Letture presso la Biblioteca

Da CPMC AA.VV: “Un approccio micromeccanico per la caratterizzazione del cuoio”
Da CPMC AA.VV: “Un approccio micromeccanico per la caratterizzazione del cuoio”

La pelle è un materiale complesso con proprietà meccaniche uniche che la rendono adatta a un’ampia gamma di applicazioni. Ciò è il risultato della particolare strutturazione e disposizione delle fibre di collagene (Kelly et al. 2019). In particolare, la pelle, oltre ad essere anisotropa (ovvero la sua risposta meccanica è funzione della direzione del carico) è eterogenea. Un esempio lampante di eterogeneità riguarda le differenze morfologiche e meccaniche del lato fiore, liscio e compatto, e del lato carne, poroso e fibroso. Date queste peculiarità, la caratterizzazione meccanica della pelle è complessa e ad oggi non esiste un’unica tecnica, o un unico parametro, in grado di sintetizzare le sue proprietà meccaniche. Mentre taluni parametri quali la resistenza alla trazione o allo strappo sono facilmente individuabili con approcci macromeccanici, altre caratteristiche quali la flessibilità o la morbidezza, sono il risultato dell’interazione di varie componenti microstrutturali, di difficile quantificazione. Una caratterizzazione completa delle sue proprietà richiede quindi un approccio multiscala che consideri sia la macrostruttura sia la microstruttura del materiale. La macromeccanica e la micromeccanica offrono quindi due distinte prospettive per valutare le proprietà meccaniche della pelle, fornendo informazioni complementari. Difatti, il risultato di una prova macromeccanica che interessa una porzione finita di un campione (es. la sezione retta trasversale), non è in grado di discriminare il contributo delle varie parti della pelle (es. lato fiore e lato carne) nel determinare la risposta meccanica complessiva. La micromeccanica, invece, investiga il comportamento delle singole fibre di collagene. Conoscere la rigidezza e flessibilità delle fibre, misurata in termini di modulo di Young, è un parametro cruciale per definire dei criteri per valutare caratteristiche quali la morbidezza e la drappeggiabilità della pelle, difficilmente ottenibili da prove macromeccaniche. Inoltre, un approccio micromeccanico consente di individuare l’effetto di trattamenti concianti sulle caratteristiche meccaniche a livello molecolare e fibrillare e quindi di ottimizzare i processi per ottenere risposte micromeccaniche specifiche. A tal proposito, in questo lavoro ci siamo concentrati sullo studio dei parametri meccanici di campioni di pelli prodotte con diversi processi di concia, mettendo in relazione caratteristiche micromeccaniche, macromeccaniche e morfologiche. Più in dettaglio, sono stati analizzati cinque campioni di pelle bovina conciata con diversi tipi di agenti: al cromo (1) e prive di cromo (2,3,4,5) descritti in Figura 1a. Le caratteristiche micromeccaniche sono state misurate tramite microscopia a forza atomica (AFM). Questa è una tecnica ampiamente diffusa per studiare le proprietà elastiche dei tessuti su scala micrometrica (Bouchonville e Nicolas 2019). Misurando la deflessione di un cantilever elastico, è possibile stimare il modulo di Young delle fibre di collagene utilizzando modelli meccanici e opportune approssimazioni. Le proprietà micromeccaniche dei campioni di pelle sono state misurate su entrambi i lati del campione (fiore “_F” e carne “_C”) mediante un microscopio a forza atomica JPK NanoWizard II, utilizzando un cantilever in nitruro di silicio (SAA-SPH-5UM, Bruker) dotato di una punta sferica di raggio 5 μm. Le curve di forza sono state misurate in diversi punti del campione su regioni di interesse di area 10 × 10 μm, a una frequenza di scansione di 1 Hz e una velocità di 2 μm/s. Sono state misurate 64 curve di forza su ciascuna area. Le proprietà meccaniche, in termini di modulo di Young, sono state stimate adattando la curva di forza-indentazione al modello hertziano per materiali linearmente elastici. Come si osserva dal grafico (Figura 1a), i valor medi del modulo di Young per il lato fiore di ciascun campione sono maggiori di quelli del lato carne. Con la sola eccezione del campione 4, in cui i moduli sono simili, negli altri casi le differenze sono significative. Ciò è dovuto ad un maggiore impacchettamento delle fibre e fibrille di collagene sul lato fiore che determina una struttura più compatta e meno flessibile rispetto al lato carne. Tale comportamento appare evidente osservando la morfologia dei campioni utilizzando microscopia confocale (Figura 1b). Le immagini sono state acquisite con un obiettivo 10X ad aria montato su microscopio confocale Zeiss LM 510. I campioni sono stati eccitati ad una lunghezza donda di 633 nm e lemissione è stata raccolta nellintervallo 620-675 nm. Confrontando il lato carne (_C) dei cinque differenti campioni, appare evidente che il campione 3_C risulta caratterizzato da moduli significativamente superiori rispetto agli altri. Viceversa, i campioni 2_C e 5_C misurano moduli elastici inferiori e quindi risultano caratterizzati da maggior flessibilità delle fibre, tipica di una struttura microfibrillare caratterizzata da una porosità più aperta. Misurando le proprietà micromeccaniche sul lato fiore (_F) di ciascun campione, si è osservato che i campioni 1_F e 3_F appaiono significativamente più rigidi rispetto agli altri. Anche in questo coso la misura meccanica correla con la microstruttura osservata, caratterizzata da fibrille densamente impacchettate e di conseguenza poco flessibili. Contrariamente i campioni 2_F, 4_F e 5_F evidenziano strutture caratterizzate da zone più povere di fibre e maggiormente flessibili. Per esplorare le proprietà meccaniche delle matrici su scala macroscopica sono stati effettuati test di compressione utilizzando reometro a piastre parallele (Anton Paar MCR 302). I campioni di pelle, ciascuno con diametro 25 mm, sono stati reidratati in PBS 1x e posizionati tra le piastre parallele del reometro. Per ciascun campione, lo strumento ha misurato le proprietà del materiale in termini di sforzo applicato e conseguente deformazione verificata nei 30 minuti di durata della prova. Tali parametri sono stati utilizzati per determinare il modulo elastico macroscopico espresso in kPa. In Figura 1a le misure relative al test di compressione macroscopica sono riportate sull’asse delle ascisse. Come si osserva, il campione 3 risulta caratterizzato da modulo elastico significativamente superiore rispetto

Figura 1 : a La tabella in alto indica la descrizione dei diversi campioni in termini di trattamento di concia (T.L.= TANNED LEATHER). Il grafico mostra la distribuzione dei moduli elastici valutati su scala macroscopica mediante test a compressione (asse x) e su scala microscopica mediante AFM (asse y) dei campioni di pelle bovina misurati da entrambi i lati (F=fiore e C=carne); b Immagini dei campioni di pelle, acquisite al microscopio confocale. Il collagene è acquisito in riflessione, eccitato a λ=633, Scale bar 100µm

 

agli altri campioni. Viceversa, il campione 5 risulta caratterizzato da modulo elastico significativamente inferiore rispetto agli altri campioni. Ancora una volta il risultato meccanico correla con le proprietà morfologiche evidenti in Figura 1b in cui le strutture caratterizzate da fasci di collagene densamente intrecciati misurano maggior resistenza alla compressione, contrariamente alle strutture di collagene organizzate in fasci con porosità più aperta che misurano rigidezza minore. In conclusione, lo studio dimostra che la valutazione completa delle proprietà meccaniche della pelle richiede un approccio multi-scala che integri analisi micro e macromeccaniche considerando l’anisotropia e la non omogeneità del materiale. La combinazione di tecniche come AFM e test di compressione, insieme all’analisi morfologica, fornisce una comprensione approfondita del comportamento meccanico della pelle. Questa conoscenza è fondamentale per lo sviluppo di prodotti in pelle con prestazioni ottimali per soddisfare le esigenze di diverse

 

Figure 1 : a Table describing the different samples in terms of tanning treatment (T.L.= TANNED LEATHER). The graph shows the distribution of the elastic moduli evaluated on a macroscopic scale by compression tests (x-axis) and on a microscopic scale by AFM (y-axis) of the bovine leather samples measured from both sides (F=grain and C=corium); b Images of the leather samples, acquired under a confocal microscope. Collagen is acquired in reflection, excited at λ=633, Scale bar 100µm.

 

Riferimenti Bibliografici

Kelly SJR, Weinkamer R, Bertinetti L, Edmonds RL, Sizeland KH, Wells HC, Fratzl P, Haverkamp RG. Effect of collagen packing and moisture content on leather stiffness. Journal of the Mechanical Behaviour of Biomedical Materials, 90, 2019. Bouchonville N, Nicolas A, Quantification of the Elastic Properties of Soft and Sticky Materials Using AFM. Methods in Molecular Biology, 1886, 2019.

 

DA CPMC – Florio: “Gli approcci e le nuove tecnologie per il controllo non distruttivo di prodotto e processo conciario”
DA CPMC – Florio: “Gli approcci e le nuove tecnologie per il controllo non distruttivo di prodotto e processo conciario”

L’evoluzione del sistema produttivo conciario verso una dimensione sempre più sostenibile e circolare, che ha determinato una crescente tensione verso la ricerca di alternative ai tradizionali paradigmi riduttivi, ha di fatto costituito una considerevole opportunità di sviluppo per il settore, in tempi recenti; tuttavia, tale svolta ha determinato nel contempo alcune criticità, da correlarsi proprio all’impiego di tali soluzioni alternative: l’introduzione di nuove molecole per la concia e, più in generale, il ricorso a nuovi formulati per soppiantare i tradizionali chemicals nelle diverse fasi del processo a umido e di rifinizione, determina di sovente problematiche imprevedibili, come la formazione di nuovi difetti o compromissione delle prestazioni del materiale. Inoltre, i presunti miglioramenti introdotti, in termini di sostenibilità, ivi compresi gli aspetti di efficientazione dell’impiego delle risorse, necessitano di essere codificati in maniera misurabile, affinché l’innovazione introdotta possa radicarsi e stabilmente nelle produzioni di nuova generazione.

Tutto quanto premesso determina un’implementazione dei fabbisogni di monitoraggio degli aspetti di qualità e tracciabilità delle risorse impiegate per le nuove produzioni.  In tal senso, un valido supporto è offerto dall’impiego di approcci multi-diagnostici, in grado di fornire informazioni cruciali sulle caratteristiche di qualità dei prodotti intermedi e finiti, oltre che sui parametri di processo; molti di tali approcci, prevedono il ricorso a tecniche di caratterizzazione, come tecniche cromatografiche, spettroscopiche e di microscopia ottica ed elettronica che, pur soddisfacendo l’esigenza di acquisire informazioni puntuali su prodotti e processo, presentano lo svantaggio di prevedere tempi di esecuzione mediamente lunghi e pretrattamenti distruttivi.

Le soluzioni più attuali comprendono, d’altra parte, approcci automatizzati che consentano e di monitorare in maniera ottimale l’efficacia dei processi e la qualità dei prodotti, attraverso strumenti in grado di fornire risposte veloci, in modo da poter operare in ambiente di lavoro, con conseguente possibilità di risparmiare risorse. A questi vantaggi si aggiunge la possibilità di agire in maniera preventiva e predittiva attraverso l’impiego crescente di tecnologie NDT (Non Distruttive Testing) per il controllo in linea delle produzioni: come risulta da recenti studi svolti dalla SSIP in collaborazione con il suo partenariato, tali approcci risultano particolarmente performanti per l’identificazione preventiva dei difetti del cuoio, la diagnostica tempestiva delle criticità di produzione connesse all’impiego di formulati innovativi per la concia e la rifinizione, nonché per il monitoraggio e l’efficientamento delle risorse chimiche impiegate.

Su questo fronte è verticalmente sviluppato il Progetto TAN-TOM– Tecniche di oggettivazione non invasiva delle pelli lavorate in ambito conciario tramite nuovi sistemi di acquisizione ottici multispettrali e tomografici elettromagnetici, elaborati tramite sistemi basati su intelligenza artificiale.

Il Progetto, coinvolge cinque soggetti Partner: particolarmente tre rilevanti aziende operanti in diversi settori industriali, come Barnini srl, Azienda Capofila del Progetto, specializzata in progettazione e costruzione di impianti automatizzati, S.I.R.I.O. Lavorazione Conciaria srl con competenze trasversali nelle lavorazioni conciarie conto terzi e TECNOCREO Società di ingegneria operante in numerosi settori industriali nazionali, oltre due Organismi di Ricerca, come il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni (CNIT), Ente di ricerca non-profit riconosciuto dal MIUR che opera nel settore dell’ICT (consorzia 38 università e 8 unità di ricerca presso il CNR) e la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti Srl (SSIP) Organismo di Ricerca Nazionale di riferimento per la filiera del cuoio, cui è affidato il ruolo di Coordinamento Scientifico del Progetto.

Partecipano inoltre al Progetto ulteriori quattro società ad elevato profilo tecnologico e di produzione conciaria, in qualità di consulenti, come COMPOLAB – Società di engineering con solide competenze multidisciplinari in grado di sviluppare soluzioni avanzate e innovative, dall’idea fino alla industrializzazione, FREE SPACE – Start-up innovativa che ha come scopo la ricerca, la progettazione, la produzione di sistemi e dispositivi, sia hardware che software per la generazione, il controllo e il trasferimento dei segnali elettromagnetici, BCN – Azienda conciaria attiva da più di 80 anni, in grado di seguire complessi progetti di R&D, che oggi, alla terza generazione, coniuga artigianalità, innovazione tecnologica ed ecosostenibilità, FLYSIGHT – PMI operante nei settori difesa, aerospaziale e infrastrutture, che produce soluzioni software di supporto decisionale basate su intelligenza artificiale e realtà aumentata.

Con un costo complessivo ammissibile di oltre 8 milioni di euro, ed una durata di 36 mesi, il Progetto, rappresenta uno strumento ad elevato potenziale strategico per favorire lo sviluppo della filiera di riferimento; nello specifico, TAN-TOM, ha per obiettivo la realizzazione di un sistema “tomografico” di ispezione delle pelli, allo scopo di oggettivare la qualità delle medesime durante i processi di lavorazione, prevedendo l’elaborazione di sistemi tecnologici diagnostici avanzati, al fine di garantire il monitoraggio in continuo della qualità del prodotto realizzato. Grazie anche alla strumentazione scientifica messa a disposizione dai partner di progetto, i dati raccolti saranno correlati con parametri chimico-fisici e merceologici delle pelli, al fine di validare i dati acquisiti, nonché al fine di ricercare le possibili cause delle criticità delle produzioni, anche in maniera predittiva e propedeutica alla progettazione di soluzioni per la prevenzione e risoluzione dei difetti del cuoio.

Avviato ad aprile 2023, il Progetto ha consentito di esplorare l’applicazione della tecnologia a radiofrequenza (RF) in diversi range di riferimento per valutare le proprietà fisiche/chimico-fisiche e merceologiche delle pelli, ed identificare parametri tecnici critici, rivelando prospettive significative per migliorare la qualità e il controllo del processo produttivo nell’industria conciaria; complessivamente, sarà esplorata l’applicabilità nelle bande UHF (Ultra high frequency, banda 300-3000 MHz), SHF (Super high frequency, banda 3-30Ghz), EHF (Extremely high frequency, banda 30-300 GHz). È in fase di esplorazione anche l’impiego di tecniche ottiche multispettrali per l’acquisizione, l’elaborazione e l’identificazione dei difetti superficiali delle pelli, come macchie, graffi, alterazioni e compromissioni del fiore e della rifinizione; sono stati in tal senso studiati ed acquistati gli illuminatori ed i fotorecettori adeguati a risaltare l’intera gamma di difettistiche e sono stati analizzati sistemi di azionamento delle luci volti ad amplificare l’impatto visivo dei difetti; i dati acquisiti saranno elaborati da algoritmi di IA, che consentiranno di ottenere informazioni immediatamente leggibili sui campioni ispezionati. I sistemi in via di sviluppo e sperimentazione saranno testati sia su articoli intermedi (di diversa origine, destinazione d’uso e caratteristiche di lavorazione), che su campioni finiti, realizzati ed invecchiati in condizioni tali da riprodurre criticità in maniera controllata e testare il grado di specificità e capacità predittiva dei sistemi diagnostici impiegati.

Ulteriori sviluppi, nell’ambito del controllo non distruttivo di prodotto e processo conciario, sono in via di esplorazione attraverso una delle attività previste dal Progetto 4.01 SOLARIS, (Sustainable Options for Leather Advances and Recycling Innovative Solutions), promosso e coordinato scientificamente dalla SSIP, nell’ambito del Partenariato Esteso MICS (Made in Italy Circolare e Sostenibile) e a cui partecipa un nutrito numero di gruppi di ricerca del partenariato, afferenti all’Università degli Studi di Napoli Federico II, al Politecnico di Torino, al Politecnico di Milano, all’Università di Brescia, all’Università di Padova e al CNR. Su questo fronte, il Progetto può contare sulle infrastrutture di ricerca e sistemi diagnostici messi a disposizione dai partner, che stanno portando a promettenti risultati (rappresentati anche nei contributi scientifici che seguono).

Per suo conto, la SSIP è impegnata nello sviluppo e sperimentazione di approcci basati sull’impiego della spettroscopia NIR (Near Infrared Soectroscopy) per il monitoraggio di agenti tradizionali e innovativi impiegati nella produzione conciaria su intermedi e finiti conciari, oltre che nei bagni di concia, nell’ottica di qualificare i prodotti e monitorare l’impiego delle risorse, minimizzando gli impatti del processo; la messa a punto degli approcci ha riguardato l’acquisizione mediante un sensore MicroNIR OnSite-W, corredato da un accessorio dedicato all’acquisizione dei campioni liquidi e l’elaborazione dei risultati con ausilio di metodi chemiometrici e analisi statistica multivariata dei dati attraverso l’analisi delle componenti principali (PCA).

Come riportato, a titolo esemplificativo, nelle figure 1 e 2, le acquisizioni effettuate su intermedi di lavorazione conciaria, e la successiva rielaborazione dei dati, mediante PCA, ha consentito di discriminare tra diverse tipologie di sistemi concianti utilizzati per la produzione di campioni wet, suggerendo il possibile impiego della tecnica per implementare in maniera non distruttiva e potenzialmente automatizzata gli strumenti di controllo della produzione e tracciabilità dei prodotti.

Nel complesso, gli approcci multidisciplinari finora esplorati hanno evidenziato il promettente e cruciale ruolo svolto dalla diagnostica non distruttiva sul fronte del monitoraggio delle caratteristiche qualificanti e prestazionali dei cuoi, in un’ottica di tracciabilità e controllo avanzato di produzione conciaria.

 

Acknowledgement

This work arises from a part of activities carried out within the Project TAN-TOM – Tecniche di oggettivazione non invasiva delle pelli lavorate in ambito conciario tramite nuovi sistemi di acquisizione ottici multispettrali e tomografici elettromagnetici, elaborati tramite sistemi basati su intelligenza artificiale, Co-financed by the Italian Ministry of Enterprises and Made in Italy (ex-MISE), Fondo per la Crescita Sostenibile – Primo Sportello del Bando “Accordi per l’innovazione” – D.M. 31 Dicembre 2021 – DD 18 Marzo 2022.

This work arises from a part of activities carried out within the MICS (Made in Italy–Circular and Sustainable) Extended Partnership and received funding from the European Union Next-Generation EU (PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR) – MISSIONE 4 COMPONENTE 2, INVESTIMENTO 1.3 –D.D. 1551.11-10-2022, PE00000004). This manuscript reflects only the authors’ views and opinions, neither the European Union nor the European Commission can be considered responsible for them.

 

References

  • Berzaghi P, Riovanto R. (2009) Near infrared spectroscopy in animal science production: principles and applications. Italian Journal of Animal Science 8(suppl.3) 39-62.
  • Brenna O. V., et al. – Application of Near Infrared Reflectance Spectroscopy (NIRS) to the Evaluation of Carotenoids Content in Maize. Journal of Agricutural and Food Chemistry 2004, 52, 5577-5582.
  • Ciurczak E.W., Principles of near-infrared spectroscopy, in:D.A. Burns, E.W.Ciurczak (Eds.), Handbook of Near-Infrared Analysis, 2nd edition, Marcel DekkerInc., NewvYork/Basel, 2001, pp. 7 –18.
  • Florio C., Pagliarulo V., Leone G., d’Angelo G., Renò V., Attolico G., Stella E., Ferraro P. – New Frontiers of advanced diagnostics and non-destructive testing for quality control in the tanning industry – Conference Paper – XXXVI IULTCS International Congress, Addis Abbeba, Etiopia, november 3-5.
  • Florio C., Favazzi A, Trigila F., Maffei G., Loi A., Nogarole M, Lambertini V.G., Sarno M., Enabling technologies for novel generations of sustainable and smart leathers, III IULTCS EuroCongress – Rinascimento: The Next Leather Generation – Vicenza, 18th – 20th September 2022.
  • Guo, J. L., Huang, X., Wu, C., Liao, X. P., and Shi, B.; The further investigation of tanning mechanisms of typical tannages by ultraviolet-visible and near infrared diffused reflectance spectrophotometry. JALCA. 106, 226-231, 2011.
  • Guo, J. L., Zhang, W. H., Liao, X. P., and Shi, B.; Near infraredand two-dimensional correlation infrared spectroscopicstudy on the heat denaturation of collagen in aqueoussolution. JALCA. 107, 205-211, 2012.
  • Hruschka, W. R.; Near-infrared technology in theagricultural and food industries. American Association of Cereal Chemists. Chapt.3, 1987. 22.
  • Osborne B. G. et al. – Pratical NIR spectroscopy applications in food and beverage analysis; Longman Scientific and Technology: Harlow, UK, 1993.
  • Shan Cao, Yunhang Zeng, Baozhen Cheng, Wenhua Zhang and Bing Liu, Effect of pH on Al/Zr-Binding Sites Between Collagen Fibers in Tanning Process, JALCA, VOL. 111 (242-249), 2016.

 

Magazine – World Footwear vol. 38 2024
Magazine – World Footwear vol. 38 2024

◊ Letture presso la Biblioteca della Stazione Sperimentale Pelli ◊

 

Rivista: World Footwear – Materiali per l’abbigliamento sportivo

 

Questa rivista inglese viene edita 4 volte all’anno e riporta notizie sui materiali, tecnologie e innovazioni nel campo dell’industria calzaturiera.

DA CPMC – GUSTAVO GONZALEZ- QUIJANO: “La ricompensa per i conciatori che mapperanno la catena di custodia delle pelli, sarà il vantaggio sul mercato europeo”
DA CPMC – GUSTAVO GONZALEZ- QUIJANO: “La ricompensa per i conciatori che mapperanno la catena di custodia delle pelli, sarà il vantaggio sul mercato europeo”

Costituendo una dimensione della sostenibilità, la tracciabilità può rappresentare un punto di forza delle aziende conciarie del panorama europeo, che da sempre operano nel rispetto dei principi di trasparenza e qualità: le nuove disposizioni, che impongono oneri in tal senso, possono alla lunga premiare tali prassi virtuose?

La tracciabilità e la trasparenza sono all’ordine del giorno dell’industria europea della pelle dal 2011 (https://euroleather.com/news/projects/projects-completed/supplies-and-transparency) e il membro italiano di COTANCE UNIC-Concerie italiane, è certamente una delle entità più attive in questo campo. Le concerie italiane hanno promosso lo sviluppo del COTANCE Leather-Meat Dialogue a partire dal 2019 (https://euroleather.com/news/meet-again-in-lineapelle), che si è interrotto dopo la pandemia, quando è entrato in scena il Regolamento UE sulle catene di approvvigionamento prive di deforestazione (EUDR), che rende obbligatoria la tracciabilità di pelli bovine e cuoio nell’UE nel 2025. Questo sconvolgimento costringe tutti noi ad accelerare per rendere la tracciabilità una realtà. Ma in questo caso il lavoro principale non spetta alle concerie, bensì al settore dell’allevamento e della carne. Questi dovranno garantire la tracciabilità delle materie prime bovine comunitarie ed extracomunitarie se vogliono poter vendere i loro prodotti nell’UE. La ricompensa conciatori che riusciranno a mappare la catena di custodia delle pelli che producono sarà la possibilità di vendere sul mercato dell’UE, che è uno dei più redditizi al mondo. Ma non sarà cosi facile, perché ci sono ancora molte difficoltà da risolvere prima che i fornitori di pelli grezze dell’UE forniscano i dati richiesti dal regolamento comunitario. E se è difficile per i fornitori dell’UE, lo è ancora di più per i fornitori extra-UE.

Opportunità di crescita sostenibile, ma anche molti oneri burocratici (pensiamo alle implicazioni derivanti dalle nuove disposizioni in materia di deforestazione): quali i rischi per il settore (considerato anche che molte aziende non hanno unità di personale da poter dedicare in maniera sistematica ad adempimenti di tipo burocratico e amministrativo)?

In effetti, dove ci sono sfide, ci sono anche opportunità. Ma con l’EUDR il gioco non è equilibrato, perché l’onere burocratico che impone alla filiera della pelle (bovini-carne-pelle) è molto più pesante rispetto agli altri settori interessati (caffè, cacao, soia, legname, gomma, olio di palma). Il bestiame cambia proprietario diverse volte prima di essere macellato e le pelli devono essere selezionate e classificate (mescolate) per ottenere lotti omogenei. Aspetti che non sono stati considerati dal legislatore. Ma soprattutto, le pelli bovine sono sottoprodotti della produzione di carne e i conciatori non hanno alcuna leva per far si che i fornitori si conformino al nuovo quadro legislativo, in particolare quando si tratta di foriture extra-UE. I fornitori di pelli e cuoio extra-UE possono vendere le loro merci ad altre regioni del mondo per trasformarle in articoli che possono entrare nel mercato dell’UE senza alcun onere burocratico. Le concerie di pelli bovine dell’UE fanno bene a prepararsi all’attuazione dell’EUDR. Dovranno esercitare la Due Diligence sulle loro forniture raccogliendo informazioni sulla loro catena di approvvigionamento (o adeguare la loro catena di approvvigionamento in modo che possa fornire i dati richiesti). Le informazioni richieste dalle nuove norme riguardano i dati di geolocalizzazione degli stabilimenti della filiera e le informazioni sulla legalità dei prodotti e della produzione.Se i conciatori non sono in grado di trovare questi dati con il proprio personale, possono anche ricorrere a consulenti esterni, ma L’EUDR è cristallinamente chiara su una cosa: la responsabilità rimane nell’operatore.

Quali azioni di sistema possono e devono tentare tutti gli attori coinvolti a vario titolo nel settore a livello internazionale?

A livello istituzionale, l’industria europea della pelle sta intraprendendo diverse azioni:

  1. COTANCE promuove l’allineamento degli schemi di tracciabilità della pelle attraverso incontri mensili del Leather Traceability Cluster (https://euroleather.com/news/ leather-traceability-cluster). Esso riunisce tutti gli organismi di audit e certificazione interessati (ICEC, LWG, SLF. Oekotex e Textile Exchange) e altri importanti stakeholder per lo sviluppo di una norma CEN che eviti la duplicazione degli sforzi e inutili costi improduttivi per le concerie.
  2. COTANCE, grazie al sostegno di UNIC e Lineapelle, ha lanciato un’iniziativa volta a dimostrare alle autorità dell’UE (Parlamento, Consiglio e Commissione) l’enorme impatto negativo delle norme EUDR sul nostro commercio e sulla nostra industria. Questo dovrebbe servire a convincerle a escludere le pelli e il cuoio dal campo di applicazione dell’EUDR quando sarà rivisto nel 2026.
  3. COTANCE sta comunicando ampiamente agli stakeholder pubblici e privati di tutto il mondo i obblighi e l’impatto dell’EUDR sul nostro settore. E alcuni Paesi hanno giá espresso forti preoccupazioni in seno all’OMC per il loro commercio con l’UE.

Tuttavia, non dobbiamo farci illusioni. La tracciabilità è destinata a rimanere e i conciatori non si oppongono ad essa, anzi. Ma la sua implementazione nella catena del valore della pelle non può essere imposta per legge come avviene con l’EUDR. La tracciabilità nella catena del valore della pelle ha bisogno di più diplomazia, denaro, tempo e soluzioni tecnologiche per diventare realtà.

 

DA CPMC – Nicolais: “La nuova frontiera del cuoio Made in Italy: qualità, sostenibilità e innovazione”
DA CPMC – Nicolais: “La nuova frontiera del cuoio Made in Italy: qualità, sostenibilità e innovazione”

L’industria conciaria italiana è rinomata a livello globale per la produzione di cuoio di alta qualita, sinonimo di eccellenza artigianale e innovazione tecnologica. Il cuoio Made in Italy si distingue per le sue caratteristiche uniche, che combinano tradizione e modernità, offrendo prodotti che rispondono alle esigenze estetiche, funzionali e di sostenibilità del mercato contemporaneo. L’industria conciaria italiana è fortemente radicata nei distretti produttivi del Veneto. della Toscana e della Campania, dove la tradizione artigianale si unisce a tecnologie all’avanguardia. Questi distretti non solo concentrano la maggior parte della produzione nazionale, ma rappresentano anche modelli di economia circolare e sostenibilità ambientale. Le concerie si caratterizzano per l’uso di materie prime provenienti da scarti dell’industria alimentare, come pelli bovine e ovicaprine, che altrimenti sarebbero destinate allo smaltimento in discarica. Questo approccio non solo riduce l’impatto ambientale, ma contribuisce anche alla riduzione delle emissioni di gas serra. Un aspetto centrale della sostenibilità nell’industria conciaria è il recupero e il riutilizzo degli scarti di lavorazione. Le concerie italiane adottano già da tempo pratiche di economia circolare che permettono di trasformare gli scarti in nuovi prodotti di valore aggiunto. Ad esempio, gli scarti di pelle possono essere utilizzati per la produzione di fertilizzanti, biostimolanti, collagene per l’industria cosmetica e alimentare, e materiali per l’edilizia. Questo approccio non solo riduce la quantità di rifiuti prodotti, ma crea anche nuove opportunità economiche e contribuisce alla sostenibilità complessiva della filiera produttiva. Il trattamento delle acque reflue rappresenta un altro elemento cruciale per la sostenibilità dell’industria conciaria italiana. Le concerie italiane hanno, infatti, sviluppato impianti di trattamento delle acque reflue che permettono di rimuovere gli inquinanti riutilizzare l’acqua depurata nei processi produttivi. Questo non solo riduce il consumo di acqua dolce, ma minimizza anche gli impatti negativi sull’ambiente, contribuendo cosi alla protezione degli ecosistemi. L’innovazione tecnologica gioca, quindi, un ruolo fondamentale nella sostenibilità dell’industria conciaria italiana.

Diversi progetti all’interno dei Centri Nazionali, partenariati estesi e Centri di Competenza hanno utilizzato i fondi del PNRR per studiare e sviluppare nuove generazioni di pelli sostenibili attraverso l’uso di molecole e materiali derivati da biomasse. Questi progetti applicano tenologie abilitanti per il settore conciario: chimica verde, biotecnologie, nanotecnologie, funzionalità innovative quali l’impermeabilita, l’antimicrobicità e la resistenza al fuoco. L’adozione di sensori avanzati e tecnologie di controllo automatizzato 4.0 nell’industria conciaria italiana rappresenta una ulteriore trasformazione cruciale per migliorare la qualità del prodotto, ottimizzare l’uso delle risorse e garantire una tracciabilità completa. I sensori avanzati consentono di raccogliere dati in tempo reale su vari parametri critici del processo produttivo, come temperatura, umidità e composizione chimica, permettendo alle concerie di mantenere condizioni ottimali durante tutte le fasi della lavorazione delle pelli, riducendo gli scarti. Le tecnologie di controllo automatizzato 4.0, come RFID e blockchain, tracciano ogni fase del processo produttivo. dall’approvvigionamento delle materie prime alla distribuzione dei prodotti finiti. Questa tracciabilità assicura la conformità alle normative ambientali e di sicurezza, fornendo ai consumatori informazioni dettagliate sulla provenienza e le caratteristiche dei prodotti.

La blockchain, in particolare, crea un registro immutabile e verificabile di ogni fase del ciclo di vita del prodotto, rendendo difficile la contraffazione e proteggendo l’autenticità dei prodotti per i consumatori. Le normative europee e italiane richiedono livelli elevati di trasparenza e tracciabilità per garantire la sostenibilità e la sicurezza dei prodotti. Il regolamento (UE) 2024/1143 stabilisce requisiti rigorosi per la tracciabilità delle materie prime e dei prodotti finiti. Le imprese che implementano sensori avanzati e sistemi di controllo automatizzato sono meglio posizionate per soddisfare queste normative e beneficiare delle opportunità di mercato derivanti dalla crescente domanda di prodotti sostenibili e tracciabili. L’adozione di queste tecnologie avanzate migliora anche la sicurezza dei lavoratori, riducendo i rischi associati a compiti pericolosi o ripetitivi, e la precisione nel rilevamento dei difetti riduce la necessità di rilavorazioni costose e potenzialmente dannose per l’ambiente.

In conclusione, le concerie italiane stanno sperimentando nuove tecnologie materiali che permettono di migliorare le caratteristiche prestazionali della pelle e di ridurre l’impatto ambientale della produzione. L’adozione di pratiche di economia circolare e di tecnologie avanzate non solo migliora la sostenibilità dell’industria conciaria, ma crea anche nuove opportunità economiche e contribuisce alla competitività del settore. Le concerie italiane, infatti, sono in grado di produrre articoli in pelle di alta qualità che soddisfano le esigenze dei mercati globali della moda e del lusso, mantenendo al contempo un forte impegno verso la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale. Questo approccio integrato permetterà all’industria conciaria italiana di mantenere la sua posizione di leader globale e di rispondere efficacemente alle sfide del futuro.

DA CPMC: Tamburini: “Qualità, sostenibilità e tracciabilità nelle attività delle imprese: cruciale il ruolo delle istituzioni e degli enti di ricerca”
DA CPMC: Tamburini: “Qualità, sostenibilità e tracciabilità nelle attività delle imprese: cruciale il ruolo delle istituzioni e degli enti di ricerca”

Parola d’ordine, qualità: quanto, e in che modo, è percepito questo concetto nelle realtà imprenditoriali italiane?

Il nostro paese è rinomato nel mondo per la qualità delle sue produzioni in particolare nei settori del lusso, della moda, dell’alimentare, dell’automobile e del design. Credo che tale concetto sia altamente percepito e valorizzato nelle realtà imprenditoriali italiane costituendo la principale leva competitiva sul mercato nazionale ed internazionale. Obiettivi di alta qualità che nelle nostre imprese si declinano in vario modo: dal conseguimento delle certificazioni, agli investimenti in ricerca e innovazione, dalla sostenibilità e responsabilità sociale, ad una gamma di servizi al cliente che vada ben oltre il semplice acquisto del prodotto.

Il Made in Italy è da sempre sinonimo di qualità, ma come contrastare o almeno limitare l’invasione di prodotti di scarsa qualità provenienti dai mercati orientali?

Contrastare tale fenomeno non è semplice ed impone una decisa sinergia tra misure legislative, controlli e sanzioni ed iniziative promozionali ed educative. Certamente è necessario raffinare la normativa sui prodotti importati affinché siano garantiti gli standard di qualità e sicurezza dell’UE, sull’etichettatura da rendere sempre più dettagliata e trasparente, su un sistema più efficace di controlli frontalieri, ma è anche indispensabile promuovere il Made in Italy attraverso mirate campagne di marketing che incrementino la consapevolezza dei consumatori sui rischi connessi ai prodotti di scarsa qualità in termini di sicurezza e durabilità. È infine imprescindibile il sostegno alle imprese nel conseguimento delle certificazioni di qualità, negli investimenti in ricerca e innovazione, nell’accesso al credito, nell’internazionalizzazione e noi, come Camera di Commercio, siamo attivi da anni per supportare finanziariamente molte di queste iniziative.

Una delle maggiori criticita del settore riguarda la contraffazione: quanto sono efficaci, secondo lei, le odierne tecniche e la normativa, per contrastare il fenomeno?

Il sistema complessivamente inteso a tutela delle nostre produzioni è a mio avviso in larga parte adeguato. L’impianto normativo nazionale è rigoroso e giuridicamente avanzato ma deve casomai affermarsi maggiore efficacia sulla sua applicazione. Sul tema specifico può essere significativa l’integrazione tra legislazione, tecnologia e intelligenza artificiale per le opportunità che possono derivare in termini di tracciamento e autenticazione (ologrammi e etichette di sicurezza, codici a barre e QR code, riconoscimento delle immagini, marcatori chimici e biometrici, ecc.)

Qualità e sostenibilità: come si sposano, nella sua opinione, questi due concetti?

Qualità e sostenibilità sono espressione di un connubio virtuoso in grado di garantire migliori produzioni e servizi in favore dei consumatori, benefici economici per le aziende e un impatto positivo sull’ambiente. Se si producono beni di alta qualità se ne garantisce una maggiore durevolezza e dunque la mitigazione dell’impatto ambientale. Una progettazione che punti in primo luogo alla sostenibilità può portare ad innovazioni che indirettamente migliorano anche la qualità del prodotto. Un impegno riconoscibile, infine, nella sostenibilità potenzia la reputazione dell’impresa e conseguentemente la qualità percepita dei suoi prodotti e dei suoi servizi. Qualità e sostenibilità devono necessariamente coesistere nella visione dell’impresa moderna. Da tempo supportiamo, anche con specifici contributi della Camera di commercio, la transizione green, la transizione digitale e l’innovazione tecnologica, consapevoli che questi elementi fanno parte della stessa sfida competitiva.

Qualità, sostenibilità e tracciabilità: qual è il ruolo di istituzioni ed enti di ricerca per agevolare l’attività delle imprese e quanto la normativa di riferimento aiuta o ostacola questa attività?

Il ruolo delle istituzioni e degli enti di ricerca è indubbiamente cruciale per promuovere la qualità, la sostenibilità e la tracciabilità nelle attività delle imprese. È tuttavia necessario che il mondo della ricerca e quello delle imprese dialoghino costantemente per ottenere un proficuo trasferimento di conoscenza e innovazione e per adattare le normative alle esigenze reali del mercato. Non ho sufficienti elementi di conoscenza per poter dire se la normativa di riferimento sia di aiuto o di ostacolo, posso tuttavia affermare che siano essenziali regole chiare, ben definite e soprattutto di agevole interpretazione e applicazione. Occorre evitare di introdurre eccessiva burocrazia, complessità operativa ed oneri finanziari non facilmente sostenibili da parte delle imprese, soprattutto quelle meno strutturate.

Da CPMC – Fabrizio Nuti – Presidente UNIC: “Per un’idea progettuale di qualità”
Da CPMC – Fabrizio Nuti – Presidente UNIC: “Per un’idea progettuale di qualità”

“Qualità” è ben più di una parola. Per la pelle italiana, è la dimensione essenziale ed estesa di una supremazia globale che va oltre il prodotto stesso e che richiede di essere scritta con la Q maiuscola. La Qualità conciaria italiana, infatti, è un concetto che al suo interno contiene e declina una moltitudine di vincenti significati creativi, tecnologici, commerciali. La nostra Qualità è la bussola che – storicamente- ha guidato la crescita e lo sviluppo del settore in Italia e nel mondo. È l’arma concorrenziale inattaccabile che ci ha permesso di elevarci sopra la massa di produzioni che basavano – e basano – tutto o quasi sul prezzo. La nostra Qualità è una garanzia di stile e performance. Ma non è più soltanto questo, perché non può più essere riferita al solo prodotto, al solo materiale, alla sola pelle. La Qualità dell’industria conciaria italiana è la testimonianza – quotidiana e rigorosa – di un misurabile approccio sostenibile e di un inesausto impegno su tracciabilità, origine e provenienze della materia prima. Un fattore, quest’ultimo, che ci pone all’avanguardia e ci pone in una condizione di profondo disagio e preoccupazione davanti a scenari legislativi dei quali condividiamo le finalità, ma non i metodi di messa a pratica. Il riferimento è – inevitabilmente – al Regolamento Anti-Deforestazione EUDR varato dall’Unione Europea e allo sforzo che UNIC – Concerie Italiane, insieme a Cotance (la rappresentanza conciaria continentale), sta sostenendo per razionalizzarne le pratiche. La nostra Qualità è – anche – il frutto di una capillare attenzione alla salute, alla sicurezza sul luogo di lavoro e di una sostanziale assunzione di responsabilità sociale diffusa in tutti i nostri territori di riferimento: i distretti produttivi più organizzati e strutturati, i luoghi in cui operano in modo più isolato alcune significative esperienze conciarie d’impresa. La Qualità della pelle e della conceria italiane, però, sarebbe autoreferenziale se non fosse certificabile e certificata. Non è un caso che il settore abbia promosso la nascita di ICEC, l’unico Istituto di Certificazione in Europa e nel mondo specializzato esclusivamente nella filiera della pelle. ICEC, dal 1994, ha ampliato la propria sfera di influenza operativa e organizzativa, accogliendo, tra i suoi soci, le associazioni nazionali di categoria della calzatura, della pelletteria e della pelliccia; le rappresentanze dei produttori di accessori e componenti; i produttori di prodotti chimici; SSIP (Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle Materie Concianti), il MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy). A sua volta ICEC è accreditato ACCREDIA per il sistema di gestione qualità (ISO 9001), ambiente (ISO 14001), EMAS, salute e sicurezza (OHSAS 18001/ISO 45001), prodotto (Norme UNI o specifica tecnica del produttore) e denominazione di origine della pelle (EN 16484). La nostra Qualità è ben più di una parola. La nostra Qualità è una garanzia progettuale.

Minimum 4 characters