La progettazione di un guanto che unisce la tradizione dei Guantai Napoletani e le nuove sperimentazioni materiche secondo i trend 2025: è stato questo il lavoro, finanziato dalla Stazione Sperimentale Industria Pelli, di Modia Romano, studentessa dell’Academy Vanvitelli e presentato nell’ambito del progetto promosso dalla “CONSCIOUS LEATHER DESIGN ACADEMY”. La borsa di studio nasce in collaborazione con la Rete di impresa “Chiroteca”, che ha come obiettivo la creazione di una rete sinergica tra la SSIP, l’Unione industriali Napoli, Lineapelle, Gargiulo Leather produttore di pellame, e tre aziende guantaie napoletane: Artigiano del guanto, Gala gloves e Andreano shop. Nell’ambito di questo lavoro tra moda e design Francesco Gargiulo della conceria napoletana Gargiulo Leather ha fornito le pelli su indicazione delle caratteristiche estetiche e morfologiche richieste; Alessandro Pellone di Gala gloves ha offerto il suo know how per lo sviluppo modello, in collaborazione con Cosmind srl, azienda specializzata nella
lavorazione di lamieristica di precisione per la creazione dei ganci in metallo con qrcode,
creato da SSIP dove si possono vedere le fasi di realizzazione del guanto e infine in collaborazione con l’azienda Mc Quadro srl per la laseratura dei materiale in pelle. Tutor in SSIP della Romano, la Dr.ssa Carmelina Grosso, responsabile della Biblioteca e del Coordinamento espositivo scientificostorico della mostra sul guanto. “The Same 25 step”: è questo il titolo del lavoro della Romano, nell’ambito dell’International Academy, proposto da Officina Vanvitelli, con Lineapelle, Academy pensata con l’obiettivo
di sviluppare un modello formativo avanzato relativo al rapporto tra design e pelle, caratterizzato dall’approccio green e dal basso impatto ambientale delle produzioni conciarie italiane.
A spiegare il progetto è la designer Modia Romano: “The Same 25 steps, nasce da una riflessione
storica ed esplora il ricco patrimonio culturale della guanteria napoletana, in particolare quella legata alla scuola del guanto della stazione sperimentale pelli. L’arte guantaria, tramandata nel contesto contemporaneo con le stesse 25 fasi di lavorazione restate immutate nel corso del tempo. E’ un progetto
ispirato dalla filosofia giapponese del kintsugi, dove Il forte valore simbolico di questa arte, viene evocata a trasformare le crepe e le rotture, in segni di una nuova storia contemporanea, tutta da riscrivere. Il progetto
The Same 25 steps fonde arte conciaria, arte guantaia, tecnologia applicata, lavorazioni tecnologiche e sostenibili, combinati con i gesti magici dei mestieri d’arte come il ricamo haute couture, in cui l’empatia verso l’oggetto diventa la leva emotiva e di riconnessione con esso. Una riscoperta.
Serena Iossa
Responsabile Politecnico del cuoio SSIP
Una ricerca ma anche una formazione di qualità, quella offerta dalla Stazione Sperimentale attraverso il Politecnico del Cuoio: ma che cosa vuole dire fare formazione di qualità?
Nelle aziende della filiera pelle, sempre più incisive sono le figure professionali altamente specializzate, che rappresentano un plus qualitativo notevole per quelle imprese che ne colgono l’importanza. Ed è proprio in virtù di tale consapevolezza che il Politecnico del Cuoio della SSIP ha implementato le attività nei principali distretti conciari afferenti alla Stazione Sperimentale, presenti in Campania,
Toscana e Veneto, con un’offerta formativa sia per soggetti privati che pubblici, concreta, ossia tarata sui reali fabbisogni delle aziende del settore e sulle necessità di inserimento lavorativo quasi immediato dei giovani, che è un altro notevole aspetto di una formazione che possa definirsi appunto di qualità. La parola d’ordine in ogni caso è “rete”: ma in che modo si intrecciano le diverse esperienze e i diversi attori che fanno parte del mondo conciario?
Di certo fare rete consente una fusione di know how ed esperienze che giova all’interno settore. Dal nostro punto di vista, fondamentali sono gli ITS che attraverso il lavoro delle Fondazioni ITS Academy MIA, MITA e COSMO, presenti nei tre distretti, arricchiscono il territorio di figure altamente competenti e specializzate e che captano le potenzialità elevate di una formazione realizzata attraverso attive collaborazioni
con gli Istituti tecnici locali, con il mondo universitario ma soprattutto con le imprese del territorio di riferimento, nelle quali poi i giovani formati troveranno collocazione.
Abbiamo collaborazioni oramai consolidate con l’Istituto Cattaneo di San Miniato e con l’ITTE Galilei di Arzignano, sostenute dalla Stazione Sperimentale anche attraverso
l’implementazione di nuovi laboratori innovativi e concerie sperimentali; inoltre una vasta rete di aziende è sempre più coinvolta nelle attività di formazione, sia per far crescere le competenze del proprio
personale che per trasferire alle nuove leve
competenze e know how. Come è nata la vostra collaborazione? Il guanto è un concetto, oltre che una
tradizione, caro alla Stazione Sperimentale, basti pensare alla nostra Mostra sul Guanto che ha fatto il giro del mondo, e da cui e’ nata anche una rete di impresa Chiroteca coinvolta anch’essa nel progetto della studentessa, e all’importanza che la SSIP attribuisce alle figure tecniche legate alle attività artigianali e antiche, come appunto il guanto, per fare una formazione specializzata ma in una chiave chiaramente moderna, 4.0 che ingloba la transizione verde e quella digitale. Ne e’ l’esempio il QR code presente sul guanto realizzato, fondamentale per la tracciabilita del prodotto, tema molto caro all’intero comparto pelle.
Alessandra Cirafici – Coordinatore del Dottorato di interesse nazionale in design per il Made in Italy
Per Alessandra Cirafici la linea da seguire parte dalla sperimentazione e arriva sino al marketing, per ripensare il Made in Italy, che non modifichi la qualità ma la consapevolezza degli scenari che cambiano. Lineapelle, le imprese, l’università e la ricerca, il tutto con un concetto comune, quello di rete: con quale obiettivo?
Non si può immaginare un percorso che non sia di rete sia quando parliamo di aziende sia di reti concettuali perché non si può immaginare la sperimentazione slegata ad esempio dalla produzione, dai meccanismi di consumo, dai nuovi modelli di business. Tutto questo rende possibile la creazione di un progetto di filiera ma che sia un progetto utile per il nostro paese, e in questa direzione va il dottorato, che
ho il piacere di coordinare e che è il luogo deputato per fare questo dove riusciamo a proporre dei modelli che a partire dalla
ricerca sperimentale sui materiali a finire ai meccanismi di produzione e di consumo, possano rendere una riflessione sul Made in Italy e sul nuovo modo di concepirlo, non più pensabile nella sua modalità tradizionale.
Il Made in Italy è una stagione che è nata, che ha avuto il suo sviluppo: oggi dobbiamo pensare ad un nuovo modo di concepirlo
che non modifichi la qualità di quello che facciamo ma che ne modifichi sicuramente il senso di consapevolezza in uno scenario
che è completamente cambiato.
Il tema di questo numero di CPMC è proprio la qualità, riferita al sistema pelle: come questi due elementi, qualità e tracciabilità
fanno parte di questi processi?
Una parte significativa dei percorsi che stiamo sviluppando all’interno sia delle lauree che dei dottorati sono quelli legati al passaporto
digitale da cui non è possibile prescindere. Dobbiamo imparare a considerare di qualità qualunque processo che sia effettivamente
tracciabile e viceversa, non considerare di qualità i processi, seppure meravigliosi che
non ci consentono un tracciamento. Questo significa modificare non solo i meccanismi di produzione ma anche quelli di acquisto e consumo, e ciò significa educare il consumatore, fare in modo che questo senso di consapevolezza attraversi le strategie
dell’acquisto e rendendo imprescindibile, per noi, cosa stiamo comperando e quindi in un’ottica di CONSCIOUS, consapevolezza,
come non a caso si chiama il nostro percorso di formazione.
Patrizia Ranzo – Responsabile scientifico Officina Vanvitelli
Per Patrizia Ranzo, le certezze del mercato globale vengono meno; la libera circolazione delle merci è minacciata e i brand di lusso cominciano a vedere importanti flessioni delle proprie esportazioni. Da qui la necessità di sperimentare nuovi modelli collaborativi di impresa. Una rete che collega università, ricerca e imprese: come mettere a regime questi tre
attori del made in Italy?
Il sistema economico e produttivo dell’Italia concentra sul Made in Italy e sull’esportazione la sua economia reale, la sua cultura, la
capacità progettuale, creativa e produttiva, attraverso i principali ambiti produttivi delle 4A (arredo-casa, agroalimentare enogastronomia, abbigliamento-moda, automazione-meccanica) e in generale delle industrie creative. Tali ambiti sono espressione della cultura materiale e immateriale dell’Italia, della sua capacità di intrecciare percorsi creativi con il saper fare manifatturiero e le innovazioni tecnologiche.
Questo intreccio genera un livello di qualità percepito e riconosciuto nel mondo che definisce l’identità del nostro Paese.
Attualmente viviamo in un momento molto complesso in cui anche le certezze del mercato globale vengono meno; la libera
circolazione delle merci è minacciata dai recenti avvenimenti ed anche i brand di lusso cominciano a vedere importanti flessioni
delle proprie esportazioni. Di fronte a questo scenario occorre sperimentare nuovi modelli collaborativi di impresa, basati sulla capacità
di rispondere ai cambiamenti con velocità, aiutati dalle nuove tecnologie e dalla qualità ambientale delle produzioni. I dati recenti elaborati da Confindustria Moda ci raccontano che la performance del settore TMA (Tessile, Moda e Accessorio) ha avuto un aumento di fatturato, rispetto agli anni precedenti, del 3,2% con un aumento delle vendite a valore e una diminuzione dei volumi; c’è stata una perdita di marginalità dovuta all’aumento dei costi di energia e materie prime. Questi dati, al momento quasi positivi,
descrivono una situazione in movimento, inscritta negli scenari contemporanei dettati dall’incertezza dei mercati. Appare chiaro
che strategie immediate sono necessarie allo scopo di sostenere e rafforzare trend positivi; la ricerca assume un ruolo fondamentale, ma
in un sistema condiviso e connesso di attori.
La nostra Officina Vanvitelli agisce lungo tali linee strategiche, e lo può vedere in modo molto palese attraverso le piccole e grandi
innovazioni alle quali arriviamo insieme alle imprese a livello nazionale e locale. Innovazioni sostenute dalla sostenibilità dei processi
progettuali e produttivi, a monte e a valle di questi. Inoltre il modello imprenditoriale delle imprese coese, fortemente competitivo
come dimostrano i dati relativi alle esportazioni, è fortemente connesso ai modelli di produzione in ambito di economia
circolare, in quanto il controllo di tutta la linea di approvvigionamento, produzione e smaltimento è il presupposto necessario del
requisito di sostenibilità ambientale. In questo numero della nostra rivista parliamo di qualità e tracciabilità: come inserire, secondo lei, questi due elementi quando parliamo di made in Italy e di pelle?
A partire dal 2025, i prodotti italiani saranno obbligati ad essere dotati di passaporto digitale del prodotto (DPP), regolamentato
e richiesto dalla Comunità Europea per la circolazione delle merci nel mercato unico europeo. La tracciabilità sarà un requisito
non più opzionale che sarà identificabile sempre di più con la certificazione di qualità del prodotto, legata al saper fare dei territori
e alla sostenibilità ambientale e sociale della sua produzione. Il DPP, inizialmente, potrebbe essere oneroso per le piccole
e medie imprese, ma già alcune aziende storiche lo stanno sperimentando su base volontaria, allo scopo di sperimentare la sua
regolamentazione. Ciò che appare chiaro è che tracciabilità, qualità, sostenibilità ambientale e sociale, ricerca portano a
modelli imprenditoriali necessariamente connessi strettamente in filiera. Nel comparto produttivo della pelle, eccellenza campana,
le imprese più significative già sperimentano scelte produttive rigorose a vantaggio dell’ambiente, ma appaiono sempre più
necessarie scelte strategiche e innovative basate su visioni consapevoli ed avanzate in grado di anticipare mutamenti e favorire
competitività e resilienza.
Roberto Liberti – Coordinatore Conscious Leather Design Academy
Per Roberto Liberti, la parola d’ordine è innovazione, anche attraverso l’AI, a cui nessuno degli attori della filiera può o deve
sottrarsi. Rete e ricerca insieme per la qualità, concetto trasversale e imprescindibile.
La qualità è fondamentale in questo progetto pilota: qualità del progetto, delle aziende, del design e della sperimentazione,
con la contaminazione di tutta la filiera, guantai, Chiroteca, Lineapelle che è una vetrina. Infatti, con Modia Romano che è
una designer di guanti, abbiamo puntato proprio a questo, in un “cortocircuito”, tra lei, la Stazione sperimentale, la mostra
del guanto e Chiroteca. Questo spingerà, attraverso una sperimentazione innovativa, i guantai a creare dei nuovi progetti, perché
bisogna pensare al futuro, che utilizzi anche l’Intelligenza Artificiale come abbiamo visto per Conscious, coinvolgendo nella filiera
aziende che hanno un approccio innovativo.
Così come fondamentale è tracciare il prodotto: nel progetto di Modia Romano c’è proprio un QRcode, realizzato con
un’azienda specifica di Limatola, all’interno della chiusura del guanto, che permette di tracciare tutte le fasi di lavorazione, le 25 fasi,
messe in atto dalla SSIP.