La nuova industria 4.0 nei suoi dettami racchiude, nell’ambito dell’imprescindibile legame con l’innovazione, le risposte per ripensare nuovi modi più efficienti e sostenibili di produzione e di consumo.
Pubblicato su CPMC 2/2021
a cura di Luigi Nicolais, Consigliere scientifico SSIP
Nel 1972, il Club di Roma, una associazione non governativa, non-profit, di scienziati, economisti, uomini e donne d’affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato di tutti e cinque i continenti, commissionò al MIT uno studio scientifico “Limits to Growth” (limiti allo sviluppo), per studiare il problema dei limiti dello sviluppo ponendo in evidenza l’esistenza di un ostacolo alla crescita economica causato dalla scarsità di alcune risorse presenti in quantità fissa in natura.
Oggi questa contrapposizione paradigmatica è confermata e resa più complessa da una globalizzazione che non funziona e rischia di compromettere la tutela dei livelli minimi ecologici. L’Europa con la firma degli Accordi di Parigi ed il recente Green Deal ha deciso di avviare un cambio di rotta attraverso una risposta sonora alle complesse problematiche ambientali e sociali, senza rinunciare ad accrescere il proprio sistema produttivo con una nuova politica industriale volta alla sostenibilità e
all’innovazione. La nuova industria 4.0 nei suoi dettami racchiude, nell’ambito dell’imprescindibile legame con l’innovazione, le risposte per ripensare nuovi modi più efficienti e sostenibili di produzione e di consumo. Quindi gli obiettivi non sono più relativi solo a principi di redditività, ma sono legati soprattutto al benessere di comunità e alla tutela e valorizzazione dell’ambiente. In questa prospettiva, la gestione sostenibile delle risorse naturali passa attraverso un duplice approccio: uso efficiente e riduzione degli sprechi e processi di recupero e riutilizzo in conformità alle normative ambientali. Una società resiliente ai cambiamenti climatici e caratterizzata da un uso strategico delle risorse e da basse emissioni di carbonio, rappresenta la nuova sfida e il nostro Paese deve necessariamente seguire la prospettiva europea di transizione attraverso iniziative concrete e creative.
Fare sistema tra le PMI con la costituzione di un ecosistema dell’innovazione, come stiamo facendo in Campania, rappresenta una grande sfida per il nostro tessuto imprenditoriale soprattutto in ambito di manifattura, al fine di poter consolidare la propria presenza nelle catene del valore globale e trasformare i problemi del sistema produttivo in opportunità. La richiesta di un principio di trasparenza e di più informazioni in merito ai processi produttivi comporterà una riduzione drastica dei fenomeni illeciti sia in fase di produzione che di smaltimento dei rifiuti. Abbiamo bisogno di comportamenti virtuosi e del fatto che sempre più imprese adottano i principi di sostenibilità, perché queste ultime saranno premiate dal mercato. Oggi i consumatori sono sempre più green e consapevoli di voler fare acquisti tracciabili e di qualità. Qui entrano in gioco i materiali e la necessità di razionalizzare l’uso delle risorse materiche che devono seguire i principi dell’eco-innovazione e dell’eco-design, al fine di sostituire materiali non rinnovabili con materiali rinnovabili, riciclabili, compostabili. Per migliorare le proprie performance, le
aziende hanno bisogno anche della transizione digitale, dell’industria 4.0 e di tutte le tecnologie abilitanti che sono alla base di quei servizi che possono migliorare la customer experience.
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