Quali tecnologie per una conceria sempre più sostenibile?

 

A cura di Fulvia Bacchi, Consigliere SSIP-Direttore UNIC

 

Articolo Comparso su CPMC 3/2022

 

Sto scrivendo questo mio contributo per la rivista CPMC mentre a Sharm El-Sheik si aprono i lavori del COP27, come sempre tra speranze, ipocrisie e dura realtà dei fatti.

 

Il Consiglio internazionale dei conciatori ha predisposto un documento per l’occasione per ribadire il ruolo importante dell’industria conciaria e il suo impegno per l’ambiente. Un impegno che sta evolvendo molto rapidamente, anche se non viene sufficientemente valorizzato. Nel documento, infatti, si rimarca come la pelle ed il cuoio giochino un ruolo vitale nel contribuire alle sfide per il cambiamento climatico.

 

Una filiera che continuamente si interroga sulla sua compatibilità e convivenza col pianeta Terra è una filiera di grande valore, sempre attenta alla ricerca e all’innovazione, che sono i pilastri su cui si poggia il suo essere pienamente circolare. La conceria – continua il documento – è un’industria moderna, i prodotti chimici sicuri, è il materiale ideale per un futuro sostenibile.

Non viene fatto sufficiente cenno alle tecnologie ma è fuori da ogni dubbio che il ruolo principale nella trasformazione profonda dei nostri processi lo giocano e lo giocheranno proprio loro. Per le nostre imprese è infatti fondamentale saper riconoscere e adottare le più promettenti, quelle che possano dar vita ad un reale cambiamento. Il processo di sostenibilità ambientale, per un uso razionale delle risorse energetiche, idriche e chimiche, va portato avanti con la collaborazione indispensabile della catena di fornitura. Vedere i fornitori come partner e costruire con loro strategie ed obiettivi. In Italia questo già avviene e non è un caso che il settore conciario nazionale sia oggi ai vertici mondiali per qualità e sostenibilità.

Dobbiamo però stare attenti perché questa leadership può essere messa in discussione da strumenti subdoli che, in nome della sostenibilità, possono indebolirci. Fare sistema, collaborare tutti e reinvestire quote fisse dei margini per favorire la scalabilità dei modelli di business circolari è ormai imprescindibile, così come è necessaria la formazione di nuove figure professionali.

 

 

 

 

 

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