Focus

Soluzioni tradizionali e innovative per il monitoraggio, la prevenzione e il contrasto allo sviluppo microbico nei cuoi
Soluzioni tradizionali e innovative per il monitoraggio, la prevenzione e il contrasto allo sviluppo microbico nei cuoi

Sebbene il processo conciario abbia tra i principali scopi quello di rendere il materiale imputrescibile, stabile, resistente nel tempo, tuttavia le proteine della pelle in condizioni favorevoli di temperatura, pH e umidità rappresentano un potenziale terreno fertile per la crescita di microrganismi durante tutto il processo di produzione, dalla fase di conservazione della pelle grezza fino all’ottenimento del cuoio finito.

 

Numerose sono le specie microbiche che possono svilupparsi nell’ambito delle produzioni conciarie, con conseguenze che vanno dall’insorgenza di difetti o danni talvolta irreversibili dei manufatti, fino alla possibilità di rappresentare un potenziale rischio per i consumatori di articoli che ne vengano in contatto diretto. Tra i microrganismi maggiormente in grado di rappresentare una minaccia per le produzioni conciarie, ritroviamo batteri, funghi filamentosi e lieviti, che possono essere isolati durante tutte le fasi del processo industriale conciario, fino all’ottenimento del prodotto finito, ed il cui sviluppo può essere condizionato da fattori come, pH e temperatura.

 

In particolare, è possibile riscontrare la presenza di microrganismi appartenenti al regno dei Funghi o Miceti (in particolare alla Divisione degli Ascomiceti), dei generi Cladosporium, Aspergillus e Penicillium, che normalmente si sviluppano ad un pH acido (dal piclaggio al wet-blue, fino al prodotto finito); a pH più alcalini è invece possibile riscontrare la presenza di batteri  aerobi, dei generi Micrococcus, Bacillus, Staphylococcus, Enterobacteriacea, Alkaligens ed anaerobi, ad esempio del genere Clostridium, che sono in grado di danneggiare più profondamente le fibre proteiche in ragione della specifica attività enzimatica.

 

Il controllo dell’attività microbiologica si può eseguire non solo variando alcune condizioni fisiche di lavorazione (temperatura, pH, ecc.), ma più efficacemente tramite l’impiego di agenti chimici battericidi e fungicidi; l’utilizzo di biocidi se da un lato implica benefici per la produzione, dall’altro può rappresentare un potenziale rischio per la salute e per l’ambiente che è necessario controllare e/o minimizzare.

 

I biocidi della cosiddetta “vecchia generazione” erano basati prevalentemente sui composti fenolici come ad esempio il pentaclorofenolo (PCP); questo prodotto, così come anche altri tipi di biocidi a base fenolica, a causa dell’elevata tossicità e per la difficile biodegradazione, è stato sottoposto a severe restrizioni legislative.

 

Attualmente i principi attivi maggiormente utilizzati nella produzione dei principali biocidi dell’ambito conciario sono il 4-cloro-3-metilfenolo (PCMC), il 2-fenilfenolo (OPP), il 2-octil-1,2-tiazol-3-one (OIT) e il 2-(Tiocianometiltio)Benzotiazolo (TCMTB); biocidi misti a base TCMTB e MBT (metilenebistiocianato) forniscono uno spettro di efficacia molto più vasto grazie alla combinazione dell’attività antibatterica del MBT con quella fungicida del TCMTB, rendendo possibile una riduzione della concentrazione d’uso rispetto alle formulazioni tradizionali e un aumento della performance per azione sinergica.

 

Sebbene per tali categorie di biocidi non siano attualmente previsti limiti di utilizzo secondo i vigenti regolamenti in materia, di fatto numerosi capitolati tecnici impongono ugualmente limiti di concentrazione residua nella pelle.

 

In ragione di tali criticità correlate all’utilizzo di biocidi, un importante fabbisogno di innovazione della filiera conciaria può essere identificato con la messa a punto di strategie per la minimizzazione dell’utilizzo di tali sostanze; in questa direzione vanno lette tutte le attuali strategie volte all’impiego di trattamenti antimicrobici dei cuoi, con particolare riferimento ai trattamenti di superficie. Su questo importante topic, la Stazione Sperimentale ha recentemente profuso un impegno crescente, sia nell’ambito delle attività di ricerca interne, che attraverso la partecipazione a Progetti di Ricerca di rilevanza nazionale.

 

Le attività che si muovono in tale direzione, promosse particolarmente nell’ambito di interesse scientifico del Dipartimento di Biotecnologie Conciarie dell’Istituto, vanno dall’implementazione delle attività di monitoraggio dello sviluppo microbico, passando per un rafforzamento del Know How dei tecnici e dei ricercatori in materia di caratterizzazione e riconoscimento delle specie microbiche, prevalentemente mediante Tecniche di Microscopia Ottica ed Elettronica, al trattamento dei cuoi mediante  tecnologie innovative: in tal senso, sono attualmente in fase di studio, soluzioni che prevedono l’impiego nano-agenti, come di nano-particelle d’argento, per la valutazione della relativa attività antimicrobica sui cuoi, nell’ambito del Progetto SINAPSI, cofinanziato dal MISE, in collaborazione con rilevanti imprese di settore, oltre che con il CRF (Centro Ricerche Fiat) e con NANO-MATES (Research Centre for Nanomaterials and Nanotechnology at the University of Salerno).

 

Sono inoltre in programma rafforzamenti di partenariato con altri soggetti, come ISASI-CNR (Istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti), al fine di sperimentare ulteriori trattamenti sostenibili, Zero-Chemicals, mediante processi innovativi basati sull’effetto piroelettrico, per sviluppare rifinizioni con proprietà anti-microbiche. In via di implementazione anche la parte di rafforzamento di attrezzature ed infrastrutture funzionali alle attività di controllo e verifica dell’efficacia dei trattamenti, secondo approcci attualmente ispirati agli standard per la determinazione dell’effetto dei trattamenti antibatterici applicati a tessuti (come ad esempio, EN ISO 20743:2013 ed EN ISO 20645:2005), con la prospettiva di intervenire, ove necessario, anche con la messa a punto di metodi ad hoc per il settore.

 

Dott. ssa Claudia Florio 

Responsabile Dipartimento Biotecnologie Conciarie

Coordinatore Didattico – Politecnico del Cuoio

 

Pubblicato il: 30 Ott 2020 

 

Flessione continua (ISO 5402-1): la Germania propone la sostituzione del flessimetro Bally
Flessione continua (ISO 5402-1): la Germania propone la sostituzione del flessimetro Bally

Lo scorso 6 ottobre 2020, dopo un anno di interruzione dei lavori, si è tenuto il virtual meeting della commissione europea di normazione sul cuoio “CEN/TC 289 Leather”.

 

Nell’ambito del Working Group 2 “Prove fisiche e meccaniche” è stata discussa la revisione della norma ISO 5402-1 sulla resistenza alla flessione continua del cuoio. La norma è già stata oggetto di revisione nel 2017 da parte di membri tedeschi rappresentanti del DIN, ma è stata ritirata dopo poco più di un anno a seguito della rilevazione di un errore nella sezione descrittiva del dispositivo di prova che ha determinato problemi non solo ai costruttori, ma anche ai laboratori di analisi accreditati.

 

La proposta tedesca oltre a contenere una errata descrizione della macchina, infatti, definisce una modifica sostanziale della geometria dei morsetti di prova rispetto a quelli tradizionali “Bally”. La motivazione per questo cambiamento è stata la richiesta da parte di alcuni laboratori in Germania che vorrebbero un unico dispositivo utile per la caratterizzazione di tutti i materiali da rivestimento (calzature, calzature di sicurezza, supporti rivestiti e cuoio). Questa motivazione è ovviamente inaccettabile, vista l’elevata diffusione dei tradizionali dispositivi con morsetto “Bally” che diventerebbero da un giorno all’altro del tutto obsoleti, obbligando tutti gli operatori del settore a nuovi ed inutili investimenti in asset di laboratorio.

 

Giuliani Tecnologie di Torino, il principale costruttore italiano di macchine per prove fisiche e meccaniche su cuoio, contattato dalla Stazione Sperimentale ha fornito i propri dati di vendita, informando che sugli oltre 2.000 apparecchi presenti nel mondo, negli ultimi 3 anni non ha ricevuto alcuna richiesta di macchine con i morsetti proposti dai tedeschi.

 

Quanto sopra, rende ancora più debole la richiesta di modifica della norma.

 

Per risolvere la questione la Stazione Sperimentale ha proposto di effettuare una serie di prove interconfronto utilizzando entrambi i morsetti di prova. Soltanto a seguito della raccolta dati e del confronto degli stessi si potrà decidere o meno se considerare quelli proposti nella nuova norma come “alternativi” a quelli tradizionali.

 

Le prove saranno effettuate a livello europeo coinvolgendo aziende costruttrici ed alcuni dei laboratori di prova membri del CEN. Il tutto sarà coordinato dalla Stazione Sperimentale con il supporto di Giuliani Tecnologie e del Gruppo Mastrotto di Arzignano che fornirà il materiale da analizzare.

 

Il report delle prove sarà presentato in un meeting ristretto a fine novembre nel quale di finalizzerà la bozza di norma da proporre al CEN/TC 289 previsto per marzo 2021.

 
 

Dipartimento sviluppo prodotto

 

Ing. Rosario Mascolo

 
 

Nuovi sviluppi di concia sostenibile ed economia circolare
Nuovi sviluppi di concia sostenibile ed economia circolare

Re.Al.Color azienda produttrice di chemicals per il settore conciario e capofila del progetto Ri-Leather in collaborazione con la SSIP presenta alcuni risultati di performance della nuova concia organica I-Tan.

 

Il sistema I-TAN è stato progettato per esaltare le funzioni di un polimero innovativo in grado di formare legami tra catene peptidiche adiacenti del collagene, tale da poter stabilizzare e conciare la pelle.

 

Il sistema I-TAN permette, inoltre, di ottenere pelli esenti da metalli e aldeidi nel rispetto delle normative REACH, ottenendo caratteristiche chimico fisiche in grado di rispettare i capitolati più restrittivi dell’industria manifatturiera nel settore della calzatura, pelletteria, abbigliamento, arredamento e automotive.

 

Il target principale del nuovo conciante è orientato alla realizzazione di pelli METAL FREE ovvero pelli che rispettano la normativa UNI EN 15987:2015, ovvero pelli la cui somma di metalli concianti è inferiore a 1000 ppm 0.1%.

 

 

Caratteristica peculiare delle nuove pelli conciate sono rivolte all’impatto ambientale e allo sviluppo di un’economia circolare; in particolare alla possibilità di recupero o riciclo degli scarti e delle pelli a fine vita.

 

Le pelli conciate I-TAN risultano essere facilmente biodegradabili raggiungendo una biodegradabilità relativa (ISO 20136:2017) pari all’ 80% circa mentre gli scarti provenienti della lavorazione, la rasatura la rifilatura della concia e del crust sono facilmente idrolizzabili per ottenere dei prodotti proteici in grado di avere effetti riconcianti da utilizzare nella stessa produzione di pelli wet white.

 

Al fine di ottenere la biodegradabilità secondo la norma ISO 20136:2017 – leather. Le prove sono state condotte con la collaborazione con SSIP e i laboratori di igiene del dipartimento di Biologia dell’università degli studi di Napoli Federico II.

 

Per il campione di concia ITAN, il grafico evidenzia un raggiungimento di una fase di plateau intorno al giorno 35, in corrispondenza di una percentuale di biodegradabilità pari al 77.9%.

 

 

Lo studio ha, inoltre, interessato la classificazione e smaltibilità secondo i limiti previsti secondo D.M. 27 settembre 2010; dalle analisi sui campioni di campione in esame risulta come rifiuto non pericoloso con codice CER 160306.

 

Marco Nogarole

 

Responsabile Tecnico e dei Servizi alle imprese del Distretto di Arzignano

 Pubblicato il: 12 Ott 2020

 

Speciazione del Cromo in matrici ambientali
Speciazione del Cromo in matrici ambientali

Il D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. prevede la valutazione dello stato di qualità di una matrice ambientale; le indagini analitiche che vengono effettuate per i controlli e per i piani di monitoraggio, devono essere riproducibili, affidabili e accurate.
I metodi e i controlli analitici in campo ambientale spesso risultano complessi, per diverse cause:

 

  • complessità della matrice stessa da cui derivano,
  • alto livello tecnologico della strumentazione utilizzata,
  • carenza di metodi normati a livello nazionale e internazionale.

 

Tali problematiche portano alla richiesta da parte dei laboratori di un supporto degli Enti preposti al fine di ottenere riferimenti precisi per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei controlli analitici, ed ottenere in
questo modo una riproducibilità dei dati ottenuti da diversi laboratori.
A titolo di esempio, per alcuni parametri presenti nel D. Lgs. 152/06 nell’allegato 5 Parte IV, Titolo V, per i quali si definisce “Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC)” per il suolo e per le acque di falda
esistono numerose incertezze interpretative ed è per questo motivo che spesso capita di ottenere risultati diversi se i campioni vengono analizzati in laboratori diversi. È questo il caso del problema interpretativo su idrocarburi totali espressi come n-esano per le acque, idrocarburi C<12 e C≥12 per i terreni ed i PCB totali.
Esistono poi, parametri o classi di parametri per cui nonostante siano vigenti metodi normati questi presentano criticità nelle fasi di campionamento, stabilizzazione, trasporto, preparativa e analisi. In questi casi, quindi, i dati ottenuti potrebbero non essere comparabili, indipendentemente dai metodi utilizzati. Ciò avviene in particolare per:

 

 

  • VOC
  • Metalli
  • Idrocarburi C<12 e C≥12
  • Cromo VI su terreni

     

    Nell’ottica di dare un contributo sempre più incisivo sulle analisi di inquinanti in matrici ambientali la Stazione Sperimentale per l’Industria Pelli (SSIP) in collaborazione con l’Università di Napoli Federico II, si propone di caratterizzare il fango derivante da impianti di depurazione di reflui conciari con particolare attenzione al Cromo, i cui sali sono ampiamente utilizzati nei processi di concia e di cui i fanghi saranno ricchi grazie all’elevata capacità di abbattimento di tale inquinante da parte degli impianti di depurazione (~99%). Lo sviluppo dell’attività di ricerca porterà, una volta caratterizzato il fango di partenza, al ‘Recupero energetico dei fanghi conciari’.

    Sulla base dei suddetti obiettivi si è arrivati ad un momento
    cruciale di incontro e scambio di idee tra i ricercatori della SSIP e dell’Università Federico II partners del progetto.
    Uno degli argomenti maggiormente dibattuti, in questa prima fase, risulta quello relativo a quale metodo di prova utilizzare per la speciazione del Cromo nei fanghi, ed in particolare per la determinazione della sua forma esavalente, che risulta particolarmente tossica per gli organismi viventi.
    I metodi applicabili ai controlli analitici in campo ambientale e non solo, sono diversi e di seguito se ne citano alcuni:

     

     

    • EPA 3060 A
    • EPA 7196 A
    • QUADERNI IRSA CNR N. 64
    • UNI EN ISO 17075

     

     

    Ci si è soffermati ad analizzare la determinazione del Cromo esavalente nel focus group formato da:Ricercatori della Stazione Sperimentale Industria Pelli: Ing. Daniela Caracciolo, dott. Francesco De Chiara;
    Ricercatori dell’Università Federico II di Napoli: prof. Fabio Montagnaro, dott. Marco Balsamo, dott.ssa Francesca Di Lauro.
    Tale determinazione risulta decisiva nell’ottica dell’utilizzo del fango come vettore energetico per processi termici, come ad esempio la gassificazione, al fine di stabilire la concentrazione del Cr(VI) a monte e a valle del processo e determinare dunque le condizioni operative per la fattibilità di quest’ultimo, prevenendo la formazione della specie Cr6+.

    È doveroso sottolineare che analisi preliminari, sia di letteratura che sperimentali, effettuate sul fango escludono la presenza di Cromo esavalente nella matrice di partenza in cui il Cromo è presente
    principalmente come Cr2O3, e che tale molecola (in cui il Cromo si trova nello stato di ossidazione +3) risulta stabile fino a temperature di 1200°C, temperatura ben al disopra delle condizioni operative del
    processo di gassificazione, che ad ogni modo opera in forte difetto di ossigeno.

     

     

    Daniela Caracciolo
    Dipartimento tecnologie per l’ambiente

 Pubblicato il: 2 Ott 2020 

Esame preliminare dei difetti e Consulenza Merceologica
Esame preliminare dei difetti e Consulenza Merceologica

La produzione di un articolo non conforme ai requisiti di qualità o normativi può avere un elevato impatto non solo in termini economici ma anche in termini di immagine, a seguito di procedure di richiamo o sanzioni.

 

L’attività di Consulenza Merceologica è finalizzata al riconoscimento di difetti che possono manifestarsi durante la produzione o di una pelle o la manifattura e l’uso di un articolo, e ad individuare soluzioni che possano risolvere la problematica ovvero prevenire il futuro manifestarsi del difetto.

 

In quest’ambito la Stazione Sperimentale opera sulla base dell’approfondita conoscenza della correlazione tra proprietà del materiale e operazioni conciarie dei propri Tecnologi, e con l’ausilio di attrezzature all’avanguardia, utilizzate per definire univocamente la natura di difetti e di materiali e prodotti chimici ad essi correlati.

 

La prima fase di un’attività di Consulenza Merceologica, ovvero la raccolta di informazioni dal Cliente inerenti la problematica e l’esame merceologico preliminare del difetto è sicuramente la più critica in quanto orienta le successive indagini. In sede di esame merceologico preliminare, che la Stazione può effettuare anche presso il Cliente, sono effettuate prime rilevazioni sulla morfologia del difetto (localizzazione e distribuzione sul pellame o sugli articoli), e possono essere condotte piccole prove tecnologiche che, talvolta, forniscono prime indicazioni per una pronta risoluzione della problematica. Un esempio classico di tale attività è l’esame preliminare del comportamento di un deposito superficiale (“repousse”), quando viene applicata una fonte di calore localizzata, quale può essere la fiamma di un accendino. Infatti la scomparsa del deposito può essere indicativa della presenza di una “repousse” grassa e/o cerosa, mentre la persistenza della macchia è solitamente indicativa di deposito salino.

 

Dott. Gianluigi Calvanese
Responsabile dell’Area Analisi, Certificazione e Consulenza

Pubblicato il: 25 Set 2020

Bioeconomy Day 2020: ecco chi sono Relatori che parteciperanno all’evento
Bioeconomy Day 2020: ecco chi sono Relatori che parteciperanno all’evento

Sostenibilità, Economia circolare ed Open innovation: sono questi i temi al centro del dibattito che si svilupperà nel corso del workshop organizzato dalla SSIP e l’Università degli Studi di Napoli Federico II.

 

All’evento parteciperanno rappresentanti delle istituzioni, ma soprattutto esperti e ricercatori dell’intera filiera conciaria.

 

Fulvia Bacchi dal 1973 fa parte di UNIC (Unione Nazionale Industria Conciaria) di Confindustria. Il primo incarico riguardava relazioni esterne, istituzionali e di strategia aziendale al fine di supportare l’internazionalizzazione delle aziende conciarie italiane. È Direttore Generale di UNIC dal 2016, ed ha creato anche LP Fashion Studio, uno showroom del tutto innovativo dedicato alle tendenze emerse nella moda in pelle. CEO di ICEC (Istituto di Certificazione) e membro del CdA dell’Istituto di Ricerca sulla Pelle Italiana, dal ’91 è direttore di Unac, l’Associazione Italiana di Accessori e Componenti, e da 2017 CEO di LINEAPELLE  SPA, la più importante Fiera Internazionale sulla pelle.

 

Graziano Balducci, Presidente del CdA della SSIP dal 2019, Vicepresidente dell’Unic ceo di Antiba Conceria, azienda del Distretto Industriale di Santa Croce sull’Arno (Pisa), fondata nel 1987 con il fratello Paolo, sulle orme di un’esperienza familiare avviata negli anni Cinquanta dal padre, Mario Balducci.

 

Albino Caporale è direttore alle attività produttive dell’Assessore Attività Produttive, Credito, Commercio e Turismo della Regione Toscana dal 2015. Lunga la sua carriera nel settore pubblico. Prima di approdare in Regione aveva lavorato alla Provincia di Siena, al Comune di Pisa, Poggibonsi e Santa Croce sull’Arno. È stato Consigliere di Amministrazione della SAT, Società Aeroporto Toscano di Pisa dal 2012 al 2015. Ha esperienza nel settore dell’artigianato, industria, cooperazione, turismo, commercio e servizi. Ha competenza in materia di CCIAA.

 

Vera Corbelli, dal 2014 è Commissario Straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto nonché per l’attuazione dell’intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi del deposito ex Cemerad di Statte. Esperta di pianificazione e programmazione del sistema fisico-ambientale, negli anni ha maturato una notevole esperienza professionale, svolgendo il ruolo di Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Nazionale Liri, Garigliano e Volturno e di Segretario coordinatore del Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale.

 

Edoardo Croci è Direttore di ricerca dello IEFE, il centro di ricerca di economia e politica dell’energia e dell’ambiente dell’Università Bocconi, dove è anche coordinatore dell’”Osservatorio sulla green economy”. È titolare del corso di “Carbon management and carbon markets” all’Università Bocconi e di “Politica dell’ambiente” all’Università degli Studi di Milano.  È stato Assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente del Comune di Milano; nel corso del suo mandato ha introdotto misure innovative in materia di ambiente, clima e mobilità sostenibile – come il sistema di road pricing ecopass e il sistema di bike sharing Bike-mi, che sono state riconosciute come “best practices” da organizzazioni internazionali come OECD, Banca Mondiale, UN-Habitat.

 

Ciro Fiola, Presidente CCIAA di Napoli dal 2018. Negli anni tra il 1999 e il 2003, ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui: componente del Comitato provinciale INPS e del Consiglio di Amministrazione UNICAPORTUALE, di cui è stato anche Presidente. È iscritto all’elenco speciale dell’Albo dei Giornalisti. È stato Consigliere comunale dal 2001 al 2006 ed è stato rieletto, nel maggio 2006. Ha fatto parte delle Commissioni consiliari Bilancio e Risorse Strategiche, Territorio e Ambiente, Trasparenza.

 

Marco Frediani, imprenditore e Presidente UNPAC.

 

Gustavo Gonzalez –Quijano attualmente ricopre la carica di Segretario Generale di Cotance, ovvero l’organo rappresentativo dell’industria conciaria europea. Nel corso degli anni è stato Presidente ESCO TEXTAN (TCLF), Membro del consiglio di amministrazione del Consiglio per le abilità settoriali del TCLF dell’UE, Membro del Panel UNIDO Leather & Leather Products e del FAO Sub-Group Hides&Skins

 

Edoardo Imperiale, Direttore Generale della Stazione Sperimentale per l’industria delle Pelli, Direttore Generale Campania Digital Innovation Hub di Confindustria e Professore presso l’Università Mercatorum delle Camere di Commercio Italiane, nel CdL in Ingegneria Gestionale ad Indirizzo Economia circolare ed è Consigliere del Cluster Tecnologico spring.

 

Laureato in Economia e Commercio ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Ingegneria Industriale ed conseguito l’Executive Master in Management delle Amministrazioni Pubbliche presso SDA Bocconi in partnership con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per circa 16 anni, dal 2001 e fino al 2017 dopo aver vinto il concorso quale dirigente presso il Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici della  Regione Campania – per conto del CIPE – è stato Direttore Generale di Società regionali per la ricerca, l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese (tra cui Sprint Campania, Città della Scienza e Sviluppo Campania)

 

Antonio Martini, laureato in ingegneria mineraria dal maggio del 2019 è stato nominato Direttore della Divisione “Interventi per ricerca e sviluppo” presso la DGIAI del Ministero dello Sviluppo Economico. Tra i numerosi incarichi che ha ricoperto, ricordiamo quello di Direttore dell’Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse, l’organismo di controllo e vigilanza delle attività petrolifere e di stoccaggio di gas ed anidride carbonica.

 

Luigi Nicolais, Professore Emerito dell’Università di Napoli Federico II,  Presidente di Materias e Presidente del Campania Digital Innovation Hub,  è il Consigliere Scientifico della SSIP.  Già Presidente del CNR,  ha fondato e presieduto il Distretto tecnologico sull’Ingegneria dei Materiali polimerici e compositi e Strutture – IMAST Scarl. Nel 2016 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce all’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È componente del Gruppo 2003 di cui fanno parte gli scienziati italiani più citati al mondo. Da maggio 2006 a maggio 2008 è stato Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione del secondo governo Prodi.

 

Piero Salatino, laureato in Ingegneria Chimica all’Università degli Studi di Napoli Federico II è attualmente Presidente di MedITech – Competence Centre 4.0. Già Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base della Federico II è  professore ordinario  del settore scientifico-disciplinare IMPIANTI CHIMICI (Impianti Chimici II, Impianti Chimici III, Progettazione di Reattori Chimici, Impianti e Processi, Reattori Chimici, Ingegneria delle Reazioni Chimiche, Bioreattori, Impianti Biotecnologici) per i Corsi di Laurea/Laurea Magistrale in Ingegneria Chimica ed Ingegneria dei Materiali, Facoltà di Ingegneria, e per i Corsi di Laurea/Laurea Magistrale in Biotecnologie Industriali, Facoltà di Scienze Biotecnologiche, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.

 


Giovanni Sannia, ha ricoperto e ricopre numerosi ruoli accademici tra cui: Professore di Biologia Molecolare e Biotecnologia Industriale, Responsabile del Laboratorio di Biotecnologie Industriali, Ambientali e Molecolari, dipartimento di Chimica Università di Napoli Federico II, Presidente PhD School in Biotechnology Università di Napoli Federico II, Presidente Master BIOCIRCE “Bioeconomy in the Circular Economy”.

Paolo Scudieri è laureato in ingegneria industriale all’Università di Basilea, è Presidente di ANFIA ed è alla guida il Gruppo Adler Pelzer, azienda di famiglia fondata dal padre Achille nel 1956 a Ottaviano, oggi realtà internazionale con 64 stabilimenti e oltre 15.000 dipendenti in 23 Paesi, per un fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro. Cavaliere del lavoro, è membro dell’Advisory Board di Confindustria. È alla guida DATTILO – il Distretto Alta Tecnologia Trasporti e Logistica, costituito in Campania come braccio operativo della Regione per sviluppare progetti di ricerca nel settore dei trasporti e della mobilità, del Centro SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, e del master dell’auto promosso dall’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel 2011 ha ricevuto la nomina Niaf (National Italian American Foundation) quale migliore imprenditore italo-americano alla presenza del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

 
 

Se vorresti partecipare e non sei riuscito ad iscriverti, potrai seguire la diretta streaming sulla nostra pagina Facebook!

 
 

Le nuove sfide tecnologiche per l’Industria Conciaria
Le nuove sfide tecnologiche per l’Industria Conciaria

 

Con circa 1200 imprese ed oltre 18mila addetti, l’Industria Conciaria Italiana è uno storico e consolidato esempio di economia circolare, in quanto sottrae un’ingente quantità di scarti dell’industria della macellazione, riducendo notevolmente l’impatto ambientale e creando un prodotto nobile dalle caratteristiche tecniche e prestazioni di altissimo livello che si mantengono nel tempo.

 
 

Il modello diventa ancor più ambizioso quando ci si addentra nel campo della Bioeconomia, un settore in continua evoluzione e costantemente alimentato da adeguati supporti tecnologici ed approcci multidisciplinari in grado di individuare tutte le opportunità per lo sviluppo di soluzioni più sostenibili e tecnologicamente avanzate.

 
 

Ed è proprio in questo campo che entra in gioco il Leather Innovation Challenges 2025, l’ultimo strumento proposto dalla SSIP, progettato e realizzato per fornire alle imprese del settore nuove traiettorie tecnologiche per il quinquennio 2020-2025.

 

In tal senso, il programma intende avviare una selettiva attività di scouting di tecnologie e soluzioni innovative, finalizzata all’avvio di partnership per l’avvio di Progetti di Ricerca Industriale e Sviluppo Sperimentale, per lo Sviluppo di Start-Up tecnologiche e la realizzazione di prototipi in ambito industriale 4.0, nei seguenti ambiti di interesse:

 
 

INNOVAZIONE DI PRODOTTO

 

Nuovi materiali, molecole e tecnologie e per la produzione di nuove famiglie di pelli innovative, sia in relazione ai processi di lavorazione impiegati, sia rispetto alla capacità di soddisfare contestualmente una serie di fabbisogni di innovazione e sostenibilità.

 
 

ECONOMIA CIRCOLARE E SOSTENIBILITÀ

 

Soluzioni innovative che consentano la progettazione di strategie di valorizzazione degli scarti derivanti dall’industria conciaria, nonché degli scarti provenienti dalla filiera della lavorazione della pelle.

 
 

INDUSTRIA 4.0 E LEATHER SMART FACTORY

 

Soluzioni che introducano nuovi processi e metodologie dell’industria 4.0 per la lavorazione della pelle; nello specifico, di particolare interesse risultano gli approcci volti ad implementare l’automazione di processo, il controllo da remoto e l’introduzione di tecnologie smart per il monitoraggio della produzione conciaria, nell’ottica di ottimizzare il processo produttivo, favorire condizioni di risparmio idrico ed energetico,  e minimizzare l’impatto che le produzioni possono avere sulla salute dei lavoratori e sull’ambiente.

 
 

Maggiori dettagli sul Leather Innovation Challenges 2025 saranno resi noti durante il Bioeconomy Day 2020 previsto per Giovedì 24 Settembre.

 

Per info sull’evento e come partecipare, clicca qui.

 
 

La call è aperta a tutti i soggetti pubblici e privati interessati a promuovere soluzioni tecnologiche e progettualità avanzate.

 
 

UNI EN ISO 14088:2020 Aggiornata la norma sulla determinazione dei tannini
UNI EN ISO 14088:2020 Aggiornata la norma sulla determinazione dei tannini

Dopo che la delegazione italiana alla commissione “CEN/TC 289 Leather” ne aveva fatto richiesta nel 2017, si è concluso il processo di revisione della norma sull’analisi quantitativa dei tannini con il metodo del filtro, con la sua pubblicazione nel maggio del 2020.

 

La richiesta di revisione della prima edizione del 2012, ed il lavoro che ne è seguito, ha risposto all’esigenza di rendere il testo della norma più snello, chiarendo e dettagliando dei passaggi che sono fondamentali e, nel contempo, snellendo altre parti della procedura, obbiettivamente ridondanti, in modo da rendere il documento più utile ed applicabile, soprattutto a coloro che non hanno un’esperienza pregressa con questa norma.

 

Questo metodo utilizza per determinare le sostanze concianti un approccio tecnologico, ovvero sfrutta l’interazione tra la polvere di pelle (solo leggermente conciata al cromo allo scopo di prevenirne la putrefazione, ma con ancora moltissimi siti reattivi, equiparabile quindi ad una pelle da conciare) e una miscela acquosa di campione da analizzare, andando quindi a simulare ciò che avviene all’interno del bottale e delle vasche della concia. Il principio del metodo infatti prevede che la polvere di pelle standard, immessa opportunamente (in modo che non si formino percorsi preferenziali) in una campanella di vetro di dimensioni opportune viene fatta attraversare, ad una velocità stabilita, da una soluzione a concentrazione nota del campione da analizzare. Le sostanze che vengono trattenute ad opera della pelle sono quindi attribuibili, e quantificabili, come sostanze concianti.

 

È interessante notare che, nonostante il metodo ISO 14088 sia stato pubblicato nella prima versione solo pochi anni fa, in realtà è probabilmente il metodo più antico dell’ambito conciario: infatti è la versione ISO del metodo del filtro, utilizzato fin dal secolo diciannovesimo per determinare, perlomeno a livello europeo, la quantità di tannini presenti nei prodotti commerciali. Anzi, il primo incontro e fondazione della Society of Leather Technologists and Chemists è del 1897, ed aveva proprio lo scopo di definire dei metodi di analisi condivisi: infatti, all’epoca, allo scopo di analizzare il conciante più diffuso dell’epoca (ricordiamo che la concia al cromo cominciò a prendere piede più tardi, nei primi decenni del secolo scorso) esistevano il metodo per scuotimento, diffuso soprattutto negli Stati Uniti, e il metodo del filtro (o della campanella). I metodi, confrontati tra di loro davano risultati non equiparabili, e quindi si possono ben intuire le ricadute a livello commerciale: il dibattito si è protratto per molti anni e si è concluso con l’accettazione generale ad utilizzare il metodo del filtro come standard ISO riconosciuto.

 

Il metodo, per la sua peculiarità, anche nella versione appena pubblicata necessita comunque di una certa attenzione e manualità per essere applicato correttamente; a tale scopo i tecnici della SSIP sono a disposizione per condividere la propria esperienza e fornire il supporto necessario a tutti coloro che ne facciano richiesta.

 

Dott.ssa Tiziana Gambicorti
Responsabile Sezione Distretto Industriale Toscana

Pubblicato il: 9 Set 2020 
 
 

Misurazione della superficie: revisione della ISO 19076
Misurazione della superficie: revisione della ISO 19076

Il progetto dedicato alla misurazione della superficie del cuoio continua a produrre risultati. La collaborazione tra la Stazione Sperimentale e UNIC ha permesso una raccolta massiva di dati che sta fornendo la base tecnica per l’aggiornamento di tutta la documentazione di supporto alla metrologia legale di settore.

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