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Prorogati i bandi della Fondazione Mia ITS Academy Moda Campania: sei i percorsi di formazione
Prorogati i bandi della Fondazione Mia ITS Academy Moda Campania: sei i percorsi di formazione

Sono stati prorogati i tre bandi dedicati al settore pelle, della Fondazione Mia Academy ITS Moda Campania, di cui la Stazione Sperimentale è socio fondatore.

Nello specifico tre i corsi sono:

  • Leather Innovation Manager – POZZUOLI: Tecnico Superiore per il coordinamento dei processi di qualità, sostenibilità e innovazione
  • Leathergoods Innovation Specialist – SOLOFRA: Tecnico superiore esperto per la produzione sostenibile e digitale di articoli in pelle
  • Made In Italy Leather Fashion Manager – SOLOFRA: Tecnico superiore per la promozione e l’internazionalizzazione dei prodotti in pelle Made in Italy

In dettaglio, si tratta di percorsi formativi professionalizzanti rivolti ad un’utenza di età compresa tra i 18 e i 55 anni non compiuti, disoccupati e lavoratori, in possesso del diploma di scuola media superiore. Tutti i corsi hanno una durata di 1800 ore ripartite in un biennio, di cui 1080 ore di lezioni d’aula, laboratori pratici, workshop e 720 ore di tirocinio in azienda. Durante il biennio sono previste partecipazioni a Fiere ed Eventi di Settore, visite didattiche presso le aziende della filiera tessile-pelle.

Termine ultimo per la presentazione delle domande: 7 Gennaio 2025 ore 12.00

Per approfondimenti link qui

CPMC – AA VV.  “L’Innovazione nella Qualità: l’Utilizzo della Termografia nell’industria Conciaria”  
CPMC – AA VV. “L’Innovazione nella Qualità: l’Utilizzo della Termografia nell’industria Conciaria”  

Nell’era della tecnologia avanzata, l’industria conciaria sta vivendo una trasformazione significativa grazie all’adozione di tecniche di ispezione e controllo innovative volte a migliorare la qualità e l’efficienza dei processi produttivi. Tra le tecnologie che potrebbero essere utilizzate in questo settore, la termografia si distingue per la sua capacità di fornire un controllo qualita non distruttivo, offrendo un potenziale strumento per l’ottimizzazione delle diverse fasi di produzione della pelle. La termografia è una tecnica che sfrutta le radiazioni infrarosse per analizzare il flusso di calore in un materiale. Il risultato e una sequenza di termogrammi, ovvero immagini in cui ogni pixel rappresenta il valore della temperatura acquisita. L’analisi dei termogrammi consente di identificare difetti e anomalie che potrebbero sfuggire ai metodi di ispezione tradizionali.

Nel settore conciarlo, questo sistema potrebbe agevolare il controllo, spesso di tipo visivo. effettuato dagli operatori per individuare imperfezioni superficiali della pelle causate dalla sua natura e dai processi conciari. La capacita di effettuare un controllo qualità senza contatto è essenziale soprattutto quando è richiesto un attento controllo di qualita che garantisca allo stesso tempo l’integrità del prodotto.

Questa ricerca preliminare. realizzata nell’ambito del progetto SOLARIS, Sustainable Options for Leather Advances and Recycling Innovative Solutions, parte del Partenariato Esteso MICS (made in Italy Circolare e Sostenibile), finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU (PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNNR) – MISSIONE 4 COMPONENTE 2, INVESTIMENTO 1.3, è finalizzata ad individuare le potenzialità di un sistema di ispezione basato sulla termografia per la rilevazione di difetti nelle pelli conciate. Le indagini termografiche si classificano in base alla presenza o meno di sorgenti esterne di calore. Si parla di termografia passiva quando si effettuano unicamente misure di temperatura, mentre è attiva se viene utilizzata una sorgente termica per riscaldare il campione in esame. In quest’ultimo caso, i difetti presenti nella pelle possono agire sulla diffusività termica e, quindi, sul tempo di propagazione del calore: la diversa risposta termica generata dalla presenza di un difetto può essere rilevata da una termocamera ad infrarossi.

Due principali metodi di analisi sono comunemente utilizzati nelle prove di termografia attiva. tecnica “Lock-in* impiega una sorgente termica con un’emissione di calore periodica nel tempo. La presenza di un difetto agisce come un ostacolo alla propagazione del calore, generando un ritardo nella propagazione dell’onda termica che può essere rilevata con opportune analisi nel dominio della frequenza. La tecnica “Pulsed”, invece, utilizza una sorgente termica con un’emissione di calore impulsiva. Una disomogeneita locale nella pelle limita in queste zone la trasmissione del calore e, quindi, la velocità di raffreddamento. L’analisi nel dominio del tempo della risposta termica transitoria del materiale consente di identificare la presenza del difetto. In questa ricerca, entrambe le metodologie sono state testate per la rilevazione di alcune tipologie di difetti presenti in campioni di pelle forniti dalla Stazione Sperimentale per l’industria delle Pelli e delle Materie Concianti. Nello specifico, i difetti esaminati

  1. distacco dello strato fiore (soffiatura)
  2. distacco della rifinizione della pelle
  3. macchie su prodotti semilavorati
  4. pieghe su pelle verniciata

Per tutte le tipologie di difetti, la modalità Pulsed si è rilevata la tecnica più promettente per l’ispezione termografica della pelle conciata. Questa analisi è stata condotta utilizzando due riscaldatori ad infrarossi (potenza nominale di 2 kW ciascuno) capaci di fornire un riscaldamento controllato e uniforme su un’ampia superficie di pelle in esame. I riscaldatori sono stati posizionati equidistanti dai campioni da testare, a una distanza di circa 50 cm e con un’inclinazione di circa 45. Questa configurazione è stata necessaria per ridurre l’interferenza delle sorgenti di calore nella misurazione dell’emissione termica del campione.

Una termocamera ad infrarossi con una risoluzione di 640 * 512 pixel mod. FLIR A6750c, è stata posizionata frontalmente al campione, a una distanza di circa 50 cm. I campioni di pelle sono stati posizionati su un supporto rigido nero e lievemente tirate per evitare disturbi nell’acquisizione termica.

In modalità Pulsed, i riscaldatori emettevano un impulso di calore della durata 0,4 s con una potenza complessiva nominale di 4 kW. La termocamera misurava con una frequenza di 60 termogrammi al secondo la fase di riscaldamento e raffreddamento del campione. Con l’analisi dei termogrammi è stato possibile osservare la variazione nel tempo della temperatura in ciascun pixel della matrice 640 x 512 con cui era stata suddivisa la superficie di pelle in esame. Poiché la curva di raffreddamento di ogni pixel dovrebbe seguire un modello esponenziale di temperatura decrescente nel tempo, le sequenze temporali per ogni pixel sono state interpolate con un modello matematico di riferimento

Successivamente, è stato calcolato per ogni pixel il coefficiente di determinazione, comunemente noto come R2 per quantificare quanto i dati sperimentali acquisiti dalla termocamera seguano il modello esponenziale. Lo scostamento da questo modello permette di rivelare la presenza di un’anomalia nel materiale. Infine, costruendo un’immagine in scala di grigi, la cui intensità dipende dal valore di Rº, è possibile definire la posizione, l’estensione e la forma del difetto.

 

I risultati ottenuti dalle analisi termografiche sono riportati brevemente di seguito.

Distacco dello strato fiore (soffiatura)

La mappa dei coefficienti di determinazione R° ottenuta nell’analisi del campione di pelle con una compromissione della struttura fibrosa della pelle.

La mappa Rª riproduce fedelmente in scala di grigi l’immagine del campione reale, evidenziando in modo chiaro e preciso le aree in cui si presenta questo difetto. Questa correlazione trà la mappa termogranca e l’immagine del

 campione conferma l’efficacia della tecnica di termografia pulsata nell’individuazione di difetti di delaminazione.

Distacco della rifinizione della pelle

Il distacco della rifinizione della pelle è un tipico difetto che generalmente non è visibile ad occhio nudo. Questo difetto provoca una discontinuità nella pelle lungo il suo spessore, influenzando in questo modo la trasmissione del calore. La mappa Rª ottenuta dal campione di pelle soggetto ad un distacco della rifinizione della pelle mostra delle disomogeneità legate a gradienti della velocità di raffreddamento.

 


Macchie su prodotti semilavorati

Le macchie sui prodotti semilavorati costituiscono un altro difetto che si può riscontrare nelle fasi di trattamento delle pelli, e possono essere riconducibili a diverse cause; alcune macchie possono essere difatti causate da ossidi metallici, dalla precipitazione di saponi di calcio o di cromo, oltre che essere determinate da possibili attacchi microbici. La natura delle macchie influenza lievemente la trasmissione del calore. Infatti, la mappa Rª non evidenzia con chiarezza l’estensione ed il perimetro del difetto. In questo caso, ulteriori indagini con diversi setup sperimentali (es. riscaldamento della pelle con diversi profili di emissione termica, utilizzo di termocamere con diverse bande spettrali› potrebbero rendere l’analisi termografica più accurata.

 

Pieghe su pelle verniciata

Queste pieghe possono essere determinate da errori nella fase di asciugaggio, piuttosto che da criticità emerse in fase di applicazione della rifinizione, oltre che dalla possibile migrazione a carico di sostanze in grado di compromettere l’adesività del finishing. Generalmente, non tutte le pieghe sono individuabili con un semplice controllo visivo, l’elaborazione dei termogrammi e la mappa R° permettono di evidenziare le zone affette dal difetto, anche quelle che non sono visibili o difficilmente visibili ad occhio nudo.

Questo studio preliminare evidenzia il potenziale della termografia come strumento efficace per la rilevazione di vari diletti che possono formarsi nella pelle durante il processo di concia. In particolare, la solatura del fiore e la formazione di pieghe sulla pelle verniciata possono essere identificate in modo accurato utilizzando la termografia con un setup sperimentale standard. La termografia ha mostrato una certa capacita di rilevazione per altri tipi di difetti. come le macchie sui prodotti semilavorati e il distacco della rifinizione, ma sono necessari ulteriori approfondimenti e ottimizzazioni del setup sperimentale per migliorare l’accuratezza di questo metodo di indagine.

Focus Scientifico: Macerazioni delle pelli: obiettivi ed aspetti tecnologici
Focus Scientifico: Macerazioni delle pelli: obiettivi ed aspetti tecnologici

Il processo di macerazione delle pelli, nell’ambito dei processi di riviera propedeutici alla preparazione alla concia vera e propria ha l’obiettivo di eliminare impurità, pigmenti e parte dei grassi naturali, tessuti indesiderati ancora presenti nella pelle, quali l’elastina, con conseguente allentamento della struttura fibrosa che risulta anch’esso fondamentale per consentire l’ottimale penetrazione delle sostanze concianti, finalizzata a produrre pelli soffici e morbide.

Dal punto di vista tecnologico la macerazione è da definirsi una vera e propria digestione enzimatica, che agendo sulle fibre di elastina, provoca il rilassamento della struttura della pelle in trippa, rendendola flaccida e sgonfia.

L’applicazione di questa fase ha origini antiche, e fino all’inizio del secolo scorso era effettuata tramite l’utilizzo di sterco di cane o escrementi di uccelli; lo sviluppo di tecniche biotecnologiche ha consentito, fin dai primi anni del 1900, di sostituire completamente tale pratica rischiosa dal punto di vista batteriologico e di difficile controllo di processo, tramite l’uso di maceranti artificiali derivati a seguito dell’individuazione degli enzimi attivi nei prodotti sopra citati e progettati in considerazione delle caratteristiche delle sostanze da rimuovere. Ad esempio l’elastina resiste all’acqua bollente ed alle soluzioni fredde acide ed alcaline, ma è intaccata da enzimi proteolitici quali la tripsina o la pepsina (maceranti pancreatici), o anche da enzimi di analoga attività derivanti da colture batteriche; per le pelli ovine, caratterizzate da un più elevato contenuto di grasso naturale, sono da utilizzarsi indicati maceranti lipolitici contenenti lipasi, la cui presenza nello sterco di cane, unitamente a enzimi pancreatici, ne giustificava l’efficacia nel trattamento di tali pelli per guanteria.

In ragione del fatto che i maceranti più efficaci, ovvero i pancreatici, presentano il massimo di attività a pH compresi tra 8 e 8,5, nella pratica conciaria si è consolidato l’utilizzo di tali prodotti a valle della fase di decalcinazione, senza necessità di scaricare il bagno. Nel contempo si può regolare l’attività enzimatica anche agendo sulla temperatura che, solitamente è mantenuta tra 30 e 37 °C al fine di prevenire eventuali danni al fiore o anche alla struttura della pelle in trippa. L’azione enzimatica è ulteriormente regolata tramite l’aggiunta di sali di ammonio e altri prodotti di supporto come bentonite e/o derivati di legno. I tempi di processo, combinati con la regolazione del pH interno della pelle, consentono ulteriormente di modulare l’effetto desiderato sull’articolo: ad esempio una leggera decalcinazione e tempi di trattamento breve, fino ad 1 ora, sono finalizzati ad agire principalmente sul fiore, appiattendone la grana ed aumentandone la flessibilità.

La possibilità di regolare l’attività del macerante ed i conseguenti effetti sul fiore e sulla struttura della pelle in trippa, rende la macerazione una fase fondamentale per impartire le proprietà merceologiche desiderate del pellame finito. Solo nel caso della produzione di pellami rigidi per suole non è da effettuarsi e a parità di materiale di partenza, il processo di macerazione da eseguire per produrre pelli per differenti destinazioni (pelletteria pesante o guanteria) è differente. D’altro canto, le stesse motivazioni rendono il processo delicato e da verificare con attenzione sia per il rischio che non si possano successivamente impartire le proprietà desiderate, che per le irreversibili alterazioni del fiore che potrebbero incorrere dalla non corretta gestione operativa, tenuto anche conto che piccole variazioni di temperatura e pH agiscono drasticamente sull’attività del macerante.

A ciò si aggiunga che non esistono, ad oggi, metodi chimico-fisici di controllo dell’avanzamento del processo, ma unicamente qualitativi e/o empirici. Ad esempio, è prassi verificare la completa macerazione del pellame osservando la permanenza dell’impronta lasciata sulla pelle dalla pressione esercitata da un dito, oppure la fuoriuscita d’aria attraverso la pelle una volta formato un sacco con la stessa pelle e comprimendo l’aria all’interno. La fine del processo è effettuata per aggiunta di acqua fredda che blocca l’attività enzimatica abbassando temperatura e pH del bagno.

Lo sviluppo di biotecnologie ha consentito di mettere a disposizione del conciatore ulteriori prodotti ad azione macerante che operano in condizioni diverse da quanto sopra esposto. E’ il caso ad esempio dei maceranti di origine fungina che sono in grado di operare a pH 4-5 o le proteasi acide, che, idrolizzando le proteine a un pH basso compreso tra 2 e 4, possono trovare applicazione nel trattamento di pelli piclate o conciate, ad esempio allo stato wet-blue[1]. Nel caso di pelli importate, ad esempio, può nascere la necessità di ulteriore trattamento in quanto la struttura fibrosa del materiale in ingresso non è ben dispersa a causa di anomalie nelle fasi di riviera o di condizioni di stoccaggio o essiccazione inadeguate; ciò ostacola la rapida penetrazione e l’uniforme distribuzione uniforme dei successivi agenti post-concianti, pregiudicando la qualità della pelle finale. In questo caso non si tratta di una vera e propria macerazione, essendo l’azione comunque più blanda se paragonata agli altri tipi di enzimi, ma si può definire come rinverdimento enzimatico, effettuandosi il trattamento nelle fasi iniziali della lavorazione di pelli già piclate o conciate.

 

[1] Effect of the surface charge of the acid protease on leather bating performance, Bi Shi et al., Process Biochemistry Volume 121, October 2022, Pages 330-338

 

A cura del dott. Gianluigi Calvanese

Le Concerie aderenti al percorso di formazione MICTec in visita alla SSIP
Le Concerie aderenti al percorso di formazione MICTec in visita alla SSIP

Le Concerie aderenti al percorso di formazione MICTec hanno fatto visita alla sede della Stazione Sperimentale. Accolti dal Dg Edoardo Imperiale e dalla Responsabile del Politecnico del Cuoio Serena Iossa, i rappresentanti delle quattro concerie, CONCERIA NCL; CONCERIA CARISMA; CONCERIA D’ARIENZO SRL; L’OFFICINA SRL, hanno avuto modo di visitare dapprima la mostra “La Casa del Guanto della Stazione Sperimentale. Un patrimonio fra tradizione, formazione e innovazione (1952-1975)” a cura della Dott.ssa Carmelina Grosso Responsabile della Biblioteca della SSIP. Successivamente hanno potuto constatare le attività della SSIP svolte nei laboratori Prove Fisiche, con la Dr. ssa Maria Scotti; Prove Chimiche e Microscopia per i processi e la sostenibilità con il Dott. Leopoldo Esposito. E ancora, Laboratorio di prove avanzate per la ricerca e l’innovazione e Laboratorio di misurazione con l’Ing. Rosario Mascolo. Particolarmente soddisfatta la delegazione: “E’ una struttura all’avanguardia e per noi che abbiamo a che fare con essa solo da un punto di vista oggettivo, è stato molto interessante vedere, nella pratica, qual è l’ambiente col quale ci interfacciamo; è stato molto costruttivo per avere anche un’idea proprio pratica di quello che poi è il lavoro che viene fatto in Stazione. Grazie anche alla visita ai laboratori, abbiamo potuto comprendere che il supporto del quale noi ci avvaliamo oggi è minimo, rispetto alle tante attività per il settore che la stazione è in grado di fornire“.

 

Il Corso di management per l’innovazione, lo sviluppo circolare e tecnologico di impresa (MICTec) organizzato dalla Camera di Commercio Irpinia Sannio, è stato affidato nella sua gestione alla Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle Materie Concianti, che si è occupata della formazione del percorso, rivolto a 30 utenti, tra Ricercatori, Responsabili produzione, Responsabili Qualità, HR Manager, Responsabili amministrativi di aziende manifatturiere della filiera del fashion, con particolare riferimento al comparto della lavorazione delle pelli, al confezionamento di capi e articoli in pelle, alle industrie tessili e di abbigliamento, alle industrie chimiche. Obiettivo: supportare le imprese della filiera moda, prioritariamente del territorio di Solofra, ma non solo, su mercati sempre più globalizzati e caratterizzati dalla notevole domanda sia di innovazioni merceologica sia di miglioramento dell’impronta ambientale delle lavorazioni, rafforzando il know-how delle aziende sui concetti di industria 4.0, economia circolare e sostenibilità nel settore del fashion; made in Italy nel contesto del mercato unico europeo e calcolo della sostenibilità dei processi secondo la modalità PEF; e ancora, project management dell’innovazione e team building; gestione dei progetti (bandi finanziati e credito d’imposta) e normazione tecnica e qualità.

 

 

 

 

La SSIP al Convegno “Made in Italy – Tutela del marchio”. Imperiale: “Preminente il ruolo della ricerca nella tutela del prodotto italiano”
La SSIP al Convegno “Made in Italy – Tutela del marchio”. Imperiale: “Preminente il ruolo della ricerca nella tutela del prodotto italiano”

Al Museo della Moda di Napoli si è svolto il convegno “Made in Italy – Tutela del marchio”, che ha visto interloquire esperti di vari settori, dal giuridico, all’economico, dall’aziendale alla ricerca. L’evento, a cura del Rotary Club, ha visto tra gli altri la partecipazione dell’Avv. Maria d’Elia – Amministratore unico Fondazione Mondragone – Museo della Moda Napoli, dell’Assessore Antonio Marchiello Attività produttive – lavoro – Demanio e Patrimonio – Regione Campania, della Dott.ssa Maria Teresa Aveta R.R.D. Rotaract Distretto 2101 a.R. 2024/2025 e del Prof. Nicola Scarpato Presidente del Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo a.R. 2024/2025. Per la Stazione Sperimentale, è intervenuto il Dott. Edoardo Imperiale Direttore generale SSIP, sul tema «Gli strumenti e le azioni per la tutela dei prodotti in cuoio Made in Italy: il ruolo della ricerca e dello sviluppo sperimentale»: “Per la tutela del Made in Italy e del marchio dei prodotti nostrani, la ricerca svolge un ruolo preminente, grazie all’innovazione derivante proprio dai laboratori, come quelli della nostra sede nel comprensorio A. Olivetti di Pozzuoli, in cui, attraverso prove fisiche, chimiche o di microscopia, si certificano le caratteristiche e la qualità del cuoio, in un’ottica proprio di tutela dei prodotti che ne derivano, oltre che di certificazione della circolarità e sostenibilità dei materiali. In quest’ultimo senso sono fondamentali tutti i progetti di ricerca, tra cui il partenariato MICS (Made in Italy Circolare e Sostenibile), che hanno come obiettivo il finanziamento di attività di ricerca che coinvolgono i diversi attori: gli enti come il nostro, le università e le imprese. Inoltre, l’attività prima descritta dei laboratori di ricerca”, ha concluso il Direttore, “è a supporto delle attività di formazione che realizziamo al comprensorio con gli ITS Academy e con il Politecnico del Cuoio, organo della SSIP, con cui il know how viene trasferito non solo ai giovani, che hanno la possibilità di formarsi in maniera specifica in questo settore ma anche alle aziende, che sono le prime protagoniste di quella tutela che deve essere riconosciuta e soprattutto, valorizzata in tutte le fasi del creazione del prodotto Made in Italy”.

DA CPMC – GUSTAVO GONZALEZ- QUIJANO: “La ricompensa per i conciatori che mapperanno la catena di custodia delle pelli, sarà il vantaggio sul mercato europeo”
DA CPMC – GUSTAVO GONZALEZ- QUIJANO: “La ricompensa per i conciatori che mapperanno la catena di custodia delle pelli, sarà il vantaggio sul mercato europeo”

Costituendo una dimensione della sostenibilità, la tracciabilità può rappresentare un punto di forza delle aziende conciarie del panorama europeo, che da sempre operano nel rispetto dei principi di trasparenza e qualità: le nuove disposizioni, che impongono oneri in tal senso, possono alla lunga premiare tali prassi virtuose?

La tracciabilità e la trasparenza sono all’ordine del giorno dell’industria europea della pelle dal 2011 (https://euroleather.com/news/projects/projects-completed/supplies-and-transparency) e il membro italiano di COTANCE UNIC-Concerie italiane, è certamente una delle entità più attive in questo campo. Le concerie italiane hanno promosso lo sviluppo del COTANCE Leather-Meat Dialogue a partire dal 2019 (https://euroleather.com/news/meet-again-in-lineapelle), che si è interrotto dopo la pandemia, quando è entrato in scena il Regolamento UE sulle catene di approvvigionamento prive di deforestazione (EUDR), che rende obbligatoria la tracciabilità di pelli bovine e cuoio nell’UE nel 2025. Questo sconvolgimento costringe tutti noi ad accelerare per rendere la tracciabilità una realtà. Ma in questo caso il lavoro principale non spetta alle concerie, bensì al settore dell’allevamento e della carne. Questi dovranno garantire la tracciabilità delle materie prime bovine comunitarie ed extracomunitarie se vogliono poter vendere i loro prodotti nell’UE. La ricompensa conciatori che riusciranno a mappare la catena di custodia delle pelli che producono sarà la possibilità di vendere sul mercato dell’UE, che è uno dei più redditizi al mondo. Ma non sarà cosi facile, perché ci sono ancora molte difficoltà da risolvere prima che i fornitori di pelli grezze dell’UE forniscano i dati richiesti dal regolamento comunitario. E se è difficile per i fornitori dell’UE, lo è ancora di più per i fornitori extra-UE.

Opportunità di crescita sostenibile, ma anche molti oneri burocratici (pensiamo alle implicazioni derivanti dalle nuove disposizioni in materia di deforestazione): quali i rischi per il settore (considerato anche che molte aziende non hanno unità di personale da poter dedicare in maniera sistematica ad adempimenti di tipo burocratico e amministrativo)?

In effetti, dove ci sono sfide, ci sono anche opportunità. Ma con l’EUDR il gioco non è equilibrato, perché l’onere burocratico che impone alla filiera della pelle (bovini-carne-pelle) è molto più pesante rispetto agli altri settori interessati (caffè, cacao, soia, legname, gomma, olio di palma). Il bestiame cambia proprietario diverse volte prima di essere macellato e le pelli devono essere selezionate e classificate (mescolate) per ottenere lotti omogenei. Aspetti che non sono stati considerati dal legislatore. Ma soprattutto, le pelli bovine sono sottoprodotti della produzione di carne e i conciatori non hanno alcuna leva per far si che i fornitori si conformino al nuovo quadro legislativo, in particolare quando si tratta di foriture extra-UE. I fornitori di pelli e cuoio extra-UE possono vendere le loro merci ad altre regioni del mondo per trasformarle in articoli che possono entrare nel mercato dell’UE senza alcun onere burocratico. Le concerie di pelli bovine dell’UE fanno bene a prepararsi all’attuazione dell’EUDR. Dovranno esercitare la Due Diligence sulle loro forniture raccogliendo informazioni sulla loro catena di approvvigionamento (o adeguare la loro catena di approvvigionamento in modo che possa fornire i dati richiesti). Le informazioni richieste dalle nuove norme riguardano i dati di geolocalizzazione degli stabilimenti della filiera e le informazioni sulla legalità dei prodotti e della produzione.Se i conciatori non sono in grado di trovare questi dati con il proprio personale, possono anche ricorrere a consulenti esterni, ma L’EUDR è cristallinamente chiara su una cosa: la responsabilità rimane nell’operatore.

Quali azioni di sistema possono e devono tentare tutti gli attori coinvolti a vario titolo nel settore a livello internazionale?

A livello istituzionale, l’industria europea della pelle sta intraprendendo diverse azioni:

  1. COTANCE promuove l’allineamento degli schemi di tracciabilità della pelle attraverso incontri mensili del Leather Traceability Cluster (https://euroleather.com/news/ leather-traceability-cluster). Esso riunisce tutti gli organismi di audit e certificazione interessati (ICEC, LWG, SLF. Oekotex e Textile Exchange) e altri importanti stakeholder per lo sviluppo di una norma CEN che eviti la duplicazione degli sforzi e inutili costi improduttivi per le concerie.
  2. COTANCE, grazie al sostegno di UNIC e Lineapelle, ha lanciato un’iniziativa volta a dimostrare alle autorità dell’UE (Parlamento, Consiglio e Commissione) l’enorme impatto negativo delle norme EUDR sul nostro commercio e sulla nostra industria. Questo dovrebbe servire a convincerle a escludere le pelli e il cuoio dal campo di applicazione dell’EUDR quando sarà rivisto nel 2026.
  3. COTANCE sta comunicando ampiamente agli stakeholder pubblici e privati di tutto il mondo i obblighi e l’impatto dell’EUDR sul nostro settore. E alcuni Paesi hanno giá espresso forti preoccupazioni in seno all’OMC per il loro commercio con l’UE.

Tuttavia, non dobbiamo farci illusioni. La tracciabilità è destinata a rimanere e i conciatori non si oppongono ad essa, anzi. Ma la sua implementazione nella catena del valore della pelle non può essere imposta per legge come avviene con l’EUDR. La tracciabilità nella catena del valore della pelle ha bisogno di più diplomazia, denaro, tempo e soluzioni tecnologiche per diventare realtà.

 

L’indagine: Survey per il settore conciario
L’indagine: Survey per il settore conciario

Dalla partnership MICS, tra il progetto SOLARIS e il progetto RESTART, un’indagine per tracciare lo stato dell’arte e il grado di maturità delle imprese di filiera sui temi dell’innovazione sostenibili e della circolarità. 

L’indagine è stata elaborata da ricercatori delle Università di Bergamo, Brescia e Firenze, dell’istituto STIIMA del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dalla Stazione Sperimentale, nell’ambito delle attività di MICS (Made in Italy Circolare e Sostenibile), iniziativa Partenariato allargato finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

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La SSIP è intervenuta al XVII Convegno AICC tenutosi a Serino
La SSIP è intervenuta al XVII Convegno AICC tenutosi a Serino

La SSIP ha preso parte al XVII Convegno AICC (Ass. Italiana Chimici del Cuoio) che si è tenuto a Serino (Avellino), sul tema “Settore conciario: prospettive”. I saluti iniziali sono stati a cura di dott.ssa Franca NUTI (Presidente AICC), dott. Renato BERTOLI (Segretario AICC), dott. Gaetano MAFFEI (AlCC Campania) e del sindaco di Solofra Nicola Moretti.

Le Relazioni sono state: Università e Industria: Una Sinergia per Innovare la Sostenibilità dei Processi Conciari, a cura della prof.ssa Carmen TALOTTA  e della dott.ssa Veronica IULIANO (Dip. Chimica e Biologia “A. Zambelli” Univ. Studi di Salerno); Criteri di sostenibilità nelle comunicazioni B2B e B2C, a cura del dott. Gustavo DE FEO (ARS TINCTORIA); Innovazione nella quantificazione del Bisfenolo S (BPS): un approccio integrato tra spettroscopia infrarossa e chemiometria, a cura della dott. Costanza AGHEMO (I.C.A./.); Nuovi sviluppi e sperimentazioni con oli e funzionalizzazione maleica in concia ed ingrasso a cura del dott. Marco NOGAROLE (SSIP). Ampia la partecipazione generale della SSIP, che ha visto, oltre al dott. Marco Nogarole come relatore, una nutrita delegazione, capitanata dallo stesso Direttore Generale, dott. Edoardo Imperiale, con la partecipazione della dot.ssa Iossa, Resp. Politecnico del Cuoio, della dot.ssa Claudia Florio, Resp. Ricerca, oltre che di giovani ricercatori, tecnici e tecnologi dell’istituto.

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