Transizione ecologica e innovazione per un nuovo modo di fare impresa

 

Pubblicato su CPMC 2/2021 – I Soci della SSIP

 

Intervista a Giorgio Xoccato, Presidente della Camera di Commercio di Vicenza

 

 

Presidente Xoccato, dal suo osservatorio: transizione ecologica e digitale, a che punto siamo? 

 

Siamo al cambio radicale di paradigma. Siamo di fronte ad una strada senza ritorno che ci impone di essere aperti al cambiamento culturale ed alla innovazione a tutto campo. La transizione ecologica va di pari passo con l’innovazione, solo incorporando nuove tecnologie e ripensando i processi produttivi nel rispetto degli impatti ambientali possiamo procedere spediti verso il nuovo modo di fare impresa.

I tre pilastri che sostengono questa “rivoluzione” sono:

  1. nuovi processi manifatturieri
  1. processi decisionali data-driven
  1. orientamento verso l’economia circolare e la sostenibilità ambientale e sociale.

Sul lato innovazione, il comparto industriale è da sempre in prima linea con processi di digitalizzazione diventati oramai ordinaria amministrazione (anche e soprattutto in periodo di pandemia) e il principio della “Sostenibilità” acquisito come elemento fondamentale di creazione di Valore nei percorsi strategici delle imprese.

Sono quattro le dimensioni della sostenibilità: economica, sociale, ambientale e di governance. Il Transitions Performance Index (TPI) ci dice che in Italia i progressi sono stati notevoli, al di sopra della media europea. Saltano all’occhio due risultati eccellenti, grazie ai quali il nostro Paese risulta promotore della transizione ambientale (con 77 punti) e sociale (con 75.4 punti nella classifica UE), anche se molto resta da fare soprattutto per risanare le finanze pubbliche (governance transition) e per aumentare la spesa in R&S ed in istruzione per studente (economic transition). Vale la pena di segnalare che lo stesso Governo, e in particolare il Ministero dello Sviluppo Economico ha appena varato la misura Transizione 4.0 che sostiene tramite il credito d’imposta investimenti in Ricerca & Sviluppo, Innovazione, Design e Green. Un’ulteriore conferma che transizione ecologica e innovazione digitale 4.0 devono essere considerati obiettivi strategici e sinergici per chi fa impresa.

 

Cosa devono assicurare le Istituzioni? Cosa gli Enti di Ricerca o le stesse imprese?

 

L’opportunità che il PNRR ci offre deve essere gestita nel migliore dei modi. Le Istituzioni e gli Enti di Ricerca devono saper attivare un dialogo costruttivo e continuo con il mondo delle imprese e, nel rispetto delle normative, accompagnarle come “service provider” nella complessa fase di definizione degli investimenti strategici indispensabili per garantire lo sviluppo futuro.

La digitalizzazione sempre più diffusa potrà essere il volano della ripartenza del Sistema Paese con una sinergia pubblico/privato che può essere decisiva per lo sviluppo delle competenze e l’ottimizzazione dei progetti.

 

Lei recentemente ha detto “È evidente che il sostegno all’innovazione è tra le misure strategiche per favorire la ripresa economica e questo concetto è ben presente anche nel piano di proposte che il Sistema Camerale italiano ha presentato al Governo. Si tratta di una serie di richieste e linee di indirizzo incentrate su tre pilastri: il sostegno alla domanda, anche quella interna, con politiche di sostegno ai consumi, alle famiglie e per il turismo; il supporto agli investimenti privati e pubblici, a partire dalle misure a favore dell’implementazione delle tecnologie 4.0 e in generale per la digitalizzazione; infine il rafforzamento del sistema imprenditoriale come condizione per accrescere la competitività e la produttività del Paese”. Sono passati circa tre mesi. A che punto siamo? Si muove qualcosa?

Le azioni messe in atto dal Governo cominciano a dare i loro frutti. L’Italia è ripartita in modo robusto: i servizi sono in forte recupero, i consumi finalmente in rimbalzo, l’industria prosegue su un sentiero di crescita stabile anche se si è indebolito il traino dell’export. Inoltre, i prezzi alti e la scarsità delle materie prime possono costituire un vincolo alla ripresa.

Lo scenario che si va consolidando per l’Italia è di un rimbalzo del PIL forte nel 2° trimestre 2021, meno nel 3° e 4° trimestre. A giugno infatti, si è irrobustita la risalita, grazie all’accelerazione delle vaccinazioni e a meno restrizioni. A luglio, però, l’aumento dei contagi in varie parti d’Europa pone nuovi rischi di raffreddamento dell’attività economica, specie nel turismo e in particolare da agosto, sia tramite il canale della fiducia che per eventuali nuove misure anti-Covid.

 

Di seguito i dati principali (fonte CSC):

Servizi in forte recupero. I dati confermano la ripartenza dei servizi nel 2° trimestre. La risalita dei servizi, in base ai dati attuali, dovrebbe proseguire nel 3° trimestre: le aspettative a giugno sono su valori molto elevati.

Consumi in rimbalzo. Mentre gli investimenti continuano la dinamica favorevole dei mesi primaverili, con ordini in aumento, il timone della ripresa italiana è nelle mani delle famiglie, la cui spesa è stimata finalmente in recupero, grazie a più mobilità e utilizzo del risparmio accumulato. Il recupero dei consumi a maggio-giugno è più accentuato per la parte relativa ai servizi, grazie alla ripresa di viaggi e spese fuori casa. E le attese sono positive: gli ordini interni dei produttori di beni di consumo nel 2° trimestre sono saliti di 6 punti, la fiducia delle famiglie è oltre i livelli pre-crisi.

Industria in crescita stabile. Nell’industria il percorso di crescita prosegue su ritmi stabili. Grazie al recupero a giugno (+1,3%), la produzione conferma le attese e cresce nel 2° trimestre (+1,1%), come nel 1°, nonostante la correzione a maggio (-1,5%). Ciò coinvolge quasi tutti i settori: la maggiore eccezione è il comparto moda, ancora penalizzato dal calo dei consumi legato alle nuove abitudini nell’era-Covid. Le attese su produzione e ordini sono a livelli elevati, ma ci sono preoccupazioni per l’aumento dei prezzi di acquisto e, in alcuni casi, per carenza di materiali.

Ripartenza nei dati sul lavoro. I datori di lavoro sono tornati ad aspettative di aumento degli occupati: da marzo nel manifatturiero, da maggio nei servizi. Gli occupati a tempo determinato sono cresciuti molto da marzo, tornando oltre i livelli pre-crisi (a maggio sono a +60mila). Non è ancora iniziata, invece, la risalita di quelli a tempo indeterminato: -403mila da gennaio 2020, al netto degli assenti dal lavoro da oltre 3 mesi (ad esempio per CIG). Non si arresta il calo dei lavoratori indipendenti (-458mila dal pre-crisi). Inoltre, resta da assorbire l’eccezionale aumento di inattività: ancora quasi +400mila.

Ingente sostegno pubblico anche nel 2021. Le risorse pubbliche per misure emergenziali in campo per il 2021 raggiungono il 6,0% del PIL, poco meno del 6,6% del 2020. Il DL “Sostegni bis”, appena convertito in legge, mobilita 39 miliardi: due terzi per rifinanziare (con miglioramenti) gli indennizzi e la liquidità per le imprese; il resto per lavoratori, enti territoriali, tutela della salute. I tassi calano ancora a luglio, grazie agli acquisti BCE: il rendimento del BTP è sceso a 0,73%, lo spread è salito poco (+1,09%).

Si indebolisce il traino dell’export. A maggio l’export italiano si è ridotto (-2,6% in volume), restando comunque sopra i livelli pre-crisi. A frenare sono state le vendite extra-UE. Il robusto recupero precedente era stato guidato da beni strumentali e intermedi. Le prospettive per gli scambi mondiali restano positive anche se l’aumento dei contagi a luglio in mercati importanti per i beni italiani potrebbe frenare le vendite.

 

Per quanto riguarda l’estero:

Eurozona: torna l’incertezza. A luglio si è rafforzata la dinamica nei servizi mentre si contrae la produzione industriale (-1,0% mensile). Ciò riflette l’incertezza sugli effetti della variante delta del Covid: nonostante le vaccinazioni, potrebbe indurre nuove restrizioni. In alcuni paesi dell’Eurozona l’inflazione è in salita (Spagna +2,7%, Germania +2,3%), mentre in Italia i rincari non sono arrivati ai prezzi al consumo, tranne che per l’energia.

USA in assestamento. L’economia si è stabilizzata, rispetto ai ritmi alti precedenti in linea con il “rallentamento” della produzione industriale (+9,8% annuo, da +16,3%) e il calo del fatturato. La fiducia delle famiglie è scesa, su valori ancora espansivi, nonostante la forte crescita degli occupati (+850mila a giugno). L’inflazione è salita molto (+5,4%), ma ciò è attribuito a fattori temporanei.

Il sistema Moda & Pelle dopo la pandemia.

Dopo un anno e mezzo di crisi pandemica, in cui l’unico incremento negli acquisti si è registrato nella parte più alta e ristretta della piramide dei consumatori, il mercato intero si sta preparando a ripartire. La previsione, ottimistica ma verosimile, è che possa tornare entro il 2022 ai livelli pre-Covid.

A fare da traino sono soprattutto gli Stati Uniti, la cui attitudine al consumo si è riaccesa più rapidamente del previsto e la Cina, che ha risalito prima dell’Occidente la china della pandemia.

Il comparto ha mostrato solidità soprattutto nella sua parte più alta (lusso) e sta rispondendo velocemente alle nuove tendenze socio-culturali. Fra queste certamente la sostenibilità, ma colpisce anche la spiccata virtualizzazione dell’esperienza del lusso. Ormai è indubbio che la transizione verso un sistema ‘digital first’ sia stata irreversibile, l’unica in grado di condurre il sistema moda e lusso, nonché il mercato nella sua interezza, verso il new normal.

Un altro significativo driver di crescita sarà il contributo di Millennials e Generazione Z, che si prevede rappresenteranno nel 2025 una fetta pari al 60% dei consumatori totali (fonte BCG per Altagamma).

 

Tra gli altri grandi trends che stanno prendendo forma da considerare anche il sistema distributivo sempre più omnichannel, la crescente sensibilità verso il posizionamento valoriale dei brand (soprattutto in termini di sostenibilità e inclusività) e la personalizzazione sempre più affinata dell’esperienza d’acquisto

 

 

 

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