Visita alla Stazione Sperimentale di Roberto Lupi, Presidente BCN concerie e vicepresidente dell’Associazione Conciatori di Santa Croce. La visita è stata l’occasione per scoprire i laboratori di ricerca e la sede della SSIP, per un’azienda con molteplici punti di contatto: dalla partnership nel progetto Tan-Tom, ai servizi di Certificazione del Credito d’Imposta per Ricerca e Sviluppo sino alle nuove prospettive di collaborazione per la formazione.

Quali sono i possibili benefici per le imprese del territorio in un momento di criticità che arrivano da un progetto come TAN-TOM?

Questo è un progetto molto importante e la Stazione Sperimentale è un punto di riferimento, in questi progetti, per le aziende. TAN- TOM è una proiezione verso il futuro perché oggi noi lavoriamo un prodotto che è la pelle, un prodotto naturale, che implica il dover standardizzare il difetto e la caratteristica organolettica, rendendo il processo suscettibile ad una valutazione sempre personale. Con questo progetto stiamo cercando di valutare con delle barre di lettura, l’opportunità di andare a individuare i difetti, caratteristiche del pellame che possono essere poi standardizzate in un futuro sistema di selezione per clienti e anche per il processo interno di produzione. La pelle è un prodotto non bidimensionale ma un prodotto tridimensionale; per cui dobbiamo andare anche a valutare quali sono le caratteristiche all’interno proprio del difetto, da poter poi dare come informazione. In questo senso sarebbe utile una raccolta dati per un concetto tipo intelligenza artificiale che ci permetta di creare un sistema strutturato.

Quando parliamo di ricerca e di sviluppo parliamo di processi a lungo termine. Come far percepire all’azienda e ai brand l’importanza di tutta questa fase? Voi lo fate ad esempio anche attraverso la certificazione del credito di imposta di ricerca e sviluppo ma come collegare le esigenze?

Dobbiamo dividere l’argomento in due parti. La prima parte è il credere in un processo di sviluppo di azienda e di sostenibilità. L’altra parte è l’essere. Oggi ci troviamo in questo contrasto. Il mondo sta andando verso un “essere”, con una ricerca spasmodica per mettere a punto un sistema di sostenibilità ecologico e di tracciabilità di prodotto che va oltre i criteri normali. Noi come azienda, come anche le varie concerie, quelle che oggi riescono a rimanere sul mercato, lo abbiamo dentro questo principio e quindi è un processo che avviene già da 20 – 30 anni, perché per fare sostenibilità o ricerca e sviluppo non si può improvvisare. Il processo, infatti, è lungo e ad oggi si è arrivato comunque all’incrocio di queste due necessità e volontà che si sposano bene. L’importante è regolarizzarle, perché purtroppo stiamo andando verso direzioni che non hanno senso, poichè ci sono delle richieste assurde proprio per voler dimostrare di “essere” più che di fare. Ad oggi il futuro è proprio incentrato sul dare un supporto importante nella filiera per la necessità di come si muovono sia l’Europa che il mondo, per le regole e le leggi che ci impongono certi sistemi. Oggi è il momento giusto, perché il mondo sta veramente cambiando, la sensibilità e anche le nuove generazioni hanno una visione completamente diversa del prodotto e noi dobbiamo dare una fattibilità, una dimostrazione che la pelle, stiamo parlando del nostro prodotto, è un prodotto veramente sostenibile e tracciabile, quindi ci stiamo mettendo a disposizione nella filiera, per dare un’impostazione completa, vera, al consumatore finale, dove veramente il prodotto pelle è tracciabile e sostenibile e quindi ha veramente il valore aggiunto del prodotto di riciclo.

Tra i servizi offerti dalla SSIP la formazione: quali sono i futuri punti di collaborazione in questo senso?

E qui si sta toccando un punto molto importante, la formazione, la Stazione sperimentale ha sempre lavorato da questo punto di vista, noi abbiamo negli ultimi anni capito purtroppo che avevamo un gap, un vuoto molto importante sul concetto di formazione, ci siamo trovati con dieci anni di vuoto perché non siamo riusciti a formare i ragazzi o almeno a formare quelle persone tecnicamente ad alti livelli che ci possono supportare poi nel nostro processo produttivo che è un processo molto complesso e complicato dove possiamo parlare di intelligenza artificiale o di sistematicità ma l’uomo è sempre importante. Quindi la formazione è determinante. La Stazione sperimentale ci permette di entrare in sintonia perché dobbiamo costantemente formare le persone sia internamente che esternamente.

Da un lato l’ente di ricerca, dall’altro l’impresa: quali sono i punti di contatto per arrivare agli obiettivi della produttività?

Quando mi sono laureato, la mia discussione di tesi è stata costantemente con le università perché non avevano assolutamente l’impronta di supportare le aziende nei processi di sviluppo e di crescita, quindi lì è stata una lotta continua. Avere, invece, una Stazione sperimentale che è una realtà di ricerca e non è un’università dove ci sono delle situazioni belle ma complesse, rappresenta è un bellissimo trade d’union proprio: è la famosa industrializzazione di un prodotto. Da un lato c’è la scelta di sviluppo e dall’altro, c’è la produzione; il problema è mettere insieme queste due cose, perché non riusciamo mai a metterle insieme e c’è la figura centrale che è l’industrializzazione quindi che prende lo sviluppo e lo porta alla produzione. La Stazione sperimentale fa questo con noi, cioè riuscire a fare di un progetto di ricerca qualcosa che è anche di innovazione, per poterlo poi portare all’interno di una produzione aziendale e quindi farne un valore aggiunto.

 

Minimum 4 characters