SPRING, UN MOTORE VERDE PER L’ECONOMIA – Pubblicato su CPMC 1/2021
Alto potenziale della filiera conciaria
Intervista a: Mario Bonaccorso, Direttore SPRING – Cluster Tecnologico Nazionale della Bieconomia Circolare
Sono più di 120 gli attori che, tra grandi player industriali, piccole imprese, università, centri di ricerca pubblici e privati, animano Spring, il cluster tecnologico nazionale della Bioeconomia circolare. Socia dal 2018, la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli è presente, con il suo direttore Edoardo Imperiale, anche nel Consiglio direttivo di Spring. Il direttore della SSIP, è stato inoltre di recente nominato rappresentante del Cluster nel gruppo di lavoro per lo sviluppo del marchio Made Green in Italy previsto da Ministero dell’Ambiente. L’obiettivo non è “semplicemente” favorire la sostenibilità del comparto produttivo ma è quello di creare le condizioni per lo sviluppo di un contesto e di un tessuto industriale attrattivo e competitivo. “Le condizioni ci sono tutte”, spiega Mario Bonaccorso, direttore di Spring.
Cos’è la bioeconomia?
La bioeconomia è un nuovo paradigma economico e sociale che consente di realizzare la rivoluzione industriale del Terzo millennio in chiave sostenibile. Si tratta di un’economia che utilizza le risorse biologiche che provengono dalla terra e dal mare e i flussi di rifiuti come input per la produzione industriale, energetica, alimentare e mangimistica. La bioeconomia si basa sull’impiego di scarti agricoli, rifiuti e sottoprodotti dell’industria alimentare e in questo quadro la filiera dell’industria conciaria è un esempio molto significativo della sua declinazione circolare.
Prima in Europa secondo il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2020, l’Italia vanta una storia importante nel settore.
Verissimo, l’Italia ha una leadership storica che parte con Raul Gardini e il Gruppo Ferruzzi, nel momento in cui acquisisce Montedison. Qui nel 1989 viene creato il Centro di ricerche Fertec, che costituisce il nucleo da cui si sviluppa la Novamont, leader nel mercato delle bioplastiche, un esempio di quanto sia importante per il nostro Paese investire in ricerca sulle tecnologie sostenibili.
Quali sono gli obiettivi di Spring?
Dentro Spring ci sono grandi imprese ma anche centri di ricerca, PMI innovative, associazioni di settore e cluster regionali. In breve, tutti gli stakeholder della bioeconomia circolare attivi in Italia. L’obiettivo che i nostri soci condividono è creare le condizioni affinché si possa attuare nel nostro paese la transizione necessaria verso una economia più sostenibile, che sappia generare ricchezza e posti di lavoro, tutelando l’ambiente e la salute umana. Vogliamo contribuire a realizzare un paese dove sia facile fare ricerca e attività di impresa, che attragga risorse finanziarie e umane per compiere un nuovo Rinascimento industriale che parte dai territori e dalle filiere locali. In questo quadro la bioeconomia circolare è un pilastro del Green New Deal europeo e italiano.
Una nuova economia implica nuove competenze. Quali sono gli skills principali per fare
business nel settore?
Per quello che ci è dato di vedere, accanto a competenze tecniche e scientifiche, occorrono sempre di più anche competenze specifiche nella gestione del business e persino nella capacità di trovare fondi per la ricerca. Il tema della formazione è uno di quelli centrali nel percorso di realizzazione della bioeconomia. Per questo motivo, tra le molte nostre attività a supporto delle università, abbiamo sostenuto fin dal principio il Master BioCirce, il primo master europeo in bioeconomia circolare organizzato da quattro dei principali atenei italiani: Milano Bicocca, Torino, Bologna e Federico II di Napoli.
Quando parla di “nuovo rinascimento industriale” pensa anche al Mezzogiorno?
Certamente. Il Mezzogiorno ha tutte le carte in regola per avere un ruolo da protagonista nella transizione ecologica in atto: ricerca eccellente, imprese pronte a innovare in chiave di sostenibilità, Istituzioni che stanno via via riconoscendo il valore dirompente della bioeconomia circolare. Occorre adesso un piano d’azione che traduca questi punti di forza in misure concrete e in investimenti sul territorio. La filiera della concia in Campania rappresenta un esempio eccellente di questo protagonismo del Mezzogiorno.
A cura di Gaetano Amatruda, Ufficio Stampa SSIP
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