La pelle non è mai stata un prodotto. Meglio: non è mai stata solo un prodotto. La pelle è un veicolo di tradizioni, esperienze, scelte creative, soluzioni innovative, consapevolezza ambientale e sociale. È lo strumento culturale di riferimento di un settore che ha saputo accompagnare lo sviluppo della civiltà trasformandosi da attività inizialmente intuitiva a produzione manifatturiera, diventando poi industria e – oggi – ponendosi come espressione di un approccio evoluto di ingegneria artigianale. La conceria italiana, come ha dimostrato la recente edizione di Lineapelle, svolta a Fiera Milano Rho dal 25 al 27 febbraio 2025, raccoglie quotidianamente la sfida complessa di costruire orizzonti innovativi per una filiera che, mai come in questo momento storico, vede i suoi fornitori come veri e propri incubatori di idee e progetti che stanno attribuendo al Made in Italy nuovi significati e un nuovo modello di autorevolezza a livello internazionale. La seconda edizione di Lineapelle Interiors è un esempio che, in questo senso, va raccontato. Nata come esposizione di progetti di design economy di altissimo profilo, durante l’edizione di Lineapelle dello scorso febbraio, ha ospitato 19 installazioni inedite,
ognuna basata sul dialogo produttivo tra una realtà specializzata in arredo d’interni e una in grado di produrre pelli e alcuni altri materiali esprimendo un elevatissimo grado di cultura del processo. È stato un successo, a dimostrazione di come non sia soltanto il risultato (il prodotto) a fare la differenza, ma anche e soprattutto lo sforzo creativo e le abilità trasformative e applicative necessarie per realizzarlo. È in questo connubio di tecnica e bellezza che si apre la nuova via del Made in Italy: trasversale, multidisciplinare, collaborativa, capace di caratterizzare non solo il prodotto finale, ma soprattutto un percorso di produzione che solo in Italia può essere così qualificato, competente, efficiente, sostenibile. È sempre a Lineapelle che questa direzione progettuale è emersa con forza. “Sta cambiando il modello produttivo”, dicono le concerie presenti in fiera ponendo l’accento su come le richieste della clientela si fondino su esigenze estremizzate di flessibilità, rapidissima gestione della frammentazione degli ordini e co-progettazione. Ecco perché
è arrivato il momento di definire l’industria conciaria come un esempio di ingegneria artigianale. Senza saper mettere in campo le competenze di entrambi questi approcci oggi non è possibile rimanere sul mercato. Senza queste capacità si rimane “solo” fornitori capaci di realizzare “solo” un prodotto, espressione di un Made in Italy svuotato della sua ricchezza. Il momento attuale, invece, impone alle concerie di presentarsi alla community dei brand della moda, del lusso, del design come interlocutori privilegiati insieme ai quali sviluppare e portare a termine progetti che devono esprimere la qualità artigianale dell’unicità e, allo stesso tempo, essere riproducibili a livello industriale. Più che una transizione, è una rivoluzione.