Innovazione sostenibile e circolare dei prodotti per il Made in Italy

Intervista a Fabrizio Cobis, Dirigente Ministero dell’Università della Ricerca

Apparso su CPMC 1/2024

 

Dal PNRR sempre nuove opportunità per la ricerca, in Programmi imponenti, come Il partenariato Esteso MICS, in cui la ricerca di base è a portata di impresa e dove il mondo pubblico e privato sono “costretti” a trovare un linguaggio comune: un’esperienza complessa. A che punto siamo? 

Tutti i programmi progettuali finanziati dal nostro Ministero con le risorse del PNRR, compreso MICS, sono partiti verso la fine
del 2022; si tratta di 30 grandi programmi progettuali (5 Centri Nazionali, 11 Ecosistemi dell’Innovazione, 14 Partenariati Estesi) per un costo complessivo di 4,7 miliardi di euro e un totale di agevolazione PNRR riconosciuta pari a 4,5 miliardi di euro.
Dopo un iniziale e prevedibile avvio rallentato, ora l’andamento sta assumendo un ritmo più soddisfacente, sia sul piano della spesa sia per quanto riguarda l’avanzamento delle attività scientifiche e il conseguimento dei risultati via via previsti.

 

La sensibilizzazione delle imprese sul tema dell’importanza strategica della ricerca quanto è importante? Per garantire concreti
avanzamenti scientifici e tecnologici questa propensione potrà costituire la base per una Nuova Cultura d’impresa, soprattutto nel panorama del Made in Italy?

 

Tutta la parte del PNRR attribuita al MR e finalizzata agli investimenti in ricerca e innovazione è denominata, non a casa, “dalla ricerca all’impresa”, secondo l’idea che solo attraverso una profonda, stabile e strutturale interazione tra mondo pubblico e privato della ricerca possono conseguirsi, e anche velocemente, risultati che consentano al sistema economico e sociale del nostro paese di essere sempre più competitivo su scala globale.

 

Come impatta, a Suo avviso, questa strategia di collaborazione tra impresa e ricerca sull’immagine del nostro Paese,
in un contesto comunitario sempre più esigente, sui temi della sostenibilità, del risparmio delle risorse, dell’impiego di fonti rinnovabili per la produzione di beni di largo consumo?

 

Ha un grande impatto e direi non solo per quanto riguarda l’immagine del Paese. I temi indicati rappresentano questioni di fortissima attualità, di straordinaria rilevanza per le sorti del nostro Paese come di tutto il pianeta, con un immediato coinvolgimento dell’opinione pubblica. Che vi siano così ingenti risorse destinati ad accrescere le conoscenze scientifiche e le relative traduzioni in soluzioni innovative costituisce a mio avviso una enorme opportunità che abbiamo tutti il dovere di non disperdere.

 

Dal PNRR opportunità, lei spesso dice senza precedenti ed imponente, ma anche oneri: rispetto dei tempi, necessità di garantire una programmazione efficace e di garantire obiettivi tangibili; com’è lo stato dell’arte?

 

Come dicevo prima, la complessiva macchina che, all’interno e all’esterno di questi grandi programmi progettuali, ha avuto bisogno di un periodo di rodaggio, necessario a comprendere la portata dell’operazione, le nuove regole, le tempistiche; oggi, a più di anno dalla partenza, possiamo dire che siamo tutti cresciuti in questa consapevolezza, riuscendo in larga parte a orientare il proprio lavoro, secondo schemi e modelli organizzativi nuovi. Penso si possa dire che ciò rappresenta uno dei più importanti risultati che il PNRR sta conseguendo, anche in ottica di prospettiva futura.

 

Quanto può impattare nello sviluppo delle nostre imprese l’adozione di una cultura aziendale più attenta alla valorizzazione del capitale umano? (formazione di giovani uomini e donne, che potranno concretamente parlare il doppio linguaggio della ricerca e dell’impresa) 

 

Questo è un altro dei grandi obiettivi delle risorse che il PNRR ci ha assegnato: aumentare la dimensione quantitativa e qualitativa del personale impegnato nelle attività di ricerca e innovazione, abbassandone l’età media e potenziando la presenza del genere femminile. Ebbene, i dati che abbiamo ci dicono che ci stiamo riuscendo e anche molto bene direi: In questi progetti, risulta al momento una presenza di ricercatori attivi, di circa 21.800 unità, con una età media di 47,02 anni, e una
percentuale di presenza femminile pari al 39,5%. Ciò che è interessante notare è che nell’ambito di questa “popolazione”, un numero di circa 6200 ricercatori sono stati appositamente reclutati grazie alle risorse del PNRR: l’età media di tali risorse è di 34,1 anni e la percentuale della presenza femminile è del 47% (superiore al target europeo assegnato ai ns progetti, che era del 40%). I nuovi reclutati hanno quindi prodotto due importanti effetti: abbassato l’età media del personale di ricerca attivo nei progetti (da 51,6 anni a 47,3 anni) ed alzato la presenza femminile (dal 36,7% al 39,5%).

 

 

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