Interconnessione macchine: sostegno alle politiche aziendali verso la sostenibilità?

A cura di Andrea Favazzi – Dipartimento tecnologico di ASSOMAC

Pubblicato sulla rivista CPMC n.2 (2021)

 

Più di 60 anni fa si sviluppava il primo sistema a controllo numerico, che successivamente diventerà il Computer Aided Design o CAD, rivoluzionando l’ingegneria, l’architettura e tutto l’ambiente produttivo. Inizialmente il CAD era molto più evoluto rispetto ai computer che avrebbero dovuto farlo funzionare, per cui carta e matita sarebbero rimaste per altri 30 anni strumenti fondamentali: ma il futuro era già ben delineato e il successo del CAD avrebbe trasformato tutti i settori industriali.

 

In ambito calzaturiero abbiamo osservato bene questo fenomeno. All’introduzione dei primi CAD di modelleria 2D e successivamente 3D, nelle riviste di settore dell’epoca si leggeva e si presentava già la rivoluzione del comparto, rendendo difficile capire davvero quale fosse lo stato dell’arte realmente presente nell’industria. Questa breve premessa ci permette di leggere con più attenzione quanto sta succedendo oggi in ambito “Industria 4.0, automazione e interconnessione”. Le tecnologie sono pronte e hanno dimostrato tutto il proprio potenziale. Gli ambiti applicativi riguardano la tracciabilità,
la raccolta di big data, l’intelligenza artificiale. Non entriamo nel merito di ogni singolo aspetto; numerosi sono gli esempi già in funzione in conceria, installati da fornitori di  tecnologie attenti da sempre all’innovazione e alle trasformazioni industriali.
Ma da un certo punto di vista vediamo ancora il caos. In altri termini siamo tutti consapevoli che il futuro dei processi produttivi
interconnessi è già delineato ma non sempre si procede in modo razionale e sfruttando il vero potenziale delle tecnologie abilitanti.

 

Quali le cause? A nostro avviso le grandi trasformazioni tecnologiche necessitano di un forte gioco di squadra tra i diversi attori
della filiera, attori che svolgono il proprio ruolo e che concorrono verso un unico fine. Ecco il motivo per cui quelle innovazioni
destinate a trasformare più settori trovano in alcuni il terreno fertile per svilupparsi più velocemente e in altri terreno arido che
ostacola il cambiamento. E sappiamo quanto all’interno della filiera legata al fashion e ai trend stilistici si fatica a giocare a carte scoperte. Se a questo scenario complesso si aggiunge anche la pandemia e il cambiamento che ha portato nel nostro modo di vivere, di produrre e di comunicare, si rischia seriamente di perdere la via maestra e di seguire delle mode o delle trasformazioni tecnologiche poco efficaci. I produttori di macchine registrano una sempre maggiore richiesta da parte dei clienti
di “interconnettere”, spesso si deve interagire con il softwerista che implementa il gestionale nella azienda cliente e ci si confronta su quale standard di comunicazione usare e a quali parametri poter accedere e quali poter modificare. Ma attenzione perché in realtà non si risponde alle domande di fondo del problema: quale tipo di informazione vogliamo? quali sono i nostri bisogni? E’ con queste domande sul tavolo che il fornitore di tecnologia e l’utilizzatore dovranno trovarsi per scegliere la
soluzione impiantistica più adatta e pianificare gli step di upgrade dei processi produttivi all’interno di una sempre più vasta possibilità di soluzioni. Da qui si collabora ognuno nelle proprie competenze e know how-conoscenza del macchinario e conoscenza del semilavorato- e ognuno nelle rispettive azioni.

 

Abbiamo l’opportunità di reinventarci, di aprire le nostre aziende alla rivoluzione digitale dove il controllo e la gestione dei
“dati” di processo aumentano l’automazione industriale, alimentano l’Intelligenza Artificiale e rappresentano le fondamenta delle
dichiarazioni ambientali.

 

 

 

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