Formazione: tempo di stage per i futuri “Innovation Leather Manager”.
Recupero delle pelli di pesce: risorsa per l’industria conciaria
Nell’ambito del Corso in Merceologia e Chimica Applicata, promosso dal Dipartimento di Management – Sapienza Università di Roma, in collaborazione con la Stazione Sperimentale si è svolta una sessione didattica ad alto contenuto dimostrativo e formativo presso la sede dell’Istituto di ricerca a Pozzuoli, nel napoletano.
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Nelle forme, nei colori, nelle pieghe e nelle finiture di ogni guanto si rispecchiano i cambiamenti del gusto, delle tecniche e dei comportamenti che muovono complessivamente il progressivo fluire della moda. La varietà di modelli e materiali disponibili alla metà del Novecento ne è la prova più eclatante e misura l’attenzione che allora i sarti rivolgevano a questo ancora indispensabile accessorio, coordinandolo con l’abito e l’occasione per cui era pensato.
Per promuoverne la produzione e l’esportazione all’estero, aziende napoletane e non, collaboravano con i principali atelier e fotografi nazionali, anche nell’ambito dell’Associazione Nazionale Guantai Italiani e de La rivista del guanto italiano, creata dalla stessa Associazione nel 1963.
In questa pubblicazione specialistica, edita fino al 1973, si ritrovano i modi con cui la stampa dal decennio post-bellico stava sostenendo la moda e tutti i settori in essa coinvolti, nella consapevolezza che il suo successo era fortemente basato sul grande serbatoio di competenze e sulla grande qualità dei manufatti artigianali creati nella rete di laboratori diffusa sull’intero territorio nazionale. In tal senso, la comunicazione affida alla fotografia e alla grafica il compito di promuovere anche fabbricanti di guanti in pelle, in tessuto e a maglia, produttori ed esportatori di pelli grezze, conciate e tinte, tra i quali appaiono quasi esclusivamente nomi di aziende attive tra Napoli e provincia (Ariston, L. Bertona, Ciotola, Esposito, Etma, Gita, A. Portolano, Romanguanti, Giorgio Russo, Umberto Russo, Saici, Samia, Sogip, Rita Squillace, Tevason, Franco Vergona e molti altri), protagoniste nel loro insieme di una produzione di eccellenza della manifattura italiana.
Gli articoli e l’iconografia dimostrano che, all’inizio degli anni Sessanta, dopo il grande successo dei guanti lisci o ricamati in scamosciato nero e capretto bianco, adatti a occasioni eleganti, prendono sempre più spazio quelli corti, concepiti soprattutto per un impiego sportivo. In questa gamma, che evidenzia la sensibilità dei fabbricanti nei confronti del mutamento dei gusti e delle pratiche quotidiane del pubblico, aumenta il numero di guarnizioni e di colori e si dà spazio a combinazioni insolite. Ora, se le scarpe femminili si aprono sul tallone affidando la chiusura a un cinturino, anche i guanti prevedono aperture sul dorso della mano, chiuse da fibbie, bottoni e ganci di vari materiali. La libertà espressiva della moda negli anni del boom economico e delle rivoluzioni giovanili fa sì che questi accessori possano essere sempre più slegati dall’abito e dalle calzature, conservando, invece, criteri più rigorosi e classici per quelli inclusi nei rituali dell’alta moda. Una conversione di usi e indirizzi estetici che impegna fabbricanti e maestranze a successive modifiche tecniche; e porta ad aggiornare le modalità operative pure da parte dei fotografi, i quali non ritraggono più le modelle in scenari urbani o in suggestive ambientazioni interne, ma su fondali anonimi, privi di riferimenti a contesti geografici o architettonici precisi: sul finire del decennio, infatti, l’attenzione delle riprese viene concentrata sui nuovi dettagli e sui sofisticati accostamenti cromatici e materici.
Tuttavia, nei tempi a seguire il cambiamento degli stili di vita fa passare nell’oblio l’utilizzo di questo accessorio, offrendo all’industria della calzatura una pregiata e numerosa manodopera che, infatti, alla chiusura di molti guantifici, venne assorbita nel settore che fortunatamente per Napoli continuò ad essere di notevole consistenza e successo.
(Ornella Cirillo)
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La creazione e costruzione del guanto di pelle si articola in più fasi di lavoro ben distinte.
Messa in umido: le pelli vengono inumidite per renderle più morbide, elastiche e maneggevoli. La messa in umido si effettua avvolgendo diverse pelli in una tela resistente, per il tempo necessario affinché la pelle assorba la giusta umidità.
Raffinatura o dolaggio: consiste nel togliere con uno speciale coltello, a mano oppure a macchina (oggi viene effettuato solo a macchina), i residui di «carne» ancora presenti sul rovescio della pelle (se utilizzata da fiore); oppure nel rimuovere il fiore (se le pelli vengono utilizzate come suède o scamosciato) e nello stesso tempo togliere, senza compromettere la robustezza della pelle, le disuguaglianze di spessore eventualmente presenti.
Assegno: consiste in una accurata selezione delle pelli, valutando il numero di paia di guanti ricavabili da ogni pelle, tenendo presente il tipo di guanto da produrre.
Creazione della passa: consiste nel riunire un certo numero di pelli dall’insieme delle quali si possono confezionare guanti con le medesime caratteristiche e lavorazioni, alla quale si assegna la passa.
Taglio del pezzo principale e del pollice: consiste di quattro operazioni principali: spezzo, smasso, messa a calibro o spacco, e rifilatura.
Il tagliatore controlla il peso, la qualità e il colore dei pollici, e corregge eventuali accoppiamenti non corretti, che devono essere assolutamente omogenei.
Spacco: si esegue alla pressa con apposito calibro che spacca il pezzo principale, il pollice ed eventualmente le forchette e gli spighetti. Nel corso dell’operazione, sugli smassi e corrispondenti pollici vengono stampigliati a secco i numeri da 1 a 60, corrispondentemente al numero della passa dalla quale provengono.
Timbratura col marchio di fabbrica e della taglia.
Forchette: questi pezzi vengono ricavati dai ritagli di pelle, dopo il taglio del pezzo principale e dei pollici
Finimenti: scollette, bordini, spaccatelle, coretti, sottostanti e spighetti sono tutti pezzi accessori che si ricavano dai ritagli di pelle dopo il taglio delle forchette.
Cordoni: sono piegoline a rilievo cucite a mano o a macchina, sulla parte del guanto che copre il dorso della mano. I cordoni rientrano tra le fantasie del guanto, che comprendono inoltre l’esecuzione di ricami, fori, applicazione di accessori in pelle, tessuto, fibbie metalliche, strass, ecc.
Assortimento: consiste nel riunire i pezzi principali ed i pollici di ciascun paio di guanto, utilizzando il numero progressivo stampigliato al momento dello spacco e scegliendo a colore e spessore, per ciascun paio, le relative forchette, i bordini, gli eventuali spighetti.
Cucitura: a punto piquet, strock, sellaio, cucitura a mano.
Foderatura: la maggioranza dei guanti prodotti hanno al loro interno una fodera (le più diffuse lana, seta, cashmere) che vengono applicate in questa fase con l’ausilio delle apposite mani metalliche.
Orlatura dell’estremo lembo del guanto;
Applicazione dei bordini alle asole e fenditure ed eventuale impuntura dei coretti.
Cucitura dei sottostanti per l’applicazione dei bottoni.
Posa dei bottoni semplici od a pressione
Apparecchio: stiratura a caldo del guanto sulla mano metallica elettrica, ed eventuale lucidatura per ridare al guanto la naturale brillantezza della pelle.
Visita finale di controllo, durante la quale si garantisce il corretto svolgimento delle fasi precedenti.
Segue la scelta dei guanti per qualità, la selezione per numerazione e il conseguente impacchettamento ed imballo.
Rispetto al loro uso, i guanti affermatisi negli anni Sessanta si classificavano in diverse categorie:
l) Guanti da passeggio o comuni: da donna e da uomo di lunghezza limitata, solitamente corti in modo da coprire la mano fino al polso. In questa stessa categoria possiamo comprendere anche il guanto classico a sacchetto, a tubo, il guanto a soffietto con lunghezza svasata e cinturino al polso. Ci sono poi i guanti comuni con fodera di tessuto di lana, cotone, seta o pelle di coniglio ed agnello rasato o pelle di camoscio.
2) Guanti da passeggio di lusso: per lo più da donna, di media lunghezza che coprono la mano e parte dell’avambraccio. In questa categoria si possono unire i guanti fantasia nei vari tipi con lunghezza riportata di varia forma e costruzione, ricamata o perforata a disegno, secondo le esigenze della moda.
3) Guanti da cerimonia: da donna lunghi che coprono la mano, l’avambraccio e parte del braccio. In questa stessa categoria si comprendono numerosi altri tipi di guanti che si distinguono per la loro particolare costruzione.
4) Guanti sportivi per sciatori, autisti, maneggio, boxe ecc . tipi diversi di guanti che si distinguono per la loro forma e costruzione.
5) Guanti da lavoro per operai carpentieri, edili, saldatori, meccanici ecc.
A prescindere da questa classificazione i guanti vengono distinti anche per il tipo di cucitura adottato nella confezione, e cioè cucitura a punto piqué, strock, sellaio.
(Carmelina Grosso, Michela Cerminara)
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Per manipolare e tagliare le pelli, il guantaio si serve, oggi come in passato, di particolari attrezzi di lavoro e materiali accessori. Questi sono riportati di seguito suddivisi secondo le 4 fasi di lavorazione principali: operazioni preliminari (messa in umido, raffinatura, dolaggio), taglio del guanto, cucitura del guanto, e apparecchio e controllo del guanto finito.
Fasi preliminari
Un tavolo di legno molto robusto e pesante, alto circa un metro, che possa sostenere senza cedimenti alle spinte che l’operaio imprime al tavolo durante il lavoro, dato che anche un leggero movimento potrebbe comprometterne l’esito; il piano superiore del tavolo era in legno duro e ben levigato.
Una tovaglia di tela forte per mettere in umido le pelli prima di dar corso al lavoro con il coltello.
Una lastra di marmo a grana dura e compatta, perfettamente levigata, usata durante la raffinatura.
Un coltello da raffinatore, di forma oblunga, rettangolare, fatto di una lama spessa e robusta di acciaio temperato. Vi sono due specie di coltelli per raffinare: uno più leggero per lavorare i capretti; l’altro più robusto per lavorare le pelli di agnello. Questo coltello veniva impiegato per abbassare lo spessore delle pelli nella loro parte centrale, e raffinare quindi la materia prima rendendola uniforme.
Un fodero di cartone robusto per proteggere il taglio del coltello.
Un affilatoio per mantenere tagliente il filo del coltello.
Una pietra per affilare.
Un barattolo per conservare la farina di grano, usata per rendere più agevole lo scorrimento del coltello.
Un barattolo di talco, in polvere.
Un coltello per sbordare, a Napoli detta “sferra”, simile ad un comune coltello da tavola, a lama robusta e senza taglio, nella eventualità che la pelle non sia stata perfettamente sbordata nelle fasi precedenti.
Una forbice di acciaio robusta con lame taglienti ed impugnatura ed anelli piuttosto larghi e uguali tra loro.
Un regolo (riga) di legno, lungo esattamente 324 mm, ovvero la lunghezza equivalente ad un piede francese. Tale misura, che risale al periodo di Carlo Magno, è stata adottata da tutti i paesi del mondo e vale esclusivamente per le misure lineari in campo guantario. Per la misura e taglio dei guanti lunghi il regolo può essere più lungo. I bordi del regolo sono ad angoli vivi per segnare con una leggera pressione, una impronta sulla pelle nel punto dove si desidera effettuare il taglio. È impiegato per tutte le misure che si effettuano in guanteria.
La passa, un bollettino numerato in cartoncino che accompagna la partita di pelli attraverso tutte le fasi di lavorazione, dal tagliatore fino all’apparecchio ed al magazzino, ed è probabilmente da questo passaggio di mano in mano dei diversi operai che prende il suo nome. Sulla passa il capo fabbrica segna il numero dell’ordine e tutti i lavori da eseguire: il colore, il tipo di guanti, la lunghezza del guanto, il tipo di cordoni, il tipo di ricamo, del bordo, della cucitura. Era dunque lo strumento indispensabile con tutte le istruzioni per la produzione di un gruppo di guanti uguali per qualità e colore della pelle, tipo di modello, tipo di cucitura e di fodera. Le taglie della passa possono essere diverse.
Taglio del guanto
Calibri di acciaio: costituiti da una piastra metallica sulla quale sono fissate verticalmente delle lame di acciaio taglienti che disegnano esattamente il contorno della mano e delle dita. Le lame sono protette da una piastra mobile repulsiva a molla: quando una pressione si esercita su di essa, le molle si comprimono lasciando sporgere le lame per il taglio. Per lo spacco occorrono svariate serie di calibri, di misura diversa: la numerazione progressiva dei calibri della stessa serie è tale che tra l’uno e l’altro vi sia una differenza di mezzo pollice: le misure intermedie (¼ di pollice, ovvero poco più di 0.6 cm) si ottengono con accorgimenti durante il taglio e la cucitura. Simili calibri vengono usati anche per lo spacco dei pollici e delle forchette. Un nuovo tipo di calibro a lame intercambiabili, brevettato in Italia nel 1962, e denominato calibro universale, si compone di una piastra con numerosi fori, corrispondenti a tutta la serie di numerazioni e modelli, in cui alloggiare le lame taglienti a seconda della misura occorrente. Il calibro universale si propose di sostituire le numerose fustelle, consentendo di tagliare con lo stesso calibro guanti di qualunque tipo, forma e dimensione.
Una serie di sagome di cartone di misura e forma diversa tranciati a modello corrispondenti al numero del calibro metallico e misura del guanto in costruzione. Le sagome rispecchiavano con precisione la misura del guanto, lo spazio tra le dita, lo scollo del pollice, eventuali fenditure per bottoni, lo spacco per l’occhiello; venivano usate per verificare che lo spacco corrispondesse alla misura indicata sulla passa
Cucitura del guanto
Macchine da cucito: I guanti vengono cuciti con macchine molto simili a quelle domestiche. Si impiegano quattro tipi di cuciture con 4 tipi di macchine diverse.
-Piquet: prevede che le parti del guanto (sopramano, sottomano, forchette, scollette e pollice) vengano trattenute e poi cucite l’una sull’altra, impiegato soprattutto con pelli più fini. La cucitura a punto piqué è quella corrente per ogni tipo e classe di guanti.
-Strock: effettuato con una macchina che cuce un punto a catenella semplice o doppia, con sopraggitto, usato nella cucitura dei guanti di lusso con pelli morbide e sottili.
-Sellaio: caratteristica principale del punto sellaio sono i punti perfettamente equidistanti ed il tipo di pelle impiegato, che per sua natura conferisce al guanto un aspetto più robusto. Praticato nella manifattura di alcuni tipi di guanti di lusso, con pelli di forte spessore.
– Cucitura a mano: la cucitura a sellaio può essere effettuata anche a mano, spesso eseguita da cucitrici a domicilio, che riescono a cucire due o tre paia di guanti al giorno.
Apparecchio e controllo
Stecca in legno: Il guanto comunque cucito viene controllato per verificare se le cuciture sono ben fatte. Il controllo della cucitura viene eseguito introducendo nelle dita del guanto una stecca di legno formata da due aste sottili, lunghe ed accoppiate che si muovono in un asse che le unisce l’una all’altra. Esercitando una leggera pressione all’impugnatura le due punte si aprono e distendono la cucitura ponendo in evidenza eventuali punti saltati od esecuzioni mal fatte. I guanti difettati vengono messi in disparte per correggere eventuali difetti di lavorazione.
Mani metalliche per foderare: I guanti invernali ed alcuni tipi di guanti sportivi vengono foderati di stoffa di seta, lana, cotone, fibre sintetiche, di tessuto a maglia, nonché di pelliccia (agnellino o coniglio rasato). Il taglio della stoffa viene eseguito con un calibro uguale a quello usato per la pelle. La fodera è infilata sulle mani metalliche, ed al di sopra di questa, è infilato il guanto in pelle, consentendo di effettuare un punto a mano all’estremità delle dira e lungo la parte laterale per poter saldare la fodera al guanto in pelle: la cucitura può anche essere sostituita da speciali adesivi.
Mani metalliche per stiratura, riscaldate elettricamente ad una temperatura media di 40-45° C, consentono di stirare il guanto per appianare le pieghe che la pelle ha contratto durante le diverse manipolazioni. L’operaia apparecchiatrice preleva i guanti e uno ad uno li calza sulla mano metallica e li stira premendo con il palmo della mano contro l’apparecchio che è fissato verticalmente sul bordo del tavolo da lavoro, fino a distendere tutte le pieghe. Le forchette vengono piegate nel giusto senso esercitando una regolare pressione col palmo della mano destra, mentre il pollice viene ripiegato verso il mignolo, dato che la mano metallica possiede solo le quattro dita lunghe.
Mazzariello: rullo di legno che presenta nella parte centrale una rigonfiatura come di uovo allungato, usato dopo la stiratura per appiattire le testoline delle dita, premendovi sopra con forza, e di distendere e snervare le cuciture.
(Carmelina Grosso, Michela Cerminara)
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Le lezioni teoriche presso la Casa del guanto riguardavano una ampia rosa di materie, necessarie a garantire una formazione completa: dalla classificazione merceologica delle pelli, alla loro struttura e ai difetti più comuni, sulle tipologie di guanti esistenti e sulle relative modalità di manifattura, nozioni di geometria elementare, aritmetica, studio anatomico della mano e dei sistemi per prendere le misure, e una particolare attenzione alla modellistica, in quanto si riteneva che si potesse davvero imporre sui mercati esteri soltanto un maestro guantaio con una formazione artistica completa, che ne affinasse il gusto per l’estetica e per l’evoluzione delle forme, in rapporto ai tempi ed alla moda.
Accanto alla formazione teorica, solo l’attività pratica nei diversi reparti della Casa del Guanto poteva contribuire alla formazione completa e specializzata delle maestranze di cui questa industria manifatturiera necessitava da tempo. Un particolare locale era dedicato alla formazione degli allievi tagliatori, dove maestri guantai li istruivano sulle operazioni di smasso, traccia, messa a calibro dei guanti, con a disposizione una serie completa di calibri adibiti allo spacco, e un’attrezzatura meccanica efficiente per abituare gli allievi al ritmo produttivo delle grandi fabbriche.
Era invece dedicato alle allieve cucitrici un grande salone dove erano sistemati vari tipi di macchine da cucire, e dove ciascuna allieva era istruita su un particolare tipo di cucitura in modo da creare maestranze specializzate.
Annessa a questa sala era quella dedicata alle operazioni finali di apparecchio, lucidatura e controllo, dove le allieve si occupavano della stiratura del guanto, del controllo qualitativo delle cuciture, effettuato in particolar modo dalle operaie “visitatrici”, e infine della lucidatura del guanto finito.
Nel 1953 furono inoltre istituiti corsi speciali di istruzione per operai conciatori e tintori di pelli da guanto, così da istruire maestranze in grado di portare a termine diversi sistemi di concia e tintura in maniera tecnicamente perfetta, partendo dalla pelle grezza.
(Carmelina Grosso)
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La Casa del Guanto occupava un ampio padiglione annesso all’edificio della Stazione Sperimentale; al piano terra un’apposita aula di circa 50 posti, usata per impartire agli allievi nozioni teoriche sul taglio delle pelli da guanto e sui vari tipi di cucitura, nonché sulla impostazione del lavoro in fabbrica. Al primo piano, in ambienti di lavoro ampi e luminosi, venivano effettuate esercitazioni pratiche per operai tagliatori e smassatori e per operaie cucitrici.
Il primo corso di addestramento, avviato nel 1952, contava 45 allievi, e fu organizzato da un Comitato di nomina Ministeriale appositamente designato. Esso aveva inizialmente durata di 8 mesi, di cui 3 per un addestramento teorico-pratico presso la Stazione Sperimentale per la impartizione di cognizioni tecniche generali sulle pelli da guanto e di esercitazioni pratiche di taglio e cucitura, mentre altri 5 mesi trascorsi presso aziende industriali ed artigiane, che assunsero l’onere e la responsabilità dell’istruzione degli allievi.
Nel 1952 giunsero quasi trecento richieste di iscrizione, le quali, per esigenze di mezzi e locali, non poterono essere tutte accolte: nella selezione delle domande fu adottato un criterio per dare la preferenza a chi avesse un titolo di studio sufficiente a comprendere le nozioni teoriche alla base dei sistemi di concia e tintura, che non potevano essere ignorati nella formazione di maestranze esperte. Non fu trascurato inoltre, a parità di titoli, di preferire figli o collaterali di conciatori e di tintori.
Negli anni successivi, dal 1956 al 1960, l’Associazione nazionale Guantai, riconosciuta la necessità di incrementare i già brillanti risultati ottenuti dai corsi dal 1952 in poi, stipulò con la Stazione Sperimentale una convenzione per aumentare la durata dei corsi a 14 mesi, di cui 6/8 mesi di corso teorico-pratico presso la Casa del Guanto della Stazione Sperimentale, e i restanti 8 mesi presso aziende manifatturiere aderenti alla Assoguantai. Questa iniziativa diede un carattere più marcatamente pratico ai corsi, e si poterono riconoscere agli allievi alcuni benefici economici a carico dei fabbricanti che li ospitavano nei loro stabilimenti.
Da un’indagine relativa ai primi 10 anni di attività didattica nel settore guantario, svolta dalla Stazione Sperimentale su incarico del Comitato Ministeriale preposto ai corsi di addestramento professionale, si sono ricavati dati numerici circa la partecipazione degli allievi e delle allieve ai corsi di ciascun anno, con l’indicazione del numero degli ammessi e dei diplomati:
Nel periodo che va dal 1952 al 1958, il numero delle operaie cucitrici ammesse è stato prevalente su quello dei tagliatori – 215 contro 122 – mentre successivamente si è verificata la condizione opposta: la diversa composizione per sesso dei corsi svolti, e il numero degli allievi ammessi, era conseguenza delle sollecitazioni rivolte dalle categorie manifatturiere interessate, le quali hanno di volta in volta sollecitato la formazione di una categoria di specializzati piuttosto dell’altra.
A dispetto dell’eguale partecipazione dei giovani ai due corsi, la tabella di seguito, relativa al periodo 1952-1961, mostra una diversità dei risultati ottenuti: solo il 63% dei giovani ammessi al corso per tagliatori hanno conseguito l’idoneità, contro l’82% delle operaie cucitrici. Le stesse cifre, considerate in senso assoluto, mostrano che complessivamente si solo allontanati dai corsi 90 giovani tagliatori, pari al 33% degli ammessi, contro sole 42 cucitrici, pari al 18% delle ammesse.
Ammessi | Diplomati | Occupati presso industria guantaria | |
Tagliatori | 222 | 132 | 78 |
Cucitrici | 220 | 178 | 57 |
Queste cifre dimostrano, da un lato, la validità dell’esperimento compiuto nell’avviare gli allievi diplomati presso la Casa del Guanto della Stazione Sperimentale Pelli, presso le fabbriche in qualità di apprendisti, dall’altro lato non si può dire che i corsi avessero all’industria il maestro guantaio auspicato, bensì di aver rimediato temporaneamente ad una situazione contingente di grave carenza di maestranze specializzate. Molte materie specifiche per la formazione di un maestro guantaio non risultavano, infatti, presenti nei programmi di insegnamento, a causa della brevità del tempo a disposizione, e d’altro canto fu evidente dall’inizio una grande difficoltà nel reperimento di personale insegnante, da costituirsi di maestri guantai che, oltre alla perfetta conoscenza tecnica, avessero anche doti di docente e non costituissero un onere troppo gravoso rispetto ai mezzi a disposizione.
Il Programma biennale d’insegnamento proposto negli anni a seguire per la scuola permanente di guanteria, comprendeva nel modulo del corso di TECNOLOGIA, una parte generale sulla zoologia, la costruzione del guanto, le materie prime occorrenti per la fabbricazione dei guanti, oltre la pelle e il commercio delle pelli grezze e conciate. Invece nel modulo del corso di MODELLISTICA venivano approfonditi argomenti come la formazione artistica, con elementi di storia dell’arte e nozioni di geometria elementare, nonché l’arte applicata per la decorazione del guanto e lezioni che permettevano la conoscenza del materiale necessario per la creazione di un modello e la sua razionale utilizzazione.
(Carmelina Grosso, Michela Cerminara)
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Il 13 gennaio 1952, con l’intervento delle Autorità e di un numeroso pubblico, veniva inaugurato nella scuola di guanteria annessa alla Stazione Sperimentale, il 1° Corso d’istruzione professionale per operai guantai. La cerimonia ha avuto carattere di grande rilievo, per l’intervento del Senatore Onorevole Emilio Battista, Sottosegretario all’Industria e Commercio, il quale con la sua presenza, ha voluto manifestare l’interessamento istituzionale verso le necessità di vita e di occupazione delle classi lavoratrici.
Tra le Autorità presenti vi erano il Dott. Silvestri Amari, Direttore generale dell’Industria e altri funzionari del Ministero; il Sindaco di Napoli Domenico Moscati, i rappresentanti del Prefetto, del Questore di Napoli e degli Enti finanziatori; il Dott. Ing. Enrico Gentile, Presidente del Consiglio di Amministrazione della Stazione Sperimentale, il Prof. Enrico Simoncini, Direttore della stessa, numerosi consiglieri, ed un folto gruppo di industriali ed artigiani guantai.
«Il Presidente Dott. Ing. Enrico Gentile ha rivolto a S.E. Sottosegretario ed alle Autorità presenti il benvenuto e dopo avere riassunto la particolare situazione dell’industria guantaria ha prospettato con parole chiare ed avvincenti le particolari necessità di questo importante settore, che per la città di Napoli presentava una cospicua fonte di lavoro e di benessere. Il Presidente ha poi richiamato l’attenzione degli organi di Governo sulle necessità della Stazione Sperimentale, che costituisce un complesso organico scientifico e tecnico che va sostenuto e potenziato per la realizzazione delle iniziative e delle ricerche scientifiche effettuate a vantaggio di tutta l’industria delle pelli. Ha preso quindi la parola il Sottosegretario On. Battista il quale ha elogiato l’iniziativa che mira a valorizzare la qualità degli artigiani napoletani ed a restituire loro il benessere di un’industria tipicamente napoletana. (Oggi come allora) la ricerca scientifica rappresenta una necessità della produzione industriale e ha promesso l’interessamento del Governo a favore dell’Istituto.»
La produzione di un manufatto di più alta classe avrebbe consentito in un prossimo futuro un incremento delle correnti esportatrici. Le vicende politiche ed economiche dei Paesi interessati a questo particolare settore produttivo hanno avuto ripercussione anche locali, ed hanno in parte disperso ed allontanato la mano d’opera specializzata, che, non trovando occupazione, ha cercato altre possibilità di lavoro e di vita, e si è diretta alla ricerca di attività diverse. L’avvio del corso di istruzione aveva lo scopo di formare giovani lavoratori specializzati nella manifattura dei guanti ed in grado di apportare alla produzione il contributo della loro istruzione, concorrendo ad eliminare una parte di quei difetti che ostacolavano l’esportazione, richiamando ad un’attività caratteristica della città di Napoli, nuove, giovani e più numerose energie.
La realizzazione di questa iniziativa rappresentava un’antica aspirazione delle classi industriali ed artigiane che ravvisavano nella scuola di guanteria uno strumento efficace per la istruzione delle giovani maestranze destinate a rinnovare i quadri del settore per la produzione di un manufatto di più alta classe, e confermava il vigile interessamento degli organi responsabili sui problemi che vagliano il Mezzogiorno. Il Ministero dell’Industria e del Commercio ha dapprima incoraggiato e finanziato l’iniziativa e seguito con particolare interesse lo svolgimento dei corsi. Negli anni successivi i corsi sono stati in parte finanziati dal Ministero del Lavoro, ed il fabbisogno integrato dal bilancio della Stazione Sperimentale per l’industria delle Pelli, con il concorso della Camera di Commercio di Napoli, del Banco di Napoli e dell’Isveimer, che hanno largamente contribuito al successo della iniziativa, assicurando, con il loro intervento, la collaborazione di esperti qualificati per l’insegnamento teorico e pratico, nonché i mezzi necessari per assicurarne la continuità. Questi corsi di istruzione hanno avuto largo consenso presso gli operatori che seguivano con visibile interesse il loro svolgimento, in quanto essi stessi sentivano sempre più la necessità di nuove maestranze che, ai requisiti di specializzazione, unissero anche un grado di istruzione indispensabile per mantenere alto il livello della produzione e la posizione del commercio di esportazione.
Il 19 ottobre 1956 il Direttore Prof. Dott. Enrico Simoncini inviava una relazione al Ministero dell’Industria e Commercio riguardo all’attività di educazione professionale e produttività svolta in seno alla Stazione Sperimentale. Questa la copia inviata al Direttore Maggiore Vincenzo Bottini della Unione Nazionale Industria Conciaria : Relazione Ministero Industria sulla formazione_1956 e la corrispondente risposta Risposta Educazione professionale e produttivita_1956
(Carmelina Grosso)
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