Ricerca e innovazione nel settore delle pelli per automotive; ottimizzazione dei processi e delle analisi

Intervento del dott. Nogarole presentato “ILM Automotive Leather Supply Chain Conference”, congresso promosso dalla rivista inglese dedicata al mondo conciario International Leather Maker.

Durante la conferenza automotive organizzata da ILM (International Leather Maker), organizzata da UNIC a valle della fiera LineaPelle di Milano sono stati trattati diversi argomenti di innovazione, di controllo e qualità di processo tra cui lo studio dell’impronta ambientale di prodotto per l’industria della pelle e il confronto tra wet white e blue.

L’obiettivo generale dello studio è stato quello di quantificare l’impronta ambientale di 1 metro quadrato di pelle finita per applicazioni di calzature e pelletteria, in conformità con le regole della categoria Product Environmental Footprint della pelle (PEFCR Leather, 2018).

Le applicazioni previste e le ragioni per lo svolgimento dello studio sono state le seguenti:

  • identificare i processi ei materiali che contribuiscono maggiormente all’impatto ambientale lungo l’intero ciclo di vita;
  • supportare l’identificazione di opportunità di miglioramento per ridurre l’impronta ambientale della pelle finita.

Documentare le prestazioni ambientali di un prodotto e fornire risultati può essere utilizzato come base per comunicare il profilo PEF in cui il target di riferimento è rappresentato sia dai produttori di articoli in pelle (comunicazione business to business) sia dai consumatori finali (comunicazione business to consumer).

 

Nell’ approccio di valutazione dell’impronta ambientale dei processi con LCA, gli aspetti ambientali considerati sono:

  • Metodologia di analisi basata sull’APPROCCIO DEL CICLO DI VITA per la valutazione degli impatti ambientali di un prodotto
  • Il confronto tra prodotti, servizi e sistemi che svolgono la stessa funzione
  • Utilizzo di metodi standard robusti, comparabili e riproducibili (ISO 14040 – 14044) oltre che di basi metodologiche per lo sviluppo di strumenti di comunicazione quali l’impronta di carbonio, idrica ed EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto)

La metodologia PEF valuta gli stessi aspetti ambientali dell’LCA, ma elimina le possibilità di arbitrarietà nell’applicazione del metodo, grazie a requisiti metodologici più severi previsti dalle PEFCR. Inoltre, la PEF si basa su regole specifiche di categoria per prodotti e servizi, valide per il mercato dell’UE e stimola la comparabilità (benchmarking).

Le caratteristiche rappresentative del prodotto sono virtuali e riferite al mercato UE preso come proxy, dove l’Italia ne rappresenta il 66% del valore della produzione dell’UE e il 17% del valore complessivo della produzione globale.

Il prodotto tiene conto anche della segmentazione del mercato relativa agli usi della pelle (ad es. automotive, abbigliamento, scarpe, pelletteria); delle tecnologie e processi utilizzati nelle concerie (es. cromo, chrome-free, vegetale) ed infine il di pelle (es. bovina, ovina).

 

Altri obiettivi sono:

  • Offrire alle aziende un servizio per calcolare l’impronta ambientale del prodotto ‘pelle’, in modo semplice e veloce
  • Informare i clienti sulla qualità ambientale del prodotto in modo solido e trasparente
  • Preparare le aziende a essere pronte a cogliere le opportunità nazionali e internazionali legate all’eco-innovazione di prodotto

 

Le soluzioni proposte mirano a creare un modello robusto e parametrizzato tipico rappresentativo. Il modello inoltre deve essere conforme ai requisiti ISO e alle regole europee di categoria di prodotto.

Inoltre, abbiamo sviluppato un’interfaccia semplificata tra il modello PEF e la scheda di raccolta dati semplificata per pubblicare i risultati dello studio sulla PEF

 

Vediamo in questi grafici i risultati comparativi tra la concia al cromo e alla glutaraldeide.

Espressi con un grafico percentuale, si può notare che alcuni valori sono favorevoli alla concia al cromo come i più importanti cambiamenti climatici o terreni di utilizzo, l’ecotossicità delle acque dolci e l’uso delle risorse fossili; mentre per le altre categorie è favorevole la concia con glutaraldeide (eutrofizzazione delle acque dolci, formazione di ozono fotochimico).

L’impatto della sola riconcia dimostra che la concia wet white è più sfavorevole, anche se non di molto rispetto alla concia al cromo, mentre avvengono delle perdite di alcune posizioni del wet white rispetto alla riconcia al cromo laddove l’utilizzo di grandi quantità di sostanze di tannini sintetici sono penalizzanti. Nella valutazione complessiva, tuttavia, dove sono inclusi l’allevamento e la macellazione i due sistemi di concia sono sostanzialmente equivalenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A cura di 

Marco Nogarole, Responsabile del Trasferimento Tecnologico della SSIP

 

 

 

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