La vera partita è la rivoluzione green dell’intera filiera della moda

 

Intervista a Gilberto Dialuce, Presidente ENEA (a cura di Gaetano Amatruda, Ufficio Stampa SSIP)

Pubblicato sulla rivista CPMC n.3 (2021)

 

Presidente, l’ENEA gioca in questo momento storico un ruolo fondamentale. Nel pieno della transizione ecologica quali le vostre sfide?

Le nostre sfide sono quelle del Paese, di mettere a disposizione strumenti e servizi che consentano di raggiungere i nuovi
obiettivi di decarbonizzazione europei. In questa fase di attuazione del PNRR e del Green Deal, l’ENEA si trova nella posizione ideale per fare da perno tra ricerca, innovazione, sperimentazione, trasferimento tecnologico e sviluppo industriale per accrescere sostenibilità e competitività in tutte le attività economiche; inoltre vogliamo dare un contributo concreto alla realizzazione del Piano italiano per la transizione ecologica, mettendo a disposizione le nostre competenze e infrastrutture per gli ambiti tematici coinvolti, dall’economia circolare all’efficienza energetica, dalla mobilità sostenibile alla qualità dell’aria, dal contrasto al dissesto idrogeologico alla tutela delle risorse idriche, della biodiversità, del mare.

 

Quanto è importante il gioco di squadra e la collaborazione con le Istituzioni, con il Governo? Con gli Enti di Ricerca?

È fondamentale. Collaborazione e gioco di squadra sono scritti nel nostro DNA. Perché l’ENEA è prima di tutto un ente di ricerca posto sotto la vigilanza del Ministero della Transizione Ecologica e per tutti i suoi ambiti di competenza lavora a fianco di istituzioni, associazioni di categoria, pubblica amministrazione, enti di ricerca, università e organismi internazionali. Questo ci permette di mettere “a sistema” competenze e infrastrutture a tutti i livelli. Ad esempio nel campo della fusione l’ENEA ha promosso il progetto DTT coinvolgendo numerosi enti di ricerca quali i Consorzi RFX e Create, INFN, Politecnico di Torino, Università della Tuscia, Milano Bicocca e Roma Tor Vergata.

 

Lei, che ha maturato una grande esperienza in questi campi, ha spesso parlato della necessità di cambiare il paradigma culturale in relazione a questi temi. Perché?

 

Il cambiamento culturale è uno dei pilastri sui quali deve poggiare la transizione ecologica, attraverso il coinvolgimento dei
decisori politici, la pubblica amministrazione, imprese e cittadini. A maggior ragione oggi che il Paese è chiamato al raggiungimento di obiettivi molto ambiziosi in fatto di transizione energetica, lotta al cambiamento climatico e riduzione emissioni di CO2. Si tratta di un processo nel quale la ricerca e l’innovazione giocheranno un ruolo da protagoniste per favorire la trasformazione degli stili di vita. Questo significa avviare strategie di economia circolare che, oltre a valorizzare scarti e rifiuti, possano includere l’eco-design e l’allungamento della vita dei prodotti.

 

Con la sua presidenza l’ENEA ha puntato molto sulla formazione. Sul dialogo con le nuove generazioni. Quale il riscontro registrato?

 

Investire sui giovani significa dare una spinta decisiva al cambiamento verso la transizione energetica ed ecologica. Solo attraverso il dialogo con le nuove generazioni possiamo dare concretezza ad un modello di sviluppo più equo e sostenibile e noi, come istituzione di ricerca, possiamo contribuire al processo formativo nel processo decisionale mettendo a disposizione informazioni, soluzioni tecnologiche e dati. La scuola rappresenta un terreno formidabile che ci vede impegnati a 360 gradi per l’approfondimento di tematiche quali lo sviluppo sostenibile, il cambiamento climatico, l’economia circolare, le fonti rinnovabili, l’efficienza e il risparmio energetico, l’inquinamento di aria, acqua, suolo, la sicurezza alimentare. L’ENEA, inoltre, è tra gli attori del piano RiGenerazione Scuola, nato su iniziativa del Ministero dell’Istruzione, che unisce istituzioni, enti, organizzazioni territoriali e tutta la comunità scolastica per favorire una transizione ecologica e culturale.

 

Il mondo della pelle sta cambiando, le trasformazioni sempre più evidenti. In questo settore e non solo. Quanto è importante la
ricerca?

 

L’industria europea di concia della pelle è da tempo impegnata per lo sviluppo sostenibile delle produzioni dal punto di vista sociale e ambientale. In quest’ottica, la ricerca può certamente giocare un ruolo di primo piano, ad esempio per migliorare la sostenibilità del processo di concia che richiede un utilizzo intensivo di prodotti chimici di sintesi. Questi ultimi potrebbero essere sostituiti, almeno in parte, da prodotti di origine naturale applicando anche modelli di economia circolare e di simbiosi industriale al fine di ridurre l’impatto ambientale complessivo dei processi.

 

 

 

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