LA SOSTENIBILITA’ E’ UN VENTO CHE NON SI FERMA – Pubblicato su CPMC 1/2021

 

Ma ora serve un decisivo cambio di passo puntando su ricerca ed innovazione.

 

Intervista a: Fabrizio Nuti, Presidente UNIC

 

Presidente Nuti. In carica dal dicembre 2020, insomma nel periodo più difficile per il settore ed il Paese. Altri sarebbero ‘scappati’, lei invece con determinazione e coraggio rilancia. Su quali basi?

 

Ho accettato di diventare Presidente quando si era nel pieno della pandemia, quindi consapevole che avrei dovuto guidare l’associazione in una fase di grande difficoltà, di cambiamenti vertiginosi, con priorità da affrontare per dare tutto il supporto necessario al settore. Sapevo che avremmo dovuto lavorare su più fronti perché, oltre a fornire ogni forma di assistenza alle aziende, avremmo dovuto continuare nella promozione, nella valorizzazione e nella difesa della conceria e dei suoi prodotti.
Così è stato e continuiamo a farlo. Credo molto nell’associazionismo e sono convinto che sia una risorsa indispensabile per affrontare le sfide che il mercato impone, oggi più che mai. Nessuna fuga, al contrario, solo il massimo dell’impegno possibile che io e i miei colleghi della Presidenza e del Consiglio profondiamo in difesa delle nostre aziende.

 

 

L’impegno dell’industria conciaria e la sensibilità degli imprenditori di settore verso il tema della sostenibilità trovano tangibili riscontri negli approcci progressivamente più virtuosi adottati. I cambiamenti in atto inducono gli operatori a misurarsi con sfide sempre più nuove. Quali sono le possibili strategie per sostenere ritmi sempre più dinamici nell’elaborazione delle risposte tecnologiche a sostegno della sostenibilità?

 

Ho letto recentemente in una pubblicità la frase “la sostenibilità è un vento che non si ferma” per noi conciatori questo vento ha cominciato a soffiare decenni fa ma è chiaro che oggi serva un decisivo cambio di passo. La ricerca e l’innovazione dovranno giocare un ruolo chiave nella transizione verso processi produttivi sempre più sostenibili. Ottimizzare l’uso e la gestione delle risorse, dalle materie prime all’acqua, all’energia, direi che è la priorità. C’è poi il tema della digitalizzazione su cui non possiamo rimanere indietro, è talmente pervasiva da essere diventata una necessità. La ricerca di nuove sostanze chimiche più sicure sia per la salute umana che dell’ambiente è un altro punto focale insieme a quello dell’incremento della circolarità sia
nel processo produttivo che nell’intera filiera.

 

 

La sostenibilità ambientale, come avviene anche per gli altri settori produttivi, si articola nelle sue diverse componenti, che rimandano alla necessità di avvalersi di sfere di competenze distinte: nel campo dei nuovi materiali sostenibili, negli approcci sostenibili di produzione e di gestione delle risorse, nel trattamento degli scarti e dei reflui, e negli approcci di valorizzazione degli scarti, secondo i dettami dell’economia circolare, giusto per fare degli esempi specifici. Come orientarsi per assicurare al settore la trasversalità di apporti tecnologici e competenze scientifiche di cui ha bisogno?

 

Le possibili soluzioni potrebbero essere ricercate nei recenti programmi di Open Innovation, comprendenti quelli promossi dalla SSIP, che puntano ad aggregare soggetti con competenze diverse, favorendo approcci interdisciplinari di elevato valore scientifico? Tutto quanto elencato sopra fa parte di un processo complesso, che non può essere affrontato con risposte individuali, ma con un approccio sistemico e profondi cambiamenti anche a livello politico. Cooperazione e apertura a percorsi esterni sono fondamentali e vedo solo vantaggi nel ricorrere a questi programmi di Open Innovation. La Stazione Sperimentale di Napoli può dare impulsi importanti per il settore, sperimentando una cultura d’innovazione condivisa.

 

 

L’Economia Circolare sta assumendo un peso progressivamente maggiore nello scenario dell’evoluzione sostenibile del settore; nella pratica, attualmente, la messa in campo di strategie viene attuata per lo più localmente, secondo specifiche esigenze territoriali. Non sarebbe invece auspicabile il ricorso ad approcci che favoriscano la condivisione di competenze in misura crescente?

 

La circolarità è un tema fondamentale e il settore conciario, che ne è un esempio consolidato, ha in questo campo molto ancora da fare. La nostra associazione può svolgere un’intensa attività affinché le aziende adottino pratiche che vanno in questa direzione, insieme con un numero elevato di altri soggetti e adottando un approccio globale e intersettoriale. Questo anche per superare il localismo, che è comunque giustificato dalla caratteristica dell’industria conciaria italiana di configurarsi in distretti, ognuno con le sue specificità. Le istituzioni devono essere attivamente coinvolte per arrivare a risultati positivi.

 

 

Solo “la pelle è meglio della pelle”, UNIC ha fatto sponda all’istituto tedesco indipendente di ricerca FILK (Forschungsinstitut für Leder und Kunststoffbahnen) che ha condotto uno studio significato. Le novità?

 

Lo sviluppo di materiali innovativi è di per sé un esercizio strategico interessante. Se, però, sotto il profilo della sostenibilità, vengono poi utilizzati per denigrare la pelle e le sue prestazioni, un approfondimento dovevamo farlo. Da qui lo studio commissionato da Cotance all’istituto Filk di Freiberg (Germania), cui sono stati forniti alcuni campioni di Desserto, Pinatex, Appleskin, Vegea, Muskin, Kombucha. È emerso che in molti di questi materiali la componente sintetica fosse decisamente prevalente, facendo così cadere molte delle presunte pretese “green” con cui sono promossi sul mercato. Per quanto riguarda le prestazioni, sono state misurate la resistenza alla rottura, la resistenza allo strappo, la permeabilità al vapore acqueo e l’assorbimento del vapore acqueo. Nonostante alcuni di questi materiali presentino valori simili alla pelle su singoli test, nel complesso lo studio ha concluso in maniera chiara che nessuno di questi possa essere veramente definito come un’ “alternativa” alla pelle in termini prestazionali. In particolare, nell’assorbimento del vapore acqueo e nella permeabilità allo stesso, questi materiali hanno ottenuto punteggi significativamente inferiori alla pelle, che risulta superiore ai suoi concorrenti anche in termini di durata e longevità, date le prestazioni superiori nei test di resistenza alla flessione e allo strappo. Abbiamo bisogno che ci sia chiarezza su quanto viene offerto al consumatore finale, che deve essere messo nelle condizioni di scegliere conoscendo esattamente cosa sta acquistando. Responsabilità e trasparenza sono concetti che dobbiamo sottolineare e perseguire per valorizzare il prodotto pelle.

 

 

 

A cura di Gaetano Amatruda, Ufficio Stampa SSIP 

 

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