Caratteristiche e peculiarità della Concia al cromo

La concia al Cromo si è imposta nell’industria della pelle di tutto il mondo per una serie di motivi:

 

 

  • la praticità di esecuzione ed il costo competitivo;
  • la qualità degli articoli prodotti, sia a livello merceologico che di requisiti prestazionali. Le pelli conciate al Cromo sono caratterizzate, rispetto alle conce alternative, da prestazioni più elevate in termini di resistenza alla luce, ingiallimento al calore, resistenza allo strappo e durata dei trattamenti coloranti;
  • la maggiore durabilità degli articoli conciati al Cromo, e l’elevata stabilità delle pelli così ottenute agli attacchi batterici, con conseguente ridotto consumo di agenti biocidi;
  • l’ampia versatilità/flessibilità nella produzione della gamma degli articoli, dalla calzatura all’abbigliamento, arredamento e pelletteria.
  • la maggiore facilità di depurazione delle acque di scarico.

 

È da sottolineare che il Cromo che si utilizza per conciare le pelli, il trivalente, presenta fattori di pericolosità molto bassi, ed è della stessa natura di specie che sono considerate oligoelementi essenziali alla vita, in quanto coinvolte nella regolazione dell’insulina nel sangue.

Inoltre, la maggior parte del Cromo presente nel pellame è fissato saldamente al collagene durante la concia: tale capacità di legame è alla base della larga diffusione del suo impiego nel settore, per una serie di fattori.

In primis il meccanismo di reazione con il cuoio, attraverso le fasi di olazione e oxalazione, garantisce l’ottenimento di adeguata stabilizzazione idrotermica e resistenza all’attacco batterico e chimico, a fronte di utilizzo di basse quantità di conciante.

Inoltre il carattere anionico del cuoio conciato al Cromo consente un maggior assorbimento di ausiliari chimici anionici, quali ad esempio coloranti e ingrassanti, con conseguente miglior efficacia e minor impatto ambientale delle fasi di riconcia, tintura ed ingrasso, ed effetti positivi sulla qualità delle pelli finite.

 

La possibilità di ottimizzare le condizioni operative, sia in termini di pH e temperatura, che di regolare le proprietà concianti del sale di Cromo, tramite opportuni mascheranti, rende il sistema di concia facilmente orientabile alle caratteristiche finali desiderate del prodotto finito.

La combinazione di questi fattori consente di ottenere pelli finite con elevata stabilità, caratteristica mano piena, facilmente tingibili, anche in sezione; tramite l’ottimizzazione delle varie fasi si possono quindi raggiungere elevate proprietà meccaniche, di solidità del colore, e peculiari caratteristiche del fiore, senza limiti o effetti indesiderati.

 

Dal punto di vista ambientale, il processo di concia al cromo risulta in una migliore gestione dei trattamenti depurativi degli effluenti, in ragione sia della facilità di separare i sali di Cromo dalle acque, che della già citata efficacia dei processi di post-concia, da cui deriva un maggior assorbimento di prodotti chimici da parte del pellame e la necessità di un minor consumo degli stessi.

Su quest’ultimo punto si evidenzia che si possono raggiungere elevati livelli di Economia Circolare, segregando i reflui conciari contenenti Cromo per riciclare i Sali di Cromo trivalente nell’industria conciaria. Gli studi di sostenibilità dei processi conciari, effettuati con la metodologia del Life Cycle Assessment, evidenziano come le prestazioni ambientali delle diverse tipologie di concia siano ad oggi sostanzialmente simili, e di come la Concia al Cromo sia addirittura da preferirsi alle alternative attualmente disponibili sul mercato, in termini di carico inquinante negli scarichi idrici.

 

Rimangono ancora dei punti cruciali su cui effettuare ricerca ed innovazione.

Da più di vent’anni le concerie italiane sono impegnate nello studio e nella ricerca di buone prassi di lavorazione tese a ottimizzare il processo di concia al Cromo. L’innovazione ha permesso di adottare progressivamente in conceria le migliori pratiche, atte da un lato a ridurre il contenuto di Cromo trivalente non fissato alla pelle, dall’altro ad azzerare il rischio della formazione del più tossico Cromo Esavalente, sia eliminando gli ausiliari o le procedure operative individuate come critiche, che introducendo prodotti antiossidanti a basso impatto ambientale.

Un’ulteriore sfida all’innovazione è l’ottimizzazione del riutilizzo e del riciclo degli scarti conciari contenenti Cromo, e proprio su questo argomento i distretti italiani della concia si sono dimostrati in grado di superare le aspettative, tramite operazioni finalizzate anche al recupero delle frazioni di lavorazione per scopi agricoli.

 

La gestione del cromo utilizzato in conceria è sostanzialmente migliorata negli ultimi anni, sia grazie alle già citate tecniche di recupero, riutilizzo e riciclo, che ad una migliore efficienza dei processi di concia, ulteriormente implementabile per la possibilità di effettuare efficaci controlli lungo la catena di approvvigionamento e produzione. Certamente, a livello mondiale, non tutto il pellame è prodotto secondo le migliori tecnologie disponibili e le Buone Prassi di Lavorazione. Tuttavia, l’industria conciaria italiana può vantare un elevato livello di sicurezza di prodotti e processi, oltre che di qualità e contenuto stilistico dei propri articoli.

 

L’eliminazione del Cromo è spesso considerata un’azione rispettosa dell’ambiente, ma tale assunto è da valutarsi in relazione al ciclo di vita effettivo dei manufatti in pelle; in quest’ambito si stanno da un lato sviluppando tecnologie che consentano di evitare la formazione di Cromo esavalente nel trattamento termico di rifiuti conciari contenenti Cromo, con interessanti prospettive anche per il recupero delle specie metalliche a valle del processo di valorizzazione energetica.

 

D’altro canto, nell’obiettivo di allungarne il ciclo di vita e ridurne pertanto l’impatto ambientale, i prodotti in pelle dovranno per forza di cose avere una durata emotiva e fisica più lunga, ed in quest’ottica la pelle conciata al cromo, per tutto quanto sopra esplicato, presenta ancora il livello più alto di durabilità, intesa come capacità di preservare nel tempo le caratteristiche chimiche e merceologiche originarie.

 

Dott. Gianluigi Calvanese 
Responsabile Area Laboratori e Servizi alle Imprese

 

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