Il trattamento dei solfuri senza incremento delle concentrazioni di solfati allo scarico
A cura di Maurizio Galasso, Consulente Consorzio Aquarno S.p.A.
Articolo Pubblicato su CPMC 3/2022
La depurazione dei reflui conciari presenta notevoli problematiche derivanti soprattutto dalla variabilità degli scarichi prodotti nel ciclo industriale. E’ ampiamente noto come tra le varie problematiche vi siano alcune quali il trattamento dei solfuri (ove si trattino pelli in pelo), l’ abbattimento del COD biorefrattario, la salinità degli scarichi.
Queste problematiche sono tutte oggetto di approfondimenti sia di laboratorio, che su impianti pilota e su scala reale presso il depuratore Aquarno di S. Croce S.A. Di seguito si illustreranno le attività svolte ed in corso per il trattamento dei solfuri. Attualmente i solfuri vengono ossidati con ossigeno puro ma come effetto collaterale si ha un notevole incremento dei solfati con superamento dei limiti di scarico anche a volte quelli derogati (1700 ppm).
Un ppm di solfuro genera infatti 3 ppm di solfati per cui con una concentrazione media di solfuri in ingresso pari a 300-400 ppm si ha un incremento della concentrazione dei solfati, già alta in partenza, di 900-1200 ppm. Prove condotte in laboratorio e su impianto pilota hanno dimostrato che si può fermare l’ossidazione dei solfuri a zolfo colloidale senza aumento dei solfati.
Lo zolfo colloidale se lasciato nel flusso idrico viene solo in parte ossidato a solfato ma può, invece, essere separato per flocculazione usando peraltro come coagulante i fanghi ferrici provenienti dal coagulatore finale dell’ impianto e quindi senza notevoli incrementi della produzione di fango peraltro compensati dalla riduzione di questi nelle successive fasi di trattamento. La flocculazione contribuisce anche ad un primo abbattimento del COD che si è rivelato variabile a seconda delle condizioni da un minimo del 25% ad un massimo del 70%. Dopo i risultati positivi presso il depuratore di Aquarno si sta procedendo alla modifica di alcuni circuiti idraulici per utilizzare un ispessitore, attualmente fermo, come vasca di reazione della ossidazione dei solfuri prima di reimmettere tutto nel ciclo di trattamento.
Con una simile modifica si dovrebbe riuscire a far rientrare gli scarichi, almeno per i solfati, non solo nei limiti derogati ma anche nei limiti di norma evitando, come sta richiedendo la Procura di Pisa , di imporre dei limiti restrittivi alle concerie per ottenere un effluente finale nei della normativa vigente. Una prima valutazione di massima, da confermare dopo le prove su impianto, fa rilevare che il costo dei reattivi e la produzione di fango dovrebbero rimanere sostanzialmente inalterati mentre si dovrebbe avere un risparmio dal punto di vista dei consumi energetici.
Sono altresì in corso prove per la risoluzione delle altre criticità dei trattamenti depurativi e nel caso dei cloruri si sta valutando la possibilità di coinvolgere le aziende conciarie in quanto appare molto difficile risolvere il problema con soli trattamenti a livello depurativo dato che solo il14-15% dei cloruri dipendono dai trattamenti effettuati in Aquarno. L’ ispessitore destinato al trattamento dei solfuri. Il ripristino della copertura e dell’aspirazione risolverebbe anche il problema delle emissioni odorigene.
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