Il concetto di sostenibilità nasce dal concetto più generale di “Sviluppo sostenibile”. Una delle prime definizioni fu data nel Rapporto di Bruntland nel 1987 (UN-Commission) in cui si definisce sviluppo sostenibile: “Lo sviluppo che soddisfa i bisogni della generazione presente senza ostacolare il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future”. 

Nel tempo il concetto è stato rielaborato e sviluppato: l’ICLEI (International Council for local Environmental Initiatives) ha fornito un’ulteriore definizione di sviluppo sostenibile: ‘Sviluppo che offre servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l’operabilità dei sistemi naturali, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi.’ 

Ma da dove nasce il termine sostenibilità? L’etimologia del termine ci dice che è composto da sus, variante di sub – ‘sotto’, e da ‘tenere’; deriva dal verbo latino sustĭneo, sustĭnere che significa resistere ma anche sostenere, sorreggere, sopportare, proteggere e nutrire. Da ciò il significato comunemente attribuito ’che si può sostenere, che può essere affrontato quindi compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse ambientali.’  

Inizialmente è stata posta particolare attenzione alla sola sostenibilità ambientale; ci si è resi conto della necessità di affiancare a questo concetto anche la sostenibilità del business aziendale, ovvero il valore condiviso (shared value). Quindi l’idea di valore condiviso sistematizza quanto sviluppato dalla sostenibilità d’impresa detta Corporate Social Responsability. Per questo motivo ci si è accorti che era necessario introdurre i concetti di sostenibilità economica e sostenibilità sociale alla sostenibilità ambientale. 

Lo schema di seguito rappresenta lo sviluppo sostenibile come intersezione della responsabilità economica, della responsabilità sociale e della responsabilità ambientale. 

 

 

Si è parlato per la prima volta delle tre dimensioni della sostenibilità durante il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2005 in cui sono stati individuati gli obiettivi di sviluppo sostenibile, tra cui: 

  • lo sviluppo economico 
  • lo sviluppo sociale
  • la tutela dell’ambiente.

Di fatto, i tre pilastri sono interconnessi, tanto che, in una prospettiva a lungo termine, nessuno dei tre può sussistere senza gli altri. Alcuni esperti hanno proposto il quarto pilastro della sostenibilità utilizzando un approccio quadruplo: si fa riferimento al pilastro “dell’Etica.”  

Relativamente all’etica si tratta dei contributi che riguardano l’introduzione del fattore umano nello scenario evolutivo del pianeta. 

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile è il programma d’azione sottoscritto il 25 settembre 2015 dall’Assemblea generale dell’Onu, ovvero dai governi dei 193 Paesi membri. Il suo cuore pulsante è rappresentato da 17 Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, SDGs), inglobati in un grande programma d’azione che individua ben 169 target o traguardi. 

Gli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile fanno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del millennio (Millennium development goals) che li hanno preceduti e mirano a completare ciò che questi non sono riusciti a realizzare. Con i loro “predecessori” i SDGs condividono obiettivi comuni su un insieme di questioni cruciali: la lotta alla povertà, ad esempio, ma anche l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità. 

I firmatari, all’atto della sottoscrizione, riconoscono “che sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la più grande sfida globale ed un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile”. Tutti i Paesi e tutte le parti in causa, agendo in associazione collaborativa, si impegnano quindi ad implementare questo programma.  

Gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, SDGs) mirano ad affrontare un’ampia gamma di questioni relative allo sviluppo economico e sociale, includendo la povertà, la fame, il diritto alla salute e all’istruzione, l’accesso all’acqua e all’energia, il lavoro, la crescita economica inclusiva e sostenibile, il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente, l’urbanizzazione, i modelli di produzione e consumo, l’uguaglianza sociale e di genere, la giustizia e la pace. 

 

I propositi dell’Accordo mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti. Essi sono interconnessi e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale. Gli Obiettivi e i traguardi stimoleranno nei prossimi 15 anni interventi in aree di importanza cruciale per l’umanità e il pianeta. 

 

 

 

Articolo a cura dell’Ing. Daniela Caracciolo

Coordinatore tecnico-scientifico Dipartimento Tecnologie per l’Ambiente SSIP

 

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