Ricerca – imprese: sinergia vincente per la competitività del settore conciario

Intervista a Rino Mastrotto, membro del CdA SSIP

Articolo pubblicato su CPMC 1/2023

 

Cuoio e Made in Italy: dicotomia consolidata, connessione stabile e duratura ma anche difficile. Come può il settore difendere il suo primato considerata la mutevolezza delle tendenze e dei gusti dei consumatori?

 

Il comparto della concia non si è mai fermato, nonostante le difficoltà siamo sempre andati avanti, d’altra parte è il dovere di chi fa impresa. Bisogna stare però molto attenti: in troppi si affidano solo alla teoria, ma la verità è che oggi non è più ammesso sbagliare, il futuro bisogna crearselo con le proprie mani. Circa 50 anni fa anni fa il futuro eravamo noi italiani, poi nel corso degli anni è accaduto qualcosa: alcuni eventi, insieme all’ingordigia di qualcuno, ci ha fatto perdere terreno in termini di competitività. Adesso dobbiamo recuperare, ricordarci del passato per poi immaginare e guidare nuovamente il futuro. I consumatori cambiano in continuazione gusti e tendenze: allo stesso modo noi dobbiamo cambiare strategia per mantenere questa supremazia e magari anticipare, ove possibile, i cambiamenti. L’Italia dovrà puntare sulla qualità, rispetto ai paesi emergenti. Il nostro Paese ha ancora molte carte da giocare, e una strategia di altissima qualità da poter immaginare, definire e piazzare sul mercato. Abbiamo la caratteristica di essere sempre all’avanguardia, se gli altri provano ad imitarci, noi puntualmente ci riposizioniamo in avanti puntando su competitività e produttività.

 

L’industria conciaria ha lavorato molto, in tempi recenti, per assicurare un livello adeguato di sostenibilità di prodotti e processi. Possiamo dire che oggi la sostenibilità è finalmente entrata in modo stabile a far parte del DNA delle nuove generazioni di concerie?

 

La sensibilità su certi temi sta crescendo sempre di più, ma devo dire che già da parecchi anni il nostro settore crede molto in questa direzione e ci lavora con impegno. E’ cresciuta molto, rispetto a una trentina di anni fa, la componente chimica della produzione delle pelli, e la competitività oggi passa per la creazione di un prodotto ecosostenibile che sia tale nei fatti e non solo sulla carta. Oggi c’è maggiore attenzione da parte delle concerie sulle cose giuste da fare, e quindi c’è maggiore consapevolezza anche a livello culturale della utilità e necessità della ecosostenibilità.

 

Quali azioni bisogna mettere in campo affinché l’industria conciaria italiana possa essere sempre più circolare?

 

Abbiamo bisogno, in generale, di idee e progetti concreti volti alla sostenibilità e alla circolarità sui quali

lavorare. Bisogna pensare a un futuro da costruire insieme, puntare al benessere ecologico e collettivo da raggiungere, e non a quello delle singole persone. Dobbiamo pensare prima alla difesa del settore, alla sopravvivenza di tutti e ad “allargare la torta”, e solo dopo alla sana competizione tra singoli. Altrimenti rischiamo di non andare avanti.

 

Lo sviluppo di un settore necessita sempre di un ampio ricorso a tecnologie innovative, ed il cuoio è un settore notoriamente tradizionale: in che modo potrà comunque affrontare e superare le nuove sfide della competitività? E quale ruolo potrà giocare, in questo scenario, la ricerca anche in considerazione degli strumenti offerti dal PNRR?

 

Il cuoio è un grande valore che rappresenta la tradizione. Ma la necessità di innovare resta sempre valida. Sono due direzioni che potrebbero sembrare contrastanti, ma il punto d’incontro in realtà c’è e si può facilmente  individuare: è lo stretto rapporto con il consumatore finale, che va sempre mantenuto. La conceria deve saper creare questo dialogo e poi prendersi cura di unire gli elementi di innovazione e tradizione. Si tratta di un paradigma completamente nuovo, quello che definiamo “la conceria 4.0”. Dobbiamo stare attenti, però: quando nel recente passato abbiamo cercato di digitalizzare troppo in fretta il settore, abbiamo riscontrato problemi perché si è persa di vista la sensibilità e la vision collettiva. I progetti del futuro vanno invece prima pianificati con attenzione su carta, e solo dopo una adeguata formazione delle risorse umane interessate vanno implementati. Bisogna rendere la ricerca funzionale alle esigenze delle imprese. La SSIP svolge un ruolo fondamentale per tante imprese attraverso la ricerca realizzata per loro conto. In alternativa, sarebbe complesso fare ricerca sperimentale in azienda. Per questo motivo deve crescere la collaborazione fra imprese e ricercatori. Bisogna capire le vere esigenze delle imprese in modo che i ricercatori possano lavorare in modo mirato per una rapida applicazione delle soluzioni. Il nostro settore risente anche di una eccessiva presenza di interlocutori che stentano a trovare armonia e bloccano il processo. Il lavoro oggi arriva non perché si è competitivi, ma solo se si fanno le cose nel modo giusto in cui si “devono” fare. Oggi bisogna “costruire”, non “osservare”. L’azienda di oggi non può essere una conceria “delle chiacchiere” ma deve essere un insieme di “funzioni d’uso da soddisfare”. Un tecnico qualsiasi può essere facilmente reperito sul mercato, ma quello che serve e fa la differenza sono la sua opera e la sua esperienza, che non possono essere acquistate. Solo ragionando su bisogni, strategie e costruzione del mercato, le aziende potranno ottenere un successo durevole nel tempo.

 

 

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