Coordinare le azioni, razionalizzando le risorse ed aumentando la competitività internazionale delle nostre imprese
Intervista a Valter Tamburini, Presidente della Camera di Commercio di Pisa e socio SSIP
Pubblicato sulla rivista CPMC n.3 (2021)
La collaborazione con la SSIP prosegue. Quali gli obiettivi e le azioni da rafforzare?
Come è accaduto per molti settori dell’economia, l’emergenza sanitaria connessa alla pandemia da Covid 19 ha colpito duramente anche il comparto conciario e calzaturiero. Obiettivo primario, quindi, è indiscutibilmente favorire la “ripartenza”, recuperare sul recente passato e sul presente pur nella consapevolezza, tuttavia, che si dovrà andare oltre “al prima”, che non si tratterà di tornare meramente agli assetti economici ed anche culturali del pre-pandemia. Il nuovo scenario, a mio avviso, impone più di prima un approccio multisettoriale nel settore e la SSIP è soggetto in grado di garantire sia in termini di ricerca
e consulenza, innovazione tecnologica e di prodotto, di formazione e sviluppo di know how interno che di sostenibilità ambientale. Si tratterà dunque di coordinare tutte le azioni, razionalizzando risorse anche allo scopo di aumentare la competitività internazionale delle imprese.
Il Mondo della pelle sta cambiando, le trasformazioni sempre più evidenti. Esse vanno governate, quanto è importante la Ricerca? La strada della innovazione?
Non sono un esperto del prodotto pelle in particolare e dunque posso solo riferire ciò a cui assisto, da osservatore attento, in
merito ad alcuni aspetti più generali. E’ un dato acquisito che l’emergenza sanitaria da Covid19 abbia indotto un’accelerazione
all’ innovazione nelle imprese, soprattutto in quelle del settore manifatturiero, verso la trasformazione digitale dei propri processi. La modalità smart, che sembrava irrealizzabile, ha in molti casi consentito la continuità operativa e produttiva delle aziende durante la fase più dura dell’emergenza sanitaria. Una buona esperienza che potrà rivelarsi utile anche per il futuro, per conseguire maggiore resilienza nelle imprese e la capacità di riorganizzarsi in presenza di fattori esterni imprevisti. Per
gli aspetti più specifici di settore è nota la necessita costante di sviluppare articoli inediti e sempre più tecnologici, di raffinarne
gli aspetti tecnici e le performance non guardando, per la pelle in particolare, solo alla fascia alta del mercato. E’ evidente che
in questo contesto la ricerca debba assolvere un ruolo determinante.
Il rispetto dell’ambiente. Una scommessa che è nel dna del tessuto produttivo toscano. Concorda?
Concordo indubbiamente e nonostante alcune vicende recenti inducano qualche motivo di preoccupazione. Tematiche quali economia circolare, riuso, gestione sostenibile dei rifiuti, contenimento delle emissioni, risparmio energetico, energie alternative, selezione dei fornitori, percorsi di certificazione di processi e prodotti, responsabilità sociale e ambientale, innovazione tecnologica, sono ormai acquisite da larga parte del sistema manifatturiero toscano. E questo quadro virtuoso include anche il settore conciario ed è confermato dai dati: nel 2020 secondo uno studio di IRPET “la produzione di rifiuti per metro quadro di pelle è passata da 1,75 kg del 2019 a 1,65 kg dal report 2020. Il 75,4% di questi scarti, in ogni caso, è destinato al recupero. Costante attenzione i conciatori riservano ai consumi idrici ed energetici, che rappresentano una
voce di costo molto importante e gestendo la quale si ottimizzano efficacemente anche gli impatti ambientali: dal 2003 si evidenzia una riduzione del 18% nei consumi idrici per metro quadro di pelle e del 30% dei consumi energetici”. La sfida che abbiamo di fronte è, dunque, quella di favorire gli investimenti in sostenibilità ambientale e di accrescere la consapevolezza, tra gli imprenditori, che tali investimenti possano anche rappresentare una leva competitiva primaria. Un ruolo rilevante nell’orientare le imprese verso traguardi di sostenibilità ambientale è inoltre giocato dagli attori locali e tra questi, oltre ai soggetti istituzionali di governo, hanno un ruolo preminente anche gli istituti di ricerca ed i soggetti che offrono consulenza
e sostegno nell’innovazione, come appunto la SSIP. La stessa Camera di Commercio di Pisa, con la Fondazione ISI – Innovazione e Sviluppo Imprenditoriale, mette in campo diverse azioni per l’Economia Circolare, soprattutto per fare informazione e formazione, per contribuire a divulgare tale sensibilità tra gli imprenditori.
Quanto, a suo giudizio, la partita dei prodotti “circolari e sostenibili” è anche quella sulla qualità?
Il rapporto tra la sostenibilità ambientale e la qualità di un prodotto è molto stretto ed afferisce anche alla relazione qualità
prezzo. Non sempre è vero che ad un prezzo accessibile corrisponda bassa qualità e che un prezzo elevato sia indice di alta, mentre è spesso vero che realizzare soluzioni sostenibili può richiedere strumenti e lavorazioni particolarmente dispendiosi per le aziende. E’ importante dunque riuscire a contemperare tutte le variabili in gioco. La sostenibilità non può andare a detrimento della qualità di un prodotto e quindi razionalizzare e ottimizzare i processi deve riuscire a mantenere un buon rapporto qualità prezzo. Un prodotto sostenibile e “circolare” ha un forte valore etico aggiunto che il consumatore attento sicuramente riesce ad apprezzare, ma non fino ad accettare cadute significative di qualità o prezzi che a questa non siano proporzionati.
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