Nel corso del convegno ‘Senza mezze misure’ Pelle e sostenibilità, il connubio perfetto, organizzato da AICC Toscana, lo scorso 5 luglio a Castelfranco di Sotto (PI), sono stati presentati lavori che hanno riguardato la sostenibilità del settore conciario. Gli esperti della filiera pelle chiamati a intervenire hanno affrontato i criteri tecnici ed economici alla base del concetto di sostenibilità applicati al settore.

 

In particolare, la Dott.ssa Tiziana Gambicorti, Responsabile del Distretto Toscano della SSIP, ha presentato un lavoro di approfondimento sulle norme, i metodi e i limiti: partendo dal concetto generale di sostenibilità, nel corso della presentazione è stata fatta una panoramica sulle norme volontarie (quindi emanate da organismi di normazione come UNI, CEN, ISO) che disciplinano i vari ambiti della materia e le norme che in particolare riguardano il settore conciario.

 

A livello di normazione volontaria la commissione UNI CT/013 “Cuoio, pelle e pelletteria” ha prodotto la norma ‘UNI 11427: Criteri per la definizione delle caratteristiche di prestazione di cuoi a ridotto impatto ambientale’, pubblicata nel 2015. “La norma – ha sottolineato la Gambicorti – prende in considerazione da un lato quali sono i requisiti minimi di processo (consumi, emissioni, rifiuti), dall’altro quali sono i requisiti minimi, in termini di sostanze chimiche contenute, di un cuoio a basso impatto ambientale per potersi definire cuoio ecologico, ecopelle o simili: regolamenta quindi l’utilizzo del termine ecopelle, sottraendolo all’uso distorto che ne viene fatto nella comunicazione pubblicitaria per definire prodotti che nulla hanno di ecologico, ma molto a che fare con i derivati di combustibili fossili, notoriamente non rinnovabili”.

 

Un’altra norma che può essere d’aiuto nella misurazione della sostenibilità del pellame è la “UNI EN ISO 20137: Linee guida per analizzare sostanze chimiche critiche nel cuoio” preparata dal CEN/TC 289 Leather in collaborazione con IULCTS, e pubblicata nel 2017. La guida elenca quali sono le sostanze potenzialmente presenti nel cuoio e quali sono i metodi da utilizzare per misurarne la quantità.

 

Anche le ONG, prima fra tutte ZDHC (Zero Discharge of Hazardous Chemicals), hanno ha detto “come obbiettivo la sostenibilità dei prodotti del fashion. La MRLS (Manufacturing Restricted Substances List) di ZDHC tiene sotto controllo, al momento, 11 famiglie di prodotti chimici, che vengono controllati nel processo prima ancora che nel prodotto finito. Risulta quindi necessario verificare la presenza di queste sostanze nel chemicals utilizzati in conceria”.

 

L’approccio scientifico richiede di avere costantemente una visione critica del proprio operato e degli strumenti e metodi che si utilizzano, al fine di cogliere eventuali problematiche.

 

“Tra le sostanze, ad esmpio, che possono essere presenti nel cuoio troviamo la formaldeide, che viene determinata con il metodo UN EN ISO 17226-1. Il metodo analitico – ha aggiunto la responsabile del Distretto Toscano della SSIP – presenta delle criticità tali per cui il risultato può risultare sovrastimato, a causa delle condizioni di analisi: nel corso della presentazione è stata approfondita la problematica e delineate eventuali soluzioni. Altro esempio: tra le sostanze controllate da ZDHC, ci sono gli APEO nel processo: questo è uno dei pochi metodi normati anche per i prodotti, ed è metodo ISO 18218 – 1 e 2; nel corso della presentazione si è affrontato il problema dei falsi negativi e le strategie adottate in seno al gruppo GL01 della UNI/CT013 per trovare una soluzione”.

 

 

 

 

 

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