Mancano ormai una manciata di giorni all’applicazione in Italia della nuova normativa sull’acqua potabile.

Dopo vent’anni dall’entrata in vigore della prima direttiva europea sulle acque potabili recepita in Italia dal D. Lgs. 31/2001 a gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova direttiva europea (UE) 2020/2184, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano; il documento sostituisce la Direttiva 98/83 CE. Il 12 gennaio 2023 è la data in cui gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno recepire la normativa. Vengono introdotte importanti novità, in particolare l’aggiornamento degli standard qualitativi dell’acqua potabile. Per assicurare una migliore qualità ma soprattutto la protezione della salute da effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, si è deciso di abbassare la soglia di alcuni contaminanti ma soprattutto di tener conto di sostante inquinanti emergenti come interferenti endocrini, antibiotici, et al.

 

I parametri chimici da analizzare subiscono una sostanziale modifica, sia in termini di sostanze contaminanti che di quantitativi consentiti.

 

In ordine: Bisfenolo A, clorato e clorito, acidi aloacetici (HAAs), microcistine-LR, PFAS, uranio.

Bisfenolo A: si tratta di un composto che viene usato per produrre plastiche in policarbonato e resine epossidiche; è considerato un interferente endocrino. Diversi studi dimostrano anche i suoi effetti estrogenici, ossia di mimare l’azione degli estrogeni (ormoni femminili) influendo dunque anche sulla funzione riproduttiva (limite normativo: 2,5 µg/l);

Clorato e clorito: si tratta di sottoprodotti che si formano in conseguenza della disinfezione chimica dell’acqua mediante cloro; possono dare disturbi alla tiroide, effetti ematologici e disordini del sistema nervoso (limite normativo: 0,25 mg/l che si alza a 0,70 mg/l se si usa un metodo di disinfezione che genera il diossido di cloro);

Acidi aloacetici (HAAs): si tratta di sottoprodotti che si formano sempre in conseguenza della disinfezione dell’acqua; a seguito dell’interazione del sodio ipoclorito con la materia organica presente nell’acqua; definiti potenziali cancerogeni (limite normativo: 60 µg/l e si misura solo se si è ricorsi ad un metodo per la disinfezione che li può generare; è la somma di 5 sostanze rappresentative che sono: acido monocloroacetico, dicloroacetico, tricloroacetico, acido monobromoacetico e dibromoacetico);

Microcistine-LR: sono epatotossine che vengono prodotte dai cianobatteri o alghe azzurre comunemente presenti nelle acque superficiali, e possono provocare disturbi gastrointestinali (limite normativo: 1 µg/l e viene misurato in caso di densità crescente di cellule cianobatteriche o formazione di efflorescenze);

PFAS: si tratta di sostanze perfluoroalchiliche divenute ‘famose’ a livello industriale, in quanto principalmente utilizzate per la teflonatura delle pentole antiaderenti e dei tessuti in goretex, Anche queste considerate degli interferenti endocrini e di tossicità diffusa (limite normativo PFAS totale: 0,5 µg/l e si intende la totalità delle sostanze perfluoro e polifluoro alchiliche; mentre per Somma di PFAS si intende la somma di tutte le sostanze perfluoro e polifluoro alchiliche ritenute preocuppanti di cui all’allegato 3, parte B, punto3 il cui limite è 0,10 µg/l);

Uranio: trattasi di metallo pesante a elevata densità, naturalmente distribuito in tracce nell’ambiente, considerato elemento radioattivo, che può dare disturbi renali ma anche ritenuto un distruttore endocrino che può causare un aumento dell’infertilità oltre che il cancro dell’apparato riproduttivo (limite normativo: 30 µg/l);

 

Metalli: di seguito schematizzato in tabella le modifiche apportate ai nuovi limiti di riferimento:

 

L’antimonio, boro, rame e selenio avranno un limite consentito maggiore, mentre cromo e piombo un valore dimezzato.

In realtà per il piombo il valore indicato deve essere soddisfatto al più tardi entro il 12 gennaio 2036. Il valore di parametro per il piombo fino a tale data è 10 μg/L.

Per alcuni parametri inseriti, come ad esempio il bisfenolo A e PFAS, bisogna fare delle considerazioni.

Per quanto riguarda i bisfenoli è necessario capire quali potrebbero essere le interazioni tra le acque che attraversano la rete idrica e il materiale a supporto della rete idrica. Partendo dalla composizione dei materiali (metalli e plastici) bisognerebbe effettuare dei test di lisciviazione in condizioni simili a quelle di operatività della rete. Considerando che spesso sulla rete idrica vengono effettuati relining con resine epossidiche esse potrebbero rilasciare dei componenti della resina con potenziale formazione di sottoprodotti della disinfezione (DBPs) come clorofenoli, nitrosammine, etc. ma anche facilitare reazioni con l’epicloridina formando BADGE Bisfenolo A diglicidil etere, che rappresenta un altro congenere del bisfenolo.

I PFAS, sostanze organiche perfluoroalchiliche che si dividono principalmente in PFCA (acidi perfluorocarbossilati) e PFSA (acidi perfluorosulfonati). In base al numero di atomi di carbonio si possono distinguere composti a catena lunga (PFAS e PFOS) e composti a catena corta (PFBA e PFBS). I metodi ad oggi utilizzati per la rimozione dei PFAS dalle acque sono:

  1. carbone attivo granulare GAC
  2. carbone attivo in polvere PAC
  3. resine a scambio ionico,
  4. nanofiltrazione e osmosi inversa.

Da prove sperimentali effettuate considerando un carbone attivo di caratteristiche note, il fenomeno di adsorbimento di un componente è funzione:

  1. della concentrazione del componente
  2. della natura del componente
  3. della temperatura e dal pH del liquido
  4. della presenza di altre sostanze adsorbibili.

 

I risultati per l’eliminazione dei PFAS come comprensibile sono dipendenti da molteplici fattori dipendenti non solo dalla sostanza utilizzata come carboni o resine, ma dalla tipologia di inquinante presente nell’acqua (PFSA e PFOS – PFBA e PFBS).

Le considerazioni qui riportate sulla difficoltà di alcune aree nel rispettare i limiti delle acque potabili sono da considerarsi di interesse anche relativamente ai depuratori consortili conciari, che in alcuni sono a loro volta distributori delle acque potabili. Un’ulteriore preoccupazione per il settore è l’eventuale estensione di tali limiti anche alle acque di scarico, sia per i parametri da analizzare che per i limiti normativi imposti.

 

 

Di seguito il link alla normativa

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32020L2184&from=IT

 

 

 

 a cura dell’Ing. Daniela Caracciolo

Coordinatore tecnico-scientifico Dipartimento Tecnologie per l’Ambiente SSIP

Pubblicato il: 30 Set 2022 alle 14:11

 

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