L’incontro tra ricerca ed imprese serve per fare l’innovazione

 

Intervista a ‘al Presidente Valter Tamburini della Camera di Commercio Toscana Nord Ovest

Apparso su CPMC 1/2024

 

La Ricerca al servizio delle imprese. A suo
giudizio è scelta strategica che funziona?
Direi più propriamente che la ricerca al
servizio delle imprese è scelta strategica che
deve necessariamente funzionare. È ormai
acclarato che l’incontro tra ricerca e impresa,
il dialogo tra intraprendenza economica e
conoscenza siano opzioni imprescindibili per
ottenere reale innovazione che è presupposto
per la competitività economica e per lo
sviluppo del territorio. Una consapevolezza, quella citata, che si è
definitivamente affermata in uno scenario
imprevisto in cui effetti pandemici e crisi
geopolitiche, con le severe conseguenze
economiche, hanno imposto di fronteggiare
una crescente pressione competitiva.

 

Imprese, Enti di Ricerca, Università. Una
volta dialogavano poco, negli ultimi anni
cresce la collaborazione. La sua idea?
I documenti del PNRR descrivono uno
scenario italiano caratterizzato dalla
prevalenza nettissima di PMI (il 99%
delle imprese esistenti) “attive in settori
tradizionali, particolarità che determina una
minore capacità d’innovazione e di attrazione
di capitale umano altamente specializzato”. Partiamo dunque dalla preponderanza
di una tipologia d’impresa che non è, per
sua natura funzionale e dimensionale, la
più adatta nel guardare alle opportunità
derivanti dalla ricerca scientifica. Una ricerca
che, d’altro canto, spesso non si è connessa
all’applicazione industriale e non è stata
messa nelle migliori condizioni per farlo.
Negli ultimi anni, connotati da grandi
transizioni, il cosiddetto “ecosistema
dell’innovazione” è comunque cresciuto ed
il legame tra mondo accademico, scientifico
e quello delle imprese si è fatto sempre più
stretto.

 

Il Pnrr. Più i ritardi o le opportunità messe in
campo?
Certamente è da premettere che le ingenti
risorse del PNRR in favore della ricerca e
del trasferimento tecnologico alle imprese
rappresentino un’opportunità irripetibile per
il nostro paese. La sfida è addirittura quella
di riuscire ad innescare un effetto virtuoso
che, partendo proprio dall’impiego di queste
risorse straordinarie, riesca a produrre
autofinanziamento futuro ad integrazione di
quello pubblico ordinario.
Tutti i soggetti che a vario titolo guardano all’evoluzione del Piano nazionale di ripresa
e resilienza concordano su una situazione
di ritardo, in termini di investimenti e di
riforme normative. La personale sensazione,
tuttavia, è che le opportunità siano state
comunque significative e molte ancora da
cogliere proficuamente, in un contesto di
inedita complessità che può giustificare
qualche ritardo sul cui recupero ritengo vi sia
diffusa consapevolezza di dover intervenire
responsabilmente.

 

Le nuove tecnologie e la sostenibilità? È
rispetto dell’ambiente ma è anche scelta
strategica che punta alla qualità dei
prodotti ed alla difesa delle eccellenze del
nostro Paese
“Smart manufactoring” e bioeconomia
rappresentano indubbiamente per l’impresa
un binomio vincente, da un lato per la
necessità di proporre al mercato prodotti
innovativi in termini di qualità e caratteristiche
e dall’altro per la crescente sensibilità dei
consumatori e dei clienti internazionali, nella
moda, nell’automotive, nell’arredo casa,
sempre più esigenti riguardo agli standard
di sostenibilità ambientale tanto da rendere
necessaria una vera e propria “business
strategy sostenibile” quale irrinunciabile leva competitiva. Il “Made in Italy” in particolare, per le
aspettative di elevata qualità che suscita, per
il compendio di valori che esprime, per la sua
forza identitaria e l’impatto culturale senza
eguali nel mondo, ha responsabilità molto
alte in questo senso. La tradizione, frutto del
genio italiano, ha il dovere e la necessità di
proiettarsi verso l’innovazione, di continuare a
distinguersi in rinnovate creatività e bellezza Il settore della pelle, in particolare, non è
escluso da questo processo e da tempo
sosteniamo che transizione green, transizione
digitale ed innovazione tecnologica siano
elementi della stessa sfida competitiva.

 

Rendere il cuoio un materiale moderno e
competitivo. Il Focus di questo numero.
Il comparto cuoio e pelli, in questi anni,
quanto si è saputo ‘reinventare’?

 

Il settore conciario italiano, espressione
di assoluta eccellenza nazionale, ha
oggettivamente intrapreso negli ultimi anni
la strada della produzione ecosostenibile.
Pur non disponendo delle specifiche
conoscenze tecniche, osservo un deciso
impegno anche nel nostro distretto di Santa
Croce, ricompreso nell’ambito territoriale
della Camera di Commercio della Toscana
Nord-Ovest, nel seguire protocolli di
prodotto e di processo che riducano impatti
ambientali secondo i dettami dell’economica
circolare e della responsabilità sociale. Risparmio idrico, recupero degli scarti,
contenimento di emissioni climalteranti,
riduzione della chimica nel trattamento dei
reflui, impiego di fonti energetiche rinnovabili,
certificazioni delle produzioni fanno ormai
parte dell’agenda quotidiana del settore.
L’elemento più sfidante, in questa fase di
spiccata diffusione di materie di scarsa
qualità alternative al pellame naturale, è
dunque quello di riuscire a garantire prodotti
naturali sempre più performanti e comunque
un cuoio dalle caratteristiche invariate
nonostante i cambiamenti in atto nei processi
conciari, sempre più improntati al rispetto
ambientale e alla circolarità.

 

 

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