Verso un futuro fatto di sfide e opportunità per la sostenibilità
Intervista a Fabrizio Nuti, Presidente UNIC
Pubblicato sulla rivista CPMC n.3 (2021)
Presidente, quali sono le nuove sfide dell’industria conciaria nei delicati temi di certificazioni e caratteristiche di qualità e
autenticità delle pelli?
La questione delle certificazioni è duplice. Da un lato ne abbiamo bisogno per poterci differenziare dalla concorrenza che non
adotta pratiche etiche, produttive, ambientali e sociali al passo con i tempi, e siamo i primi a dire che sono assolutamente necessarie per una produzione moderna. Dall’altro dobbiamo poterci districare tra i meandri delle innumerevoli offerte che ad
oggi circolano sul mercato. Il problema è che la nostra clientela, anche se legittimamente, adotta e richiede le certificazioni che più si addicono alle proprie esigenze, con il risultato che le concerie finiscono col doverle fare tutte (o quasi) con evidenti dispersioni di energie, tutto sommato non necessarie. Molte parti di questi protocolli, di fatto, sono assolutamente sovrapponibili. Per esempio, la parte che riguarda la tracciabilità della materia prima, assolutamente fondamentale per il tema del benessere animale e della deforestazione amazzonica. Si dovrebbe cercare di unificare e concordare su un protocollo che dia tutte le garanzie, come quello di ICEC, ad esempio, che è veramente ben fatto, serio ed efficace.
Oramai da diversi anni, quello della valorizzazione degli scarti nell’ottica della sostenibilità e dell’economia circolare è
un tema centrale. D’altronde, l’attenzione per l’ambiente sta diventando uno dei capisaldi dell’industria conciaria. In base alle previsioni, quali saranno le maggiori ricadute sul settore?
Questo è “IL TEMA”. Qui davvero si può valutare la vera differenza della produzione italiana. Ma per noi non è un tema nuovo, il nostro impegno parte da lontano. Abbiamo saputo creare le condizioni, affinché i nostri scarti produttivi diventassero materie
prime per altre filiere industriali. Non credo sia il caso di ripercorrere i risultati fin qui ottenuti. Dobbiamo guardare al futuro ed individuare quei progetti, alcuni dei quali già individuati dalla Stazione Sperimentale, che ci portino a raggiungere quell’alta circolarità prevista dalla nuova strategia industriale europea. Recuperare quante più materie seconde possibili dal ciclo produttivo e ridurre in modo significativo il volume dei fanghi, recuperando l’energia e le materie prime, questi sono gli
aspetti da cui partire.
Il 2022, lo abbiamo detto, si avvicina: quali sono, a grandi linee, gli obiettivi che si prefiggerà UNIC?
UNIC sarà impegnata a far si che il settore persegua gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile lanciata dalle Nazioni Unite. I 17 Sustainable Development Goals, che fanno riferimento a diversi ambiti dello sviluppo sociale, economico e ambientale del pianeta, richiedono un forte impegno, ma siamo consapevoli che rappresentano un’opportunità di crescita e di sviluppo. Abbiamo recentemente partecipato ad un evento a New York (ottobre 2021), il Sustainability Banquet, alla presenza
dell’Ambasciatore italiano alle Nazioni Unite Maurizio Massari, dove di fronte ad eminenti rappresentanti di varie organizzazioni
impegnati nella sostenibilità, abbiamo avuto modo di illustrare come la conceria italiana sia molto dinamica, e continui ad investire per minimizzare il suo impatto ambientale. L’anno prossimo ci vedrà in prima linea ad avviare collaborazioni con gli stakeholder più rilevanti sul piano ambientale e nel perfezionamento dello strumento di certificazione di tracciabilità di ICEC.
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