Con il digitale la filiera conciaria è ancora più green
Pubblicato su CPMC 1/2021
A cura di
Fulvia Bacchi, Consigliere SSIP e Direttore UNIC
C’è da essere molto orgogliosi dei progressi fatti dall’industria conciaria italiana nell’ambito dell’economia circolare e sostenibile, ma occorre rimanere più che mai concentrati per continuare a migliorarci costantemente. In questi tempi così drammatici, con la pandemia Covid 19 in corso e la congiuntura penalizzata, sono in molti ad avere compreso che la parola sostenibilità non riguarda solo un insieme di operazioni virtuose, ma è un percorso fatto di lungimiranza, adattabilità e flessibilità. E, al di sopra di tutto, bisogna porre la salute e la sicurezza delle maestranze e della collettività che circonda le nostre aziende. Questo è un principio da cui non è possibile derogare.
È con fierezza che affermiamo che la pelle italiana è il prodotto più bello e versatile che esiste sul mercato e dobbiamo al senso di responsabilità dei nostri conciatori se la pelle italiana è prodotta con processi altamente performanti, che la rendono non solo bella, ma anche sicura. Si è differenziata, la pelle italiana, da quella dei suoi competitor ed è uno snodo fondamentale di un network di filiere: moda, design, automotive. L’innovazione è una costante prerogativa per le nostre aziende e molte fra esse l’hanno portata avanti anche durante l’emergenza sanitaria. L’impegno “green” le ha sempre premiate nonostante un certo penalizzante ambientalismo di facciata, contraddistintosi con atteggiamenti ideologici e anti-industriali, si sia sempre messo di traverso. È auspicabile che il neonato Ministero della Transizione Ecologica realizzi un vero e proprio cambio di paradigma finalizzato a favorire davvero un’economia circolare e sostenibile, dove il progresso tecnico-scientifico sia visto come un’opportunità da sfruttare e non un’incombente minaccia.
Le sfide che ci attendono sono diverse. Tra queste consideriamo che la trasformazione digitale dovrà diventare un pilastro fondamentale anche per un settore come il nostro, ad alto livello di artigianalità. La digitalizzazione impone importanti investimenti, sia economici e organizzativi sia di upgrading di risorse umane. Non può essere un processo automatico e non possiamo credere che la trasformazione digitale sia di per sé una garanzia di sviluppo sostenibile, se non saranno attuate politiche ad hoc. La sostenibilità è nel DNA stesso della conceria italiana, che continuerà a moltiplicare i suoi sforzi per rimanere leader di mercato.
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