La nostra competitività potrà solo che beneficiare dalla transizione green
Intervista a Giorgio Xoccato, Presidente della Camera di Commercio di Vicenza
Articolo comparso su CPMC – n.2/2022
In misura sempre maggiore oggi sostenibilità e innovazione non sono semplicemente due capisaldi per la competitività di qualsiasi impresa o filiera, ma sono anche due leve strategiche complementari e strettamente interconnesse, quasi in simbiosi. Da un lato infatti la riduzione dell’impatto ambientale passa attraverso l’applicazione di nuove tecnologie, dall’altro proprio gli obiettivi di sostenibilità stabiliti a livello nazionale e soprattutto comunitario rappresentano un formidabile acceleratore del trasferimento tecnologico verso nuovi prodotti e processi produttivi. Un esempio particolarmente eclatante di questo rapporto biunivoco tra sostenibilità e innovazione si osserva nel settore della concia, come dimostra il progetto “Concia verso l’impatto ambientale zero” recentemente varato dal Distretto vicentino.
Presidente Xoccato, sembra un obiettivo ambizioso: è realisticamente raggiungibile?
«Si tratta di una sfida impegnativa, ma l’attività di ricerca & sviluppo è in grado di generare i processi di innovazione tecnologica fondamentali per avviare e completare la transizione ecologica del settore. Il tutto nell’ambito di processi decisionali
e manifatturieri “data driven” orientati all’economia circolare e alla sostenibilità ambientale e sociale, ma senza perdere la focalizzazione sulla competitività di mercato, che al contrario potrà solo che beneficiare di questa transizione green».
Quanto saranno determinanti le risorse del PNRR?
«Sicuramente saranno una fonte di finanziamento importante, considerando che proprio la transizione ecologica è tra le aree
strutturali di intervento per la destinazione dei fondi del PNRR. Allo stesso tempo però è giusto ricordare che l’attenzione per la sostenibilità ambientale è già ben presente da molti anni nel Distretto vicentino della Concia, dove sono stati attivati da tempo percorsi ed esperienze virtuose che vanno ben oltre l’installazione di sistemi di filtraggio e depurazione sempre più efficaci. Penso ad esempio all’utilizzo di sostanze e processi di per sé a ridotto impatto ambientale, all’implementazione crescente delle fonti di energia rinnovabili e ad alcuni percorsi volti a riutilizzare i sottoprodotti della concia, come peli e carniccio, per ricavare ad esempio prodotti di nuova generazione per l’agricoltura e l’edilizia. In questo contesto si inserisce anche il contributo determinante della Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli, in termini di acceleratore del trasferimento tecnologico e facilitatore per tutta una serie di necessità delle aziende che devono affrontare questa storica transizione: dai servizi di laboratorio alla formazione di personale qualificato».
Il raggiungimento dell’impatto ambientale zero dunque è solo una questione di tecnologie e investimenti?
«Certamente questi sono due fattori chiave, ma è necessario anche un altro elemento: la condivisione dell’impegno. È questo un tema al quale il progetto del Distretto vicentino della Concia dedica una particolare attenzione: le imprese della filiera e le associazioni di settore condividono sia l’obiettivo sia il percorso tracciato per raggiungerlo. Inoltre sono già in corso tavoli di lavoro che coinvolgono tutti i principali portatori di interesse: associazioni imprenditoriali, sindacati, enti locali, società pubbliche, associazioni ambientaliste, Provincia e Regione. Una particolare attenzione è stata posta anche al tema della trasparenza, anche nei confronti della popolazione del territorio: il progetto prevede infatti, tra i vari interventi, la raccolta
e pubblicazione online dei dati sui principali indicatori ambientali che attualmente fanno capo a diversi soggetti: Arpav, ULSS e società di impianti per il trattamento dell’acqua. Anche per l’approccio adottato, dunque, ritengo che il progetto della concia vicentina abbia tutti gli elementi per essere considerato una Best Practice a livello internazionale».
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