Il 1° giugno 2007 è entrato in vigore il Regolamento Europeo 1907/2006/CE per la registrazione, la valutazione e l’autorizzazione delle sostanze chimiche (REACH), che stabilisce una serie di obblighi per i produttori, gli importatori e gli utilizzatori di sostanze chimiche in Europa.
Secondo la definizione del regolamento REACH i prodotti intermedi del cuoio (wet blue), il cuoio e gli articoli in cuoio, sono considerati “articoli” e pertanto sono soggetti a registrazione.
In particolare, vi sono alcuni requisiti che i produttori e gli importatori di articoli devono tenere in considerazione: le sostanze chimiche che sono classificate come: Substances of Very High Concern (SVHC), secondo l’art. 57 del Regolamento, devono essere comunicate lungo tutta la catena produttiva compresi gli utilizzatori finali, se contenute nell’articolo in una concentrazione uguale o maggiore di 1000 ppm (0,1%).
Questo argomento di notevole importanza ambientale è stato approfondito nell’ambito della collaborazione scientifica tra SSIP e l’Università di Salerno presso il Dipartimento di Chimica e Biologia ‘Adolfo Zambelli’, sotto la guida del Prof. Carmine Gaeta, titolare del modulo di Chimica Sostenibile per il corso di Laurea in Scienze Ambientali. E’ stata avviata una tesi di Laurea magistrale in Scienze Ambientali a cura della studentessa Daniela Barra, presso il Dipartimento di Tecnologie per l’Ambiente della Stazione Sperimentale Pelli.
Il titolo della tesi di laurea è: “Applicazione del Regolamento Reach nella filiera conciaria e monitoraggio del nonilfenolo etossilato nel cuoio”, frutto della collaborazione tra enti impegnati in ricerca quali l’Università degli Studi di Salerno e la Stazione Sperimentale Industria Pelli.
Lo studio è partito dall’analisi delle schede tecniche dei prodotti chimici utilizzati in conceria per valutare il rispetto della normativa, mentre successivamente la dott.ssa Barra ha incentrato l’attività sullo studio del nonilfenolo etossilato, tensioattivo utilizzato ma ad oggi considerato tra le sostanze Persistenti, Bioaccumulabili, Tossiche (PBT).
La determinazione del nonilfenolo etossilato può essere effettuata attraverso due metodi di prova:
– UNI EN ISO 18218-1 Metodo diretto attraverso l’utilizzo dell’HPLC-MSMS
– UNI EN ISO 18218-2 Metodo indiretto, in cui a seguito della de-etossilazione del NPEO si analizza con GC-MS il nonilfenolo derivante
La dott.ssa Barra ha focalizzato l’attenzione sull’aspetto ambientale riportando uno studio sulla biodegradazione aerobica del nonilfenolo etossilato. Nel suolo grazie alla presenza di ossigeno e all’attività microbiologica, si ha un notevole tasso di degradazione iniziale con successivo rallentamento della velocità. Tale degradazione porta alla formazione del nonilfenolo.
A causa dell’alta idrofobicità del nonilfenolo, una elevata concentrazione è presente nei campioni di sedimento rispetto ai campioni acquosi. I nonilfenoli risultano tossici per gli organismi acquatici, perché avendo un’attività estrogena portano alla femminilizzazione dei pesci.
Tali sostanze sono state sostituite negli ultimi anni, da alcol etossilati che hanno una maggiore biodegradabilità per rispettare l’ambiente e rendere maggiormente sostenibile il processo.
Daniela Caracciolo
Dipartimento tecnologie per l’ambiente