Profumo di cuoio e cuoi profumati
L’accettabilità dei materiali in cuoio destinati all’uso personale è determinata non solo dalle caratteristiche estetiche e di praticità ma anche da particolari attribuiti da percezioni sensoriali come il tatto e l’odore, l’insieme di tali percezioni influenzano le scelte del consumatore.
La parola cuoio, nell’industria dei profumi, rappresenta una nota aromatica comunemente usata per evocare l’aroma distinto del tessuto in pelle. Il profumo, che ricorda la pelle appena conciata, è caratterizzato da note coriacee calde, speziate e leggermente dolci. Per molti versi, la pelletteria e la profumeria hanno una storia simile, strettamente legata. Fin dall’antichità i guanti in pelle venivano profumati, ciò portò in seguito alla nascita della professione di maestro guantaio-profumiere. I profumi cuoiati sono stati principalmente adoperati nella profumeria maschile sebbene ormai per le collezioni di nicchia non esiste più distinzione di genere della fragranza rendendoli indossabili anche alla donna. La fragranza cuoiata rappresenta una famiglia olfattiva che evoca forti associazioni con l’odore di cappotti e giacche o l’interno di borse di pelle. I termini pelle o cuoio richiamano, nella mente del consumatore, una risposta emotiva che riporta a ricordi ancestrali legati persino ad un vecchio cappotto o cappello.
L’odore tipico è determinato dalla combinazione tra la fibra proteica (collagene) ed i principali prodotti utilizzati nel processo conciario con particolare riferimento ai tannini ed alle sostanze di natura grassa naturali o di processo.
Condizione fondamentale perché un odore possa essere percepito è che esso sia “annusato”, ciò significa che le sostanze odorose devono trovarsi allo stato aeriforme per poter essere inalate e venire a contatto con i recettori olfattivi della mucosa nasale.
Per la valutazione ed il tipo di intensità di un odore, per controlli di qualità o di molestia olfattiva, si ricorre in genere all’olfattometria, che consiste nell’analisi sensoriale olfattiva che viene presentata ad una giuria di persone selezionate (panel test).
Per effettuare, invece, un’indagine per la definizione quali-quantitativa dell’odore delle pelli o di altri odori “conciari” si ricorre all’uso di metodi analitico-strumentali. A tal proposito la determinazione dei VOC (Volatile Organic Compounds) risulta essere l’indagine strumentale più adatta che consiste in un’analisi gascromatografica con rilevatore a spettrometria di massa, accoppiata ad un sistema di campionamento “purge and trap”. La tecnica consiste nell’analisi gascromatografica delle sostanze estratte da un gas inerte, pre-concentrate in una trappola adsorbente e focalizzate criogenicamente; i composti organici volatili, inizialmente presenti nel campione, vengono “strippati” dalla matrice mediante gorgogliamento di un gas inerte (purging); il vapore così prodotto è convogliato all’interno di una trappola adsorbente capace di ritenere quantitativamente le sostanze estratte dal campione (trapping); al termine della fase estrattiva la trappola viene riscaldata, mentre un flusso di gas inerte la percorre in senso inverso (termodesorbimento).
Tuttavia, per creare le note di cuoio nei profumi non si utilizzano le sostanze che generalmente ritroviamo nel cuoio ma altre sostanze che ne richiamano l’odore caratteristico. Tra le sostanze più comunemente utilizzate troviamo il Castoreo (castoreum) che è il nome tradizionale della ghiandola del castoro maschio che produce una sostanza aromatica feromonale che l’animale spruzza sulle piante per marcare il suo territorio e per sedurre le femmine della sua specie. Tra le sostanze di origine vegetale abbiamo, invece, Cade (Juniperus oxycedrus) che produce un odore forte, affumicato e legnoso nonché altri materiali vegetali come catrame di betulla, zafferano, ginepro e ambra. Anche resine come il labdano (Cistus ladanifer) con odore balsamico e ambrato, lo storace (Styrax officinalis) con odore balsamico di vaniglia. Talvolta vengono utilizzate aldeidi o altre sostanze di sintesi progettate per ottenere un profumo simile alla pelle.
I parametri che possono influenzare l’odore tipico del cuoio sono:
– tipologia di lavorazione del pellame finito (tipo di conciante, altri prodotti utilizzati, manifattura dell’articolo)
– età cronologica del manufatto in pelle
Quest’ultimo parametro può essere condizionato dalla modalità di conservazione, ovvero se ad esempio una borsa viene tenuta per tanti anni in un armadio potrebbe presentare nel tempo un odore sgradevole.
La pelle è un biomateriale microporoso ed igroscopico con un’elevata superficie interna dovuta alla particolare struttura fibrosa del collagene.
In generale, i materiali fibrosi possiedono un buon potere isolante ma anche adsorbente.
Il collagene, costituente il tessuto fibroso del derma della pelle, è una fibra proteica particolarmente ricca di gruppi polari idrofili (-OH, -COOH, -CO-NH, NH2, ecc.); ciò unitamente alla grande superficie interna, conferisce al cuoio la proprietà di legare notevoli quantità di vapor d’acqua per adsorbimento senza che però si verifichi la sensazione di bagnato. Tuttavia, la pelle contiene anche gruppi lipofili che le consentono di instaurare legami con sostanze organiche come oli di essenze naturali profumati.
Ci sono diversi modi per profumare il cuoio: un vecchio rimedio è l’esposizione all’aria o l’utilizzo di bicarbonato per le sue capacità adsorbenti nei confronti delle sostanze volatili responsabili dei cattivi odori, in altri casi si ricorre all’uso di oli o balsami specifici per il cuoio, che possono essere applicati direttamente sulla superficie come l’olio di neatsfoot, l’olio di jojoba o l’olio di oliva. Questi oli possono nutrire il cuoio e donargli un piacevole profumo. Un altro modo per profumare il cuoio è utilizzare spray profumati, specifici per il cuoio, che possono essere spruzzati sulla superficie.
In un momento in cui i materiali hanno sempre più una doppia funzione, team di ricercatori hanno sviluppato ad esempio un metodo per impartire alla pelle un profumo di citronella duraturo nel tempo, utilizzando tecniche di polimerizzazione per incapsulare l’olio di citronella all’interno della pelle. L’olio di citronella incapsulato ha anche mostrato proprietà antimicrobiche contro batteri e funghi. Altri studi hanno riguardato l’utilizzo di specifiche microcapsule cationizzate contenenti profumo disperse all’interno delle rifinizioni superficiali.
A cura di
Dott.ssa Roberta Aveta – Tecnico di microscopia/servizi di diagnostica avanzata
Pubblicato il: 16 febbraio 2024 alle 09:25