Parola d’ordine, qualità: quanto, e in che modo, è percepito questo concetto nelle realtà imprenditoriali italiane?

Il nostro paese è rinomato nel mondo per la qualità delle sue produzioni in particolare nei settori del lusso, della moda, dell’alimentare, dell’automobile e del design. Credo che tale concetto sia altamente percepito e valorizzato nelle realtà imprenditoriali italiane costituendo la principale leva competitiva sul mercato nazionale ed internazionale. Obiettivi di alta qualità che nelle nostre imprese si declinano in vario modo: dal conseguimento delle certificazioni, agli investimenti in ricerca e innovazione, dalla sostenibilità e responsabilità sociale, ad una gamma di servizi al cliente che vada ben oltre il semplice acquisto del prodotto.

Il Made in Italy è da sempre sinonimo di qualità, ma come contrastare o almeno limitare l’invasione di prodotti di scarsa qualità provenienti dai mercati orientali?

Contrastare tale fenomeno non è semplice ed impone una decisa sinergia tra misure legislative, controlli e sanzioni ed iniziative promozionali ed educative. Certamente è necessario raffinare la normativa sui prodotti importati affinché siano garantiti gli standard di qualità e sicurezza dell’UE, sull’etichettatura da rendere sempre più dettagliata e trasparente, su un sistema più efficace di controlli frontalieri, ma è anche indispensabile promuovere il Made in Italy attraverso mirate campagne di marketing che incrementino la consapevolezza dei consumatori sui rischi connessi ai prodotti di scarsa qualità in termini di sicurezza e durabilità. È infine imprescindibile il sostegno alle imprese nel conseguimento delle certificazioni di qualità, negli investimenti in ricerca e innovazione, nell’accesso al credito, nell’internazionalizzazione e noi, come Camera di Commercio, siamo attivi da anni per supportare finanziariamente molte di queste iniziative.

Una delle maggiori criticita del settore riguarda la contraffazione: quanto sono efficaci, secondo lei, le odierne tecniche e la normativa, per contrastare il fenomeno?

Il sistema complessivamente inteso a tutela delle nostre produzioni è a mio avviso in larga parte adeguato. L’impianto normativo nazionale è rigoroso e giuridicamente avanzato ma deve casomai affermarsi maggiore efficacia sulla sua applicazione. Sul tema specifico può essere significativa l’integrazione tra legislazione, tecnologia e intelligenza artificiale per le opportunità che possono derivare in termini di tracciamento e autenticazione (ologrammi e etichette di sicurezza, codici a barre e QR code, riconoscimento delle immagini, marcatori chimici e biometrici, ecc.)

Qualità e sostenibilità: come si sposano, nella sua opinione, questi due concetti?

Qualità e sostenibilità sono espressione di un connubio virtuoso in grado di garantire migliori produzioni e servizi in favore dei consumatori, benefici economici per le aziende e un impatto positivo sull’ambiente. Se si producono beni di alta qualità se ne garantisce una maggiore durevolezza e dunque la mitigazione dell’impatto ambientale. Una progettazione che punti in primo luogo alla sostenibilità può portare ad innovazioni che indirettamente migliorano anche la qualità del prodotto. Un impegno riconoscibile, infine, nella sostenibilità potenzia la reputazione dell’impresa e conseguentemente la qualità percepita dei suoi prodotti e dei suoi servizi. Qualità e sostenibilità devono necessariamente coesistere nella visione dell’impresa moderna. Da tempo supportiamo, anche con specifici contributi della Camera di commercio, la transizione green, la transizione digitale e l’innovazione tecnologica, consapevoli che questi elementi fanno parte della stessa sfida competitiva.

Qualità, sostenibilità e tracciabilità: qual è il ruolo di istituzioni ed enti di ricerca per agevolare l’attività delle imprese e quanto la normativa di riferimento aiuta o ostacola questa attività?

Il ruolo delle istituzioni e degli enti di ricerca è indubbiamente cruciale per promuovere la qualità, la sostenibilità e la tracciabilità nelle attività delle imprese. È tuttavia necessario che il mondo della ricerca e quello delle imprese dialoghino costantemente per ottenere un proficuo trasferimento di conoscenza e innovazione e per adattare le normative alle esigenze reali del mercato. Non ho sufficienti elementi di conoscenza per poter dire se la normativa di riferimento sia di aiuto o di ostacolo, posso tuttavia affermare che siano essenziali regole chiare, ben definite e soprattutto di agevole interpretazione e applicazione. Occorre evitare di introdurre eccessiva burocrazia, complessità operativa ed oneri finanziari non facilmente sostenibili da parte delle imprese, soprattutto quelle meno strutturate.

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