In questi giorni, dal 18 al 20 maggio, nella splendida isola di Capri, si è tenuto il 6th Symposium on Circular Economy and Urban Mining, organizzato dall’IWWG International Waste Working Group. 

Durante il simposio, organizzato in più sessioni parallele, si è parlato di argomenti attualissimi che preoccupano fortemente il mondo scientifico e non solo: ambiente, cambiamento climatico, critical raw material, rifiuti, recupero energetico da fonti rinnovabili. 

Per la Stazione Sperimentale Industria Pelli era presente l’ing. Daniela Caracciolo, responsabile del Dipartimento Tecnologie per l’Ambiente che ha partecipato alle attività del convegno presentando il lavoro dal titolo: “Tannery sludge: setting the stage for its use as biomass”.

Sono stati presentati circa 200 lavori al Simposio coinvolgendo 180 scienziati provenienti da 34 Paesi, argomento centrale Economia Circolare e Urban mining. 

 

Il prof. Giovanni De Feo, dell’Università degli Studi di Salerno, da tempo propone un cambiamento anche nella terminologia quotidiana: non bisogna parlare più di rifiuti ma di materiali. Questo è stato lo spirito della conferenza in cui sono stati presentati risultati di tante attività scientifiche relativamente al recupero di materiali dalle discariche, al recupero di energia da rifiuti, al recupero di materie prime (critical raw material) dalle batterie delle auto elettriche come il litio, e altri metalli di transizione presenti nelle auto al momento dello smaltimento, difficili da ritrovare in natura di cui oggi l’unico produttore è la Cina come lantanio, praseodimio, cerio e neodimio e ancora recupero di materiali plastici dal settore delle demolizione e costruzione come il recupero di vetro e ceramica e il recupero di materiali dallo smaltimento dei pannelli fotovoltaici, che di qui a breve saranno un problema da risolvere 

 

Per questo motivo il termine urban mining interpreta bene il pensiero della comunità scientifica attraverso il recupero e l’estrazione di materiali di diverso tipo (come anche la ghiaia e la sabbia) per il riutilizzo nel settore delle costruzioni. 

Nella giornata centrale, si è svolto un tavolo con rappresentanti istituzionali di spessore su “Come rafforzare le strategie di rilancio dell’economia circolare nelle aree turistiche”. Alla discussione, moderata dal dott. Antonio Cianciullo, hanno partecipato il sindaco di Capri Marino Lembo, il prof. Evangelos Gidarakos, il prof. Giovanni De Feo ed in collegamento il ministro Mara Carfagna Ministro per il Sud e per la coesione territoriale. Il sindaco ha spiegato le criticità nella gestione dei rifiuti in un’isola che ha ingressi e sbarchi quotidiani probabilmente oltre le capacità ricettive dell’isola. Isola che però ha fatto delle scelte importanti: oltre 15 anni fa si è vincolata la circolazione solo ai veicoli elettrici e gli albergatori hanno scelto di utilizzare bottiglie in vetro. Purtroppo, i turisti non sempre hanno comportamenti all’altezza degli standard cittadini abbassando così le percentuali di raccolta differenziata nei periodi estivi. 

 

Durante il workshop “Sull’opportunità di recupero di risorse dal landfill mining” in cui il chairman è stato il prof. Raffaello Cossu dell’Università di Padova, c’è stato un confronto diretto tra i partecipanti. Il maggiore Aldo Papotto subcommissario delle discariche abusive, ha raccontato le attività svolte dai Carabinieri in questi anni con la gestione commissariale. Nella sentenza del 2 dicembre 2014, la Corte UE asseriva che l’Italia ha violato l’obbligo di recuperare i rifiuti e di smaltirli senza pericolo per l’uomo o per l’ambiente, che l’obbligo per il detentore dei rifiuti è di consegnarli ad un raccoglitore che effettui le operazioni di smaltimento o di recupero secondo le norme Ue. Secondo i giudici comunitari, gli Stati membri sono tenuti a verificare se sia necessario bonificare le vecchie discariche abusive e, all’occorrenza, sono tenuti a bonificarle. Per cui oltre a una somma forfettaria di 40 milioni di euro, la Corte ha inflitto all’Italia una penalità di 42,8 milioni di euro per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie a dare piena esecuzione alla sentenza del 2007. In altre parole, l’Italia dovrà continuare a pagare fino a quando continuerà la permanenza in stato di infrazione. Da quest’importo saranno detratti 400.000 euro per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi e 200.000 per ogni altra discarica che nel frattempo sarà stata messa a norma. 

Grazie all’attività effettuata, considerando i siti affidati al Commissario Straordinario erano inizialmente 81 raggiungendo ad oggi la messa in sicurezza di ben 60 discariche di cui è stata richiesta la fuoriuscita dalla procedura sanzionatoria Europea. 

 

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