La microscopia ottica, che prevede l’impiego della luce con lunghezza d’onda dal vicino infrarosso all’ultravioletto, coprendo tutto lo spettro visibile, è un approccio indispensabile per l’osservazione e lo studio di campioni di pelle di diversa origine e destinazione d’uso, grazie alla possibilità di poterne investigare la conformazione morfologica, la distribuzione dei costituenti, la microstruttura fibrosa, le caratteristiche chimico-fisiche; il microscopio ottico a contrasto di fase (Phase Contrast Microscope) sfrutta il fenomeno dell’interferenza luminosa e utilizza un sistema in grado di convertire le differenze nell’indice di rifrazione in una differenza di luminosità; attraverso questo approccio è possibile ottenere informazioni di dettaglio sulle caratteristiche strutturali del cuoio in sezione.
Tra le tecniche impegnate per l’analisi diagnostica di disparate caratteristiche prestazionali e merceologiche dei cuoi, molto determinante è risultato l’impiego della Phase-Contrast Microscopy (PCM) per le indagini sulle possibili cause difetti di rifinizione (Fig. 1), di tipo meccanico–strutturale, nonché per la determinazione dello spessore della stessa rifinizione, anche al fine di poter classificare i campioni analizzati, dal punto di vista terminologico, ai sensi della norma UNI EN 15987:2012 “Leather – Key definitions for leather trade”, che fornisce definizioni chiave per il commercio dei cuoi.
Fig.1: Analisi comparativa tra due campioni in assenza (A) e in presenza (B) di difetti di rifinizione
La tecnica è inoltre in grado di fornire informazioni di dettaglio sull’intera sezione del cuoio, al fine di consentire, non solo di riconoscere gli articoli in pelle, distinguendoli da articoli che ne imitano le caratteristiche, ma anche di classificare, nell’ambito dei prodotti in cuoio, l’origine animale (Fig.2).
Fig.2: Analisi comparativa tra campioni di pelle di diversa origine animale (A-Vitello; B– Bovina adulta; C-Caprina)
Tale tecnica può inoltre fornire i primi indizi su possibili cause di difetti correlate ad errori di processo, consentendo di identificare la presenza in sezione di residui di pelo, residui di sangue ed eventuali falle nelle caratteristiche strutturali delle fibre di cuoio (Fig.3).
Fig.3: Analisi comparativa tra due campioni in assenza (A) e in presenza (B) di difetti (dovuti alla presenza di residui di pelo e di sangue)
Anche relativamente all’analisi del pelo animale, attraverso tale tecnica è possibile, non solo distinguere tra peli autentici (di origine animale) e peli sintetici, ma anche di riconoscerne l’origine animale sulla base delle caratteristiche morfologiche delle cellule del midollo (Fig.4)
Fig.4: Analisi comparativa tra campioni di pelo di coniglio (Oryctolagus cuniculus) – A e campioni di pelo sintetico -B
La tecnica consente in definitiva di assicurare un adeguato monitoraggio delle caratteristiche di autenticità e qualità dei prodotti in pelle; la microscopia ottica a contrasto di fase potrà costituire, infine, un ulteriore strumento diagnostico anche per il monitoraggio dell’efficacia di trattamenti di concia, riconcia e rifinizione ottenuti mediante l’impiego di nuovi processi sostenibili e circolari, attualmente in fase di sperimentazione, attraverso l’esame comparativo della sezione dei campioni diversamente trattati.
Info Laboratorio Microscopia: r.aveta@ssip.it
A cura di
Claudia Florio, Coordinatore Dipartimento di Biotecnologie Conciarie SSIP