In Evidenza

FOCUS SCIENTIFICO: La “bronzatura” sui cuoi scuri: analisi delle cause e possibili rimedi
FOCUS SCIENTIFICO: La “bronzatura” sui cuoi scuri: analisi delle cause e possibili rimedi

Uno dei più diffusi ed indesiderati difetti dei cuoi scuri, in particolare quelli di colore nero e testa di moro, è costituito dall’alterazione della colorazione, con particolare riferimento agli effetti localizzati o diffusi di una colorazione superficiale definita con il termine “bronzatura” per il suo aspetto metallico. Numerose sono le cause che possono concorrere alla produzione di questa tipologia di difetto, in ragione della complessità della matrice e della variabilità dei processi produttivi tradizionali o innovativi utilizzati, fino al contributo indiretto di fattori ambientali e termo-climatici in grado di impattare negativamente sulle prestazioni del materiale.

I settori maggiormente interessati da questo tipo di problematiche sono quello calzaturiero e della pelletteria.

 

Per questa tipologia di articoli, l’uniformità della colorazione e la gradevolezza dell’aspetto superficiale complessivo, costituiscono requisiti fondamentali richiesti dai principali brand moda e lusso nazionali e internazionali.

Nella maggior parte dei casi la causa è da attribuire alla scarsa solidità del colorante nei confronti del pellame, e la conseguente migrazione in superficie dello stesso colorante o di componenti più o meno attive.

Il fenomeno di migrazione superficiale di componenti interni alla pelle è dovuto ad un processo di diffusione chimico – fisico, che spontaneamente veicola la fase apolare verso la superficie per effetto di incompatibilità con le fibre conciate e tinte della pelle che possiedono, invece, una carica nettamente elettrostatica interna. Trattandosi di un processo di diffusione allo stato solido, esso è naturalmente lento, cioè viene osservato nei suoi effetti solo dopo diverso tempo. Infatti, risulta di difficile riproduzione anche attraverso prove di laboratorio.

Pertanto i coloranti, apportati nelle tinture in botte e/o nelle pigmentazioni superficiali, essendo nella maggior parte dei casi costituiti da miscele di più componenti diverse possono tendere, se non adeguatamente fissati in tintura, a spostarsi col tempo differenzialmente nella sezione del cuoio.

Questo aspetto è tipico di certe pelli tipo anilina, soprattutto di colore scuro, tinte in botte con un eccesso di colorante, ovvero di rimonte che prevedono, ad esempio, l’utilizzo di coloranti cationici intermedi non ben bilanciati all’interno della miscela.

In qualche caso anche rifinizioni pigmentate possono mostrare questo tipo di problema, quando si utilizzano pigmenti organici, il cui eventuale eccesso è da riferirsi rispetto alle proprietà leganti della miscela.

 

In altri casi, il fenomeno può dipendere dalla presenza di materiali accoppiati al pellame che mostrano un’eventuale tendenza alla cessione di colore, che manifesterà incompatibilità con la pelle già tinta.

 

A ciò si aggiungono fattori/componenti secondari che possono provocare fenomeni di migrazione dei coloranti verso la superficie; ad esempio, alcuni componenti normalmente presenti nei pellami quali plastificanti e solventi, fungono da veicolo verso la superficie della sostanza responsabile della bronzatura.

In alcuni casi anche la microanalisi con sonda a raggi X dei coloranti utilizzati può rilevarsi utile nell’intercettazione del difetto. Nello specifico si riportano di seguito i risultati di una microanalisi condotta su due coloranti utilizzati per un pellame che ha manifestato successivamente il fenomeno di bronzatura.

 

 

La microanalisi con sonda a raggi X dei coloranti ha evidenziato una consistente presenza di solfato di sodio nei due coloranti.

Ciò comporta come conseguenza un’azione meno efficace da parte della parte attiva del colorante e quindi una minore penetrazione dello stesso oltre che una disuniforme distribuzione.

Le prove più adatte a prevenire questo tipo di problematiche sono:

  • le prove di solidità del colore, in particolare allo strofinio a secco e ad umido, atte ad evidenziare le caratteristiche di solidità del colorante.
  • le prove di invecchiamento che consistono in test effettuati in camera climatica in determinate condizioni di temperatura ed umidità. Questo tipo di test non sempre riproduce il difetto, se non dopo svariati giorni anche più di una settimana.

Sull’articolo finito, è possibile verificare la tendenza allo scarico del colore già semplicemente trattando il manufatto con un tessuto imbibito d’acqua, valutando l’eventuale presenza di macchie sull’articolo o di aloni colorati sul tessuto.

Tuttavia, nella maggior parte dei casi il fenomeno della bronzatura è irreversibile, ovvero non esistono trattamenti definitivi che possano rimuovere la problematica dall’articolo finito, senza che essa possa ripresentarsi o che l’articolo stesso possa perdere una qualche caratteristica merceologica.

A cura della dr.ssa Roberta Aveta

17-10-2024

 

La SSIP il 20 ottobre al Convegno “Made in Italy – Tutela del marchio” al Museo della Moda
La SSIP il 20 ottobre al Convegno “Made in Italy – Tutela del marchio” al Museo della Moda

La SSIP il 20 ottobre al Convegno “Made in Italy – Tutela del marchio” al MMN.

Il 20 prossimo ottobre, a partire dalle ore 10, al Museo della Moda di Napoli si terrà il convegno dal titolo Made in Italy Tutela del Marchio, che coinvolge giovani membri del Rotary e che vedrà gli interventi di maestri artigiani del settore moda confrontarsi su una tematica di grande attualità. Al Convegno interverranno personalità ed esperti del settore e personalità istituzionali, tra cui Antonio Marchiello, assessore alle Attività produttive – lavoro – Demanio e Patrimonio – Regione Campania. Per la SSIP interverrà il Direttore Generale della Stazione Edoardo Imperiale.

Info su www.museodellamodanapoli.com

DA CPMC – Nicolais: “La nuova frontiera del cuoio Made in Italy: qualità, sostenibilità e innovazione”
DA CPMC – Nicolais: “La nuova frontiera del cuoio Made in Italy: qualità, sostenibilità e innovazione”

L’industria conciaria italiana è rinomata a livello globale per la produzione di cuoio di alta qualita, sinonimo di eccellenza artigianale e innovazione tecnologica. Il cuoio Made in Italy si distingue per le sue caratteristiche uniche, che combinano tradizione e modernità, offrendo prodotti che rispondono alle esigenze estetiche, funzionali e di sostenibilità del mercato contemporaneo. L’industria conciaria italiana è fortemente radicata nei distretti produttivi del Veneto. della Toscana e della Campania, dove la tradizione artigianale si unisce a tecnologie all’avanguardia. Questi distretti non solo concentrano la maggior parte della produzione nazionale, ma rappresentano anche modelli di economia circolare e sostenibilità ambientale. Le concerie si caratterizzano per l’uso di materie prime provenienti da scarti dell’industria alimentare, come pelli bovine e ovicaprine, che altrimenti sarebbero destinate allo smaltimento in discarica. Questo approccio non solo riduce l’impatto ambientale, ma contribuisce anche alla riduzione delle emissioni di gas serra. Un aspetto centrale della sostenibilità nell’industria conciaria è il recupero e il riutilizzo degli scarti di lavorazione. Le concerie italiane adottano già da tempo pratiche di economia circolare che permettono di trasformare gli scarti in nuovi prodotti di valore aggiunto. Ad esempio, gli scarti di pelle possono essere utilizzati per la produzione di fertilizzanti, biostimolanti, collagene per l’industria cosmetica e alimentare, e materiali per l’edilizia. Questo approccio non solo riduce la quantità di rifiuti prodotti, ma crea anche nuove opportunità economiche e contribuisce alla sostenibilità complessiva della filiera produttiva. Il trattamento delle acque reflue rappresenta un altro elemento cruciale per la sostenibilità dell’industria conciaria italiana. Le concerie italiane hanno, infatti, sviluppato impianti di trattamento delle acque reflue che permettono di rimuovere gli inquinanti riutilizzare l’acqua depurata nei processi produttivi. Questo non solo riduce il consumo di acqua dolce, ma minimizza anche gli impatti negativi sull’ambiente, contribuendo cosi alla protezione degli ecosistemi. L’innovazione tecnologica gioca, quindi, un ruolo fondamentale nella sostenibilità dell’industria conciaria italiana.

Diversi progetti all’interno dei Centri Nazionali, partenariati estesi e Centri di Competenza hanno utilizzato i fondi del PNRR per studiare e sviluppare nuove generazioni di pelli sostenibili attraverso l’uso di molecole e materiali derivati da biomasse. Questi progetti applicano tenologie abilitanti per il settore conciario: chimica verde, biotecnologie, nanotecnologie, funzionalità innovative quali l’impermeabilita, l’antimicrobicità e la resistenza al fuoco. L’adozione di sensori avanzati e tecnologie di controllo automatizzato 4.0 nell’industria conciaria italiana rappresenta una ulteriore trasformazione cruciale per migliorare la qualità del prodotto, ottimizzare l’uso delle risorse e garantire una tracciabilità completa. I sensori avanzati consentono di raccogliere dati in tempo reale su vari parametri critici del processo produttivo, come temperatura, umidità e composizione chimica, permettendo alle concerie di mantenere condizioni ottimali durante tutte le fasi della lavorazione delle pelli, riducendo gli scarti. Le tecnologie di controllo automatizzato 4.0, come RFID e blockchain, tracciano ogni fase del processo produttivo. dall’approvvigionamento delle materie prime alla distribuzione dei prodotti finiti. Questa tracciabilità assicura la conformità alle normative ambientali e di sicurezza, fornendo ai consumatori informazioni dettagliate sulla provenienza e le caratteristiche dei prodotti.

La blockchain, in particolare, crea un registro immutabile e verificabile di ogni fase del ciclo di vita del prodotto, rendendo difficile la contraffazione e proteggendo l’autenticità dei prodotti per i consumatori. Le normative europee e italiane richiedono livelli elevati di trasparenza e tracciabilità per garantire la sostenibilità e la sicurezza dei prodotti. Il regolamento (UE) 2024/1143 stabilisce requisiti rigorosi per la tracciabilità delle materie prime e dei prodotti finiti. Le imprese che implementano sensori avanzati e sistemi di controllo automatizzato sono meglio posizionate per soddisfare queste normative e beneficiare delle opportunità di mercato derivanti dalla crescente domanda di prodotti sostenibili e tracciabili. L’adozione di queste tecnologie avanzate migliora anche la sicurezza dei lavoratori, riducendo i rischi associati a compiti pericolosi o ripetitivi, e la precisione nel rilevamento dei difetti riduce la necessità di rilavorazioni costose e potenzialmente dannose per l’ambiente.

In conclusione, le concerie italiane stanno sperimentando nuove tecnologie materiali che permettono di migliorare le caratteristiche prestazionali della pelle e di ridurre l’impatto ambientale della produzione. L’adozione di pratiche di economia circolare e di tecnologie avanzate non solo migliora la sostenibilità dell’industria conciaria, ma crea anche nuove opportunità economiche e contribuisce alla competitività del settore. Le concerie italiane, infatti, sono in grado di produrre articoli in pelle di alta qualità che soddisfano le esigenze dei mercati globali della moda e del lusso, mantenendo al contempo un forte impegno verso la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale. Questo approccio integrato permetterà all’industria conciaria italiana di mantenere la sua posizione di leader globale e di rispondere efficacemente alle sfide del futuro.

Ricerca, servizi e formazione – La Biblioteca
Ricerca, servizi e formazione – La Biblioteca

La Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti è stato il primo Ente pubblico di ricerca sperimentale e istruzione tecnico/industriale in ambito conciario, fondato per supportare i settori produttivi strategici di fine Novecento.  Con l’emanazione della legge sul “Riordino dell’istruzione industriale”, Regio Decreto n. 302 del 3 ottobre 1909 e il Decreto Legge n. 896 del 10 maggio 1917, questo Istituto venne dotato di una Biblioteca specializzata, con lo scopo di offrire testi e materiale di studio necessari alla formazione e alla ricerca nel campo della Chimica teorica ed applicata, e della Tecnologia conciaria. All’epoca della fondazione, la Regia Stazione Sperimentale Pelli allestiva un museo merceologico del cuoio e la Biblioteca si componeva di oltre 700 volumi nella prima metà del 900. Negli anni, il luogo di lettura bibliotecario è stato progressivamente arricchito con l’aumentare e il diversificarsi dei servizi offerti dall’Istituto, rendendo indispensabile la realizzazione di un Centro di Documentazione annesso alla Biblioteca; attualmente viene gestito e valorizzato un patrimonio di oltre 5.600 Volumi, di cui 3.400 monografie e libri, 145 Proceedings di Congressi internazionali e nazionali di settore, 110 Riviste tecniche di settore provenienti da tutto il mondo (complessivamente 1.800 Volumi rilegati nella Sezione 1 dei Periodici), oltre 80 Tesi e fascicoli inerenti la ricerca e la tecnologia conciaria, e una Sezione Normazione che comprende una raccolta di ca. 900 Norme, Standard e metodi sul cuoio e materiali affini.

La Biblioteca della Stazione Sperimentale Pelli, unica del suo genere a livello nazionale, aderisce alla rete di cooperazione bibliotecaria promossa dal Ministro della cultura con la cooperazione delle regioni e delle Università, coordinata dall’Istituto centrale del catalogo unico (ICCU) delle Biblioteche italiane. La partecipazione alla rete attraverso il Polo regionale della Campania SBN-CAM, permette di gestire e divulgare un patrimonio di documenti in costante crescita.

L’aggiornamento e la valorizzazione delle collezioni, che avviene con la catalogazione in SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale) attraverso il Polo SBN CAM, sono promossi in primo luogo mediante la realizzazione di una costante attività di catalogazione partecipata alla rete bibliotecaria coordinata dalla Direzione generale per le politiche culturali e il turismo “Promozione e valorizzazione dei musei e delle biblioteche”. L’OPAC (Online Public Access Catalogue) del Servizio Bibliotecario Nazionale consente di effettuare ricerche bibliografiche nel catalogo collettivo delle biblioteche italiane.

In Biblioteca vengono periodicamente ospitati studenti universitari e tirocinanti dove trovano materiale bibliografico per la stesura delle tesi di laurea, tesi di master, relazioni tecniche di stage (consultazione testi, libri e riviste). Inoltre vengono evase numerose ricerche bibliografiche on demand per le Industrie di Prodotti chimici del cuoio, Consulenti privati, Reparti R&D di concerie, ecc. al fine di fornire ogni possibile contributo ad iniziative di studio e di ricerca.

Lo ‘Spoglio Periodici’ effettuato nella nostra emeroteca, ha lo scopo di valorizzare il contenuto tecnico-scientifico dei periodici di tecnologia conciaria e di settori affini. Da questa attività nasce la base dati bibliografica, che comprende lo spoglio di oltre 110 riviste italiane di nostro interesse. Tramite la descrizione analitica del contenuto dei periodici e delle riviste è possibile il reperimento dei singoli articoli allargando e approfondendo l’orizzonte di ricerca.

Nell’anno 2019 la Regione Campania, nell’ambito dell’Asse 2 del POR Campania FESR, dedicato all’Information & Communications Technology (ICT), ha accolto il Progetto volto alla costituzione di un “Archivio e Biblioteca Digitale regionale”. Ad ad oggi la Stazione Sperimentale Industria Pelli è tra i 52 partner selezionati per partecipare alla creazione di tale archivio, nell’ambito del “Progetto Biblio_ARCCA – ARchitettura della Conoscenza Campana per Archivi e Biblioteche”, promosso dalla Giunta Regionale della Campania attraverso la Direzione Cultura e Turismo e che fa parte del portale “Ecosistema digitale per la cultura della Campania”, un hub attraverso il quale si accede alle sezioni e i servizi sul territorio attraverso esperienze immersive, ricostruzioni 3D e tour virtuali che mostrano, in una modalità innovativa, i luoghi e i beni culturali che ne fanno parte.

 

La SSIP con la rete CHIROTECA a Biella per la mostra “Fatti ad arte”
La SSIP con la rete CHIROTECA a Biella per la mostra “Fatti ad arte”

La Stazione Sperimentale per l’industria delle Pelli e delle Materie Concianti con la Rete CHIROTECA a Biella, su invito del Comune di Napoli, per partecipare all’esposizione “Fatti ad Arte”. Si tratta dell’appuntamento annuale per l’arte artigiana dei grandi Maestri del fare umano, che prende vita nella città piemontese dove talento, manualità e sperimentazione creano valore culturale, economico e turistico. In rappresentanza della SSIP, la responsabile della Biblioteca Carmelina Grosso; per la rete CHIROTECA, Francesco Ricciardiello titolare del guantificio “Artigiano del guanto”.

Per la rete campana l’obiettivo è valorizzare l’artigianato nostrano, con un focus sul guanto, uno dei prodotti simbolo della tradizione artigiana partenopea, con una lavorazione che continua ad essere realizzata a mano, con dei dettami precisi in 12 step. Le pelli, utilizzate per il guanto artigianale, sono di prima scelta e di elevata qualità, per garantire una eccellente vestibilità, e Napoli, ancora oggi, è una fucina per questo settore.

Napoli e Biella, dunque, unite dalla magia dell’artigianato di alta qualità. Due città che si fondono per un weekend, accomunate dalla bellezza della manifattura di pregio.

La mostra, arrivata alla sua VIII edizione, ha messo in vetrina il meglio del Made in Italy fatto a mano. Un successo per la delegazione napoletana l’esposizione di opere nelle sale della Dimora storica di Palazzo Ferrero della città piemontese, dove hanno partecipato ceramisti, guantai e presepisti partenopei. L’iniziativa è stata supportata dall’Assessorato al Turismo e alle Attività Produttive del Comune di Napoli.

Nell’intervento inaugurale, rivolgendosi alla platea e in particolar modo all’assessore del Comune di Biella Sara Gentile, è proprio l’Assessore con delega al Turismo e alle Attività Produttive del Comune di Napoli, Teresa Armato, ad illustrarne i contenuti: “Siamo lì con molti obiettivi: il primo è quello di partecipare a una fiera che consideriamo strategica e importante. (…) Siamo presenti con una rappresentanza molto qualificata e di grande qualità, dei veri e propri ambasciatori dell’artigianato e dell’arte napoletana che il Comune ha voluto accompagnare a Biella, per dare il segno di una significativa valorizzazione e promozione dell’artigianato locale. Ci sono presepisti, ceramisti, guantai, orafi, tutti rappresentanti di un artigianato di qualità per il quale stiamo facendo tanto per valorizzarlo (…)”.

Fonte: Agenzia DIRE.it

 

 

 

DA CPMC: Tamburini: “Qualità, sostenibilità e tracciabilità nelle attività delle imprese: cruciale il ruolo delle istituzioni e degli enti di ricerca”
DA CPMC: Tamburini: “Qualità, sostenibilità e tracciabilità nelle attività delle imprese: cruciale il ruolo delle istituzioni e degli enti di ricerca”

Parola d’ordine, qualità: quanto, e in che modo, è percepito questo concetto nelle realtà imprenditoriali italiane?

Il nostro paese è rinomato nel mondo per la qualità delle sue produzioni in particolare nei settori del lusso, della moda, dell’alimentare, dell’automobile e del design. Credo che tale concetto sia altamente percepito e valorizzato nelle realtà imprenditoriali italiane costituendo la principale leva competitiva sul mercato nazionale ed internazionale. Obiettivi di alta qualità che nelle nostre imprese si declinano in vario modo: dal conseguimento delle certificazioni, agli investimenti in ricerca e innovazione, dalla sostenibilità e responsabilità sociale, ad una gamma di servizi al cliente che vada ben oltre il semplice acquisto del prodotto.

Il Made in Italy è da sempre sinonimo di qualità, ma come contrastare o almeno limitare l’invasione di prodotti di scarsa qualità provenienti dai mercati orientali?

Contrastare tale fenomeno non è semplice ed impone una decisa sinergia tra misure legislative, controlli e sanzioni ed iniziative promozionali ed educative. Certamente è necessario raffinare la normativa sui prodotti importati affinché siano garantiti gli standard di qualità e sicurezza dell’UE, sull’etichettatura da rendere sempre più dettagliata e trasparente, su un sistema più efficace di controlli frontalieri, ma è anche indispensabile promuovere il Made in Italy attraverso mirate campagne di marketing che incrementino la consapevolezza dei consumatori sui rischi connessi ai prodotti di scarsa qualità in termini di sicurezza e durabilità. È infine imprescindibile il sostegno alle imprese nel conseguimento delle certificazioni di qualità, negli investimenti in ricerca e innovazione, nell’accesso al credito, nell’internazionalizzazione e noi, come Camera di Commercio, siamo attivi da anni per supportare finanziariamente molte di queste iniziative.

Una delle maggiori criticita del settore riguarda la contraffazione: quanto sono efficaci, secondo lei, le odierne tecniche e la normativa, per contrastare il fenomeno?

Il sistema complessivamente inteso a tutela delle nostre produzioni è a mio avviso in larga parte adeguato. L’impianto normativo nazionale è rigoroso e giuridicamente avanzato ma deve casomai affermarsi maggiore efficacia sulla sua applicazione. Sul tema specifico può essere significativa l’integrazione tra legislazione, tecnologia e intelligenza artificiale per le opportunità che possono derivare in termini di tracciamento e autenticazione (ologrammi e etichette di sicurezza, codici a barre e QR code, riconoscimento delle immagini, marcatori chimici e biometrici, ecc.)

Qualità e sostenibilità: come si sposano, nella sua opinione, questi due concetti?

Qualità e sostenibilità sono espressione di un connubio virtuoso in grado di garantire migliori produzioni e servizi in favore dei consumatori, benefici economici per le aziende e un impatto positivo sull’ambiente. Se si producono beni di alta qualità se ne garantisce una maggiore durevolezza e dunque la mitigazione dell’impatto ambientale. Una progettazione che punti in primo luogo alla sostenibilità può portare ad innovazioni che indirettamente migliorano anche la qualità del prodotto. Un impegno riconoscibile, infine, nella sostenibilità potenzia la reputazione dell’impresa e conseguentemente la qualità percepita dei suoi prodotti e dei suoi servizi. Qualità e sostenibilità devono necessariamente coesistere nella visione dell’impresa moderna. Da tempo supportiamo, anche con specifici contributi della Camera di commercio, la transizione green, la transizione digitale e l’innovazione tecnologica, consapevoli che questi elementi fanno parte della stessa sfida competitiva.

Qualità, sostenibilità e tracciabilità: qual è il ruolo di istituzioni ed enti di ricerca per agevolare l’attività delle imprese e quanto la normativa di riferimento aiuta o ostacola questa attività?

Il ruolo delle istituzioni e degli enti di ricerca è indubbiamente cruciale per promuovere la qualità, la sostenibilità e la tracciabilità nelle attività delle imprese. È tuttavia necessario che il mondo della ricerca e quello delle imprese dialoghino costantemente per ottenere un proficuo trasferimento di conoscenza e innovazione e per adattare le normative alle esigenze reali del mercato. Non ho sufficienti elementi di conoscenza per poter dire se la normativa di riferimento sia di aiuto o di ostacolo, posso tuttavia affermare che siano essenziali regole chiare, ben definite e soprattutto di agevole interpretazione e applicazione. Occorre evitare di introdurre eccessiva burocrazia, complessità operativa ed oneri finanziari non facilmente sostenibili da parte delle imprese, soprattutto quelle meno strutturate.

Focus Scientifico: Determinazione della temperatura di gelatinizzazione mediante l’uso del DMA
Focus Scientifico: Determinazione della temperatura di gelatinizzazione mediante l’uso del DMA

La temperatura di gelatinizzazione è la temperatura alla quale si verificano delle modifiche della struttura del collagene indotte dall’elevata temperatura raggiunte dall’acqua in cui è immerso il campione. Tale temperatura varia a seconda del sistema conciante usato.

La norma di riferimento per l’esecuzione del test è la UNI EN ISO 3380:2015 “Determinazione della temperatura di contrazione fino a 100°C”. Il metodo consiste nell’immersione in acqua di un provino fissato tra due morsetti, uno dei quali è mobile; la temperatura per norma viene aumentata fino all’ebollizione di 2°C/min con una tolleranza di 0,2°C/min. Quando il provino si contrae causa lo uno spostamento dell’indicatore che, quindi, viene correlato alla temperatura di gelatinizzazione.

Come per altri test anche in questo caso sono presenti delle criticità, come:

difficoltà nel mantenimento della velocità di riscaldamento come prescritto nella norma;
tempi di prova elevati per cuoi con elevata stabilità idrotermica (es. cuoi conciati al cromo) con conseguenti impatti sulla produttività del laboratorio. Si tenga presente che il metodo ISO 3380

prevede l’esecuzione di 4 prove ciascuna delle quali può durare fino a 40 minuti;

sistema di agitazione: se non gestito correttamente, può determinare spostamenti dell’uncinomobile con conseguenti problematiche sulla valutazione in dispositivi non automatici.

Per ovviare a questi, o altri inconvenienti ed in ottica di digitalizzazione delle attività di laboratorio, sono stati sviluppati dei metodi che prevedono l’impiego dell’analisi dinamico meccanica (DMA).Il provino è immerso in acqua e fissato a due morsetti di cui uno mobile, in modo analogo al sistema descritto nella norma UNI EN ISO 3380.

I metodi sviluppati prevedono l‘esecuzione della prova in condizioni di isostress (controllo di forza, a deformazione costante), ed isostrain (controllo di deformazione, a forza applicata costante), con la stessa rampa di temperatura prevista dal metodo: in entrambi i casi si va a determinare la temperatura di contrazione del campione. La differenza tra i due metodi consiste nel setting della prova e quindi nella risposta dello strumento.

In figura 1 è rappresentata il test eseguito in condizioni di controllo di forza: si applica una deformazione costante per tutta la durata della prova, al raggiungimento della temperatura di gelatinizzazione il dispositivo rileva un aumento della forza, dovuto allo sviluppo di tensioni interne al campione.

Figura 1: il test eseguito in condizioni di controllo di forza

In figura 2, invece, è rappresentato il test eseguito in condizioni di controllo di spostamento. In questo caso al campione viene applicato un precarico molto basso, ed al raggiungimento della temperatura di gelatinizzazione, lo strumento rileva la deformazione negativa del provino.

Figura 2: il test eseguito in condizioni di controllo di spostamento

Per quanto riguarda l’esatta determinazione del dato della temperatura di contrazione si può usare il valore onset della transizione, definita come il punto in cui la curva inizia a deviare dalla linea di base. Poiché tale punto è difficile da determinare con precisione, si preferisce usare una temperatura di onset estrapolata (più riproducibile), data dall’intersezione della linea di base estrapolata e della tangente al punto di massima pendenza, come mostrato in figura 3.

Figura 3: valore della temperatura di contrazione

I metodi descritti possono rappresentare un passo avanti per quanto riguarda la digitalizzazionedelle attività di laboratorio e consentono di superare le criticità della norma UNI EN ISO 3380. In questo caso, il test viene gestito interamente dal software dello strumento aumentando il livello di precisione rispetto alla strumentazione classica.

Bibliografia

UNI EN ISO 3380:2015 – Cuoio – Prove fisiche e meccaniche – Determinazione della temperatura di contrazione fino a 100 °C
Mascolo R., De Piano F., Calvanese G., Bilotti E., Innovative method for the determination of hydrothermal stability of leathers using DMA techniques: statistical assessment of method performance – 37th WORLD CONGRESS of the International Union of Leather Technologists and Chemists Society (IULTCS), Chengdu, China, from October 17 to 20, 2023

 

A cura del Dr. Francesco De Piano

10-10-2024

Minimum 4 characters