Notizia per ricerca

Liquefazione Idrotermale (HTL) di Fanghi Conciari

Il 14 e 15 aprile 2021 si terrà il 10° European Combustion Meeting, in virtual edition. La Stazione Sperimentale Industria Pelli e l’Università degli Studi di Napoli Federico II parteciperanno al convegno presentando un lavoro dal titolo: “Outline of a process for the Hydrothermal Liquefaction of a tannery sludge for biofuel production”. F. Di Lauro, M. Balsamo, R. Solimene, R. Migliaccio, D. Caracciolo, P. Salatino, F. Montagnaro.

 

La liquefazione Idrotermale (HTL), anche definita pirolisi idrotermale, è un processo di depolimerizzazione termica della biomassa volta ad ottenere petrolio greggio, a volte denominato bio-olio o biocrudo, in condizioni di temperature moderate (200–350 °C) ed alte pressioni (40–200 bar), imitando in tal modo le condizioni geologiche che la Terra utilizza per creare il petrolio greggio. Il bio-olio ottenuto può essere successivamente trattato mediante le convenzionali operazioni di raffinazione del petrolio.

 

Tra i vari processi termochimici adottati per generare vettori energetici dai fanghi (ex. gassificazione, pirolisi) l’HTL sta guadagnando un grande interesse in quanto consente di sfruttare il contenuto di acqua dei fanghi per la produzione di biocrudo, evitando potenzialmente la fase di disidratazione altamente energivora. L’HTL, infatti, consente di trattare materiali ad alta umidità, in un processo in cui l’azione dell’acqua e della pressione consente di degradare la biostruttura di partenza: i frammenti generati, instabili e reattivi, possono poi ristrutturarsi nello stesso ambiente, per dar luogo a bioliquidi di interesse energetico.

 

Nel dettaglio, durante il processo HTL le condizioni operative sopra definite,  portano l’acqua in condizioni subcritiche, facendo assumere a quest’ultima le caratteristiche di un solvente polare organico per specie organiche, solubilizzando la matrice organica presente nella biomassa (nel nostro caso fanghi) e determinando la scissione idrolitica dei bio-componenti per generare frammenti reattivi che, nello stesso ambiente di reazione si ricombinano per produrre il biocrudo (prodotto target)  insieme a una fase acquosa, ad una fase gassosa e ad un residuo solido come coprodotti. L’acqua funge dunque da catalizzatore e mezzo di reazione. 

 

Data la natura altamente eterogenea e complessa della matrice di partenza, i meccanismi di reazione che hanno luogo durante il processo non sono stati ancora chiariti in letteratura. Tuttavia, è possibile schematizzare il processo in tre fasi principali: i) idrolisi/depolimerizzazione della biomassa a formare monomeri ii) decomposizione termo-chimica dei monomeri a formare intermedi attraverso reazioni di deidrogenazione, decarbossilazione, deaminazione, iii) riarrangiamento/ricombinazione dei frammenti reattivi attraverso ri-polimerizzazione, condensazione e ciclizzazione, con formazione di bio-olio e biochar. 

 

L’ottimizzazione del processo è volta ad aumentare la resa e la qualità del biocrudo rispetto alle altre fasi che si formano durante il processo (biogas e biochar), questo perché per molte applicazioni, l’energia è richiesta in forma liquida, soprattutto per applicazioni nel campo del trasporto, dove ottenere un combustibile liquido ci permette di integrarlo facilmente nella filiera di produzione dei combustibili che è già ampiamente consolidata sul mercato. Inoltre, la liquefazione idrotermale è anche un modo per aumentare la sua densità energetica della biomassa grezza, generalmente piuttosto bassa. Al contrario, il bio-crudo ottenuto a valle del processo è arricchito in C (e impoverito in O, N, H) rispetto al fango genitore, e di conseguenza presenta una maggiore densità energetica. Questo influisce direttamente sulla sostenibilità economica del processo.

 

Tale processo risulta di particolare interesse per il trattamento di fanghi conciari, infatti per tali fanghi, speciale attenzione va posta nel prevenire l’ossidazione del cromo in essi contenuto in alte concentrazioni, dallo stato trivalente a quello esavalente. Per tale motivo in questo caso si preferiscono tecniche che non puntano all’ossidazione completa della matrice organica del fango (come ad es. accadrebbe mediante combustione), ma piuttosto alla produzione di un prodotto intermedio liquido (come nel caso HTL).

 

a cura di Daniela Caracciolo, Coordinatore scientifico del Dipartimento Tecnologie per l’Ambiente di SSIP

 

Pubblicato il: 1 Apr 2021

 

Al via la collaborazione scientifica tra la SSIP ed il Politecnico di Milano
Al via la collaborazione scientifica tra la SSIP ed il Politecnico di Milano

Firmata un’intesa fra la SSIP ed il Politecnico di Milano – Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, l’atto firmato dal direttore Edoardo Imperiale e dal Direttore del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta, Professoressa  Mariapia Pedeferri.

Intervista a Rosario Mascolo, Dipartimento di Sviluppo Prodotto SSIP
Intervista a Rosario Mascolo, Dipartimento di Sviluppo Prodotto SSIP

Rosario Mascolo è in SSIP dal 2005, ha maturato grandi esperienze ed è oggi il Coordinatore Scientifico del Dipartimento di Sviluppo Prodotto dell’Ente.
Si è laureato alla Federico II di Napoli, Laurea Magistrale in Ingegneria dei materiali – voto 110/110 con lode e con una tesi sull’ “Effetto del flessibilizzante nel comportamento a fatica dei compositi”.

Intervista a Marco Nogarole, Responsabile del Trasferimento Tecnologico della SSIP
Intervista a Marco Nogarole, Responsabile del Trasferimento Tecnologico della SSIP

Marco Nogarole Responsabile del Trasferimento Tecnologico verso le Imprese e dell’Ufficio presso il Distretto di Arzignano, è un chimico formulatore. Professionista eclettico e dalle riconosciute competenze.

Ha una laurea in Chimica Magistrale, conseguita presso l’Università degli studi di Padova, ed una grande passione per l’informatica e per tutto quello che esplora il nuovo. 

 

Quale il ruolo del Trasferimento Tecnologico?

Il compito del Trasferimento Tecnologico è quello di sfruttare le conoscenze della ricerca per creare nuovi prodotti, processi, applicazioni, materiali o servizi e individuare le tecnologie che hanno un potenziale interesse commerciale.

In un certo senso il TT mette trasmette al settore produttivo l’efficacia della R&S, la quale dovrebbe basarsi sugli indicatori più comuni come il fatturato o numero e valore commesse, nel numero di brevetti e sui giudizi nelle recensioni delle pubblicazioni scientifiche

Per quanto riguarda il punto di vista del TT è, perciò, determinante cercare di soddisfare il fabbisogno delle aziende del nostro settore (concerie, prodotti chimici e utilizzatori del cuoio, aziende per trattamento degli scarti, reflui e rifiuti, costruttori di macchinari e di controllo).

 

Su quali direttrici?

Il primo interrogativo che il TT si pone è la stessa che si pongono gli operatori di imprese del settore: quali sono le innovazioni utili all’azienda per aumentare il valore competitivo dei prodotti, migliorare le performance, ridurre gli sprechi, avere maggior controllo delle operazioni.

Perciò, l’impulso alla ricerca viene spesso alimentato dalle aziende.

Non sempre però le imprese riescono a concretizzare una richiesta o una necessità di innovazione precisa. Lo studio dei fabbisogni in questo caso non è sufficiente. Sovente le intuizioni provengono dai ricercatori che intravedono un possibile beneficio in una ricerca. Il compito del TT in questo caso e di riuscire a tradurla ed in grado di esporne la sua utilità nel modo più efficace al mondo produttivo.

Se non si soddisfano queste condizioni: richiesta precisa di una soluzione o una nuova chiara tecnologia utilizzabile il progetto rischia di fallire e di non interessare alle aziende.

 

Considerazioni sulla Sostenibilità nel nostro settore. Cosa cambia e come

Sotto l’aspetto della sostenibilità il prodotto cuoio sappiamo avere un impatto ambientale favorevole rispetto ad un materiale plastico da risorse non rinnovabili. Oltre al valore aggiunto merceologico della pelle come il maggior confort, la traspirabilità e l’appeal, ma soprattutto la maggior durabilità a cui consegue una vita più lunga e perciò un minor impatto ambientale.

Se il vero punto debole della sostenibilità ambientale rimane l’allevamento, una parte che non riguarda la produzione della pelle conciata ma che da esso attinge le materie prime, e pur vero che, il consumo d’acqua e l’inquinamento chimico sono campanelli d’allarmi che risuonano spesso.

Le parole d’ordine sono: usare processi che impiegano meno acqua e che utilizzano prodotti chimici non pericolosi e da fonti rinnovabili.

A livello globale è la risorsa idrica ad aver la priorità su tutto il resto. Nonostante le aziende produttrici e le grandi firme utilizzatrici di pellami hanno indirizzato le loro attenzioni su conce alternative esenti da cromo o formaldeide ed altri processi eco-compatibili, è sull’acqua che si gioca la partita più importante.

 

Da sempre allora ed in questo momento particolare ?

La contingenza pandemica ha aperto nuove difficoltà e per il cuoio si potrebbero realizzare delle opportunità in quanto per molto tempo ancora il mantra sarà “sanificare” e “sicurezza biologica”. Quali materiali si presteranno con maggior successo a soddisfare criteri di superfici sicure sotto l’aspetto sanitario? Non solo verso virus, ma su tutti i microorganismi patogeni. Gli istituiti di ricerca e le aziende sono avidamente al lavoro e la corsa è appena cominciata; il risultato non è scontato ma la pelle, opportunamente rifinita può avere molte possibilità.

 

Rivista CPMC nel 2020: Il futuro è l’innovazione sostenibile
Rivista CPMC nel 2020: Il futuro è l’innovazione sostenibile

“La Ricerca è il presente, per un futuro sempre più netto di innovazione sostenibile”: così Edoardo Imperiale presenta il nuovo numero di CPMC, Cuoio Pelli Materie Concianti, rivista ufficiale dal 1923 della Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti. “Questo primo numero del 2020, che sarà inviato con la newsletter dell’Ente

Follow up: Webinar “Sostenibilità del cuoio”
Follow up: Webinar “Sostenibilità del cuoio”

Ieri si è svolto il webinar “Sostenibilità del cuoio”, il primo appuntamento del nostro programma di divulgazione scientifica 2020, il cui obiettivo è trasferire alle imprese e agli operatori del settore le innovazioni e i progetti di ricerca che SSIP ha messo in piedi per il triennio 2020-2022.  È stato un incontro molto partecipato.

Il webinar, al quale hanno aderito circa 80 partecipanti, introdotto da Edoardo Imperiale è stato tenuto da Tiziana Gambicorti, Responsabile Normazione SSIP, che è stata la main speaker dell’evento.
L’argomento principale del webinar era il regolamento REACh, sia nelle sue parti più note che in quelle meno conosciute. Inoltre, si è parlato del ruolo dell’Echa, in particolare del RAC, l’organo che elabora i pareri dell’Echa sui rischi per l’ambiente e per l’uomo delle sostanze e ne valuta le proposte di restrizione, e del CLP, il regolamento sulla classificazione dell’etichettatura e dell’imballaggio.

 

Si è poi approfondito il sistema Rapex, spiegando il criterio con cui vengono proposte e approvate le restrizioni sulle sostanze chimiche, portando esempi di reali segnalazioni e alcune richieste di restrizione Echa di interesse, come il caso dei sensibilizzanti cutanei proposta da KEMI e ANSES.

Vi ricordiamo che sono previsti altri 8 workshop scientifici incentrati sui temi della chimica e della tecnologia conciaria che si svolgeranno in modalità webinar e/o dal vivo (appena sarà possibile).

Continuate a seguirci per restare aggiornati sulle nostre attività.

 

 

La Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti, in occasione delle Festività natalizie, resterà chiusa:

– Distretti industriali di Arzignano (VI) e Santa Croce sull’Arno (PI): dal 23 dicembre 2024 al 6 gennaio 2025;
– Polo Tecnologico Olivetti di Pozzuoli24 e 31 dicembre 2024; 6 gennaio 2025.

 

                                           Vi auguriamo buone feste.

 

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