Tag: sostenibilità

TechnoFashion “Innovare insieme per una moda sostenibile”
TechnoFashion “Innovare insieme per una moda sostenibile”

◊ Letture presso la Biblioteca della Stazione Sperimentale Pelli ◊

 

Rivista italiana di Tecnologia e Sistemi per l’Industria della Moda

 

Il progetto Technofashion è la rivista pensata per rispondere alle mutate esigenze del tessile-abbigliamento italiano. Un ausilio costante per tutti coloro che vogliono imparare a cogliere le nuove opportunità offerte dal mercato globale, Technofashion si propone di diventare il punto di riferimento unico per tutte le tecnologie dedicate all’industria della moda: dalle fibre ai materiali, dalle macchine e gli impianti per le lavorazioni tessili ai processi di progettazione e produzione di abbigliamento, fino alla logistica e alla distribuzione.

 

Editore: TECNICHE NUOVE S.p.A., Milano

 

Contents Tecnofashion, Anno XXXVI – n° 3, giugno 2021

 

Editoriale “Una grande opportunità per il Tessile-Abbigliamento Made in Italy” di Alessandro Garnero, Direttore Editoriale di Technofashion

 

…La scommessa più grande riguarda la frazione tessile: attraverso Textile Hubs, nuovi impianti per il recupero, il riuso e il riciclo, si punta in futuro, il riuso e il riciclo si punta in futuro a rigenerare il 100% dei rifiuti…

 

Altri contenuti:

Strategie Economia circolare. Sfide e opportunità per il Tessile del futuro
Ripartenza Strategia SMI di politica industriale per il rilancio del settore
Moda sostenibile Animal Welfare: il nuovo impegno del Green Fashion
Speciale Sport L’evoluzione dello Sportswear
Nuove cariche La digitalizzazione del Fashion
Made in Italy Artigianalità italiana conto terzi
Ricerca Tessuti tattili per lo smart fashion

 

Questa rivista e tutte le edizioni precedenti possono essere consultate presso la nostra Biblioteca

 

Sede Biblioteca 

Stazione Sperimentale per I’Industria delle Pelli e delle Materie Concianti srl – c/o Comprensorio Olivetti
Via Campi Flegrei, 34 • 80078 Pozzuoli (NA) –  per consultazione è gradito appuntamento ai seguenti recapiti – tel: 081 597 91 12  e-mail: c.grosso@ssip.it

 

Made Green In Italy e calcolo dell’impronta ambientale
Made Green In Italy e calcolo dell’impronta ambientale

Made Green In Italy e calcolo dell’impronta ambientale, ricerche e tecnologie per la  sostenibilità della pellePubblicato su CPMC 1/2021

 

A cura di

Paolo Masoni, Presidente Ecoinnovazione srl, Alessandra Zamagni Consigliere delegato Ecoinnovazione srl

Tiziana Gambicorti, Coordinatore Tecnico-scientifico Dipartimento tecnologie di processo SSIP

 

“Spring, un motore verde per l’economia” Intervista a Mario Bonaccorso, Direttore SPRING

SPRING, UN MOTORE VERDE PER L’ECONOMIAPubblicato su CPMC 1/2021

 

Alto potenziale della filiera conciaria

 

Intervista a: Mario Bonaccorso, Direttore SPRING – Cluster Tecnologico Nazionale della Bieconomia Circolare

 

Sono più di 120 gli attori che, tra grandi player industriali, piccole imprese, università, centri di ricerca pubblici e privati, animano Spring, il cluster tecnologico nazionale della Bioeconomia circolare.

“Economia circolare, serve una strategia nazionale” Intervista a Federico Testa, Presidente Enea

SCENARI & STRATEGIE GREENPubblicato su CPMC 1/2021

La filiera conciaria sta investendo molto nella sostenibilità

Intervista a: Federico Testa, Presidente ENEA

 

Prima in Europa per indice complessivo di circolarità, l’Italia deve dotarsi al più presto di un piano nazionale e di risorse adeguate per
non perdere terreno. La bioeconomia è il traino di ogni economia sostenibile. Ne parliamo con Federico Testa, presidente dell’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che nel
2018 ha firmato con la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli un protocollo di intesa. L’obiettivo è promuovere ricerche sui
nuovi materiali e ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi nella prospettiva dell’economia circolare.

L’ENEA coordina la Piattaforma Italiana per l’Economia Circolare, l’Icesp, che nel corso della recente conferenza annuale ha indicato le priorità di un piano di azione volto alla definizione di una strategia nazionale per l’economia circolare. Ce le potrebbe indicare?

Le nove priorità nascono per promuovere l’economia circolare come motore per la ripresa e spaziano dalla necessità di una
governance multilivello a un approccio trasversale alla formazione, dall’adeguamento del sistema infrastrutturale all’introduzione di
strumenti economici e strumenti normativi. Prioritari sono anche l’introduzione di strumenti di misurazione, quali indicatori di circolarità, l’ecoprogettazione e la creazione di un mercato dei sottoprodotti riciclati e recuperati. E poi sono essenziali processi decisionali con la partecipazione attiva di tutti gli stakeholder, iniziative di citizen engagement e citizen science.

In Italia le attività connesse alla bioeconomia valgono circa il 20% del Pil, oltre 312 miliardi per 1,9 milioni di occupati. Naturalmente non tutte le attività che appartengono a questo settore hanno lo stesso significato dal punto di vista della sostenibilità. Quali sono le più virtuose e quali le criticità da superare?

Non tutte le filiere della bioeconomia hanno lo stesso valore economico, sociale ed ambientale, così come ogni settore produttivo presenta punti di forza e di debolezza. Sono noti, ad esempio, la competitività e qualità dei sistemi agricolo, forestale e marino, che da soli rappresentano oltre il 60% del fatturato ed oltre il 70% dell’occupazione del comparto della bioeconomia a livello nazionale. Si tratta di settori che tuttavia hanno la necessità di adeguarsi a metodologie produttive che conducano a una più spinta riduzione degli scarti e dei sottoprodotti, oltre che a sfruttarne le potenzialità in termini di nuovi prodotti biobased attraverso l’utilizzo mirato delle Key Enabling Technologies. Tra le criticità, segnalo l’esigenza di raggiungere un’adeguata massa critica nei processi produttivi e di aggiornare alcune barriere normative che impediscono il reale sfruttamento industriale di diversi prodotti bio-based.

Dal rapporto sull’Economia Circolare 2020 curato da ENEA in collaborazione con il Circular Economy Network emerge la prima posizione dell’Italia nel panorama europeo per “indice complessivo di circolarità”, davanti a Paesi solitamente considerati più sensibili, come Germania e Francia.

Il Rapporto 2020 conferma che siamo ai primi posti in Europa in molti settori
dell’economia circolare. Tuttavia, l’andamento temporale degli indicatori mostra che stiamo pericolosamente rallentando e se continuiamo così, corriamo il rischio è di essere superati da altri Paesi. Servono una governance efficace, infrastrutture e impianti, maggiori investimenti nell’innovazione e, soprattutto, una Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, un Piano d’Azione e un’Agenzia Nazionale per l’Economia Circolare. Tutti strumenti che possono essere utilizzati come leve di un percorso di rilancio e
ripresa, soprattutto in questo momento in cui si deve definire il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il sistema nazionale delle concerie destina più del 4% del fatturato alla sostenibilità confermandosi uno dei settori produttivi più attenti sia sul fronte del riutilizzo dei materiali sia come su quello della neutralizzazione dell’impatto ambientale. Anche per questo nel 2020 si è nuovamente attestata al primo posto in Europa per creazione di valore, con una quota del 65% del totale della produzione. Lo si può considerare come un modello “esportabile” ad altri settori produttivi?

Il settore della conceria ha investito e investe molto in azioni per la sostenibilità ambientale, per il trattamento dei reflui, l’abbattimento delle emissioni, del consumo di acqua, il recupero dei rifiuti, l’utilizzo alternativo dei fanghi di depurazione nell’edilizia o come fertilizzanti. Certamente è un comparto che può essere da esempio per indicare come una strategia focalizzata sulla sostenibilità e sulla circolarità dei processi produttivi possa garantire il miglioramento delle prestazioni ambientali, della competitività e favorire ricadute in altri settori. In questo percorso verso la sostenibilità, ENEA collabora con la filiera conciaria per lo sviluppo di tecnologie innovative, anche attraverso progetti europei. Un esempio fra i più recenti è Lifetan per la sostituzione dei prodotti chimici con prodotti naturali e naturalizzati che consentono di ridurre l’uso di cloro e fino al 20% di acqua nelle lavorazioni.

 

 

A cura di Gaetano Amatruda, Ufficio Stampa SSIP 

 

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Ricerca e innovazione: Enzimi di una nuova politica industriale

SCENARI & STRATEGIE GREENPubblicato su CPMC 1/2021

 

Intervista a: Luigi Nicolais, Consigliere scientifico Stazione Sperimentale Pelli

 

“La chimica italiana sta rinascendo e lo sta facendo nel segno del verde”, Luigi Nicolais, emerito di scienza e tecnologia dei materiali all’Università Federico II di Napoli, Consigliere per le Politiche della Ricerca del Ministro Maria Cristina Messa, è tra i più autorevoli esperti al
mondo di innovazione legata alla ricerca applicata. Il suo giudizio sulle potenzialità della bioeconomia è di quelli che pesano. E proprio per questo inducono a spingere sull’acceleratore di una transizione che proprio perché ecologica sarà anche conveniente dal punto vista economico.

 

Sull’esempio di Francia e Spagna anche l’Italia si è dotata di un Ministero specifico dedicato alla “Transizione ecologica”. Come può incidere questa scelta nel percorso avviato dal sistema produttivo verso un’economia più sostenibile?

Se non c’è una spinta politica non si fa molta strada e quindi plaudo senz’altro all’iniziativa del Governo. Sapere che c’è un forte interesse politico su un settore vuol dire far sentire più sicure le aziende che, altrimenti, non si sentirebbero mai pronte a investire anche solo un centesimo in più in nuovi materiali e nuove tecnologie verdi. Ne ho un’esperienza diretta.

 

Quale?

Qualche anno fa ho brevettato un materiale assorbente in cellulosa totalmente biodegradabile. Era, ed è, adatto alla produzione di pannolini, quindi parliamo di un mercato molto grande e di conseguenza di un prodotto ad alto impatto ambientale. Bene, quel prodotto non venne usato perché non c’era un chiaro vantaggio economico. Ecco, non c’era una direzione politica. Oggi invece, con i governi nazionale ed europeo impegnati a creare condizioni di vantaggio per chi investe nel settore, le cose possono cambiare e in fretta.

 

A proposito di mercati, quello della moda è un altro settore molto importante che sta investendo sulla sostenibilità.

Sì e in questo quadro la filiera conciaria ha maturato un’esperienza molto significativa. Un lavoro di ricerca molto approfondito si sta facendo con il supporto della SSIP anche sull’eliminazione integrale dei metalli pesanti dal ciclo produttivo. Oltre agli interventi di recupero degli scarti, la svolta sta infatti nell’eliminare completamente questi prodotti dal ciclo. Una cosa impensabile fino a pochi anni fa e che invece la ricerca rende possibile. E non è un caso che molti di questi passi in avanti vengano dalla filiera conciaria, che per vocazione trasforma un rifiuto non utilizzabile in un prodotto utilizzabile e ad alto valore aggiunto.

 

La bioeconomia può considerarsi al centro di una nuova politica industriale?

Lo dovrebbe. Nel 2017, il totale delle attività ad essa riconducibili hanno generato un output in Italia di circa 328 miliardi di euro, occupando oltre due milioni di persone, vale a dire un decimo circa del totale dell’economia del nostro Paese. Ma non è solo questo, le faccio un esempio.

 

Prego.

Quando parliamo di polimeri biodegradabili possono generarsi delle ambiguità. Non tutti i polimeri sono biodegradabili in ogni condizione, molto lo sono a condizione controllata, e cioè a certe temperature, in presenza di acqua, e così via. Una biodegradabilità per sé è difficile accoppiata a una buona resa meccanica. Questo vuol dire che vanno create le aree di compost in grado di processare materiali biodegradabili a condizioni controllate, c’è un pezzo di filiera di economia circolare su cui investire e che promette grandi ritorni, economici e ecologici.

 

A cura di Gaetano Amatruda, Ufficio Stampa SSIP 

 

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Glove, Percorsi e storie di guanti a Napoli: alla Fondazione Banco di Napoli la mostra organizzata dalla SSIP. Inaugurazione Mercoledì 22 Gennaio 2025 ore 10.30.

La mostra sarà visitabile sino al 21 febbraio 2025. Info e prenotazioni c.grosso@ssip.it

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