L’industria conciaria è pronta per le prossime sfide della sostenibilità ambientale
Intervento di Luigi Nicolais, Consigliere Scientifico SSIP
Pubblicato sulla rivista CPMC n.3 (2021)
Il Green Deal europeo, il piano d’azione per l’economia circolare (CEAP) e la strategia industriale 4.0 hanno identificato l’industria tessile come un settore prioritario per l’Unione Europea che fa da apripista verso un’economia circolare ad emissioni zero. Le concerie italiane da tempo si stanno impegnando per promuovere i principi di sostenibilità ambientale, sociale e di etica di business, non solo attraverso l’eccellenza stilistica e qualitativa del nostro Made in Italy, ma garantendo le migliori prestazioni in termini di impatto e di responsabilità sociale, come attestato dall’annuale rapporto che UNIC-Concerie Italiane pubblica dal 2003.
Nel working paper “Identifying Europe’s recovery needs’” la Commissione Europea ha delineato l’impatto della pandemia di
COVID-19 sull’ecosistema dell’industria tessile, delineando una strategia capace di applicare i principi dell’economia circolare
alla produzione, ai prodotti, al consumo, alla gestione dei rifiuti e alle materie prime secondarie e orientare gli investimenti verso la ricerca e l’innovazione con l’obiettivo di favorire l’impiego di nuovi materiali ecosostenibili. Questa frontiera permetterà di creare prodotti più durevoli, riutilizzabili, riciclabili ed efficienti sotto il profilo energetico. La nostra industria conciaria è già capace di trasformare uno scarto alimentare in un materiale di qualità, anticipando la strategia europea sulla bioeconomia. In questa prospettiva, vi è una crescita delle aspettative del mercato di consumo per i prodotti “bio”, di bio-ispirazione e per lo sviluppo di nuovi materiali per sostituire o integrare le materie prime ad alto sfruttamento. Si tratta di creare materiali a partire dagli elementi costituitivi della natura, sviluppando nuove funzionalità e proprietà, ad esempio l’uso del lievito per far crescere
il collagene, la più importante proteina che si trova nella pelle.
Questi sono nuovi materiali che, generati in laboratorio, possono essere facilmente manipolati dai nostri ricercatori partendo
dalla chimica delle molecole, per arrivare alla creazione di alternative eco-friendly. La sperimentazione in questo settore è in
crescita, ma come ogni tecnologia veramente rivoluzionaria, avrà bisogno di solidi programmi di ricerca ed innovazione perché
la si possa adottare su larga scala. Oggi l’Italia rappresenta un esempio virtuoso in ambito di ricerca e innovazione con la
sua posizione di leadership internazionale di settore in termini di qualità e fatturato (incidenza pari al 65% del totale UE e al 22% del totale mondiale). Per queste ragioni, la prospettiva di produrre materiali che non solo hanno un minore impatto, ma possono davvero giovare all’ambiente, è enormemente significativa, perché noi in Italia siamo tradizione, ma soprattutto futuro.
Vuoi ricevere la copia di CPMC? Iscriviti QUI per leggere la rivista ufficiale della Stazione Pelli e non perderti i prossimi numeri.