Apr 29 2020
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Il sistema produttivo richiede figure professionali altamente qualificate
◊ Letture presso la Biblioteca della Stazione Sperimentale Pelli ◊
Autore: Giovanna Scala, Dirigente scolastico dell’ISIS “Isabella d’Este Caracciolo”
Una delle questioni cruciali per il futuro dei giovani del Paese è ripensare la formazione e affrontare il problema del mismatching
Le professioni più richieste sono tecniche e parole d’ordine del futuro sono flessibilità e specializzazione. Una risposta efficace viene dagli Istituti Tecnici Superiori (ITS): 80% dei diplomati a dodici mesi dalla fine degli studi ha un’occupazione nell’88% dei casi è in un’area coerente con il percorso formativo fatto.
Relativamente giovani (sono nati nel 2010), gli ITS sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante. I punti di forza sono un programma didattico pensato e realizzato dalle imprese che ospitano tirocini. Il 50% almeno dei docenti sono professionisti che lavorano nelle imprese. Una governance in cui istituti scolastici, università e imprese uniscono i rispettivi know-how, per definire una programmazione didattica coerente con i fabbisogni provenienti dalle imprese, dalle professioni, dal territorio e di profili professionali. Il sistema ITS ha questi risultati perché risponde al fabbisogno delle aziende, formando quelle figure professionali altamente qualificate e caratterizzate da flessibilità ed innovazione, che il sistema produttivo richiese.
Come sistema d’istruzione è necessario rispondere ai cambiamenti del mondo del lavoro; dobbiamo lavorare sulle competenze, sul senso critico, il problem-solving, il lavoro di gruppo e le abilità interpersonali e comunicative, per fornire ai ragazzi strumenti che permettano loro di essere pronti al cambiamento come processo continuo. Per questo l’ITS, consentendo il passaggio dalle skills alle competenze, dal saper fare a un sapere integrato, è la via per riuscire a costruire l’agognato ponte fra istruzione e lavoro: “Le competenze più necessarie sono la capacità di gestire la complessità e l’ambiguità, il ragionamento argomentativo (non solo “come” fare, ma “perché” fare), la resilienza, il trovare l’equilibrio degli interessi.
Fonte: Magazine “Cuoio Pelli Materie Concianti”, CPMC, Vol.CXV, edizione n. 3 (2019)
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