Mettere in chiaro cosa è pelle e, soprattutto, distinguere cosa non lo è nel senso tradizionale del termine.

È la priorità che pone GLCC Global Leather Coordination Committee, la rappresentanza che include ICT (International Council of Tanners), IULTCS (la sigla che riunisci i chimici del cuoio) e ICHSALTA (l’associazione dei trader), in vista della prossima riunione dell’International Standards Organization (ISO). Il comitato internazionale di riferimento dell’area pelle, da sempre impegnato per la tutela del termine, chiede che nella definizione dello standard rimanga esplicito che con il lemma si intendono materiali derivati dalla lavorazione di spoglie animali.

Ma all’attenzione di GLCC, che si è riunito  a Shanghai, oltre alla concorrenza (sleale) dei prodotti alternativi, si pone la sfida dei materiali bio-fabbricati, cioè quelli che non derivano dalla lavorazione dell’usuale materia prima conciaria, ma dalla coltivazione in laboratorio di collagene. GLCC spiega che per le sigle del settore è prioritario individuare definizioni tecniche e commerciali che distinguano la pelle come tradizionalmente intesa dai materiali bio-fabbricati, che vanno descritti ed etichettati in modo che non ci possano essere confusioni sul mercato.

 

fonte: La Conceria

 

 

Minimum 4 characters