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MAGAZINE: World Leather Ottobre/Novembre 2024
MAGAZINE: World Leather Ottobre/Novembre 2024

◊ Letture presso la Biblioteca della Stazione Sperimentale Pelli ◊

 

Rivista di settore: World Leather – Magazine for the leather industry

 

 

E’ stato pubblicato il nuovo numero del magazine inglese “World Leather”, fondato nel 1987, che rappresenta una delle riviste leader a livello mondiale per l’industria della pelle.

Da CPMC – Progetto Chiroteca “The Same 25 steps”
Da CPMC – Progetto Chiroteca “The Same 25 steps”

La progettazione di un guanto che unisce la tradizione dei Guantai Napoletani e le nuove sperimentazioni materiche secondo i trend 2025: è stato questo il lavoro, finanziato dalla Stazione Sperimentale Industria Pelli, di Modia Romano, studentessa dell’Academy Vanvitelli e presentato nell’ambito del progetto promosso dalla “CONSCIOUS LEATHER DESIGN ACADEMY”. La borsa di studio nasce in collaborazione con la Rete di impresa “Chiroteca”, che ha come obiettivo la creazione di una rete sinergica tra la SSIP, l’Unione industriali Napoli, Lineapelle, Gargiulo Leather produttore di pellame, e tre aziende guantaie napoletane: Artigiano del guanto, Gala gloves e Andreano shop. Nell’ambito di questo lavoro tra moda e design Francesco Gargiulo della conceria napoletana Gargiulo Leather ha fornito le pelli su indicazione delle caratteristiche estetiche e morfologiche richieste; Alessandro Pellone di Gala gloves ha offerto il suo know how per lo sviluppo modello, in collaborazione con Cosmind srl, azienda specializzata nella
lavorazione di lamieristica di precisione per la creazione dei ganci in metallo con qrcode,
creato da SSIP dove si possono vedere le fasi di realizzazione del guanto e infine in collaborazione con l’azienda Mc Quadro srl per la laseratura dei materiale in pelle. Tutor in SSIP della Romano, la Dr.ssa Carmelina Grosso, responsabile della Biblioteca e del Coordinamento espositivo scientificostorico della mostra sul guanto. “The Same 25 step”: è questo il titolo del lavoro della Romano, nell’ambito dell’International Academy, proposto da Officina Vanvitelli, con Lineapelle, Academy pensata con l’obiettivo
di sviluppare un modello formativo avanzato relativo al rapporto tra design e pelle, caratterizzato dall’approccio green e dal basso impatto ambientale delle produzioni conciarie italiane.
A spiegare il progetto è la designer Modia Romano: “The Same 25 steps, nasce da una riflessione
storica ed esplora il ricco patrimonio culturale della guanteria napoletana, in particolare quella legata alla scuola del guanto della stazione sperimentale pelli. L’arte guantaria, tramandata nel contesto contemporaneo con le stesse 25 fasi di lavorazione restate immutate nel corso del tempo. E’ un progetto
ispirato dalla filosofia giapponese del kintsugi, dove Il forte valore simbolico di questa arte, viene evocata a trasformare le crepe e le rotture, in segni di una nuova storia contemporanea, tutta da riscrivere. Il progetto
The Same 25 steps fonde arte conciaria, arte guantaia, tecnologia applicata, lavorazioni tecnologiche e sostenibili, combinati con i gesti magici dei mestieri d’arte come il ricamo haute couture, in cui l’empatia verso l’oggetto diventa la leva emotiva e di riconnessione con esso. Una riscoperta.
Serena Iossa
Responsabile Politecnico del cuoio SSIP
Una ricerca ma anche una formazione di qualità, quella offerta dalla Stazione Sperimentale attraverso il Politecnico del Cuoio: ma che cosa vuole dire fare formazione di qualità?
Nelle aziende della filiera pelle, sempre più incisive sono le figure professionali altamente specializzate, che rappresentano un plus qualitativo notevole per quelle imprese che ne colgono l’importanza. Ed è proprio in virtù di tale consapevolezza che il Politecnico del Cuoio della SSIP ha implementato le attività nei principali distretti conciari afferenti alla Stazione Sperimentale, presenti in Campania,
Toscana e Veneto, con un’offerta formativa sia per soggetti privati che pubblici, concreta, ossia tarata sui reali fabbisogni delle aziende del settore e sulle necessità di inserimento lavorativo quasi immediato dei giovani, che è un altro notevole aspetto di una formazione che possa definirsi appunto di qualità. La parola d’ordine in ogni caso è “rete”: ma in che modo si intrecciano le diverse esperienze e i diversi attori che fanno parte del mondo conciario?
Di certo fare rete consente una fusione di know how ed esperienze che giova all’interno settore. Dal nostro punto di vista, fondamentali sono gli ITS che attraverso il lavoro delle Fondazioni ITS Academy MIA, MITA e COSMO, presenti nei tre distretti, arricchiscono il territorio di figure altamente competenti e specializzate e che captano le potenzialità elevate di una formazione realizzata attraverso attive collaborazioni
con gli Istituti tecnici locali, con il mondo universitario ma soprattutto con le imprese del territorio di riferimento, nelle quali poi i giovani formati troveranno collocazione.
Abbiamo collaborazioni oramai consolidate con l’Istituto Cattaneo di San Miniato e con l’ITTE Galilei di Arzignano, sostenute dalla Stazione Sperimentale anche attraverso
l’implementazione di nuovi laboratori innovativi e concerie sperimentali; inoltre una vasta rete di aziende è sempre più coinvolta nelle attività di formazione, sia per far crescere le competenze del proprio
personale che per trasferire alle nuove leve
competenze e know how. Come è nata la vostra collaborazione?  Il guanto è un concetto, oltre che una
tradizione, caro alla Stazione Sperimentale, basti pensare alla nostra Mostra sul Guanto che ha fatto il giro del mondo, e da cui e’ nata anche una rete di impresa Chiroteca coinvolta anch’essa nel progetto della studentessa, e all’importanza che la SSIP attribuisce alle figure tecniche legate alle attività artigianali e antiche, come appunto il guanto, per fare una formazione specializzata ma in una chiave chiaramente moderna, 4.0 che ingloba la transizione verde e quella digitale. Ne e’ l’esempio il QR code presente sul guanto realizzato, fondamentale per la tracciabilita del prodotto, tema molto caro all’intero comparto pelle.
Alessandra Cirafici – Coordinatore del Dottorato di interesse nazionale in design per il Made in Italy
Per Alessandra Cirafici la linea da seguire parte dalla sperimentazione e arriva sino al marketing, per ripensare il Made in Italy, che non modifichi la qualità ma la consapevolezza degli scenari che cambiano. Lineapelle, le imprese, l’università e la ricerca, il tutto con un concetto comune, quello di rete: con quale obiettivo?
Non si può immaginare un percorso che non sia di rete sia quando parliamo di aziende sia di reti concettuali perché non si può immaginare la sperimentazione slegata ad esempio dalla produzione, dai meccanismi di consumo, dai nuovi modelli di business. Tutto questo rende possibile la creazione di un progetto di filiera ma che sia un progetto utile per il nostro paese, e in questa direzione va il dottorato, che
ho il piacere di coordinare e che è il luogo deputato per fare questo dove riusciamo a proporre dei modelli che a partire dalla
ricerca sperimentale sui materiali a finire ai meccanismi di produzione e di consumo, possano rendere una riflessione sul Made in Italy e sul nuovo modo di concepirlo, non più pensabile nella sua modalità tradizionale.
Il Made in Italy è una stagione che è nata, che ha avuto il suo sviluppo: oggi dobbiamo pensare ad un nuovo modo di concepirlo
che non modifichi la qualità di quello che facciamo ma che ne modifichi sicuramente il senso di consapevolezza in uno scenario
che è completamente cambiato.
Il tema di questo numero di CPMC è proprio la qualità, riferita al sistema pelle: come questi due elementi, qualità e tracciabilità
fanno parte di questi processi?
Una parte significativa dei percorsi che stiamo sviluppando all’interno sia delle lauree che dei dottorati sono quelli legati al passaporto
digitale da cui non è possibile prescindere. Dobbiamo imparare a considerare di qualità qualunque processo che sia effettivamente
tracciabile e viceversa, non considerare di qualità i processi, seppure meravigliosi che
non ci consentono un tracciamento. Questo significa modificare non solo i meccanismi di produzione ma anche quelli di acquisto e consumo, e ciò significa educare il consumatore, fare in modo che questo senso di consapevolezza attraversi le strategie
dell’acquisto e rendendo imprescindibile, per noi, cosa stiamo comperando e quindi in un’ottica di CONSCIOUS, consapevolezza,
come non a caso si chiama il nostro percorso di formazione.
Patrizia Ranzo – Responsabile scientifico Officina Vanvitelli
Per Patrizia Ranzo, le certezze del mercato globale vengono meno; la libera circolazione delle merci è minacciata e i brand di lusso cominciano a vedere importanti flessioni delle proprie esportazioni. Da qui la necessità di sperimentare nuovi modelli collaborativi di impresa. Una rete che collega università, ricerca e imprese: come mettere a regime questi tre
attori del made in Italy?
Il sistema economico e produttivo dell’Italia concentra sul Made in Italy e sull’esportazione la sua economia reale, la sua cultura, la
capacità progettuale, creativa e produttiva, attraverso i principali ambiti produttivi delle 4A (arredo-casa, agroalimentare enogastronomia, abbigliamento-moda, automazione-meccanica) e in generale delle industrie creative. Tali ambiti sono espressione della cultura materiale e immateriale dell’Italia, della sua capacità di intrecciare percorsi creativi con il saper fare manifatturiero e le innovazioni tecnologiche.
Questo intreccio genera un livello di qualità percepito e riconosciuto nel mondo che definisce l’identità del nostro Paese.
Attualmente viviamo in un momento molto complesso in cui anche le certezze del mercato globale vengono meno; la libera
circolazione delle merci è minacciata dai recenti avvenimenti ed anche i brand di lusso cominciano a vedere importanti flessioni
delle proprie esportazioni. Di fronte a questo scenario occorre sperimentare nuovi modelli collaborativi di impresa, basati sulla capacità
di rispondere ai cambiamenti con velocità, aiutati dalle nuove tecnologie e dalla qualità ambientale delle produzioni. I dati recenti elaborati da Confindustria Moda ci raccontano che la performance del settore TMA (Tessile, Moda e Accessorio) ha avuto un aumento di fatturato, rispetto agli anni precedenti, del 3,2% con un aumento delle vendite a valore e una diminuzione dei volumi; c’è stata una perdita di marginalità dovuta all’aumento dei costi di energia e materie prime. Questi dati, al momento quasi positivi,
descrivono una situazione in movimento, inscritta negli scenari contemporanei dettati dall’incertezza dei mercati. Appare chiaro
che strategie immediate sono necessarie allo scopo di sostenere e rafforzare trend positivi; la ricerca assume un ruolo fondamentale, ma
in un sistema condiviso e connesso di attori.
La nostra Officina Vanvitelli agisce lungo tali linee strategiche, e lo può vedere in modo molto palese attraverso le piccole e grandi
innovazioni alle quali arriviamo insieme alle imprese a livello nazionale e locale. Innovazioni sostenute dalla sostenibilità dei processi
progettuali e produttivi, a monte e a valle di questi. Inoltre il modello imprenditoriale delle imprese coese, fortemente competitivo
come dimostrano i dati relativi alle esportazioni, è fortemente connesso ai modelli di produzione in ambito di economia
circolare, in quanto il controllo di tutta la linea di approvvigionamento, produzione e smaltimento è il presupposto necessario del
requisito di sostenibilità ambientale. In questo numero della nostra rivista parliamo di qualità e tracciabilità: come inserire, secondo lei, questi due elementi quando parliamo di made in Italy e di pelle?
A partire dal 2025, i prodotti italiani saranno obbligati ad essere dotati di passaporto digitale del prodotto (DPP), regolamentato
e richiesto dalla Comunità Europea per la circolazione delle merci nel mercato unico europeo. La tracciabilità sarà un requisito
non più opzionale che sarà identificabile sempre di più con la certificazione di qualità del prodotto, legata al saper fare dei territori
e alla sostenibilità ambientale e sociale della sua produzione. Il DPP, inizialmente, potrebbe essere oneroso per le piccole
e medie imprese, ma già alcune aziende storiche lo stanno sperimentando su base volontaria, allo scopo di sperimentare la sua
regolamentazione. Ciò che appare chiaro è che tracciabilità, qualità, sostenibilità ambientale e sociale, ricerca portano a
modelli imprenditoriali necessariamente connessi strettamente in filiera. Nel comparto produttivo della pelle, eccellenza campana,
le imprese più significative già sperimentano scelte produttive rigorose a vantaggio dell’ambiente, ma appaiono sempre più
necessarie scelte strategiche e innovative basate su visioni consapevoli ed avanzate in grado di anticipare mutamenti e favorire
competitività e resilienza.
Roberto Liberti – Coordinatore Conscious Leather Design Academy
Per Roberto Liberti, la parola d’ordine è innovazione, anche attraverso l’AI, a cui nessuno degli attori della filiera può o deve
sottrarsi. Rete e ricerca insieme per la qualità, concetto trasversale e imprescindibile.
La qualità è fondamentale in questo progetto pilota: qualità del progetto, delle aziende, del design e della sperimentazione,
con la contaminazione di tutta la filiera, guantai, Chiroteca, Lineapelle che è una vetrina. Infatti, con Modia Romano che è
una designer di guanti, abbiamo puntato proprio a questo, in un “cortocircuito”, tra lei, la Stazione sperimentale, la mostra
del guanto e Chiroteca. Questo spingerà, attraverso una sperimentazione innovativa, i guantai a creare dei nuovi progetti, perché
bisogna pensare al futuro, che utilizzi anche l’Intelligenza Artificiale come abbiamo visto per Conscious, coinvolgendo nella filiera
aziende che hanno un approccio innovativo.
Così come fondamentale è tracciare il prodotto: nel progetto di Modia Romano c’è proprio un QRcode, realizzato con
un’azienda specifica di Limatola, all’interno della chiusura del guanto, che permette di tracciare tutte le fasi di lavorazione, le 25 fasi,
messe in atto dalla SSIP.

CTC ENTERPRICES: FRANÇAISE DU CUIR, INCLUSIONE NEL CUORE DELLA RSI
CTC ENTERPRICES: FRANÇAISE DU CUIR, INCLUSIONE NEL CUORE DELLA RSI

◊ Letture presso la Biblioteca della Stazione Sperimentale Pelli ◊

 

Rivista di settore: CTC entreprises

Questa rivista, finanziata mediante la contribuzione delle industrie francesi del cuoio, delle calzature, della pelletteria e dei guanti, viene distribuita gratuitamente dalle aziende associate del “Centre Technique du Cuir – CTC”.

DA CPMC – AA. VV: “Utilizzo di tecniche avanzate di microscopia ottica per l’analisi delle pelli a supporto dell’eccellenza del Made in Italy”
DA CPMC – AA. VV: “Utilizzo di tecniche avanzate di microscopia ottica per l’analisi delle pelli a supporto dell’eccellenza del Made in Italy”

Il “Made in Italy” rappresenta da sempre un sinonimo di qualità, eleganza e artigianalità nel mondo della moda e del design. Tra i materiali che incarnano al meglio questi valori, la pelle occupa un posto di rilievo. Utilizzata per la produzione di articoli di abbigliamento, pelletteria, calzature, interni di automobili, di componenti di arredo e, più in generale, articoli destinati al mercato del lusso, la pelle italiana è rinomata per la sua eccellenza in termini merceologici e le sue elevate prestazioni. Le pelli di alta qualità sono il frutto di una lunga tradizione artigianale e di un’accurata selezione delle materie prime. Ogni fase del processo produttivo, dalle operazioni di riviera, alla concia, post-concia e rifinizione, è eseguita con meticolosa attenzione per garantire un prodotto finale privo di difetti1-4. Questo livello di perfezione non solo conferisce un valore estetico e tattile ineguagliabile, ma assicura anche una maggiore durata e resistenza nel tempo. La pelle naturale, che costituisce un sottoprodotto dell’industria alimentare, è sottoposta a trattamenti fisici e chimici che conferiscono al materiale una notevole resistenza meccanica e stabilità contro il calore, l’umidità e l’usura. Le caratteristiche uniche della pelle includono una struttura specifica formata da pori e follicoli piliferi, che variano a seconda della specie animale da cui proviene; in tal senso, la corretta identificazione di queste caratteristiche fisiologiche, scongiura il rischio di frode commerciale attraverso l’etichettatura ingannevole, dove la provenienza dell’animale può essere falsamente dichiarata per aumentare il valore del prodotto. Materiali alternativi che imitano la pelle, inoltre, sono prodotti attraverso processi industriali che utilizzano di sovente materiali plastici per creare un prodotto che simula l’aspetto e la sensazione della pelle naturale. Questa alternativa è diventata popolare grazie al suo costo inferiore e alla possibilità di produzione in massa. Tuttavia, i materiali alternativi, oltre a presentare aspetti potenzialmente penalizzanti sul piano ambientale, presentano anche limitazioni significative, come la scarsa permeabilità, e la bassa durabilità. Inoltre, sul piano ecotossicologico, i materiali alternativi possono contenere sostanze chimiche nocive, che potrebbero rappresentare rischi significativi per la salute dei consumatori. Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse nel distinguere tra pelle, nota per la sua qualità e autenticità e materiali alternativi, particolarmente per il “Made in Italy”. Questo interesse è dovuto alla necessità di proteggere l’integrità del prodotto italiano di punta, nei settori produttivi rappresentati, minacciato dalla diffusione di materiali sintetici che imitano la pelle. Le tecnologie avanzate di analisi e certificazione sono diventate fondamentali per garantire l’originalità dei prodotti italiani5 . Prodotti falsificati, spesso realizzati con materiali scadenti e tecniche di lavorazione inadeguate, non solo danneggiano l’immagine del “Made in Italy”, ma compromettono anche la fiducia dei consumatori e minano l’economia delle imprese artigiane. Tecnologie avanzate di analisi sono inoltre importanti per la rilevazione di difetti e imperfezioni sia durante il ciclo di lavorazione che nel prodotto finito, in modo da garantire l’elevato livello di qualità connesso con il Made in Italy. In questo lavoro è stata utilizzata una tecnica di microscopia ottica avanzata per analizzare la texture di superfici estese di pelle e per caratterizzarne le proprietà e gli eventuali difetti. Tale approccio combina l’uso di un microscopio ottico automatizzato, collegato ad una telecamera ed equipaggiato con obiettivi per campo chiaro ed epifluorescenza, con tecniche di analisi delle immagini. Il microscopio è dotato di una piattaforma di posizionamento motorizzata che consente di spostare il campione in maniera controllata e ad alta precisione. L’acquisizione delle immagini viene effettuata in due modalità principali: • Campo chiaro: la luce bianca viene trasmessa o riflessa dal campione, illuminando la superficie e rivelando dettagli strutturali e difetti. • Epifluorescenza: utilizza specifiche lunghezze d’onda di luce per eccitare le molecole fluorescenti nel campione, rivelando caratteristiche non visibili in condizioni normali. Questa tecnica è particolarmente efficace per evidenziare difetti nascosti grazie a trattamenti chimici o coloranti applicati alla pelle. Con queste tecniche, è possibile ottenere una visione dettagliata del campione. Utilizzando il sistema di posizionamento motorizzato, viene effettuata una scansione automatica del campione, in cui la telecamera acquisisce le immagini che vengono poi assemblate insieme attraverso un algoritmo di “stitching”. Viene così generata un’immagine composita di notevoli dimensioni spaziali (dell’ordine dei cm). Questa immagine può essere esaminata nel suo complesso mediante routine di analisi delle immagini e/o ingrandita per estrarre caratteristiche specifiche. Come esempio, le immagini riportate in Fig. 1 mostrano un’immagine singola in campo chiaro (a) e due immagini composite derivanti da mosaici 4×4 (b e c), acquisendo in quest’ultimo caso 16 immagini in due diversi canali (quello del Nile Red e quello del FITC). Le immagini in epifluorescenza mostrano un segnale apprezzabile in entrambi i canali utilizzati, che può essere attribuito non solo a riflessione della luce, ma anche all’autofluorescenza della pelle. Per verificare questa attribuzione, sono state condotte delle osservazioni anche nella sezione trasversali di campioni di pelle, come illustrato di seguito.

Sono stati esaminati un campione di pelle ed uno di materiale alternativo acquisendo mosaici 5×5 in 3 canali fluorescenti (FITC, Dapi e Nile Red), a parità di condizioni sperimentali. Quello che si evince dalle immagini di Fig. 2 a e b è la sostanziale differenza tra i due campioni; in particolare, nel campione di pelle in Fig.2a si osserva chiaramente la struttura superficiale della pelle con prevalenza nel canale del Dapi, mentre in Fig. 2b il campione di materiale alternativo non è chiaramente visibile ed in questo caso a prevalere è il canale del Nile Red.

 

In Fig. 2c e d sono invece presentate delle immagini della sezione trasversale dei due campioni (pelle e materiale alternativo). In Fig. 2c, relativa al canale in DAPI come esempio, si può notare come il campione di pelle mostra una limitata fluorescenza nella sezione (risultati simili sono rilevabili nei canali di fluorescenza nel rosso e nel verde). La Fig. 2d mostra invece una notevole fluorescenza per il campione di materiale alternativo nella sezione esaminata. Si può quindi evincere che la fluorescenza osservata nel campione di pelle in Fig. 2a sia prevalentemente il risultato di una riflessione, mentre la fluorescenza osservata per il campione di materiale alternativo in Fig. 2b possa essere dovuta almeno in parte ad un’autofluorescenza del materiale. In conclusione, la scansione automatica di campioni di pelle al microscopio consente l’esame di superfici dell’ordine dei cm con una risoluzione dell’ordine dei micron. Oltre a consentire di individuare in campo chiaro eventuali difetti morfologici presenti nel campione, la scansione può essere effettuata in epifluorescenza per rilevare caratteristiche di tipo chimico e fisico. Come sviluppo futuro c’è l’osservazione sistematica di campioni diversi sia nel piano della pelle che lungo la sezione trasversale in modo da avere una prospettiva più ampia per valutare la struttura interna del materiale, andando oltre l’analisi dello strato superficiale. Studiare il legame tra la microstruttura interna e quella esterna è un aspetto importante per la caratterizzazione della qualità e della durabilità dei prodotti in pelle. L’utilizzo di tecniche di acquisizione motorizzata di immagini al microscopio di ampie superfici di pelle, come descritto in questo articolo, rappresenta un contributo per l’indagine di campioni su una scala estesa (dell’ordine dei cm), con possibili ricadute applicative nella rilevazione di difetti e nell’identificazione di prodotti contraffatti.

 

Ringraziamenti Questo studio è stato supportato dal progetto MICS (Made in Italy Circolare e Sostenibile), finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – missione 4 componente 2, investimento 1.3 – D.D. 1551.11- 10-2022, PE00000004). Si ringrazia il CEINGE Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore (Via Gaetano Salvatore 486, 80145 NAPOLI) ed in particolare l’ing. Antonella Panarelli per il supporto fornito nell’acquisizione delle immagini. Bibliografia 1 Florio, C. & SSIP, R. R. PROGETTO SOLARIS: APPROCCI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE E CIRCOLARE DELLA FILIERA DEL CUOIO. Chimica & L’Industria 24 (2024). 2 Sharma, A., Srinivasan, V., Kanchan, V. & Subramanian, L. in Proceedings of the 23rd ACM sigkdd international conference on knowledge discovery and data mining. 2011-2019. 3 Liu, C.-K., Latona, N. P., Lee, J. & Cooke, P. H. Microscopic observations of leather looseness and its effects on mechanical properties. (2009). 4 Borlandelli, C. M. & Mahltig, B. Leather types and fiber-based leather alternatives-an overview on selected materials, properties, microscopy, electron dispersive spectroscopy eds and infrared spectroscopy. Annals of Textile Engineering and Fashion Technology 1 (2022). 5 Varghese, A., Jain, S., Prince, A. A. & Jawahar, M. Digital microscopic image sensing and processing for leather species identification. IEEE Sensors Journal 20, 10045-10056 (2020).

CIMODE: La SSIP alla sessione di chiusura della settima edizione 
CIMODE: La SSIP alla sessione di chiusura della settima edizione 

La Stazione Sperimentale ha preso parte alla sessione conclusiva della 7ª edizione di CIMODE, presso le Officine Vanvitelli al Belvedere di San Leucio, con l’intervento alla tavola rotonda dal titolo “Paesaggi culturali e produttivi della moda” della Resp. del Politecnico del Cuoio Serena Iossa. Con lei, hanno preso parte al convegno Antonio Marchiello – Assessore Attività Produttive, Lavoro, Demanio e Patrimonio della Regione Campania, Rosanna Veneziano – Presidente CdS Magistrale in Design per l’Innovazione – Unicampania; Luigi Giamundo – Presidente Sezione Moda Unione Industriali Napoli; Aldo Toscano – Presidente nazionale CNA  Moda  su misura e Carlo Palmieri Presidente Gruppo Moda Assolombarda, Vice Presidente SMI. Il convegno è stato occasione per parlare della SSIP, della sua storia, dei suoi obiettivi e delle sue attività, compresa quella relativa alla formazione, attraverso la Fondazione MIA Academy ITS Moda Campania, di cui la Iossa è Direttore: “Il nostro obiettivo è ridurre quel divario tra il mondo della formazione il mondo del lavoro, con una formazione post diploma e soprattutto stage in aziende che poi sono motivate ad investire sui giovani e non. I corsi sono infatti, destinati ad un’utenza che va dai 18 ai 55 anni non compiuti. E quest’anno, per la prima volta, ci saranno delle borse di studio proprio perchè l’impegno di richiesta di presenza è oneroso, in un’ottica però di formazione pratica immediatamente spendibile“.

 

Theme of CIMODE 2024: ” PAESAGGI CULTURALI E PRODUTTIVI DELLA MODA”

La moda è un paesaggio valoriale che esprime cultura e saper fare produttivo, e, nella accezione contemporanea, essa supera l’identificazione con l’abito, per definire scenari portatori di visioni complesse legate alla nostra civiltà.

Tali paesaggi si esprimono oggi a diversi livelli di progetto e sperimentazione nel solco dei valori irrinunciabili della sostenibilità ambientale e sociale, dell’inclusività e di contaminazioni culturali e tecnologiche. Una nuova bellezza del fare si afferma, a partire dalla considerazione di una fase critica del nostro pianeta; la natura della moda, in questa fase, si identifica con una attività collettiva, basata su valori condivisi: “Fashion-ology dispels the myth according to which the creative designer is a genius. Fashion is not created by a single individual but by all those who they are involved in the production of fashion, and therefore fashion is a collective activity” (Kawamura Y., 2008).

PRODUZIONI SOSTENIBILI: La SSIP alla presentazione di Ecoinsieme Festival 
PRODUZIONI SOSTENIBILI: La SSIP alla presentazione di Ecoinsieme Festival 

La SSIP è intervenuta con la Dr. ssa Claudia Forio, responsabile della ricerca alla presentazione di ECOINSIEME FESTIVAL, la piattaforma collaborativa tra operatori Culturali e tecnici della Sostenibilità ambientale alla Fondazione Foqus, a Napoli. La due giorni dal titolo “Uno sguardo diverso sulla sostenibilità ambientale”, ha visto la SSIP tra i relatori del panel sul tema ECOINNOVAZIONE – Esperti, imprenditori e operatori a confronto per la sostenibilità della filiera produttiva culturale e creativa. Con la Florio sono intervenuti: Enrica D’Aguanno, Rachele Furfaro, Claudio Gambardella, Diego Guida, Paolo lorio, Renato Quaglia, Giulia Scalera, Antonella Violano. Presenti i rappresentanti istituzionali, Armida Filippelli, assessora alla formazione professionale della Regione Campania; Chiara Marciani, responsabile delle politiche giovanili del Comune di Napoli e Stefano Sorvino, direttore Generale dell’ARPAC, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale. Nel suo intervento la Florio ha approfondito il tema rispetto alle attività e ai progetti della SSIP, tra cui Solaris, il progetto di SPOKE 4 di MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile.

Focus Scientifico: Prospettive di utilizzo dell’anidride carbonica supercritica in ambito conciario
Focus Scientifico: Prospettive di utilizzo dell’anidride carbonica supercritica in ambito conciario

Il processo conciario comporta un notevole sfruttamento della risorsa idrica per le lavorazioni ad umido, dalla riviera alla concia fino alla tintura ed ingrasso. Questo comporta al contempo un’elevata quantità di acqua di processo residua da trattare per la sua depurazione. L’acqua in queste fasi è ovviamente utilizzata nei lavaggi della pelle e come solvente per trasportare i prodotti chimici al suo interno.

Molte ricerche e sperimentazioni sono state affrontate nel corso degli ultimi anni al fine di trovare un’alternativa all’acqua come solvente per queste lavorazioni al fine di limitarne l’impatto sulle risorse idriche, come l’utilizzo di solventi organici più o meno efficaci e sostenibili.

Un campo di sperimentazione ha esplorato, per lo stesso obiettivo, l’applicazione dell’anidride carbonica (CO2) supercritica.

“Una sostanza si dice essere in uno stato supercritico quando si trova in condizioni di temperatura superiore alla temperatura critica e pressione superiore alla pressione critica. In tali condizioni, le proprietà della sostanza sono in parte analoghe a quelle di un liquido (ad esempio la densità) e in parte simili a quelle di un gas (ad esempio la viscosità)”.

Fig.1 Diagramma di stato dell’anidride carbonica, dove è visibile la zona in cui si realizza lo stato supercritico (supercritical fluid).

 

La CO2 supercritica, perciò, è caratterizzata da proprietà fisiche miste tra stato gassoso e liquido, che la potrebbero rendere un ottimo ed efficace solvente apolare, per l’estrazione di soluti aventi una bassa polarità, tanto da poter essere paragonata all’esano, con capacità di solubilizzazione vicina a quella propria di un liquido ed in alcuni casi, anche superiore. In particolare, quando la pressione è pari a 80 bar e la temperatura è pari a 31 °C la CO2 si trova in fase supercritica, non più gassosa, con una viscosità inferiore a quella dell’acqua (997 kg/m³), con un alto coefficiente di diffusività e una bassa viscosità, dando così la possibilità di comportarsi come un ottimo solvente soprattutto per le sostanze organiche. Le migliori proprietà di trasporto della CO2 supercritica dimostrano come essa possa interagire molto efficacemente con un soluto rispetto a un altro comune solvente organico.

 

Temperatura (°C) Densità (kg/m3) Volume (m3) Viscosità (cP) Fase
0 961,94 0,0010396 0,10989 Liquida
20 827,71 0,0012081 0,075717 Liquida
31 679,73 0,0014712 0,05332 Supercritica

I vantaggi non sono solo nel potere solubilizzanti ma la CO2 supercritica presenta la caratteristica di essere inerte, non tossica per gli addetti ai lavori e per l’ambiente circostante. Ha un costo contenuto e dopo aver esplicato la sua funzione può essere facilmente riconvertita allo stato gassoso e riutilizzata, per esempio, nello stesso processo.

Nell’industria dell’estrazione di principi attivi liposolubili da matrici naturali, la CO2 supercritica è una tecnologia oramai consolidata soprattutto per la produzione di alimenti funzionali, o integratori e nella medicina naturale, additivi per la salute, prodotti cosmetici e applicazioni farmaceutiche.

La tecnologia della CO2 supercritica è emersa come un’importante alternativa ai processi tradizionali con solventi organici e meccanici, grazie alla sua pressione critica moderata, che permette di contenere i costi di compressione, mentre la sua bassa temperatura critica consente l’estrazione di composti termosensibili senza degradazione.

Per il trattamento di substrati, la natura dei composti da estrarre o da trasportare non è sempre e solo apolare, ma spesso vi sono composti polari d’interesse (come per altro nel processo conciario). Lo sviluppo della tecnologia ha comunque rimediato con l’aggiunta di co-solventi alla CO2 supercritica, al fine di migliorare l’affinità del fluido verso composti polari, per cui si possono utilizzare assieme solventi come l’acqua, dimostrando, cosicché, la compatibilità dei due solventi come potrebbe avvenire sulle matrici collageniche. Oltre all’estrazione supercritica con la CO2 un certo numero di altre tecnologie supercritiche viene studiato e sviluppato per altre applicazioni interessanti, come la precipitazione di composti polari (precipitazione supercritica con anti-solvente, SAS) o la separazione di composti in miscele liquide (frazionamento supercritico in contro-corrente), per l’ottenimento di composti bioattivi più puri. Perseguire la ricerca delle tecnologie con la CO2 supercritica per diversi materiali potrebbe rivelarsi un asset strategico anche per il settore della concia.

La variabilità della tecnologia, come l’effetto della pressione e della composizione della CO2 sui rendimenti, l’effetto di miscele di co-solventi diverse, la possibilità di lavorare in batch o in continuo a portate variabili, permetterebbe di modulare l’applicazione in funzione dello scopo, come quello riferito al trattamento del pellame

Nella prossima sezione esploreremo le applicazioni messe in atto in ambito conciario e valuteremo le nuove possibilità dello sfruttamento di questa promettente tecnologia nel nostro settore.

 

07/11/2024

A cura del Dr. Marco Nogarole

Focus Scientifico: Con il Partenariato Esteso MICS si amplificano gli strumenti di ricerca per tutelare la qualità, autenticità e tracciabilità dei prodotti in pelle Made in Italy
Focus Scientifico: Con il Partenariato Esteso MICS si amplificano gli strumenti di ricerca per tutelare la qualità, autenticità e tracciabilità dei prodotti in pelle Made in Italy

La tutela delle caratteristiche di qualità, autenticità e tracciabilità dei prodotti per il Made in Italy è un tema dominante che il Partenariato Esteso MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile, sta sviluppando in forza della capacità tecnico scientifica, degli approcci multidisciplinari e delle tecnologie integrate, messe a disposizione dai 25 partner pubblici e privati che animano le principali attività di ricerca in corso, anche nell’ambito dei Progetti Flagship che MICS sta promuovendo, tra cui va citato proprio un Progetto sulla “Anticontraffazione Made in Italy”.

La SSIP, in tal senso, congiuntamente al suo partenariato, sta portando il suo contributo per la filiera del cuoio, particolarmente attraverso il Progetto 4.01 SOLARIS, (Sustainable Options for Leather Advances and Recycling Innovative Solutions), promosso e coordinato scientificamente dalla SSIP, nell’ambito di MICS e a cui partecipa un nutrito numero di gruppi di ricerca del partenariato, afferenti all’Università degli Studi di Napoli Federico II, al Politecnico di Torino, al Politecnico di Milano, all’Università di Brescia, all’Università di Padova e al CNR.

La tematica, nella sua declinazione conciaria, è affrontata sotto molteplici aspetti: da un lato, la caratterizzazione avanzata del cuoio, consente di riconoscere attraverso strumenti diagnostici dedicati, le caratteristiche distintive della pelle, rispetto ad altri materiali progettati e commercializzati per imitare la pelle stessa, costituendo pertanto un valido supporto per tutelare l’autenticità dei prodotti in cuoio; quindi, sempre attraverso l’ausilio di tecniche di diagnostica avanzata, è possibile discriminare, nell’ambito dei prodotti in pelle, tra campioni che differiscano per origine animale, nonché  per tipologia di lavorazione effettuata, costituendo un valido supporto per alimentare un virtuoso approccio di tracciabilità lungo la catena di approvvigionamento di materie prime e intermedi di lavorazione, fino al prodotto finito,  destinato alla commercializzazione; d’altro canto, la diagnostica avanzata, può costituire un valido supporto anche per monitorare le caratteristiche merceologiche e prestazionali dei prodotti in cuoio, con la possibilità di individuare, anche in maniera predittiva, l’insorgenza di possibili difetti, con evidenti ricadute positive in termini di tutela degli standard prestazionali e merceologici dei prodotti; tale tipologia di approcci assume peraltro un ruolo ancor più strategico se correlato alla possibilità di impiegare tecniche di Controllo Non Distruttivo e sensoristica avanzata, che possano essere adottate anche in maniera automatizzata in ambiente di lavoro e, coadiuvati da sistemi di Intelligenza Artificiale, per restituire in maniera facilitata informazioni utili a tutelare la qualità della produzione già in fase di lavorazione. L’impiego di approcci di sensoristica può inoltre consentire la messa a punto di metodi per identificare eventuali “marcatori” inseriti nei prodotti in un’ottica di tracciabilità di prodotti e processi, come sistemi di anticontraffazione.

La Stazione mette a disposizione, su tali fronti, le proprie competenze per la diagnostica e la sensoristica per il riconoscimento del materiale cuoio rispetto alle imitazioni, per il riconoscimento delle tipicità produttive, per l’identificazione dei difetti e per il monitoraggio di processo. A titolo esemplificativo, sono impiegati, in tal senso, approcci multi-diagnostici che prevedono impiego tecniche di Microscopia Ottica (stereo-microscopia e microscopia a contrasto di fase), Microscopia a Scansione (SEM) con sonda a Raggi-X per la microanalisi, analisi termica e dinamico-meccanica (DSC/TGA), Analisi dinamico-meccanica (DMA), metodi spettroscopici come Spettroscopia Infrarossa a Riflettanza Totale Attenuata (ATR-IR), metodi che forniscono informazioni significative sulle caratteristiche chimico-fisiche, morfologiche e strutturali del materiale.

A tali approcci, si aggiunge la recente familiarità con approcci chemiometrici applicati all’impiego di spettroscopia NIR (Near Infrared Soectroscopy) per il monitoraggio di agenti tradizionali e innovativi impiegati nella produzione conciaria sia per intermedi di lavorazione che prodotti finiti, oltre che nei bagni di concia, nell’ottica di qualificare i prodotti e monitorare e qualificare analiti di interesse nel corso della produzione; le acquisizioni effettuate su intermedi di lavorazione conciaria, e la successiva rielaborazione dei dati, mediante PCA, hanno difatti consentito di discriminare tra diverse tipologie di sistemi concianti utilizzati per la produzione di campioni wet, suggerendo il possibile impiego della tecnica per implementare in maniera non distruttiva e potenzialmente automatizzata gli strumenti di controllo dei prodotti; l’impiego della tecnica per l’indagine su analiti di interesse nei bagni di concia, hanno inoltre evidenziato il potenziale del metodo per la tracciabilità dei chemicals nel processo.

A rafforzare la possibilità di monitorare la qualità e tracciabilità di prodotto e processi conciari, concorre ad oggi, grazie al Partenariato MICS, la rete di infrastrutture messa a disposizione dai partner in tal senso; come rappresentato nel secondo numero del 2024 della rivista della SSIP, CPMC (Cuoio Pelli Materie Concianti), dedicato proprio a tale tematica, va citato in tal senso l’impegno numerosi gruppi di ricerca del Politecnico di Torino, tra cui Il gruppo di ricerca facente capo Prof. Franco Lombardi ed al Prof. Pasquale Luigi Spena, del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione di PoliTo, che si tanno dedicando all’impego di approcci di Termografia, ovvero una tecnica che sfrutta le radiazioni infrarosse per analizzare il  flusso di calore in un materiale, per fornire un controllo qualità non distruttivo, come potenziale strumento per l’ottimizzazione delle diverse fasi di produzione della pelle.

Sul fronte della diagnostica avanzata, va invece citato il gruppo di ricerca del Prof. Maurizio Ventre, del Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Biomateriali, CRIB dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, impegnato nello sviluppo e sperimentazione di approccio un micromeccanico per la caratterizzazione del cuoio, attraverso il quale è possibile individuare l’effetto di trattamenti concianti sulle caratteristiche meccaniche a livello molecolare e fibrillare e quindi di ottimizzare i processi per ottenere risposte micromeccaniche specifiche.

Va inoltre citato, per una competenza trasversale e multidisciplinare su approcci per il controllo di prodotto e processo, il gruppo di ricerca del Prof. Stefano Guido e della Prof.ssa Valentina Preziosi, del Dipartimento di Ingegneria chimica, dei Materiali e della Produzione industriale, dell’Università di Napoli Federico II; proprio durante una recente riunione presso i laboratori di tale gruppo di ricerca, avvenuto anche alla presenza del Prof. Domenico Caputo, a sua volta partner del Progetto Solaris, oltre che coordinatore dello Spoke 4 di MICS, è stato possibile appurare il rilevante potenziale offerto da un approccio che combina l’uso di un microscopio ottico automatizzato, collegato ad una telecamera ed equipaggiato con obiettivi per campo chiaro ed epifluorescenza, con tecniche di analisi delle immagini, sia per il controllo di qualità della pelle che per la potenzialità del sistema nel distinguere specifiche caratteristiche di campioni di pelle da quelle esibite da materiali alternativi che ne simulano l’aspetto macroscopico. Ulteriori informazioni, in tal senso, sono state prodotte anche da approfondimenti diagnostici che il gruppo di ricerca ha effettuato attraverso collaborazioni internazionali. È stato altresì possibile riscontrare il potenziale derivante dagli studi di tipo reologico su prodotti di interesse conciario (chemicals e idrolizzati di collagene derivanti da scarti di cuoio) al fine di monitorare processi produttivi del cuoio e dei nuovi materiali circolari, sviluppati dal progetto a partire dagli scarti conciari; sempre sul fronte del monitoraggio di processo, sarà in futuro esplorata la possibilità di collaborare con il gruppo di ricerca anche per la messa a punto di sensori elettrochimici, per il monitoraggio di specifici analiti di interesse, con auspicabili ricadute sulla capacità condivisa di offrire uno strumento per qualificare e rendere sempre più tracciabili prodotti e processi conciari.

 

A cura della Dr. ssa Claudia Florio

31 Ottobre 2024

 

Il Libro – CORARIUS, uno scrigno che custodisce segreti del mestiere e informazioni storiche sul cuoio, firmato dell’artigiano Felice Apostolo
Il Libro – CORARIUS, uno scrigno che custodisce segreti del mestiere e informazioni storiche sul cuoio, firmato dell’artigiano Felice Apostolo

La sua pubblicazione è del 2018 ma il libro “CORARIUS – lavorazione artigianale di Pelle e Cuoio”, firmato dallo stimato artigiano Felice Apostolo ed edito dall’Association Valdôtaine Archives Sonores, rappresenta ancora oggi un volume molto interessante, una sorta di scrigno che custodisce segreti del mestiere e informazioni storiche, una pubblicazione agile – con le sue 64 pagine – che sorprende per l’accuratezza dei testi in italiano e francese e coinvolge il lettore in un viaggio affascinante nel tempo e nella tecnica della lavorazione artigianale di pelle e cuoio. Un testo che l’autore ha dedicato alla sua famiglia arrivata in Valle d’Aosta nei primi decenni del 1800 con il bisnonno Celestino, “oriundo biellese” come recita la sua lapide nello storico cimitero di Sant’Orso, di mestiere conciatore, capostipite di una famiglia tutta dedita alla concia, alla lavorazione o al commercio delle pelli. Una presenza che è proseguita con il figlio Felice, conciatore e produttore di zoccoleria e selleria, poi con il primogenito di quest’ultimo, ovvero il padre dell’autore Celestino Mario, classe 1896, perfezionatosi dai Salesiani come calzolaio, ma dedicatosi alla produzione di zoccoli, collari per bestiame e commercio di calzature e articoli per artigiani del cuoio. Attività commerciale, per quanto riguarda le calzature, portata avanti dal figlio Pietro Giorgio, mentre Felice “Cino” si è specializzato nella produzione artigianale di articoli in pelle e cuoio di tradizione, nonché moderni. «Non ho la pretesa di insegnare il lavoro del cuoio e della pelle. – afferma Felice Apostolo – Ho annotato queste poche nozioni per non dimenticare quanto appreso, per divulgare le conoscenze accumulate in tanti anni di esperienza e per coprire un piccolo vuoto, vedendo un certo interesse per questo nobile materiale e non trovando sul mercato locale testi in merito». Pertanto, in “Coriarius” compaiono descrizioni minuziose di tutte le fasi di questa complessa attività artigianale: dal tipo di pelli impiegate alla concia, dagli attrezzi necessari alle diverse cuciture, dalle tecniche per fabbricare un paio di zoccoli a quelle per realizzare i collari per campanacci. Completa la pubblicazione una ricca appendice storica con i capitoli “Cino et sa famille: la passion du cuir”, “Les tanneries d’Aoste”, “Les socques au début di XXe siècle”, “L’arte più antica” e “Presenze e aspetti della produzione di manufatti in cuoio in Valle d’Aosta”.

Fonte lavalleenotizie.it/

 

Formazione, scade oggi il bando “Leathergoods Innovation Specialist”, a cura della Fondazione Mia ITS Academy Moda Campania
Formazione, scade oggi il bando “Leathergoods Innovation Specialist”, a cura della Fondazione Mia ITS Academy Moda Campania

Scade oggi il bando per il corso Leathergoods Innovation Specialist – SOLOFRA: Tecnico superiore esperto per la produzione sostenibile e digitale di articoli in pelle, a cura della Fondazione Mia Academy ITS Moda Campania, di cui la Stazione Sperimentale è socio fondatore.

Ultimi posti disponibili.

In dettaglio, si tratta di un percorso formativo professionalizzante rivolto ad un’utenza di età compresa tra i 18 e i 55 anni non compiuti, disoccupati e lavoratori, in possesso del diploma di scuola media superiore.

Tutti i corsi hanno una durata di 1800 ore ripartite in un biennio, di cui 1080 ore di lezioni d’aula, laboratori pratici, workshop e 720 ore di tirocinio in azienda. Durante il biennio sono previste partecipazioni a Fiere ed Eventi di Settore, visite didattiche presso le aziende della filiera tessile-pelle.

Termine ultimo per la presentazione delle domande: 16 Gennaio 2025 ore 22.00.

Per approfondimenti link qui

Glove, Percorsi e storie di guanti a Napoli: alla Fondazione Banco di Napoli la mostra organizzata dalla SSIP. Inaugurazione Mercoledì 22 Gennaio 2025 ore 10.30.

La mostra sarà visitabile sino al 21 febbraio 2025. Info e prenotazioni c.grosso@ssip.it

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