Nell’ultimo appuntamento con il Punto di Assomac, affrontiamo il tema dell’ottimizzazione di utilizzo e riutilizzo delle risorse energetiche applicate nell’industria della moda.

 

Il modo più efficace attraverso il quale l’industria della moda può raggiungere un’ambiziosa riduzione delle emissioni sulle filiere di abbigliamento e calzature è quello di concentrarsi sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica lungo tutta la catena del valore, con una particolare attenzione sui passaggi che hanno un maggior impatto sul ciclo vita, piuttosto che puntare sull’incremento dell’economia circolare. Solo un’economia circolare dove possano essere saltati molti passaggi della catena, attraverso il riuso dei tessuti o del cuoio, può consentire una riduzione consistente degli indicatori.

 

Occorre vedere quali azioni realmente misurabili si possono intraprendere per confrontare i processi produttivi tradizionali con altri processi produttivi alternativi, calcolando i reali benefici dell’energia rinnovabile, una provata maggiore efficienza energetica e l’applicazione dell’economia circolare.

 

I fornitori di tecnologia devono contribuire a costruire delle tabelle di processo che indichino i consumi alla luce di una panoramica che vada dai combustibili fossili fino all’energia solare, oltre a mostrare dei calcoli di confronto nelle metodologie di processo, che specifichino tutte le ricadute positive (o negative).

 

Si è visto che stabilire un obiettivo del 60% di energia rinnovabile sull’intera industria per il 2030 produrrebbe dei risultati incoraggianti in termini di cambiamenti climatici (riduzione del 39%) e anche di consumo di acqua dolce (16,9% di riduzione) e sulla salute umana (11,5% di riduzione delle malattie), il che dimostra il valore di un approccio multi fattoriale.

 

Con un obiettivo di produttività energetica al 60%, l’industria potrebbe ridurre i suoi impatti sul cambiamento climatico e sulla salute rispettivamente del 41,6% e del 40,8% riducendo anche il suo consumo di acqua dolce del 28,5%.

 

Stabilendo al 40% l’obiettivo dell’economia circolare, i dati evidenziano il potenziale in termini di impatto. Un cambiamento così significativo potrebbe portare l’industria dell’abbigliamento e della calzatura a diminuire il suo impatto sul cambiamento climatico di circa il 6% e sul consumo di acqua dolce di circa il 4%, riducendo inoltre la sua influenza negativa sulla salute umana del 3%. Complessivamente, il potenziale di riduzione di questo punto è significativamente più basso rispetto alle energie rinnovabili o all’efficienza/produttività energetica.

 
 

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