Settore conciario, esempio di eccellenza del Made in Italy

Intervento a cura di Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy

Articolo comparso su CPMC, 1/2023

 

Il primo atto di questo Governo è stato modificare il nome del ministero in Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Un cambiamento profondo e non meramente lessicale che rispecchia perfettamente la nuova mission che questo dicastero vuole perseguire: la valorizzazione, la tutela e il rilancio del sistema Paese e del Made in Italy nel mondo. Con il termine Made in Italy non si intende semplicemente “fatto in Italia”, ma si fa riferimento a un vero e proprio brand riconosciuto all’estero come prodotto bello, di qualità, innovativo e oggi anche sostenibile.

Un perfetto esempio della eccellenza del Made in Italy è l’industria conciaria italiana, settore leader nella nostra economia per l’elevato sviluppo tecnologico e qualitativo e per il suo ruolo strategico nei confronti della moda e dei manufatti di utilizzo quotidiano. L’antico mestiere delle concerie rappresenta un modello industriale tipico della nostra economia basato su uno schema distrettuale dominato dalle piccole imprese specializzate per la tipologia della lavorazione e la destinazione merceologica. In Italia i nostri 3 distretti principali, in Veneto, Toscana e Campania, sono il fiore all’occhiello di un tessuto industriale spesso a conduzione familiare cui si affiancano realtà di grandi dimensioni con fatturati che superano la soglia dei 100 milioni di euro. La filiera è il punto di riferimento internazionale per i beni di consumo di fascia alta: conta più di 1.100 aziende con un fatturato annuale di 5 miliardi di euro di cui il 75% destinato all’export; la produzione vale il 65% del totale dell’Unione europea e un quinto della produzione mondiale. Numeri che da soli mostrano la solidità, la qualità e la straordinaria eccellenza di un grande settore italiano. Un’arte che mantiene le sue origini artigiane ma che negli anni ha avviato un inevitabile processo di transizione verso un’economia sostenibile da applicare sotto il profilo della sicurezza per salute e ambiente, delle tutele sociali e della competitività sulle principali sfide green moderne: nel tempo il comparto ha segnato una progressiva riduzione dei consumi nella misura del 25% per l’energia e del 13% per l’acqua. Soprattutto, da oltre 40 anni, è un esempio tra i più virtuosi nel panorama dell’economia circolare riuscendo a utilizzare come materia prima seconda lo scarto proveniente dal settore alimentare che alleva e abbatte il bestiame.

Sono numerose le iniziative a sostegno di un settore prioritario che il Ministero porta avanti sia a livello europeo che nazionale. Faccio riferimento al Regolamento Reach for textile, entrato in vigore dal 2007, sul quale siamo attivamente impegnati attraverso un apposito helpdesk che offre un servizio gratuito volto a fornire informazioni e assistenza tecnica. Da luglio 2022 stiamo partecipando attivamente ai negoziati in sede europea nell’ambito del Regolamento Ecodesing per assicurare che gli operatori economici dispongano di un adeguato tempo di transizione nell’adattare la produzione ai nuovi requisiti e limitare i gravosi obblighi in termini di divieto di distruzione dell’invenduto e del passaporto digitale sui prodotti riciclabili. Stiamo seguendo con attenzione il negoziato europeo concernente la Proposta di Regolamento relativo alla messa a disposizione sul mercato comunitario dei prodotti associati alla deforestazione tra cui è inserita, insieme alla carne, al legno, alla soia e al caffè, anche la pelle. Tale scelta è stata effettuata senza la consultazione delle rappresentanze industriali di filiera e rischia di determinare una pesante ricaduta: il Ministero ha avviato un’azione di sostegno e tutela volta a ottenere l’esclusione dei prodotti della pelle dalla sfera di applicazione di tale Regolamento.

A livello nazionale, tra le misure a sostegno dell’industria conciaria, gravemente danneggiata dall’emergenza covid, ricordo la messa a disposizione di 10 milioni di euro di contributi a fondo perduto. Più di recente, grazie alla cooperazione tra il Mase e il Mimit, è stato definito lo schema di decreto in materia di responsabilità estesa del produttore (EPR) – adesso oggetto di consultazione pubblica – che introduce importanti novità per la filiera dei prodotti tessili di abbigliamento, calzature, accessori e pelletteria. Tutte le scelte mirano a una maggiore sostenibilità e innovazione del settore accompagnato dalla responsabilità sociale, obiettivi che rappresentano un’importante opportunità di rafforzamento per il sistema industriale conciario.

Inoltre, siamo in campo con numerose azioni per la lotta alla contraffazione, un fenomeno che colpisce tutto il comparto della moda e del tessile. Ricordo che nel mercato del falso gli accessori, l’abbigliamento e le calzature si trovano al primo posto, con un valore dei consumi stimato in oltre 2 miliardi di euro, corrispondente al 32% del totale della spesa. Nell’ultimo triennio si è registrata una riduzione del 16,5%, ma i numeri restano preoccupanti: il 70% della cifra d’affari illegale è riconducibile alle borse per donna; seguono la piccola pelletteria e cinture con il 20%, infine la valigeria e gli articoli da viaggio con un’incidenza più modesta, trattandosi in gran parte di articoli di importazione low cost con contenuta presenza di brand noti. A contrasto della contraffazione abbiamo identificato un pacchetto di iniziative: dall’introduzione di nuove norme che accelerano la distruzione della merce sequestrata, alla diffusione della cultura della legalità mediante campagne di sensibilizzazione e alla promozione della tracciabilità dei prodotti attraverso anche le innovazioni digitali.

Sono convinto che attraverso la collaborazione tra istituzioni e il tessuto industriale nazionale e locale possiamo rendere questo settore sempre di più leader mondiale portando la genialità tipica della cultura, della tradizione secolare e dell’innovazione del Made in Italy, a essere esempio mondiale di eccellenza.

 

 

 

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