Servono interventi del Governo e della UE sul caro energia

 

Intervista a Ciro Fiola, Presidente della Camera di Commercio di Napoli

 

Articolo Comparso su CPMC 3/2022

 

 

Presidente Fiola, siamo nel pieno di una importante crisi energetica. Cosa ritiene si debba fare per sostenere i settori produttivi?

Per sostenere i settori produttivi c’è bisogno di un intervento dello Stato e il Governo deve mettere sul piatto tra i 70 e i 100 miliardi di euro, altrimenti non sarà un’azione efficace. Il quadro generale disorienta, mentre il costo del gas nei giorni scorsi grazie a decisioni in sede Ue è diminuito, in queste ore sta tornando ad accrescere il suo valore. Quindi fino al 31 dicembre per mettere in sicurezza le aziende e di conseguenza le famiglie, che rischiano di entrare in una crisi profonda con un impatto devastante sulla vita delle imprese, occorre un’azione poderosa dal punto di vista economico. La speranza è che la guerra finisca o che l’Europa riesca a trovare soluzioni concrete.

C’è poi, il tema delle materie prime legato al primo. Anche qui la strada è la stessa?

Come accennato, il costo delle materie prime è una variabile che non si riesce a governare e questo rappresenta un pericolo concreto. Per troppi anni si è dato per scontato che gli Stati potessero dipendere da altri Stati sull’argomento, l’Italia poi ha completamente affidato le proprie sorti ad altri non avendo le risorse e l’autonomia energetica. Oggi occorre correre ai ripari, ma una politica energetica non si costruisce in 24 ore, mentre i problemi incidono in maniera evidente sulla vita delle persone e non attendono le promesse.

Per superare il tema del ‘caro energia’ quanto, a suo giudizio, è strategico puntare sulla innovazione? Sulla opzione sostenibile?

Oggi si ritiene che questa sia l’unica o la migliore soluzione e anche io credo che sia una strada irrinunciabile. Il problema è che le fonti alternative, secondo studi recenti, non possono soddisfare da sole i fabbisogni di una società sempre più energivora. Per l’Italia il no al nucleare, il no ai rigassificatori, i no in generale, con una politica debole e ricattabile, hanno prodotto l’attuale scenario. Siamo in ginocchio e non abbiamo una visione. Si pensi solo che il comune di Napoli qualche anno fa ha sostituito quasi tutti i pali della luce per una spesa di 50milioni di euro ma al sindaco dell’epoca non è venuto in mente di dotarli di mini pannelli solari per produrre energia elettrica. Siamo in tempo a fare un upgrade, ma questo la dice lunga sull’insensibilità al tema che fino a pochi anni fa era totale.

Per scegliere questa strada è fondamentale il ruolo della Ricerca. La SSIP che partita può giocare?

La SSIP è una eccellenza che, da sempre, è orientata alla ricerca. Quindi, nel caso di specie, parlerei addirittura di modello capace di orientare anche le scelte di altri.

Il PNRR quanto può aiutare?

Il PNRR è l’unica vera occasione di poter contare su un contributo economico forte, che però dovrà essere destinato a progetti strategici. Mi preoccupa che l’elenco delle priorità sia stato stilato prima della guerra scatenata dalla Russia all’Ucraina e prima che esplodesse questa profonda crisi delle materie prime. Bisogna trovare nelle pieghe del PNRR tutte quelle soluzioni che possano dare un contributo reale a risollevare le sorti del Paese, passando per il tema dell’autonomia energetica della ricerca e delle fonti rinnovabili.

 

 

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