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DA CPMC – Taisch (Pres. Partenariato Esteso MICS): “Il ‘MADE IN’, deve essere  in costante evoluzione, pensato per il futuro”
DA CPMC – Taisch (Pres. Partenariato Esteso MICS): “Il ‘MADE IN’, deve essere in costante evoluzione, pensato per il futuro”

Siamo al terzo anno di MICS. Rispetto al quadro iniziale delle aspettative, quali considerazioni possono essere tratte? Ci sono stati risultati inattesi o nuovi stimoli emersi in corso d’opera?

Un risultato importante, che non definirei inatteso ma che è andato certamente oltre le aspettative, riguarda la capacità di cross-fertilizzazione tra settori. Gli ambiti della moda e del tessile, del legno e dell’arredo, della meccanica e dell’automazione – non avvezzi a collaborare tra loro in maniera strutturale – hanno trovato in MICS un luogo di circolazione trasversale delle idee. Ciò rappresenta indubbiamente un valore, sia per la qualità della ricerca, che si nutre di sollecitazioni differenziate, sia per la possibilità di individuare e adottare soluzioni industriali particolarmente incisive, in quanto applicabili a più contesti. In questo senso, un partenariato esteso come MICS ha saputo essere un catalizzatore di competenze, da un lato, e uno snodo di distribuzione dei progressi di ricerca, dall’altro, agendo a ogni livello della catena dell’innovazione. Non è un caso che il TRL dei nostri progetti, inizialmente basso per non porre limiti all’attività scientifica, sia rapidamente cresciuto, procedendo rapidamente verso uno sguardo di mercato. È il frutto di quell’accelerazione che solo il dialogo continuativo tra esperienze di ricerca e d’impresa può garantire.

MICS racchiude quindi più anime, con Partner di diverse dimensioni, attivi nei tre settori ai quali accennava. In che modo il Partenariato potrà contribuire, anche in futuro, a promuovere azioni di sistema per tutto il “Made in”? Può davvero esistere una visione complessiva, in un contesto così multisettoriale?

Certamente. L’essere un “contenitore” che abbraccia più ambiti – dall’università all’industria, dal pubblico al privato, dalla sostenibilità alla competitività, dallo studio dei materiali a quello dei processi di produzione – è un modello che ci permette di affrontare le sfide a cui è esposto il Made in Italy con un approccio integrato. Non si tratta di standardizzare le risposte, né di far propria una visione dirigista, quanto di perseguire una convergenza di intenti, che
permetta di valorizzare le specificità di ciascun settore avendo però una bussola comune: l’innovazione. In quest’ottica, MICS ha l’ambizione di diventare un punto di riferimento per l’intero ecosistema produttivo italiano, mettendo a disposizione soluzioni tecnologiche e gestionali che rispondano alle esigenze di un mercato sempre più attento a qualità, green e hi-tech. Con il rafforzamento di alleanze e il coordinamento delle azioni, possiamo contribuire a creare un ambiente di ricerca per le imprese solido e coeso, capace di promuovere con efficacia il Made in Italy, a livello internazionale. La nostra struttura coincide con quel fare sistema di cui si è parlato per troppo tempo, senza però attuarlo. I Partenariati Estesi sono un modello interessante e funzionale per dare concretezza a questo giusto principio.

Per restare in tema: come si è evoluto il concetto di “Made in”, anche grazie alle riflessioni alimentate dal Partenariato? Qual è l’eredità concettuale che MICS ha seminato, in questi tre anni di attività?

Il concetto di Made in Italy continuerà a essere un pilastro fondamentale della nostra economia, e in particolare delle nostre esportazioni. Ma non può essere concepito in modo statico. Il mondo cambia, si muove: se non si segue il suo ritmo, si è destinati al declino. Le riflessioni alimentate da MICS, in
questi anni, hanno evidenziato come il “Made in” non riguardi solo l’origine geografica del prodotto, in quanto tale, ma soprattutto la riconoscibilità della sua qualità, che è anche qualità tecnologica: la sua capacità di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente. La visione che ci guida è
quella di costruire un sistema produttivo che sia competitivo anche in questi termini, che possa valorizzare il nostro patrimonio culturale e artigianale – che resta imprescindibile – attraverso l’adozione di tecnologie avanzate, che diano nuova linfa anche alle produzioni più legate alla tradizione. Il Made in Italy, per continuare ad affermarsi, può solo essere questo: un “Made in” in costante evoluzione. Un “Made in” pensato per il futuro.

DA CPMC – Xoccato (Pres. Camera di Commercio Vicenza): “Dal concetto di ‘Made in’ a quello di ‘Will make in’. La forza della tradizione come nuovo punto di partenza”
DA CPMC – Xoccato (Pres. Camera di Commercio Vicenza): “Dal concetto di ‘Made in’ a quello di ‘Will make in’. La forza della tradizione come nuovo punto di partenza”

Il territorio vicentino vanta un’antica e solida tradizione manifatturiera in diversi ambiti: la concia, ma anche la meccanica e meccatronica, l’oreficeria, il tessile-abbigliamento, l’agroalimentare; e ancora il legno-arredo e la ceramica. Produzioni diverse, che tuttavia hanno un comune denominatore nella necessità di guardare al futuro con un nuovo slancio. Oggi davvero chi si ferma è perduto. I cambiamenti intervenuti negli ultimi anni e quelli tuttora in corso sono stati troppo grandi per pensare di vivere grazie a rendite di posizione. Oggi replicare i prodotti e i modelli di business del passato quasi sempre non può che portare a rimanere sempre più ai margini. Semmai la tradizione va interpretata come esperienza, che questa sì rappresenta un valore strategico. Non dimentichiamo che siamo nell’economia della conoscenza e quando parliamo dei distretti produttivi la conoscenza: è data dal saper fare, ma anche da un tessuto di relazioni, dalla capacità di inventiva… Cose che non si possono ottenere semplicemente analizzando i big data. Tutto questo rimane un vantaggio competitivo strategico per le nostre imprese e per i nostri distretti produttivi.

Come utilizzare questo know how dunque?

Per governare in modo più efficace quel processo di evoluzione continua che oggi deve caratterizzare le imprese se vogliono avere successo. Sotto tutti i punti di vista. Il saper fare, inteso come competenze produttive, conoscenza dei materiali, design, ma anche il padroneggiare la rete dei fornitori, oggi deve
essere visto soprattutto come un vantaggio competitivo nell’innovazione e sviluppo di nuovi prodotti. Dunque non una condizione statica, ma un punto di continua ripartenza per proporre al mercato prodotti e soluzioni sempre nuovi. Analogamente, la conoscenza del mercato deve essere una bussola per orientare questo cambiamento, indirizzando l’evoluzione di prodotto verso le nuove esigenze dei clienti e i gusti emergenti, e quando possibile anticipandoli.

È sufficiente l’innovazione di prodotto per garantire la continuità futura del Made in Italy?

Sicuramente è strategica, ma non è più sufficiente nemmeno questa: oggi le imprese devono affrontare una revisione critica anche dei loro processi organizzativi interni, nell’ottica di migliorare l’efficienza, perché la qualità da sola non basta più, in quanto è cresciuto anche il livello dei competitors. E occorre imparare padroneggiare e applicare strumenti che fino a oggi molte imprese, soprattutto le PMI, hanno guardato con un certo distacco: penso alla digitalizzazione, che non significa avere il sito Internet, ma anche agli strumenti finanziari, perché questa capacità di innovazione continua implica anche investimenti costanti e dunque una rinnovata attenzione all’equilibrio finanziario e al mondo del credito.

 

 

FOCUS SCIENTIFICO – GLI ENZIMI E LA MISURA DELLA LORO ATTIVITÀ – PARTE 2
FOCUS SCIENTIFICO – GLI ENZIMI E LA MISURA DELLA LORO ATTIVITÀ – PARTE 2

Gli enzimi sono macromolecole che fungono da catalizzatori: accelerano, senza essere consumati, reazioni chimiche in una varietà di processi biologici. Per questa caratteristica, sono ampiamente utilizzati anche in ambito conciario.

In questa seconda parte del lavoro è presentata una panoramica dei metodi discontinui per la determinazione dell’attività enzimatica.

 

FOCUS COMPLETO QUI

A CURA DEL DR. LEOPOLDO ESPOSITO 11.07-2025

RIVISTA – JALCA // GIUGNO 2025
RIVISTA – JALCA // GIUGNO 2025

◊ Letture presso la Biblioteca della Stazione Sperimentale Pelli ◊

 

Rivista tecnica: Journal of American Leather Chemists Association – JALCA

 

 

JALCA è una rivista storica di notevole impatto scientifico per il settore della chimica conciaria, che pubblica ricerche su tutti gli aspetti della scienza, ingegneria,

FOCUS SCIENTIFICO: Valutare la solidità del colore: la scala dei grigi
FOCUS SCIENTIFICO: Valutare la solidità del colore: la scala dei grigi

La scala dei grigi viene usata per il controllo della solidità del colore, si esprime in grado di resistenza di un colore sui tessuti e sulle pelli. Normalmente, la colorazione di una pelle deve resistere alle diverse sollecitazioni derivanti dall’uso a cui è destinato.

 

FOCUS COMPLETO QUI

 

A cura della Dr.ssa Maria Scotti 27-06-2025

 

 

FORUM- LA SSIP al Made in Italy Innovation Forum, il DG Imperiale: “Lavoriamo per un ecosistema dell’innovazione che valorizzi la filiera pelle, supportando le PMI”
FORUM- LA SSIP al Made in Italy Innovation Forum, il DG Imperiale: “Lavoriamo per un ecosistema dell’innovazione che valorizzi la filiera pelle, supportando le PMI”

La Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli al Made in Italy Innovation Forum di Cernobbio (Como), organizzato dalla Fondazione MICS- Made in Italy Circolare e Sostenibile.
Numerosi i momenti che hanno visto protagonista l’ente di ricerca nazionale, con la plenaria per il DG SSIP Edoardo Imperiale; la presentazione della rivista CPMC – CUOIO, PELLI, MATERIE CONCIANTI, a cura di SSIP in collaborazione di MICS, con la responsabile Area Ricerca e Sviluppo SSIP Claudia Florio, che ha anche introdotto la Tavola Rotonda del panel verticale “L’avvenire della moda e del cuoio Made in Italy in una visione integrata di filiere e competenze” con Carlo Brondi, Domenico Caputo, Mauro Carraro, Fabio Corbisiero, Maurizio Masi, Omar Bellinici, moderato da Gaetano Amatruda. Un’occasione, quest’ultima per presentare i risultati del progetto “Solaris 4.01”.

 

Il DG Imperiale è intervenuto sul tema “Innovare senza perdere l’anima: identità, sostenibilità, digitalizzazione e competitività del Made in Italy”. Con lui, sono intervenuti al dibattito, Ugo Ghilardi, Amministratore Delegato ITEMA SPA; Silvano Pezzoli, Vicepresidente Confindustria Moda e Vicepresidente esecutivo SITIP; Marco Vecchio, Direttore Tecnico Federazione ANIE.

“L’impatto delle tecnologie digitali avanzate sarà duplice e trasformativo: da un lato aumenteranno l’efficienza, la tracciabilità e la personalizzazione dei processi produttivi, dall’altro ridefiniranno le competenze richieste e i modelli di lavoro. Nel settore della pelle e della moda, l’adozione di strumenti come la blockchain per la tracciabilità, l’intelligenza artificiale per la selezione dei materiali e il digital twin per la prototipazione sostenibile sta già cambiando il modo in cui progettiamo e produciamo”, ha detto Imperiale, unico campano alla plenaria: “Il futuro non è solo tecnologico ma umanocentrico: le tecnologie devono valorizzare il saper fare, non sostituirlo. E’essenziale investire su upskilling e reskilling: artigiani digitali, tecnologi della sostenibilità e operatori data- driven saranno al centro della manifattura italiana. La SSIP accompagna le imprese in questa transizione, con la ricerca applicata e formazione specializzata”.

L’evento di Cernobbio, a Villa Erba, è promosso dal Partenariato Esteso MICS-Made in Italy Circolare e Sostenibile, che coinvolge Università, Centri di Ricerca e Imprese ed è finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca grazie ai fondi messi a disposizione dall’Unione Europea nell’ambito del programma NextGenerationEU e riunisce la più grande comunità di ricerca e innovazione del manifatturiero italiano, aziende, istituzioni nazionali, per confrontarsi sulle ultime novità nella sostenibilità e nella digitalizzazione per le aziende del Made in Italy.

 

“MICS è un hub dell’innovazione che mette in comunicazione impresa e ricerca, pubblico e privato. Noi ci siamo come Stazione Sperimentale per assicurare servizi e opportunità alla intera filiera” ha aggiunto Imperiale.

 

“Per i settori della moda significa integrare saperi artigianali con tecnologie digitali, co-progettare all’interno di filiere collaborative, e governare dati e impatti lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. La manifattura del futuro sarà più interconnessa, flessibile, guidata dalla domanda, capace di unire competitività e valori. La SSIP – ha concluso – è al centro dei cambiamenti: lavoriamo per un ecosistema dell’innovazione che valorizzi la filiera pelle, supportando le PMI nei percorsi di transizione digitale e sostenibile, contribuendo alla costruzione di un Made in Italy identitario ma proiettato nel futuro”.

 

 

Da CPMC – Nuti (Pres. UNIC): “Tradizione e innovazione: sinergie di filiera e opportunità per la concia”
Da CPMC – Nuti (Pres. UNIC): “Tradizione e innovazione: sinergie di filiera e opportunità per la concia”

La qualità di un prodotto oggi è direttamente connessa alla qualità del processo produttivo con cui è stato realizzato. Sensibilità verso l’ecosistema e capacità di produrre nel rispetto delle cautele previste a vantaggio del consumatore finale sono tra i maggiori valori che il mercato moderno premia e incentiva. È proprio guardando a questi valori e facendone una regola concreta delle proprie dinamiche produttive che l’industria conciaria italiana si
è evoluta. Un’evoluzione che parte da lontano e che consente alle nostre concerie di essere modello di quella responsabilità d’impresa verso cui oggi c’è grande sensibilità. In questo percorso, la capacità della concia italiana è stata ed è anche quella di intercettare il cambiamento in un’ottica di innovazione che non rinuncia alla tradizione. Nello scambio tra l’esperienza maturata e le opportunità legate alla modernità c’è un altro dei suoi segreti. Ancora oggi antiche lavorazioni e processi tramandati di generazione in generazione costituiscono il cuore anche delle aziende conciarie più evolute, dove si preservano quei segreti della lavorazione, quelle famose “ricette” fatte di esperienza e passione che sono il vero segreto del successo delle aziende. Anche così si contribuisce alla forza del Made in Italy proiettando una lavorazione artigianale antica verso un futuro di sfide e di nuove opportunità. All’innovazione sono legate molte di queste opportunità, che passano sempre più per sinergie di filiera. In questo percorso il partenariato esteso MICS (Made in Italy Circolare e Sostenibile) sollecita anche per le aziende della moda una condivisione che può accrescere la competitività delle aziende, proprio a partire dal tema dell’innovazione. Dall’ intelligenza artificiale alle nuove tecnologie abilitanti e alla manifattura additiva, conoscere e gestire i processi di innovazione può diventare un driver di competitività: solo innovando si può continuare a suscitare l’interesse del mercato e di tutti i suoi attori.
Innovazione e ricerca possono affermarsi come le aree su cui le diverse filiere, tra cui quella del manifatturiero, collaborano per gestire al meglio l’attuale fase di trasformazione del mercato, fatta di insidie ma anche di nuove sfide ambiziose, come quelle legate a transizione ambientale e Green Deal. Per vincere queste sfide resta essenziale supportare un dialogo strutturato e diffuso che coinvolga in modo trasversale gli operatori della filiera. Condividere know-how, mettere in rete esperienze diverse, informazioni e competenze dal mondo della ricerca a quello delle imprese, è già e lo sarà sempre di più, una scelta determinante per aumentare il livello di competitività del nostro sistema Paese. Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte. Lo strumento del MICS, finalizzato a incentivare questo approccio trasversale e collaborativo, potrà rivelarsi fondamentale.

Da CPMC – Bacchi (Dir. UNIC): “Ingegneria artigianale e cultura del processo”
Da CPMC – Bacchi (Dir. UNIC): “Ingegneria artigianale e cultura del processo”

La pelle non è mai stata un prodotto. Meglio: non è mai stata solo un prodotto. La pelle è un veicolo di tradizioni, esperienze, scelte creative, soluzioni innovative, consapevolezza ambientale e sociale. È lo strumento culturale di riferimento di un settore che ha saputo accompagnare lo sviluppo della civiltà trasformandosi da attività inizialmente intuitiva a produzione manifatturiera, diventando poi industria e – oggi – ponendosi come espressione di un approccio evoluto di ingegneria artigianale. La conceria italiana, come ha dimostrato la recente edizione di Lineapelle, svolta a Fiera Milano Rho dal 25 al 27 febbraio 2025, raccoglie quotidianamente la sfida complessa di costruire orizzonti innovativi per una filiera che, mai come in questo momento storico, vede i suoi fornitori come veri e propri incubatori di idee e progetti che stanno attribuendo al Made in Italy nuovi significati e un nuovo modello di autorevolezza a livello internazionale. La seconda edizione di Lineapelle Interiors è un esempio che, in questo senso, va raccontato. Nata come esposizione di progetti di design economy di altissimo profilo, durante l’edizione di Lineapelle dello scorso febbraio, ha ospitato 19 installazioni inedite,
ognuna basata sul dialogo produttivo tra una realtà specializzata in arredo d’interni e una in grado di produrre pelli e alcuni altri materiali esprimendo un elevatissimo grado di cultura del processo. È stato un successo, a dimostrazione di come non sia soltanto il risultato (il prodotto) a fare la differenza, ma anche e soprattutto lo sforzo creativo e le abilità trasformative e applicative necessarie per realizzarlo. È in questo connubio di tecnica e bellezza che si apre la nuova via del Made in Italy: trasversale, multidisciplinare, collaborativa, capace di caratterizzare non solo il prodotto finale, ma soprattutto un percorso di produzione che solo in Italia può essere così qualificato, competente, efficiente, sostenibile. È sempre a Lineapelle che questa direzione progettuale è emersa con forza. “Sta cambiando il modello produttivo”, dicono le concerie presenti in fiera ponendo l’accento su come le richieste della clientela si fondino su esigenze estremizzate di flessibilità, rapidissima gestione della frammentazione degli ordini e co-progettazione. Ecco perché
è arrivato il momento di definire l’industria conciaria come un esempio di ingegneria artigianale. Senza saper mettere in campo le competenze di entrambi questi approcci oggi non è possibile rimanere sul mercato. Senza queste capacità si rimane “solo” fornitori capaci di realizzare “solo” un prodotto, espressione di un Made in Italy svuotato della sua ricchezza. Il momento attuale, invece, impone alle concerie di presentarsi alla community dei brand della moda, del lusso, del design come interlocutori privilegiati insieme ai quali sviluppare e portare a termine progetti che devono esprimere la qualità artigianale dell’unicità e, allo stesso tempo, essere riproducibili a livello industriale. Più che una transizione, è una rivoluzione.

Da CPMC – Balducci: “Non basta uno slogan senza visione e strategie: servono idee chiare per declinare le nuove scelte del ‘Made in Italy’”
Da CPMC – Balducci: “Non basta uno slogan senza visione e strategie: servono idee chiare per declinare le nuove scelte del ‘Made in Italy’”

Valorizzare la tradizione, senza temere le sfide del futuro non è solo la sintesi di questo numero ma è l’antica e consolidata traiettoria di marcia dell’universo concia. Altre e più volte abbiamo sottolineato che la lavorazione della pelle, nata con l’uomo, si è sempre misurata sui cambiamenti ed io aggiungo si è sempre calibrata per il rispetto dell’ambiente. Sempre chi ha lavorato in questo campo ha salvaguardato il sistema delle conoscenze e delle competenze per proiettarlo in nuovi scenari, per costruire modernità. Vale dappertutto ed in maniera particolare per il nostro Paese. Valeva negli anni passati e vale a maggior ragione oggi alla luce di profondi cambiamenti ‘interni’ ed ‘esterni’. Con i primi faccio riferimento alle trasformazioni della società e del comparto, a tutte le innovazioni con le quali ci confrontiamo, con i secondi ai nuovi scenari geopolitici che incidono nel nostro mondo. Tutto cambia ed allora bisogna attrezzarsi. Rimanere immobili e non leggere i tempi è scelta suicida. Come cambiare? Come difendersi? Puntando sul ‘made in Italy’ ma non basta. Non basta uno slogan senza una visione, senza una strategia. Serve avere idee chiare e nuove per declinare le scelte del ‘made in Italy’, per costruire una ‘nuova tutela’. E CMPC, che valorizza tutto quanto ruota introno alla Stazione Sperimentale, vuole continuare ad essere il luogo delle riflessioni e dello stimolo in questa direzione. Sul tema, lo scorso 2024, abbiamo discusso a lungo. Continuiamo a farlo con esperti ed approfondendo diverse angolature del problema, quelle angolature che ci consentiranno sempre di contare su prodotti di qualità. Lo abbiamo fatto con fatti e scelte concrete, e qui continua la discussione, e con l’adesione alle attività del Partenariato Esteso MICS Made in Italy Circolare e Sostenibile. Lo abbiamo fatto per delineare le prospettive future di un comparto che riteniamo strategico e indirizzare l’evoluzione verso una transizione realmente green e circolare. In queste pagine scopriremo che è sempre più, questa sfida, scelta strategica. Essa è legata al rispetto del nostro ambiente, essa è la più efficace delle opzioni per costruire competitività. Essa va costruita senza innamorarsi di slogan vuoti ma su progetti e visione. Abbiamo la pretesa di dare un contributo. Ci proviamo ancora.

FOCUS SCIENTIFICO – Il nuovo microscopio elettronico a scansione (SEM) della SSIP
FOCUS SCIENTIFICO – Il nuovo microscopio elettronico a scansione (SEM) della SSIP

La stazione sperimentale pelli è stata recentemente dotata di un nuovo microscopio elettronico a scansione (SEM). Lo strumento attuale ha come sorgente un cristallo di esaboruro di lantanio LaB6, che oltre ad essere più performante è anche molto stabile. La nuova configurazione del sistema di vuoto prevede una pompa ionica in più che consente alla parte di vuoto che interessa la sorgente di arrivare a livelli di vuoto molto spinti (10e-07 mbar).si tratta di un SEM a doppia sorgente.

 

A cura della Dr.ssa Roberta Aveta – 06/06/26

 

QUI IL FOCUS COMPLETO

 

Tutte le sedi della SSIP resteranno chiuse dal 7 al 22 Agosto.

In caso di esigenza, è possibile rivolgersi ai seguenti contatti:

dott. Gianluigi Calvanese

mail g.calvanese@ssip.it

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