La diffusione delle regole di accreditamento nei laboratori di prova del settore conciario ha messo in evidenza una serie di carenze delle norme tecniche e degli standard sul cuoio.
Se ci riferiamo, ad esempio, alle operazioni di prelievo e preparazione dei campioni da sottoporre a prova, ovvero all’elemento determinante sui risultati delle prove, risulta già evidente una generale inadeguatezza dello standard di riferimento.
Per garantire un’adeguata ripetibilità delle prove sul cuoio, vista l’anisotropia del materiale non solo in funzione della direzione, ma anche alla zona di prelievo (spalla, fianco, ecc), si fa riferimento a posizioni specifiche della pelle così come riportato nella UNI EN ISO 2418:2017 “Cuoio – Prove chimiche, fisiche, meccaniche e di solidità del colore – Posizionamento del campionamento”.
La norma, però, presenta una serie di incongruenze non solo di natura operativa, ma anche di tipo concettuale. Se si fa riferimento alla UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2018, i laboratori di prova e taratura possono accreditare non solo la procedura di prova, ma anche il campionamento (paragrafo 7.3). Il riferimento è al “campionamento statistico”, vale a dire la selezione del sottoinsieme di unità o individui (campione statistico) rappresentativa dell’intera popolazione ed individuata per la stima di una determinata proprietà o caratteristica della popolazione stessa. Il paragrafo 7.3 della ISO/IEC 17025, quindi, fa riferimento alle metodiche mediante le quali un laboratorio individua il campione statistico rappresentativo dei prodotti o materiali da provare o sottoporre a taratura che deve essere formalizzato in un dettagliato piano di campionamento e che deve tener conto di fattori quali come l’identificazione delle apparecchiature utilizzate le condizioni ambientali o di trasporto, diagrammi o altri mezzi equivalenti per identificare il luogo di campionamento, ecc.
Di fatto, quindi, quanto prescritto nella ISO 2418 non è una procedura di campionamento statistico per le pelli, ma una identificazione della posizione di prelievo del materiale da testare da una sola pelle di un batch. La norma, quindi, utilizza impropriamente il termine “campionamento” che, invece, dovrebbe riferirsi alla UNI EN ISO 2588:2014 “Cuoio – Campionamento – Numero di elementi che costituiscono un campione”.
Inoltre, l’analisi della norma ha evidenziato un’altra incongruenza correlata all’identificazione delle zone di prelievo di materiale. La ISO 2418, infatti, specifica l’area di prelievo dei provini non solo a partire da pelli intere o mezzine, ma anche da gropponi, spalle e fianchi. Il problema principale è che le aree di prelievo di una pelle sono identificabili esclusivamente quando è individuabile il filone dorsale, rispetto al quale viene definita la segmentazione stessa. Dal punto di vista del laboratorio, il prelievo dai fianchi, dalla spalla o dal groppone della pelle, quindi, potrà essere effettuato solo su pelli intere o mezzine, per le quali è sempre previsto il prelievo dalla zona del groppone. Dal punto di vista formale, infine, anche laddove fosse il cliente ad eseguire la segmentazione per il prelievo, il laboratorio non potrà assumersi la responsabilità di valutare la conformità alla ISO 2418 essendo una informazione ad esso non direttamente ascrivibile.
Per quanto sopra riportato, dunque, la Stazione Sperimentale ha richiesto ed ottenuto dal Gruppo di lavoro WG2 della Commissione di Normazione Europea CEN/TC 289 la possibilità di revisionare la norma ISO 2418. La revisione prevedrà non solo la sostituzione della parola “campionamento” con “prelievo” per adeguarsi ai concetti della statistica inferenziale, ma fornirà anche maggiori dettagli sulle modalità di prelievo per tipologia di prova. Per le prove fisiche e meccaniche, infatti, è largamente dimostrata la dipendenza dalla zona di prelievo così come le prove di solidità del colore non necessitano di particolari attenzioni in termini di direzionalità e posizionamento.
Articolo a cura dell’Ing. Rosario Mascolo
Coordinatore Dipartimento Sviluppo Prodotto