La conceria italiana e il PNRR

 

A cura di Fulvia Bacchi, Consigliere SSIP e Direttore UNIC

Pubblicato su CPMC 1/2022

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza costituisce certamente un importante strumento per il rilancio dell’industria italiana, con la promozione di una vasta serie di iniziative trasversali, finalizzate non solo a favorire gli investimenti nelle tecnologie industria 4.0, ma anche in specifici interventi e la realizzazione di programmi di finanziamento mirati per supportare le imprese italiane sui mercati internazionali.

 

Il 25 marzo 2021 sono stati pubblicati i bandi relativi ai cosiddetti contratti di sviluppo, uno strumento agevolativo, e il ministro Giorgetti ha parlato nell’occasione di uno strumento fondamentale per creare sviluppo e occupazione, che va incontro non solo alle necessità di gestire l’impatto economico e sociale della transizione digitale e green, ma anche gli effetti del conflitto Russia-Ucraina sulle nostre filiere industriali. Per l’industria conciaria, inserita in tali provvedimenti, è un’occasione importante, che può e deve segnare una svolta definitiva per il suo futuro. Non mancano certo zone d’ombra e debolezze di fondo nei provvedimenti previsti in ambito PNRR, che dovranno essere poi oggetto di aggiustamenti. Nel frattempo va segnalato che molte sono le concerie che hanno già avviato investimenti per la trasformazione digitale e per un’innovazione a 360 gradi, compresa quella di modelli organizzativi che permettano di utilizzare informazioni, dati, competenze quali volano di sviluppo.

 

Tuttavia ciò non sarà sufficiente se non verranno attivate ulteriori sinergie di filiera con azioni comuni su ricerca e innovazione.
L’impegno per ridurre l’impronta complessiva della produzione conciaria va affrontata nell’ottica di una simbiosi industriale.
Il 18° rapporto di sostenibilità UNIC, appena pubblicato, ci offe un quadro molto significativo dell’impegno del settore verso la transizione ecologica. Per i consumi, in particolare, vanno segnalati quelli relativi al consumo di energia, di acqua e di ausiliari chimici calcolati per metro quadro di pelle finita prodotta negli ultimi 20 anni, abbiamo ridotto quasi del 40% i consumi energetici e del 15% quelli idrici. Dati. La strada è avviata e credo che il nostro settore saprà rispondere alla sfida green con contenuti che non siano solo di facciata, come del resto ha già ampiamente dimostrato di saper fare.

 

Vuoi ricevere la copia di CPMC? Iscriviti QUI per leggere la rivista ufficiale della Stazione Pelli e non perderti i prossimi numeri.

 

Minimum 4 characters