Come ha ricordato Fulvia Bacchi, nelle pagine che seguono, l’industria conciaria italiana è stata in grado in questi ultimi trent’anni di cogliere le sfide e le opportunità di una società che si sta profondamente trasformando. Lo ha fatto a prescindere dagli incentivi, dagli obblighi normativi. Le imprese hanno anticipato le novità e si sono avviate.

Lo hanno fatto per difendere la qualità, per ‘assicurarsi futuro. La produzione di cuoi rispettosi dell’ambiente, con profonde rivisitazioni dei cicli produttivi, l’utilizzo di sostanze sempre più sicure per la salute e la sicurezza del lavoro, per l’ambiente e per i consumatori, l’utilizzo di nuove tecnologie green è, da tempo, opzione concreta. La nostra qualità “è – per dirla come propone il Presidente UNIC Fabrizio Nuti – la bussola che, storicamente, ha guidato la crescita e lo sviluppo del settore in Italia e nel mondo”.

La lungimiranza delle imprese italiane ha aperto, interessante l’intervista a Gustavo Gonzalez-Quijano, un dibattito nel consesso internazionale. L’esigenza di puntare sulle nuove tecnologie e soluzioni in grado di assicurare qualità e sostenibilità è sfida globale. L’industria conciaria italiana che è partita prima di altri ha il dovere, per rimanere su questa strada e per difendere concretamente i prodotti, di fare qualcosa in più. In questo numero concretizziamo questa volontà. Esperti e ricercatori raccontano, infatti, cose realizzate ed altre da fare. Le nostre competenze, quelle che sollecitiamo alla riflessione ed all’azione, fanno la differenza. L’evoluzione del sistema produttivo conciario verso una dimensione sempre più sostenibile e circolare è opportunità di sviluppo per il settore, è garanzia di crescita.

Nelle pagine che seguono c’è la tematica delle nuove molecole per la concia e le idee messe in campo per superare i problemi che spesso, queste novità, hanno generato. Con gli approcci multi-diagnostici, in grado di fornire informazioni cruciali sulle caratteristiche di qualità dei prodotti intermedi e finiti, come ricorda Claudia Florio, e con l’uso crescente di tecnologie NDT (Non Distruttive Testing) per il controllo in linea delle produzioni, superiamo criticità. Raccontiamo, fra le altre cose, i progetti che stiamo realizzando. Leggerete del Progetto TAN-TOM- Tecniche di oggettivazione non invasiva delle pelli lavorate in ambito conciario tramite nuovi sistemi di acquisizione ottici multispettrali e tomografici elettromagnetici, elaborati tramite sistemi basati su intelligenza artificiale.

Il Progetto, che conferma il ‘metodo SSIP: tiene insieme cinque soggetti Partner: tre aziende operanti in diversi settori industriali e due Organismi di Ricerca, come il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni (CNIT). Ente di ricerca non-profit riconosciuto dal MIUR che opera nel settore dell’ICT (consorzia 38 università e 8 unità di ricerca presso il CNR) e, naturalmente, la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti. Cito solo questi aspetti, ma potrei continuare, preferisco che a parlare siamo i nostri esperti. Le competenze che abbiamo, quelle che arricchiscono la nostra esperienza, mi convincono che dobbiamo continuare a lavorare al progetto che abbiamo e che, in parte, è operativo.

Ci sono, attorno al mondo SSIP, tutte le condizioni per lanciare un incubatore nazionale sull’economia circolare. Il settore conciario e la sua filiera per competere stanno investendo in tecnologie abilitanti per migliorare processo e qualità dei prodotti nel rispetto dell’ambiente. È possibile creare un contenitore nazionale. Ne parleremo, abbiamo iniziato…

FOCUS SCIENTIFICO: Metal Free o Hey Metal Free, un problema di definizione?
FOCUS SCIENTIFICO: Metal Free o Hey Metal Free, un problema di definizione?

La concia metallica e in particolare quella con il Solfato di Cromo Basico, rappresenta la tecnica di stabilizzazione del collagene più diffusa, sebbene solo il 5 % del Cromo industriale è utilizzato nel settore della concia, in quanto la maggior parte di esso è impiegato per la produzione di acciaio inox; il Cromo III è un elemento fondamentale per la nutrizione umana; normalmente il contenuto di Cr III nel suolo è 3-5 ppm; pure i tatuaggi di pigmento verde possono contenere Cromo III senza rilevare alcun rischio per la salute; tuttavia, eventuali criticità connesse alla sua possibile trasformazione in Cromo esavalente, nei pellami, rappresenta una questione non trascurabile.

Il Cromo esavalente è comunque facilmente ri-ossidabile a Cromo trivalente, la natura stessa, le piante, gli organismi viventi sanno adottare sistemi per l’ossidazione del Cr VI in piccole quantità. Il Cromo ridotto tende poi a stabilizzarsi irreversibilmente precipitando come ossido. In aggiunta, se consideriamo ad esempio, pellame nelle tomaie o sottopiedi delle calzature, il pH acido e i microorganismi del sudore umano sono un perfetto ambiente per la riduzione dell’eventuale Cr esavalente presente, in cromo trivalente innocuo.

Anche altri matalli concianti possono avere complicazioni e vantaggi, ma siamo certi di conoscere la classificazione e distinzione fra un pellame metal free, Chrome free o Heavy metal free?

La definizione di pellame Metal-free è riportata nel punto 4.2.2.3 della norma UNI EN 15987:2015 recante le definizioni chiave per il commercio del cuoio; essa prevede che la concentrazione totale, quindi la somma delle concentrazioni di tutti i metalli concianti, Alluminio, Cromo, Ferro, Titanio e Zirconio, deve essere rilevata minore o uguale allo 0,1%, ovvero a 1.000 mg/Kg, espresso come peso sulla sostanza secca.

Ciò implica, in primis, che, nell’effettuare indagini analitiche finalizzate a verificare se un pellame sia o meno definibile quale Metal-free, è necessario procedere a determinare sia il contenuto di metalli concianti, che il contenuto d’acqua, al fine di poter calcolare la concentrazione secondo quanto richiesto dalla norma. A tal riguardo, si sottolinea la necessità di verificare che nel Rapporto di Prova emesso dal Laboratorio, i risultati siano riportati in termini di peso sulla sostanza secca, ma in tal senso aiuta la norma ufficiale per la determinazione del contenuto di metalli nel cuoio, UNI EN ISO 17072-2:2019, che stabilisce che i risultati del contenuto di metalli siano espressi unicamente in termini di concentrazione sulla sostanza secca.

Heavy Metal Free “HMF”

Non esiste una definizione di metallo pesante basata su criteri ampiamente condivisi. Si possono attribuire definizioni diverse, a seconda del contesto. In metallurgia, ad esempio, un metallo pesante può essere definito sulla base della sua densità, ovvero si definisce heavy metal coloro che hanno una densità maggiore di 5 grammi/cm3, mentre in fisica il criterio distintivo potrebbe essere il numero atomico, mentre dal punto di vista chimico o biologico sarebbe probabilmente più interessante il comportamento chimico o, appunto, biologico.

Sulla base della densità si includerebbe, nell’elenco dei metalli pesanti anche quegli elementi, come il Selenio e l’Arsenico, che non sono metalli, sebbene siano dotati di proprietà fisiche e chimiche simili a quelle dei metalli in senso stretto. Altri metalli, invece, considerati pesanti, per alcune proprietà, come il Berillio (density 1.8 g/cm3), Alluminio (2.7 g/cm3), Calcio (1.55 g/cm3) Bario (3.6 g/cm3) sono considerati leggeri.

Su queste indicazioni i metalli pesanti sono molti (vedi sotto), ma i metalli utilizzati in concia che possono considerarsi Heavy sono sostanzialmente i tre:

Cromo = 7,2 g/cm3

Ferro = 7.9 g/cm3

Zirconio 6.5 g/cm3

Non lo sono l’Alluminio (2.7 g/cm3), il Titanio (4.5 g/cm3) che hanno appunto densità inferiore a 5 grammi/cm3.

Perciò possiamo definire sostanzialmente una concia HMF come una concia Chrome Free..

Elenco dei metalli pesanti secondo la definizione della densità:

Antimony, Arsenic, Bismuth, Cadmium, Cerium, Chromium, Cobalt, Copper, Erbium, Europium, Gadolinium, Gallium, Germanium, Hafnium, Holmium, Indium, Iridium, Iron, Lanthanum, Lead, Lutetium, Manganese, Mercury, Molybdenum, Neodymium, Nickel, Niobium, Osmium, Palladium, Platinum, Praseodymium, Rhenium, Rhodium, Ruthenium, Samarium, Selenium, Tantalum, Tellurium, Terbium, Thallium, Thorium, Thulium, Tin, Tungsten, Uranium, Vanadium, Ytterbium, Zinc, Zirconium

 

Ricerca, Innovazione e Formazione: Soxhlet, l’estrazione delle sostanze grasse del cuoio
Ricerca, Innovazione e Formazione: Soxhlet, l’estrazione delle sostanze grasse del cuoio

Le sostanze grasse sono naturalmente presenti nella pelle e concorrono alla sua funzionalità ed alla sua estetica. Nel processo di concia, una buona parte viene eliminata durante i processi di riviera di calcinazione e macerazione e, in pelli particolarmente grasse come quelle ovine e suine, durante la fase di sgrassaggio con utilizzo di tensioattivi, che agevolano anche una migliore distribuzione della parte residua.

Questo trattamento di eliminazione iniziale del grasso ha lo scopo di evitare che la sua presenza possa interferire con la diffusione delle sostanze concianti ed ausiliarie aggiunte nelle successive fasi di concia, ottenuta la quale altre sostanze grasse, naturali o sintetiche, vengono aggiunte con lo scopo di lubrificare le fibre e riempire gli spazi interfibrillari del cuoio, migliorandone l’elasticità e la morbidezza.

La quantificazione delle sostanze grasse in un cuoio viene effettuata mediante la loro estrazione con solventi organici.

Il metodo analitico di riferimento è contenuto nella norma UNI EN ISO 4048:2018 che prevede l’impiego come solvente di estrazione il diclorometano.

Per determinare le sostanze estraibili in diclorometano, si pone un campione di cuoio in un ditale di carta da filtro e si introduce in un estrattore Soxhlet.

Tale sistema permette un contatto ciclico del campione con il solvente caldo, il quale, una volta drenato, è rigenerato puro grazie ad una sua distillazione continua con il concomitante accumulo, nella caldaia di distillazione, delle sostanze estratte. Tale procedimento, che avviene all’interno di un unico sistema in vetro, migliora notevolmente l’efficacia di estrazione rispetto ad una estrazione singola anche prolungata nel tempo ed automatizza l’esecuzione di estrazioni ripetute.

Alla fine dei 30 cicli di estrazione, l’estratto viene trasferito in un pallone di vetro di peso noto contenente delle palline di vetro e si allontana il diclorometano per riscaldamento sottovuoto, recuperando il solvente per raffreddamento dei vapori. Dopo asciugatura in stufa a 102°C e successivo raffreddamento in essiccatore, si pesa il residuo e si calcola la percentuale di sostanze grasse ottenuta rispetto al peso del campione iniziale.

Il residuo grasso così ottenuto può ulteriormente essere utilizzato per la determinazione degli acidi grassi liberi, indice del grado di degradazione dei trigliceridi costituenti il grasso stesso.

Anche il campione di cuoio residuo a cui sono stati tolti i grassi può essere ulteriormente utilizzato per la determinazione delle sostanze idrosolubili in esso presenti.

 

LA CONCERIA – VECCHIO STILE, NUOVA ELEGANZA
LA CONCERIA – VECCHIO STILE, NUOVA ELEGANZA

◊ Letture presso la Biblioteca della Stazione Sperimentale Pelli ◊

 

Rivista di settore: La Conceria – Attualità e approfondimenti dal mondo della pelle

 

“La Conceria” è una realtà editoriale che da oltre un secolo,

FOCUS SCIENTIFICO: ASPETTI DI SICUREZZA CONNESSI ALL’IMPIEGO DI NANOPARTICELLE IN AMBITO CONCIARIO
FOCUS SCIENTIFICO: ASPETTI DI SICUREZZA CONNESSI ALL’IMPIEGO DI NANOPARTICELLE IN AMBITO CONCIARIO

Il crescente fabbisogno di implementazione delle caratteristiche di qualità e prestazioni tecniche dei cuoi, ha trovato in tempi recenti risposte efficaci attraverso l’impiego delle nanotecnologie; numerose sono le soluzioni sperimentate  in tal senso, a fine di conferire proprietà aggiunte al cuoio, mediante la dispersione di nanoparticelle in rifinizione, nell’ambito del Progetto SINAPSI, cofinanziato dal (ex) Ministero dello Sviluppo Economico, a valere sul Fondo per la Crescita Sostenibile – Sportello “Fabbrica intelligente”; il progetto, coordinato scientificamente dalla SSIP, ha visto in qualità di partner aziende altamente rappresentative nel campo della produzione di pelli ovi-caprine per calzature e pelletteria, come DMD SpA, capofila del progetto, nonché di aziende virtuose nella produzione pelli bovine per automotive, come LEVI Italia srl; il progetto, ha inoltre potuto contare sulla partecipazione di altri primari partner tecnici, come Assomac, Centro Ricerche Fiat e Centro di Ricerca Interdipartimentale NANO_MATES dell’Università di Salerno.

È stato particolarmente sperimentato l’impiego di NPs (nanoparticelle) di Ag, TiO2 e SiO2 in rifinizione ed è stata verificata l’efficacia di tali agenti nel migliorare significativamente diverse caratteristiche prestazionali della pelle, come evidenziato nell’ambito di precedenti lavori [1,2,3,4,6]; considerato il significativo potenziale emerso, dall’impiego ti tali approcci in rifinizione, sono stati per completezza valutati, nel contempo, gli aspetti di sicurezza connessi al loro impiego; in un recente lavoro [5], sono stati nello specifico esaminati i potenziali rischi associati all’utilizzo delle nanoparticelle per i sistemi biologici e negli ecosistemi; sono stati quindi svolti studi di approfondimento sui fattori che influenzano la tossicità e la citotossicità delle nanoparticelle comunemente adottate nella fase di rifinizione della pelle, con particolare attenzione alle nanoparticelle di Ag, TiO2 e SiO2, al fine di valutare gli effetti di queste sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori. Sono stati presi in esame, allo scopo, sia fattori come l’esposizione professionale alle nanoparticelle derivanti dall’uso di nanomateriali, che le emissioni accidentali di nanoparticelle con elevato contenuto di metalli, che possono impattare sulla salute dell’operatore, attraverso inalazione, ingestione, iniezione e assorbimento cutaneo (incluso l’ingresso oculare) e in misura più o meno significativa a seconda delle caratteristiche della fase di processo; sono stati presi in considerazione, inoltre, i parametri in grado di influire sul comportamento delle nanoparticelle, e pertanto di influenzarne la tossicità/citotossicità, tra cui dimensioni, forma, stato di aggregazione, rivestimenti, funzionalizzazione superficiale, carica superficiale, struttura, composizione del materiale, dosaggio e concentrazione. Lo studio ha evidenziato, in particolare, una attenuazione della tossicità per nanoparticelle di Ag, TiO2 e SiO2 funzionalizzate con sostanze come acido citrico, acido oleico, polietilenglicole; è stata altresì riscontrato che un altro fattore cruciale che controlla l’interazione delle nanoparticelle con i sistemi biologici è la loro carica superficiale, che può essere alterata innestando polimeri con cariche diverse; in linea generale, un potenziale zeta positivo (potenziale ζ) è spesso correlato a una maggiore tossicità delle nanoparticelle rispetto a un potenziale negativo. Rispetto agli aspetti di stabilità i quantitativi di NPs impiegati nell’ambito del progetto sopra menzionato, è degno di nota che la loro incorporazione nella matrice di rifinizione e le basse concentrazioni per singola pelle (ad titolo esemplificativo, circa 6 mg di Ag NP per circa 0,6 m2 di pelle) garantiscono la conformità ai limiti tossicologici anche nell’improbabile caso di esposizione a tutte le nanoparticelle contenute in uno strato di rifinizione.

Il lavoro evidenzia in definitiva la possibilità di impiegare in sicurezza le NPs per migliorare la qualità e la  prestazione dei cuoi, fornendo spunti per la ricerca di soluzioni puntuali per migliorare la sicurezza e sostenibilità dei prodotti.

Per approfondimenti, si rimanda all’articolo completo, pubblicato sulla rivista ACS Chemical Health & Safety:

https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.chas.4c00006#:~:text=Nanoparticles%20can%20become%20potential%20hazards,substance%20can%20enter%20the%20body.

References:

  1. Florio C., Favazzi A., Trigila F., Maffei G., Loi A., Nogarole M, Lambertini V. G., Sarno M., Enabling technologies for novel generations of sustainable and smart leathers, III IULTCS EuroCongress 2022 “Rinascimento: The Next Leather Generation”, Vicenza, Italy, 18th – 20th September 2022.
  2. Florio C., Mascolo R., Cirillo C., Maffei G., Loi A., Sarno M., Zero chemical treatment of leather waste for highly performing, circular and sustainable finishings – Conference Paper – 37th WORLD CONGRESS of the International Union of Leather Technologists and Chemists Society (IULTCS), Chengdu, China, from October 17 to 20, 2023.
  3. Fierro F., Iuliano M., Cirillo C., Florio C., Maffei G., Loi A., Batakliev T., Adami R., Sarno M. – Multifunctional leather finishing vs. applications, through the addition of welldispersed flowerlike nanoparticles – Scientific
    Reports – Nature portfolio | (2024) 14:2163 | https://lnkd.in/dyTF_4Sq IF 5.516 Q1.
  4. Mariagrazia Iuliano, Claudia Cirillo, Francesca Fierro, Claudia Florio, Gaetano Maffei, Andrea Loi, Todor Batakliev, Renata Adami, Maria Sarno    Titania nanoparticles finishing for smart leather surface Progress in Organic Coatings Volume 192, July 2024, 108457, https://lnkd.in/d9hBp28r IF 6.6 Q1.
  5. Claudia Cirillo, Mariagrazia Iuliano, Davide Scarpa, Luca Gallucci, Claudia Florio, Gaetano Maffei, Andrea Loi, Maria Sarno – Nanoparticles usage in leather processing: workers safety and health ACS Chemical Health & Safety May 6, 2024, https://lnkd.in/dHXyPZ9i IF 3.0 Q1.
  6. “MULTIFUNCTIONAL PARTICLE INCLUDING TITANIUM DIOXIDE, SILVER, SILICON DIOXIDE”, Patent application n.102022000026556 – 12/22/2022, PTC/IB2023/063019/20/12/2023, OWNER: ITALIAN LEATHER RESEARCH INSTITUTE /INVENTORS: Claudia Florio, Claudia Cirillo, Eleonora Ponticorvo, Mariagrazia Iuliano, Maria Sarno.

5 settembre 2024

A cura della Dr. ssa Claudia Florio

FOCUS SCIENTIFICO: DECALCINAZIONE DELLE PELLI: OBIETTIVI ED ASPETTI TECNOLOGICI
FOCUS SCIENTIFICO: DECALCINAZIONE DELLE PELLI: OBIETTIVI ED ASPETTI TECNOLOGICI

La decalcinazione è una delle operazioni necessarie alla fase di riviera, che porta con sé una serie di criticità che posso rilevarsi come difetto nella pelle finita. Lo scopo principale è quello di eliminare i residui di calce ancora presenti nelle fibre, ed abbassare i valori di pH della pelle fino ad arrivare ad un valore ottimale per i processi successivi..

Dopo il calcinaio, la calce o gli altri alcali presenti nella pelle non sono più necessari e nella maggior parte dei casi hanno effetti dannosi sulle successive fasi di concia; ad esempio, in caso di concia al cromo la calce rende la pelle verde, dura e rigida, impedendo la corretta penetrazione del conciante.

Il modo più semplice per rimuovere la calce trattare le pelli con un flusso continuo di acqua fredda e pulita. Il lavaggio rimuove facilmente la calce non disciolta dalla superficie, tuttavia una parte della calce o di altri alcali come la soda caustica, è trattenuta chimicamente dalle fibre (circa lo 0,4% sul peso della pelle) e viene rimossa solo molto lentamente. Il processo diventa progressivamente sempre più lento man mano che la calce viene rimossa.

Inoltre, nel caso di utilizzo di acqua dura si possono in questa fase formare depositi di calcio in quanto i bicarbonati solubili di Ca o Mg o l’acido carbonico reagiscono con la calce con precipitazione di carbonato di calcio. CaCO3. Se il lavaggio si prolunga troppo si può provocare un’ulteriore decomposizione alcalina della pelle, rendendo la pelle flaccida, in particolare se l’acqua è troppo calda. L’acqua tiepida (max 38°C) ridurrà il rigonfiamento della struttura fibrosa, consentendo così un più facile accesso all’acqua per eliminare le proteine interfibrillari ed il calcare.

Per quanto sopra nella pratica conciaria si effettua una vera e propria decalcinazione chimica, ovvero dopo una prima fase di lavaggio, il flusso d’acqua viene interrotta e sono vengono aggiunte quantità controllate di acidi o sali che producono acidi che neutralizzano gli alcali.

Poiché troppa acidità danneggia la pelle provocando violenti gonfiori e dissoluzione di proteine con conseguenti danni al fiore e poiché è impossibile stimare con precisione la quantità di alcali presenti in un bottale di pelli calcinate, di solito si utilizzano gli acidi organici deboli – borico (o acido borico), lattico, acetico – o sali acidi come il bisolfito di sodio, oppure sali debolmente alcalini quali cloruro di ammonio, solfato di ammonio. Tutti questi danno meno pericolo di decalcinazione eccessiva con conseguente rigonfiamento dell’acido rispetto agli acidi minerali forti ed economici, acido cloridrico e solforico. Alcuni moderni sistemi di decalcinazione utilizzano acidi non rigonfianti. Questi possono essere acidi piuttosto forti ma a causa dei potenziali dipoli nella loro struttura non gonfiano la proteina. Esempi di tali tipologie di composti sono alcuni derivati dell’acido ftalico o metafosfati complessi.

L’entità della decalcinazione controllando il pH in sezione ed il grado di delimitazione desiderato dipende dal processo che seguirà. Gli acidi deboli (e le basi deboli) e i loro sali danno origine a sistemi tampone. Se è necessario regolare il pH della pelle ad un certo valore, è pratico scegliere un acido (o una base) debole con un valore pKa vicino al pH richiesto (Acido formico pKa = 3.7, Acido acetico pKa = 4.7, Ammoniaca pKa = 8.6)

Nel caso di successivo processo di macerazione effettuato a pH 8 è quindi particolarmente indicato l’utilizzo di sali di ammonio.

Nel caso di molte conce vegetali per pelli pesanti, il pH desiderato si ottiene dall’acidità dei liquori di concia stessi. Per la concia al vegetale, concia con olio o con formaldeide di pelli più leggere, come pecore o capre, un’ulteriore decalcinazione o acidificazione è data mediante inacidimento con acidi organici deboli. Per le conce minerali, come cromo o allume, il pH di inizio concia viene regolato nel piclaggio.

Le pelli decalcinate devono essere portate immediatamente al processo successivo, poiché gli alcali sono stati rimossi e i batteri si trovano in una condizione ideale per causare putrefazione danneggiando la struttura ed il fiore della pelle.

 

29 Agosto 2024

A cura del dott. Gianluigi Calvanese

VALORIZZARE LA PELLE COME ATTRATTORE TURISTICO: LA STRADA TOSCANA DEL CUOIO
VALORIZZARE LA PELLE COME ATTRATTORE TURISTICO: LA STRADA TOSCANA DEL CUOIO
  • Lunghezza totale (km): 40
  • Percorribilità: in auto, camper, in vespa o scooter, in bici
  • Difficoltà: nessuna

Se state indossando un paio di scarpe o una borsa Made in Italy in pelle, sappiate che potrebbero provenire dal Distretto del Cuoio, nel cuore della Toscana più laboriosa. È qui che la pelle di bovini, ovini, suini viene trattata fino a ottenere il cuoio più adatto a rivestire le scarpe. Ea questo distretto conciario che le grandi firme della moda attingono per le loro creazioni di pregio. Ciascun comune si è specializzato in una fase della produzione: dalle concerie esclusivamente al vegetale di San Miniato, a quelle di Santa Croce, ai calzaturifici di Castelfranco di Sotto e di Santa Maria a Monte.

Questo itinerario si propone come una Strada del Cuoio”, sulla falsariga delle più famose Strade del Vino o dellOlio, per valorizzare la pelle e il cuoio come attrazioni turistiche, mostrando dal vivo le fasi della lavorazione e spiegando cosa sta dietro allacquisto di prodotti artigianali di qualità, incluso il rispetto verso lambiente.

 

SANTA CROCE SULLARNO

Santa Croce è la capitale di quello che è diventato un distretto conciario tra i più famosi del mondo, grazie alla principale attività produttiva che è la conceria. Tecnici e manager da tutto il mondo vengono qui per scoprire come oggi nel rispetto dellambiente e del posto di lavoro, aziende e imprenditori riescano a produrre senza inquinare utilizzando ricerca e sperimentazione. Nata come terra nuova o città di fondazione” non mostra particolari attrattive storico artistiche se non il Convento di Santa Cristiana presenta nei dintorni larea protetta di Poggio Adorno, che fa parte delle Colline delle Cerbaie, meta di piacevoli passeggiate.

CASTELFRANCO DI SOTTO

Come Santa Croce sullArno, anche Castelfranco di Sotto vanta unattività produttiva di notevole livello nel settore soprattutto dei calzaturifici. La presenza delle concerie ha favorito la nascita di artigiani manifatturieri per cui calzaturifici, borsettifici e confezioni di pelle, espressione di un artigianato di qualità rivolto a chi è interessato allo shopping direttamente nel luogo di produzione, evitando centri commerciali e outlet.
Anche Castelfranco di Sotto rappresenta un esempio di rifondazione urbanistica rinascimentale, una terra nuova” con tracciato ortogonale. Nei dintorni si trova il borgo di Orentano, con una piccola ma interessante mostra permanente di archeologia, nonché la sorprendente riserva di Montefalcone, di grande interesse naturalistico, nelle Colline delle Cerbaie.

SANTA MARIA A MONTE

La tradizione artigianale toscana della pelle e del cuoio si ritrova anche a Santa Maria a Monte, attraverso una costante ricerca del perfezionamento della lavorazione con un occhio attento alla innovazione. Dallunione di questi valori derivano prodotti di qualità, dalle borse agli accessori, anche personalizzabili. Se la parte industriale ed artigianale si trova in pianura, la parte storica di Santa Maria a Monte si trova in collina: è infatti un grazioso borgo di origine medievale dalla originale forma a spirale. Nel centro storico si trova la casa museo del poeta Carducci, una cisterna medievale e una rete di gallerie sotterranee utilizzate nel Medioevo come vie di fuga. Molto sentite anche le tradizioni, in particolare quella della processione delle Paniere del Lunedì di pasqua o la Luminara dellAssunta a Ferragosto.

MONTOPOLI IN VAL DARNO

Non solo cuoio e pelle. Una attività manufatturiera di Montopoli, oggi purtroppo quasi scomparsa, era quella della ceramica. Se oggi ci sono aziende che producono pelle e cuoio oppure semilavorati, nei secoli passati esistevano fornaci dove si producevano soprattutto mattoni da costruzione e ceramica. Testimonianze della sua storia sono esposte nel percorso del Museo Civico Guicciardini che spazia dalletà etrusca fino al Medioevo con una interessante sezione dedicata alla ceramica montopolese. Da non perdere la Villa Varramista, dove sono passati importanti personaggi della società e del costume italiano negli anni del boom economico.

Members Terre di Pisa
Matteoli 1926

SAN MINIATO

Oltre alla visita di aziende o spacci aziendali, litinerario offre lopportunità di visitare piccoli gioielli di arte e storia come San Miniato, città slow food e terra deccellenza del pregiato tartufo bianco. Importante e strategico centro lungo la Via Francigena, San Miniato vanta un interessante sistema museale costituito da edifici pubblici e religiosi e un vivace programma di spettacoli e manifestazioni tutto lanno, ma che in autunno trova il suo clou nelle sagre e mostre mercato dedicate al tartufo bianco.

 

Fonte: www.terredipisa.it

 

Foto: Ass. Pro Loco santa Croce sull’Arno; IlCuoioInDiretta; discoversanminiato.it

 

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