Tag: ufficio normazione

Determinazione bisfenolo A ed altri bisfenoli nel pellame e nei chemicals

Il Bisfenolo A (BPA, n. CAS: 80-05-7) è un prodotto di sintesi della reazione tra due fenoli ed una molecola di acetone impiegato nella produzione delle plastiche in policarbonato (molto diffuse per le proprietà di trasparenza, resistenza termica e meccanica), utilizzate nei recipienti per uso alimentare, e nelle resine epossidiche che compongono il rivestimento protettivo interno presente nella maggior parte delle lattine per alimenti e bevande, così come nella carta termica degli scontrini e nei dispositivi odontoiatrici.

A livello della comunità europea, a causa dei dubbi sui suoi effetti sulla salute umana, il suo utilizzo è stato però via via limitato: dal 2009 è inserito nell’elenco delle sostanze vietate nei prodotti cosmetici (Regolamento (CE) 1223/2009) e dal 2011 il suo uso è vietato per la fabbricazione di biberon di policarbonato per lattanti (Regolamento (UE) 321/2011). Ne è comunque permesso l’utilizzo nelle plastiche a contatto con gli alimenti con un limite di migrazione nel cibo di 0,05 mg/kg.

Con la classificazione nel 2017, secondo i criteri del Regolamento europeo sulle sostanze chimiche REACH, del BPA come tossico per la riproduzione (categoria 1B) e interferente endocrino (ED) è stato posto tra le SVHC (sostanze particolarmente preoccupanti) con il conseguente limite di 0,02% in peso nella carta termica (Entry 66 Annex XVII Reach).

Queste restrizioni, e le attenzioni dell’opinione pubblica, hanno portato i produttori a sostituire il BPA con sostanze strutturalmente simili, ovvero altri bisfenoli, che infatti svolgono una funzione analoga nei materiali in cui vengono impiegati, così come ha dimostrato una recente indagine di ECHA. Questi bisfenoli alternativi al momento non sono classificati ED, anche se su di loro sono in corso numerosi studi ed anche richieste di regolamentazione, al pari del bisfenolo A, come ad esempio nella richiesta presentata dalla Germania ad ECHA nel corso del 2020. Ricordiamo che le richieste di restrizione Reach prevedono un iter molto strutturato, in cui i vari stakeholder possono intervenire fornendo dati e valutazioni sia dal punto di vista scientifico che socio-economico, di cui la ECHA tiene conto nelle valutazioni finali che portano all’eventuale restrizione. Infatti, il principio cardine del Reach è che una sostanza viene tolta dal mercato solo se esiste un sostituto comparabile.

A causa di questi motivi il BPA è presente in numerosi capitolati dei clienti delle concerie, e nelle MRSL di ZDHC, così come rientra nella lista dei sensibilizzanti cutanei di cui è in corso una richiesta di restrizione presso ECHA. 

Il BPA è una sostanza che non dovrebbe essere presente né nelle pelli né nei prodotti conciari perché non rientra nel ciclo produttivo. Invece alcuni altri bisfenoli, che attualmente non sono soggetti ad alcuna restrizione, sono presenti in alcuni riconcianti sintetici perché monomeri coinvolti nella reazione di polimerizzazione o side-product.

Non esiste ancora un metodo ufficiale per determinare la quantità di bisfenoli presente nel pellame, così come nei prodotti chimici, quindi è necessario avere al più presto un metodo che dia risultati ripetibili e riproducibili, validato attraverso gli step previsti dal processo di standardizzazione. A tale scopo a livello di commissione europea di normazione, CEN/TC 289, una proposta di metodo per determinare la quantità totale di bisfenoli A, B, S, F nel pellame è stata presentata dal CTC nel febbraio 2021. La commissione di normazione italiana UNI, nella recente riunione di marzo 2021, ha deciso di utilizzare un approccio olistico e organizzare un interlab che interessa sia la CT/013, che si occupa di analisi sulle pelli, che il Gruppo di lavoro CT/013-GL01 che si occupa di analisi sui prodotti chimici, allo scopo di analizzare sia le pelli che i sintani utilizzati per riconciarle. Obiettivo dell’Interlab è quello di verificare l’efficacia di diversi approcci analitici proposti, utili sia a determinare il contenuto totale che quello estraibile (visto che si parla anche di sensibilizzazione cutanea), ma, nel contempo, fondamentali per comprendere le correlazioni esistenti tra quantità presenti nei prodotti e nelle pelli riconciate, valutando il livello di estraibilità e di fissazione alla struttura della pelle. Nella riunione europea CEN del 24 marzo, l’Italia ha presentato la strategia proposta, ed altri laboratori europei hanno dato la propria disponibilità a partecipare all’interlab; al momento i campioni sono già stati preparati ed in distribuzione presso i laboratori e nel corso delle prossime settimane si entrerà nel vivo della sperimentazione.

Dott.ssa Tiziana Gambicorti
Responsabile Ufficio Normazione
Esperto commissioni Cuoio UNI, CEN e ISO-IULTCS

Minimum 4 characters