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Ambiente: meglio le pellicce vere che quelle sintetiche
Ambiente: meglio le pellicce vere che quelle sintetiche

Negli ultimi sei mesi hanno detto che non produrranno più vere pellicce Gucci, Versace, Michael Kors, Jimmy Choo, Furla, John Galliano e Donna Karan, mentre Tom Ford e Givenchy hanno sostituito le pelli esotiche con pelo sintetico, montone e pelli bovine – considerate più etiche in quanto scarti dell’industria alimentare. Il sito di e-commerce di lusso Yoox non le vende più da un anno e sul prossimo numero della rivista InStyle la direttrice Laura Brown spiegherà in un articolo perché non ha mai pubblicato foto di pellicce dal suo arrivo, nel 2016. Intanto dal 2019 ne sarà vietata la vendita a San Francisco, mentre la Norvegia ha approvato una legge per chiudere i suoi allevamenti di animali da pelliccia entro il 2025.

 

 

 

Per ottenere questi risultati ci sono voluti vent’anni di manifestazioni e campagne di sensibilizzazione, iniziate negli anni Novanta con modelle che si rifiutavano di indossare pelli di animali e animalisti che protestavano alle sfilate di Calvin Klein o che lanciavano alla direttrice di Vogue americano Anna Wintour, grande appassionata di pellicce, torte di tofu. Ora il dibattito si è spostato un po’ più in là, allargandosi non solo alle preoccupazioni degli animalisti ma cercando di capire se le pellicce sintetiche siano da preferire a quelle naturali: in molti, tra stilisti e ambientalisti, sono convinti di no.

 

Per prima cosa le pellicce sintetiche sono fatte di acrilico che ha bisogno di centinaia di anni per essere smaltito in una discarica, contrariamente a quelle di pelo vero che sono biodegradabili, si smaltiscono in pochi anni e si possono riciclare. In generale le microfibre sono molto dannose e diversi studi hanno mostrato che le piccole particelle che le compongono si disperdono nell’acqua del lavaggio dei capi, e se non vengono filtrate finiscono negli oceani, nei corsi d’acqua e ingerite dai pesci e dagli altri animali acquatici. L’impatto può essere un po’ contenuto con particolari tipi di lavatrici, come quelle che si caricano frontalmente, e con tessuti di migliore qualità; Patagonia, nota azienda di abbigliamento attenta all’ambiente, vende una borsa per la lavatrice che aiuta a intrappolare le fibre.

 

Keith Kaplan, responsabile delle comunicazioni della Fur Information Council of America – un’associazione americana dedicata alle pellicce – ha parlato a Fashionista  del tema dell’inquinamento prodotto dalle pellicce. Ha detto che quelle sintetiche sono molto inquinanti, mentre quelle di pelo vero aiutano a mantenere l’ecosistema di alcuni posti e a garantire profitti economici alle popolazioni indigene, che possono continuare a cacciare animali selvatici come volpi, castori e coyote.

 

Molti ambientalisti pensano che le pellicce sintetiche non siano la soluzione, ma sostengono che quelle di pelo vero siano ancora più dannose per l’ambiente: per le emissioni di anidride carbonica legate all’allevamento degli animali, per il letame scaricato nei laghi e nei fiumi, per la formaldeide e altri materiali tossici usati per conciare e tingere. Inoltre le trappole per cacciare gli animali selvatici finiscono per catturare anche gli animali domestici come gatti, cani, uccelli e piccoli mammiferi.

 

Un altro aspetto da prendere in considerazione è la qualità della pelliccia e per quanto tempo la si potrà indossare prima di gettarla e sostituirla con una nuova: per questo – secondo qualcuno – sarebbe meglio comprare una pelliccia sintetica di alta qualità oppure una pelliccia di animale, i modelli più duraturi. Chi preferisce il pelo vero può optare per una in montone o pelo di agnello, che sono comunque allevati per l’industria alimentare e non solo per il pelo, come succede invece per le volpi e gli ermellini: l’impatto ambientale è minore, così come i problemi etici legati all’uso del pelo.

 

In questo panorama, sempre più stilisti e aziende stanno cercando soluzioni per ridurre i danni ambientali e contenere le preoccupazioni morali. Nel 2017 lo stilista Kym Canter ha venduto tutte le sue 26 pellicce e fondato House of Fluff, che realizza pellicce con materiali biodegradabili, riciclati o usando solo tessuti e pellami provenienti dall’Europa, dove le regole sulle emissioni di anidride carbonica sono più restrittive che in paesi come la Cina. La londinese Shrimps realizza cappotti in pelliccia finta e finta pelle vegana. Il marchio australiano Unreal Fur vende giacche in pelliccia dai prezzi accessibili ma di buona qualità e quindi molto durature.

 

Altri rifiutano consapevolmente le pellicce sintetiche. La marca londinese Mou, per esempio, le considera “inquinanti e non biodegradabili”. Inoltre, sostiene Mou, non sono traspiranti e causano cattivi odori che spesso restano attaccati al tessuto, portando chi le indossa a gettarle prima che siano davvero usurate. Le pellicce vendute da Mou sono invece di pecora, antilope, agnello, vitello e coniglio: derivano dagli scarti dell’industria alimentare e possono durare più di trent’anni. Aurora James di Brother Vellies, un marchio di scarpe e borse attento all’ambiente, vende solo vestiti e oggetti in pelle e pelliccia animale, con il compromesso di usare pelo di conigli allevati all’aperto e di animali esotici allevati, e coloranti naturali.

 

In tutto questo è difficile che la moda delle pellicce e degli inserti in pelo finisca a breve: piace molto ai più giovani e agli adolescenti, tra i principali clienti del mondo della moda; in particolare il mercato mondiale delle pellicce, stando ai dati dell’anno 2012-2013, vale 40 miliardi di dollari, circa 33 miliardi di euro.

 

A Napoli l’Assemblea annuale Cluster SPRING
A Napoli l’Assemblea annuale Cluster SPRING

Si terrà a Napoli il 28 giugno l’Assemblea Generale del Cluster SPRING, il consueto momento di aggiornamento sulle iniziative svolte dal Cluster e di bilancio dei risultati raggiunti. Un’occasione di condivisione dei punti chiave del Piano di Azione Triennale di SPRING, documento programmatico-strategico richiesto a tutti i Cluster Tecnologici Nazionali dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Un focus particolare sarà dedicato quest’anno al Mezzogiorno e alle potenzialità di sviluppo della Bioeconomia in quest’area – aspetto messo in luce anche dalla scelta di un‘importante realtà del Sud Italia come sede dell’evento.

L’Assemblea sarà composta da una sessione privata, riservata ai soci, alla quale parteciperà anche la Stazione Sperimentale in quanto associata al Cluster. Seguirà una parte pubblica, che si svolgerà dalle ore 14:00 alle ore 16:00 e ospiterà interventi esterni di rappresentanti delle diverse realtà, istituzionali e non, che stanno realizzando importanti iniziative nei settori della Bioeconomia e dell’Economia Circolare.

Le ultime indicazioni del MIUR prevedono, nell’arco delle prossime settimane, il riconoscimento ministeriale dei Cluster Tecnologici Nazionali, che comporta l’assegnazione formale ai Cluster di un ruolo forte di indirizzo e coordinamento nei confronti delle istituzioni affinché le tematiche dei PNR siano espressione di priorità e progettualità reali a livello nazionale e internazionale.

Il Cluster rappresenta quindi gli interessi dei suoi Associati di fronte alle istituzioni regionali, nazionali ed europee, promuovendone la visibilità e sostenendo l’eccellenza scientifica, tecnologica e industriale nel settore della bioeconomia, con l’ambizione di favorire un accesso privilegiato ai finanziamenti per R&S, formazione e nuovi investimenti nel settore e contribuendo allo sviluppo di una ”cultura della bioeconomia” che interessi tutti gli stakeholder, anche nel bacino euro-mediterraneo.

In questo importante momento di riconoscimento del ruolo del Cluster, gli Associati di SPRING hanno quindi l’opportunità di giocare un ruolo decisivo nella politica di sviluppo delle bioeconomia in Italia.

Concia e scuola: ad Arzignano progetto sostenibile congiunto tra ITS Galilei e i terzisti di AssoLeather
Concia e scuola: ad Arzignano progetto sostenibile congiunto tra ITS Galilei e i terzisti di AssoLeather

Due classi quinte dell’Istituto Tecnico Statale Galileo Galilei di Arzignano (Vicenza), partner dell’associazione culturale AssoLeather, hanno avviato un progetto per individuare nuove modalità di riduzione degli inquinanti nel processo di lavorazione delle pelli.

Si tratta della prima collaborazione con una scuola avviata dall’associazione, fondata a febbraio da una decina di terzisti della concia (spaccatura, pressatura e rasatura) e impegnata “nella promozione della cultura della pelle nel rispetto dell’ambiente”.

Gli studenti di chimica e tecnologia conciaria valuteranno la possibilità di abbattere le emissioni inquinanti prima che i reflui arrivino al depuratore. Parallelamente, gli studenti di finanza e marketing elaboreranno una stima – mediante il confronto dei dati forniti da terzisti e aziende del settore – del costo medio del processo produttivo. La conclusione della ricerca e la presentazione dei risultati sono previste per ottobre.

 

Fonte: La Conceria

 

 

Il mercato USA dell’auto cresce: una vettura su due monta sedili in pelle.
Il mercato USA dell’auto cresce: una vettura su due monta sedili in pelle.

Bisogna ringraziare la crescita del mercato delle auto di lusso, la cui quota è passata dal 10% al 13%. E, soprattutto, bisogna essere grati all’exploit dei modelli crossover, che nel 53% dei casi hanno interni in pelle. Fatto sta che negli Stati Uniti la penetrazione della pelle nell’automotive è passata dal 29% del 2001 al 48% del 2017. “In questo momento circa la metà delle vetture vendute negli States montano sedili in pelle”, ha detto John Sousanis di Wards Auto (società di consulenza e analisi con sede a Boston) al pubblico del Lectra Automotive Leather Conference di Bordeaux. Stando a quanto riporta Leatherbiz, lo specialista si è detta anche fiduciosa sulle prospettive di crescita del mercato, dove la pelle, soggetta a nuove lavorazioni e a nuove proposte stilistiche, può trovare maggiori spazi.

 

 

FONTE: La Conceria

 

Gucci inaugura l’ArtLab di Scandicci. 900 assunzioni in pelletteria e calzature.
Gucci inaugura l’ArtLab di Scandicci. 900 assunzioni in pelletteria e calzature.

Un centro di avanguardia di artigianalità industriale e laboratorio di sperimentazione, per realizzare i propri prodotti di pelletteria e calzature. Gucci ha inaugurato ArtLab, il nuovo stabilimento di Scandicci, che darà forma all’estetica rivoluzionaria e ai prodotti ormai oggetto del desiderio del direttore creativo Alessandro Michele.

 

Situato in prossimità della storica sede di Gucci a Casellina, alle porte di Firenze, e operativo da inizio 2018, il nuovo centro è stato inaugurato alla presenza di Francois-Henri Pinault, patron del gruppo Kering di cui la maison fiorentina fa parte. Lo spazio ricopre una superficie di circa 37.000 mq, con oltre 800 dipendenti e contribuirà a sostenere l’eccezionale andamento del business del marchio, che ha confermato 900 assunzioni nel biennio 2017/2018 nel solo comparto produttivo della pelletteria e calzature.

 

Al fine di far fronte alla domanda di prodotti Gucci, pressoché raddoppiata negli ultimi tre anni, sono stati stanziati significativi investimenti destinati alla supply chain, con un’attenzione particolare a preservare le competenze manifatturiere, l’innovazione, l’integrazione verticale e ridurre i tempi di risposta al mercato (lead time). L’apertura del centro di eccellenza per pelletteria e calzature costituisce infatti l’elemento distintivo della piattaforma industriale di Gucci.

 

“L’inaugurazione di Gucci ArtLab rappresenta uno dei più importanti traguardi di questo incredibile viaggio di Gucci negli ultimi tre anni – ha affermato Marco Bizzarri, presidente e Ceo di Gucci – nonché uno degli investimenti industriali più significativi oggi nel nostro Paese”.

 

“E’ la conferma tangibile di quanto crediamo nella creatività, nell’artigianalità made in Italy, innovazione, e sostenibilità, oltre a essere una chiara testimonianza del legame con il nostro territorio – ha aggiunto Bizzarri – Non posso essere più riconoscente a tutti coloro che hanno reso possibile la nascita di Gucci ArtLab: dalla autorità locali e quelle nazionali, a Kering, infine a tutti i nostri colleghi che hanno avuto la visione ed energia di assorbire nuove idee da best-practice di tutto il mondo, per rafforzare ulteriormente la nostra leadership”.

 

“Gucci ArtLab – ha concluso Bizzarri – è la perfetta espressione della cultura aziendale che stiamo costruendo e sviluppando: un luogo dove apprendere e sviluppare capacità, un laboratorio di idee”. Per la prima volta nel settore del lusso, Gucci ArtLab racchiude sotto in un’unica area le attività relative alla pelletteria e alle calzature (due categorie di prodotto che insieme rappresentano oltre il 70% del totale delle vendite Gucci alla fine del 2017) al fine di massimizzare la condivisione delle competenze e best-practice, lavorando in modo integrato e sinergico.

 

Le principali attività che prendono forma all’interno di Gucci ArtLab sono le seguenti: Prototipia per tutti prodotti di pelletteria (borse, valigeria, piccola pelletteria, cinture) e calzature (donna/uomo, eleganti/sportive); Ricerca & Sviluppo per nuovi materiali, accessori metallici e confezioni; Laboratorio per test (camera climatica e ambiente per test chimici e fisici); Laboratorio AccessoriFormificio interno e tacchifico per area Calzature; Laboratorio bambù per area Pelletteria; Area Pre-Industrializzazione.

Gucci ArtLab ha un suo centro di sperimentazione interno, in cui si innovano processi e tecnologia, dipendenti di ArtLab che lavorano direttamente con i loro colleghi delle fabbriche ed in cui la supply chain è integrata in tutti gli aspetti. L’apertura dello stabilimento sigla il 2018 come anno fondamentale per il rapporto tra Gucci e Firenze: a gennaio è stato inaugurato il Gucci Garden, in Piazza Signoria, e la sede storica di Casellina continua a essere oggetto di investimenti per rafforzarne ulteriormente il ruolo di eccellenza.

Fonte: ADNKronos

 

Scuola: classifica Indire 2018, i “super-tecnici” degli ITS trovano lavoro 9 su 10 entro un anno
Scuola: classifica Indire 2018, i “super-tecnici” degli ITS trovano lavoro 9 su 10 entro un anno

Assessore Donazzan: “Le academy del Veneto sono ancora una volta al top”

 

En plein degli Istituti Tecnici Superiori-Academy del Veneto: nel 2018 i corsi promossi dalle Fondazioni venete fanno incetta  dei fondi premiali messi a bilancio dal Ministero della pubblica istruzione sul Veneto per le migliori garanzie offerte di formazione e lavoro.  In media l’82,5 per cento dei diplomati nelle Academy per super-tecnici ha trovato occupazione entro un anno, con punte che superano anche il 90 per cento negli indirizzi  moda, meccatronica e turismo. E’ quanto risulta dal monitoraggio nazionale 2018 sugli ITS condotto, da Indire, l’ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione,  sulla qualità dei corsi realizzati nel biennio 2014-16.

 

“Ancora una volta, il Veneto si conferma la regione leader a livello nazionale in tema di ITS – dichiara l’assessore al lavoro e alla formazione, Elena Donazzan, commentando il rapporto presentato oggi dal sottosegretario Gabriele Toccafondi –  Su 35 Fondazioni Its premiate nel 2018 con i fondi aggiuntivi nazionali, ben 6 sono venete. E su un totale di 18 corsi veneti, ben 13 hanno meritato un supplemento di risorse nazionali per le migliori performances formative e di accesso al mondo del lavoro, su un totale di  55 corsi premiati a livello nazionale (sui 113 monitorati dal Miur). Ciò significa che oltre il 72 % dei corsi promossi dalle Fondazioni pubblico-private del Veneto, nate tra il 2009 e il 2010 per iniziative di istituzioni e imprese locali per preparare super-tecnici con un titolo superiore alternativo alla laurea, ha aumentato il numero degli iscritti (449 nel 2018) e dei diplomati e si è aggiudicato i fondi premiali per l’alta qualità e le garanzie occupazionali offerte dai propri percorsi formativi. Nessun’altra regione ha fatto meglio del Veneto”.

 

Nella classifica Indire-Miur 2018 la regione che si avvicina di più al Veneto è la Lombardia con 11 corsi premiati su 26, quindi poco più del 40%. Buon piazzamento anche dell’Emilia Romagna, con 4 corsi tra i primi 10 nazionali (il Veneto ne ha 3), che però vede complessivamente premiati solo poco più della metà del totale dei corsi realizzati, 7 su 13.

 

“Con un’offerta formativa fortemente collegata al mondo delle imprese, con strumenti di formazione innovativi e lontani dalla classica lezione frontale,  anche grazie ai laboratori, e con una forte componente di stage in ciascuno dei due anni di corso – osserva Donazzan – i percorsi ITS Academy arrivano a risultati eccellenti: a un anno dalla conclusione del corso, in media l’82,5% studenti sta lavorando, spesso nella stessa azienda nella quale ha svolto lo stage. Ma ci sono istituti, come quello per la moda e il calzaturiero di Padova, l’istituto per la meccatronica a Vicenza e il nuovo istituto per la logistica e la mobilità sostenibile a Verona, nei quali la percentuali degli occupati ad un anno dal diploma supera il 90 per cento”.

 

“ In questi anni la Regione Veneto ha creduto e investito molto negli ITS Academy – conferma l’assessore Donazzan – e i risultati ci stanno dando ragione. E non solo per quantità – visti i continui incrementi di corsi ed allievi – ma anche in termini di qualità, come certifica Indire con il suo monitoraggio. Se oltre il 72% dei nostri corsi sono riconosciuti come i migliori al punto da essere addirittura premiati con risorse nazionali aggiuntive, significa che l’intuizione era corretta e che molto lavoro è stato fatto. Un grazie va alle nostre Fondazioni, che hanno saputo distinguersi con passione ed energia, all’Ufficio Scolastico Regionale con cui abbiamo condiviso ogni scelta, e agli imprenditori che hanno investito in questi percorsi e che li continuano a sostenere”.

 

“I buoni risultati degli Its Academy del Veneto ora vanno confermati e migliorati anche immaginando nuove strade – conclude l’assessore – Ad esempio, sostenendo l’apprendistato di terzo livello che consente ai giovani corsisti di frequentare le lezioni con un contratto in tasca. Abbiamo già qualche caso, ma ci piacerebbe che diventasse uno strumento molto diffuso tra i 1.400 corsisti veneti distribuiti nei 61 corsi attivi in Veneto”.

 

Gli Its-Academy del Veneto oggetto del monitoraggio di Indire sono l’istituto LAST di Verona (mobilità e logistica), il RED di Padova (bioedilizia ed efficienza energetica), il COSMO di Padova (moda), l’Istituto Meccatronico Veneto di Vicenza, l’Istituto per il Turismo di Jesolo e Bardolino e l’istituto per l’Agroalimentare di Conegliano. L’ultimo nato, il Marco Polo di Venezia (per operatori della mobilità nel sistema portuale e aeroportuale), non rientra nelle classifiche ministeriali 2018 perché non ha ancora  concluso il ciclo completo del percorso formativo.

 

Fonte: Regione Veneto

Cuoio di Toscana in cattedra a La Sapienza
Cuoio di Toscana in cattedra a La Sapienza

Giovedì 12 aprile il Consorzio protagonista di uno dei seminari del ciclo “I professionisti della moda” nell’ambito del corso di laurea in Scienze della Moda e del Costume

 

 Cuoio di Toscana al centro di un seminario formativo del Master in Teoria e Strategie della Moda: Comunicazione, eventi e valorizzazione culturale della moda e del Made in Italy all’Università di Roma “La Sapienza”. Giovedì 12 aprile il Consorzio è intervenuto all’VIII edizione del ciclo di incontri “I professionisti della moda”, raccontando l’arte della lavorazione di Cuoio di Toscana, i plus dei molteplici utilizzi nelle calzature in termini di stile, benessere e sostenibilità, la promozione del brand nel mondo, anche attraverso strategie comunicative innovative.

 

Cuoio di Toscana è un cuoio da suola unico ottenuto con concia lenta al vegetale, un processo antico basato sull’utilizzo di tannini naturali ricavati dal legno di castagno, mimosa e quebracho. Il marchio nasce con l’obiettivo di farsi portavoce nel mondo del distretto conciario toscano. Le aziende che fanno parte del brand Cuoio di Toscana sono di Santa Croce sull’Arno (Bonistalli e Stefanelli Spa) e di San Miniato, località Ponte a Egola (Gruppo Conciario CMC International Spa, Conceria Gi-Elle-Emme Spa, Cuoificio Otello, Lamonti Cuoio Spa, Conceria 3S Srl e Volpi Concerie Srl).

 

Ha introdotto l’incontro il prof. Andrea Carteny, Direttore del Master in Teoria e Strategie della Moda, ha moderato la professoressa Fabiana Giacomotti, direttore scientifico incaricato del Master e curatrice fin dalla fondazione del ciclo di seminari, a cui partecipano da sempre i massimi rappresentanti del sistema italiano della moda e della sua filiera. Presenti all’incontro anche gli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Moda e del Costume, erogato da due anni in lingua inglese, al quale sono attualmente iscritti oltre ottanta studenti provenienti da venti nazioni.

 

La formazione in ambito tecnico e professionale è infatti parte integrante della mission di Cuoio di Toscana, consorzio leader nella produzione di cuoio da suola, con quote di mercato pari al 98% di quello italiano e oltre l’80% di quello europeo: l’incontro a La Sapienza – tenuto in lingua italiana e in inglese – ha approfondito in particolare le tecniche artigianali di lavorazione e la concia lenta in vasca, che determinano la qualità superiore del prodotto e il suo posizionamento all’interno del comparto moda. Particolare attenzione è stata inoltre dedicata alle tecniche innovative, tecnologiche e stilistiche introdotte nella produzione delle calzature, attraverso la presentazione di prototipi e componenti.

 

 

Distretto toscano: nel 2018 più di 500 studenti coinvolti nell’industria conciaria
Distretto toscano: nel 2018 più di 500 studenti coinvolti nell’industria conciaria

Più di 500 studenti coinvolti solo nell’anno scolastico 2017\18, circa 5000 quelli che vi hanno partecipato dalla sua prima edizione, nel 2010, quando il progetto didattico “Amici per la Pelle” nacque come scommessa del Gruppo Giovani Conciatori del distretto toscano per avvicinare le nuove generazioni del territorio all’industria conciaria.

Da allora sono state più di 100 le aziende, tra concerie, calzaturifici e impianti industriali, che hanno ospitato le visite degli studenti, in un percorso che ha coinvolto imprenditori, docenti, rappresentanti delle istituzioni e dell’intero tessuto socio-economico del territorio. «Amici per la Pelle -dice il vicepresidente Assoconciatori Roberto Giannoni– spiega a studenti molto giovani le opportunità connesse all’industria conciaria con una ricaduta in termini di consapevolezza nelle nuove generazioni che concorre alla crescita dell’intero comparto».

Scuola, studio e formazione, ingredienti base di Amici per la Pelle, anche in questa edizione del progetto sono stati sapientemente dosati per stimolare gli studenti con un concorso che parallelamente alle lezioni sulla concia, li ha visti creare opere con scarti di pelli: fino a fine aprile le opere saranno visitabili presso il Museo della Conceria, a Santa Croce sull’Arno, nell’esposizione Museum Tan, inaugurata venerdì 13 aprile alla presenza di numerose istituzioni del territorio.

Fonte

 

 

Lusso: il gruppo Louis Vuitton lancia La Maison des Startups per 50 talenti
Lusso: il gruppo Louis Vuitton lancia La Maison des Startups per 50 talenti

Un nuovo programma di accelerazione dedicato alle start up. Questo è La Maison des Startups, il progetto lanciato da LVMH, Louis Vuitton Moët Hennessy l’holding francese operante nel settore dei beni di lusso. L’azienda è quotata alla Borsa di Parigi, città dalla quale la sede principale controlla una sessantina di marchi di prestigio, commercializzati in tutto il mondo. I prodotti della società del Presidente del Cda e Amministratore Delegato Bernard Arnault, spaziano dai prodotti per la moda, agli accessori in pelle, con la gestione di brand come Louis Vuitton, Kenzo, Celine, Fendi, Marc Jacobs, Givenchy, Emilio Pucci, Loro Piana, fino al vino e ai liquori in genere, Moët & Chandon, Dom Pérignon brands, Hennessy.

 

Ogni anno La Maison des Startups ospiterà a 50 start up internazionali. L’iniziativa avrà non solo il compito di guidare l’evoluzione delle realtà partecipanti, ma le metterà anche in contatto con le griffe del gruppo, con le quali potranno inventare e sviluppare nuovi servizi e prodotti per il mercato del lusso. La Maison, in particolare, ha casa all’interno di Station F, il campus dedicato alle start up con sede a Parigi, e mette a disposizione 89 postazioni di lavoro. Il primo gruppo è entrato nel campus lo scorso novembre.

 

“L’innovazione è parte integrante della storia delle nostre maison, che spesso hanno secoli di storia. Questo è il motivo per cui sappiamo, forse meglio di altri, come trovare i modi per lavorare con le start up a vantaggio di tutti noi”, ha commentato Bernard Arnault, presidente e CEO di LVMH, che nei giorni scorsi, ha presentato il progetto insieme al chief digital officer Ian Rogers. Quest’ultimo ha spiegato: “LVMH ha da tempo considerato l’innovazione un valore fondamentale. L’innovazione non è solo una parola d’ordine da LVMH, è un’ossessione pratica, fondamentale per mantenere la nostra posizione di leadership a lungo termine. Collaborare con le start up ci aiuta a rimanere al passo con le opportunità di business e le modalità di lavoro. Un ecosistema di avvio sano è necessario per un’industria sana”.

 

 

 

Export: primato mondiale per la pelle italiana
Export: primato mondiale per la pelle italiana

Primato mondiale del Made in Italy: tra le prime 10 categorie di prodotto su 228, tre rappresentano la filiera della pelle. Al primo posto: borse e valigie, seguono al quarto le calzature e al decimo si piazzano le pelli conciate bovine.

 

Tra le prime 10 categorie di prodotto (su 228) in cui il made in Italy detiene il primo posto mondiale per saldo commerciale positivo, tre rappresentano la filiera della pelle. È il riconoscimento alla centralità della filiera per il manifatturiero italiano che emerge dalle elaborazioni che Fondazione Edison fa dei dati sul commercio internazionale fornito da UN Comtrade, il database statistico delle Nazioni Unite.

 

Dalla lettura dell’analisi, pubblicata da Il Sole 24 Ore, emerge allora che nel 2016 su 5.206 categorie di prodotto scambiate a livello internazionale, l’Italia si piazza 1.424 volte tra i primi 5 Paesi al mondo per bilancia commerciale con l’estero.  Il comparto abbigliamento-moda detiene nel totale 383 posizioni di eccellenza, per un surplus commerciale di 37 miliardi di dollari, mentre l’arredo-casa 68 posizioni. Buone nuove anche per gli accessoristi: con un saldo di 279 milioni di dollari, l’Italia è prima anche per fibbie e fermagli in metallo per abbigliamento.

FONTE

 

 

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